PIGMEI (Πυγμαῖοι da πυγμή "cubito", ossia distanza dal gomito all'origine delle dita, circa 46 cm.; lat. Pygmaei)
Con questo nome si designano alcuni gruppi umani in cui l'insieme degl'individui possiede una statura veramente bassa rispetto al resto dell'umanità. Il termine ha dunque un significato diverso da quello di "nano" il quale designa uomini di statura bassissima che compaiono accidentalmente in mezzo a una popolazione di statura più alta. Il significato della parola "Pigmeo" differisce anche da quello del termine "Pigmoide", usato per gruppi vicini ai Pigmei per taluni caratteri, ma di statura meno bassa.
Secondo le affermazioni di storici, viaggiatori, geografi, naturalisti dell'antichità, i Pigmei sarebbero stati un popolo indigeno dell'Africa, stanziato nelle interne regioni di quel continente, presso le sorgenti del Nilo, distinto da caratteri etnici particolari, e principalmente dalla statura assai bassa: nero il colore della pelle, villoso il corpo, mostruoso l'aspetto. Ctesia di Cnido fa dei Pigmei un popolo dell'Indo, invece che del continente africano. Degli antichi scrittori solamente Strabone confina l'esistenza di quel popolo nel mondo delle favole. La moderna etnografia non esita a collegare le vaghe notizie dell'antichità sui Pigmei con l'esistenza, ormai ampiamente documentata, di popolazioni del centro dell'Africa, caratterizzate dalla statura assai piccola e da una fase di civiltà assolutamente primitiva. I Pigmei richiamano l'interesse dell'arte e della letteratura classica, specialmente greca, esclusivamente dal punto di vista delle narrazioni e allusioni leggendarie di cui sono oggetto presso i poeti, a cominciare da Omero. La leggenda tipica è quella della lotta dei Pigmei e delle gru (gr. Τέρανοι), gli uccelli giganteschi che scendono in copia a invadere il paese dei Pigmei, a distruggere le loro messi, a minacciare le loro vite. Strenuamente i Pigmei si difendono in quella comica lotta impugnando le loro armi e cavalcando protervi caproni. Anche di questa geranomachia fu tentata nella tarda antichità una interpretazione razionalistica. Viveva presso i Pigmei una fanciulla di straordinaria bellezza (Gèrana, regina dei Pigmei; od Oinoe, madre di Mopso), la quale, per gli onori divini che riceveva dai suoi conterranei, era tanto salita in superbia da disprezzare gli stessi dei olimpici. Per vendetta Giunone converte in gru la fanciulla, rendendola odiosa ai Pigmei: donde l'inconciliabile inimicizia tra i Pigmei e le gru (cfr. Ovidio, Metam., VI, 90). Di una comica lotta fra i Pigmei ed Eracle è testimonianza la descrizione di un quadro filostrateo (Philostr. sen., Imag., II, 22). La comicità delle imprese guerresche dei Pigmei, indiretta parodia delle imprese degli eroi omerici, paragonabile pertanto alla Batracomiomachia, emerge oggi solo da opere modeste di arte figurata, di cui il più antico esempio è la decorazione del Vaso François.
Per lungo tempo, tutte queste affermazioni e leggende tramandate dagli scrittori classici furono considerate favole: solo in epoca relativamente recente (1870) si constatò che esse poggiavano sopra una base reale e che, tenuto conto dell'esagerazione implicita nel significato etimologico della parola "pigmeo", esistevano veramente gruppi umani distinti dalle altre razze per la loro statura estremamente bassa. In tempi recenti, lo studio dei Pigmei ha assunto grandissima importanza, perché, secondo parecchi autori, essi avrebbero avuto una parte predominante nell'evoluzione dell'umanità.
Distribuzione e ripartizione dei Pigmei. - Il concetto di pigmeo è stato talvolta esteso esageratamente. Secondo E. Schmidt (1905) e la maggioranza degli antropologi attuali, il termine deve essere applicato solo alle popolazioni la cui statura media maschile non supera m. 1,50. Così definiti, i Pigmei comprendono solo tre gruppi.
