PIGNONE del Carretto, Giorgio
PIGNONE del Carretto, Giorgio (in religione Emmanuele Maria). – Nacque a Oriolo, in provincia di Cosenza, il 17 dicembre 1721 da Ferdinando e Isabella Caracciolo di Villamaina-Capriglia.
In una famiglia dotata dei titoli di marchesi di Oriolo e principi di Alessandria, fu nono di undici figli: Maria Candida (1711), Giovanna (1712), Giovanni Battista (1714), Porzia (1716), Caterina (1717), Carlo (1718), Giacomo (1719), Nicola (1720), che entrò tra gli agostiniani e prese il nome di Ferdinando, Giorgio, Maria Rosa (1723) e Giovanni (1724?).
Giorgio seguì il fratello maggiore Nicola tra gli agostiniani napoletani della congregazione di S. Giovanni a Carbonara con il nome di Emmanuele Maria. Fu lettore di filosofia e teologia e reggente dello Studio teologico; insegnò anche negli Studi di altre province agostiniane d’Italia. Nell’Ordine fu visitatore, presiedette capitoli provinciali e resse come priore il convento napoletano di S. Giovanni a Carbonara, nel quale era già stato bibliotecario (1759). Nel Capitolo generale rappresentò la sua congregazione con la qualifica di ‘discreto’.
Il 15 novembre 1765 fu nominato segretario dell’Ordine dal priore generale, il peruviano Francisco Javier Vázquez. Il 25 maggio 1771 fu proposto come procuratore generale al secondo posto e poi nominato assistente generale d’Italia; fu confermato il 30 aprile 1778. Il 1° dicembre 1784 si presentò dimissionario dall’ufficio di assistente d’Italia, perché nominato confessore di Francesco I di Borbone, all’epoca duca di Calabria; ciò non gli impedì di partecipare ancora al Capitolo generale di Roma del 1786.
Da Ferdinando IV di Borbone fu proposto vescovo per la diocesi di Sessa Aurunca (27 febbraio 1792). Fu consacrato a Roma il 19 marzo seguente dal cardinale Francesco Saverio de Zelada. Prese possesso della diocesi per procura, rappresentato da Giovanni Giacomo Grella, canonico arcidiacono e già vicario capitolare.
Morì in diocesi, a Sessa Aurunca, la sera del 27 settembre 1796.
L’indomani si celebrarono i funerali solenni nella cattedrale, dove fu tumulata la salma. Otto giorni dopo la morte fu commemorato dalla confraternita della Concezione, con l’elogio funebre di Mattia de Paolo del seminario di Carinola; a quindici giorni dalla morte gli resero onore gli agostiniani di Sessa con iscrizioni composte da Domenico Saracino di Carinola e con un’orazione di Antonio Zona, parroco di Montanaro in diocesi di Teano.
Durante gli anni di insegnamento napoletano, Pignone del Carretto scrisse un integer cursus philosophiae et theologiae e redasse sistematiche quaestiones theologicae et scholasticae, opere rimaste inedite e poi perdute. Gli anni romani furono intensi di lavoro e frequentazioni, spesso favorite dal ruolo ricoperto nell’Ordine e dalla vicinanza con il vivace generale Vázquez (con il generale s’impegnò per far chiamare Pietro Tamburini a Roma). Forse, da segretario dell’Ordine, compose la seconda lettera circolare del 1779 contro i domenicani.
Nel 1772 scrisse una lettera critica contro le tesi teologiche dell’abate siciliano Nicola Spedalieri (Propositionum theologicarum specimen). Le Censurae, conservate manoscritte nella Biblioteca Angelica, sono opera di apologetica ingiuriosa, finalizzata ad accusare Spedalieri di ateismo, deismo, pelagianesimo e razionalismo.
Nel 1773 pubblicò anonimo il suo primo libro, Janseniani erroris calumnia a venerabili episcopo Joanne de Palafox sublata (Mantuae Carpetanorum, 1773) per difendere l’ortodossia del vescovo spagnolo Juan de Palafox y Mendoza contro le accuse dei teologi gesuiti durante la causa di beatificazione.
Rientrato a Napoli, mentre era impegnato presso la corte borbonica, realizzò la sua opera principale, Augustinus sui interpres in explicanda gratia creaturae innocenti necessaria ad bene agendum dissertatio, che ebbe una prima edizione in Italia (Neapoli, 1786) e una successiva edizione in Spagna (Matriti, 1790).
Si tratta di un’opera polemica antitomistica, che espone le sentenze di s. Agostino sulla grazia necessaria alla creatura innocente, con il fine pratico di formare i novizi dell’Ordine alla corretta teologia agostiniana. In pratica, l’autore intendeva dimostrare l’incompatibilità della predeterminazione fisica con la dottrina agostiniana sulla Grazia, collocandosi contro il determinismo in natura, a sostegno di una visione provvidenzialistica della storia.
Nell’Augustinus si tiene una prudenziale posizione cripto-giansenista, senza affrontare in maniera espressa la questione delle cinque proposizioni condannate da Innocenzo X Pamphili. Il filogiansenismo di quest’autore emerse anche in una polemica letteraria suscitata dalla pubblicazione della Dissertatio theologico-dogmatico-scholastico-critica (1788) di Ascanio Orsi, reggente dello Studio di S. Giovanni a Carbonara su designazione dello stesso Pignone del Carretto. Il volume, che conteneva centocinque tesi dichiaratamente gianseniste, da molti subito contestato, fu accolto con entusiasmo dagli Annali Ecclesiastici di Firenze, sollecitando doverose precisazioni di Pignone del Carretto, che dello scritto era stato il segreto revisore. Egli, infatti, con una lettera al Giornale Ecclesiastico di Roma, provava a ribattere al foglio fiorentino, senza tuttavia riuscire a celare il suo personale atteggiamento antiscolastico, antigesuitico e antimolinista, e tutta la sua grinta polemica. Il dibattito trovò echi internazionali anche sulle pagine delle Nouvelles Ecclésiastiques.
Nell’ambiente napoletano, il pensiero di Pignone del Carretto si caricò di foga polemica e si colorò di tinte regaliste per le amicizie da lui maturate a corte, con l’abate Francesco Conforti, i giuristi Tommaso Caravita e Diodato Targianni, i fratelli Gennaro e Giuseppe Cestari, il canonico Luigi Elefante, l’abate Pietro Mineo.
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio segreto Vaticano, Processi, vol. 193 (II). Nell’Archivio generale degli Agostiniani di Roma si conservano tre registri curati da Pignone del Carretto durante il suo segretariato e varia documentazione. Notizie manoscritte si conservano a Roma, nella Biblioteca Angelica, Misc., 2293, e a Napoli, nella Biblioteca Nazionale, Misc., C 41, sala VI, in forma di carteggi. Presso l’Archivio Diocesano di Sessa Aurunca si conservano le cronache manoscritte del canonico Gennaro Creta.
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