1. Pigmei centroafricani o Negrilli (v.). Abitano tutti la grande foresta equatoriale, localizzata essenzialmente in una lunga fascia che va dall'Atlantico alla regione dei grandi laghi. Vi si riconoscono tre suddivisioni: Negrilli orientali, o Bambuti, i più puri e più numerosi, che occupano la regione dell'alto Ituri (statura del gruppo Efe: m. 1, 44); Negrilli occidentali, che occupano la regione della Sanga e dell'Ogouè (statura dei Babinga: m. 1, 48); Negrilli centrali, o Batwa, stanziati nella depressione del Congo Belga. Questi ultimi sono però molto incrociati con i Negri, hanno statura più alta dei precedenti (circa m. 1,55) e rientrano piuttosto nella categoria dei Pigmoidi.
Diversi motivi (racconti di viaggiatori, o tradizioni locali) fanno pensare che i Negrilli abbiano avuto in passato un'estensione maggiore raggiungendo la regione dell'alto Nilo, il Camerun settentrionale e il litorale dell'Oceano Indiano.
2. Pigmei asiatici, o Negritos (v.), anch'essi suddivisibili in tre gruppi: gli Andamanesi, detti anche Mincopi (statura: m. 1,48), localizzati nelle isole Andamane; gli Aeta o Negritos in senso stretto (statura: m. 1,47), confinati nelle zone montuose delle Filippine, principalmente nell'isola di Luzon; i Semang (statura del sottogruppo Kensin: m. 1,50), nelle giungle centrali della Malacca meridionale e forse anche a Sumatra.
Si è parlato inoltre dell'esistenza di Negritos a Formosa, nel Cambogia, in Cina, India, Persia, ecc. La grande maggioranza di queste affermazioni si basa sopra un'interpretazione inesatta del termine "Negrito"; anche i casi che sembrano più plausibili avrebbero bisogno di verifica.
3. Pigmei melanesiani, gruppo la cui esistenza, supposta per lungo tempo da varî autori, è stata veramente constatata solo all'inizio di questo secolo.
Il gruppo forma piccole isole mal delimitate, che occupano sia il litorale e sia, più spesso, le zone montuose dell'interno della Nuova Guinea. I più tipici sembrano essere i Tapiro dei monti Nassau (statura: m. 1,45). Accanto a questi si possono citare, sempre nella Nuova Guinea olandese, i Timorini, che abitano i monti del sud di Mamberamo, i Pigmei del monte Golia (m. 1,49), i Pesechem. Nella parte inglese dell'isola, si notano soprattutto i Pigmei dei monti Torricelli (m. 1,51) e del Sattelberg (m. 1,46). Secondo il Haddon, ve ne sarebbero anche nelle isole D' Entrecasteaux.
Parecchi autori includono tra i Pigmei diversi altri gruppi: i Boscimani dell'Africa meridionale (Homo pygmaeus steatopygus del Giuffrida-Ruggeri; statura: tra m. 1,50 e 1,55); i Vedda di Ceylon (Pygmaeus ceylonensis di G. Sergi; statura: tra m. 1,53 e 1,56); i Toala di Celebes (statura: m. 1,56); i Sakai di Malacca (m. 1,55); i Lapponi dell'Europa settentrionale (da m. 1,53 a 1,57). Ma tutte queste popolazioni hanno statura superiore a m. 1,50 e si ricollegano più o meno direttamente a diversi gruppi di statura più o meno elevata (Ottentotti, Australiani, Alpini); al massimo, si possono qualificare pigmoidi.
Si è anche affermato (Kollmann) che nell'epoca neolitica siano esistiti Pigmei in Europa. L'affermazione si fonda sulla scoperta, in diversi punti dell'Europa centrale, soprattutto in Svizzera, di scheletri appartenuti a individui di statura molto bassa, generalmente di sesso femminile (uomo di Schweizersbild: m. 1,50; due donne del medesimo giacimento: m. 1,35 e m. 1,25; donna d'Ergolz: m. 1,33; donna di Chamblandes: m. 1,35). Ma quasi dappertutto questi individui si trovano mescolati con altri di statura più alta, dai quali differiscono solo in questo particolare. È quindi probabilissimo che si tratti di casi isolati, analoghi a quelli che si osservano talvolta ancor oggi. La loro esistenza non può essere presa come base per affermare che nel Neolitico europeo sia esistita una razza pigmea indipendente.
I soli veri Pigmei si presentano dunque come un gruppo di popolazioni localizzate nella zona tropicale del mondo antico e stanziate sempre in regioni di accesso difficile, specie di "territorî di rifugio" (montagne, foresta tropicale, isole). È inoltre da notare che i loro diversi habitat sono dappertutto situati in mezzo a quelli dei Negri di statura più alta, o almeno sui limiti di essi.
Caratteri fisici e posizione sistematica dei Pigmei. - Le numerose opinioni formulate sulla posizione antropologica dei Pigmei si possono ridurre a due principali. Per gli uni (G. Sergi, Giuffrida-Ruggeri, J. Deniker, Verneau, G. Montandon, W. Schmidt, Paulsen, Saller, Bryn, ecc.) i Pigmei costituiscono un gruppo omogeneo, indipendente, con un loro posto a parte rispetto alle altre razze umane (Notanthropus pygmaeus di G. Sergi, Homo pygmaeus di Giuffrida-Ruggeri, razza Negrito di Deniker). Per gli altri (Poutrin, J. Czekanowski, Martin, E. von Eickstedt, Fischer, G. Sera, Haddon, Schebesta, Schlaginhaufen, ecc.) si tratta d'un gruppo eterogeneo, che riunisce forme tra le quali il solo, o quasi solo, punto comune è la statura bassa. La posizione antropologica di ognuno degli elementi del gruppo deve essere considerata separatamente.
L'opposizione tra queste due tesi deriva dal fatto che, se i Pigmei hanno caratteri comuni, presentano anche differenze. La valutazione degli uni e delle altre è difficile, perché finora nessun gruppo di Pigmei è stato studiato in maniera sistematica sotto l'aspetto antropologico. Anche per i meglio conosciuti (Negrilli e Semang) rimangono lacune molto importanti.
Il primo dei caratteri comuni è, per definizione, la statura. Si possono inoltre citare le caratteristiche seguenti: colore oscuro della pelle; capelli crespi; testa mesocefala, con fronte verticale; faccia euriprosopa o mesoprosopa (sebbene con variazioni abbastanza accentuate in ogni gruppo), poco prognata; naso camerrinico; labbro superiore leggermente convesso in avanti, ciò che conferisce alla bocca una forma a muso; mento sfuggente. L'esistenza d'una forte insellatura lombare e l'aderenza del lobo dell'orecchio sembrano altri caratteri press'a poco costanti. Si osserverà che un certo numero di questi caratteri sono proprî di tutte le razze negre, mentre altri sono disposizioni infantili, che possono quindi, perciò stesso, trovarsi congiunte con la statura ridotta.
Il più importante dei caratteri differenziali riguarda le dimensioni relative. Nei Negrilli, il corpo sembra sproporzionato, relativamente al tronco la testa è enorme, le braccia sono estremamente lunghe, gli arti inferiori molto corti; l'indice intermembrale è molto più elevato che non nelle altre razze. Queste caratteristiche sembrano sussistere anche per i Pigmei melanesiani (almeno il grande volume della testa e la brevità degli arti inferiori), mentre nei Negritos le proporzioni della testa e delle membra sono normali e il corpo ha aspetto slanciato.
La pelle, di color bruno rosso nei Negrilli (n. 23 della scala di von Luschan) è molto più oscura negli Andamanesi (n. 34 e 36) e nei Semang, probabilmente anche nei Pigmei melanesiani. La pelosità, notevolmente sviluppata nei Negrilli e forte anche nei Pigmei melanesiani, è estremamente limitata nei Negritos.
Nei Semang e negli Andamanesi la testa è più arrotondata (indici cefalici 81 e 83,5) che non nei Negrilli (circa 79). Il naso, larghissimo nei Negrilli (indice degli Efé: 105,7; dei Babinga, da 99 a 111), è molto più stretto nei Pigmei melanesiani (Tapiro: 83; Pigmei di Torricelli: 87,4), nei Semang (da 82 a 96,7) e soprattutto negli Andamanesi (da 71,6 a 75). La bocca è molto più larga nei Negrilli (indice: 28,4) che nei Negritos (Semang: 37,2; Andamanesi: 43,5). La mano e i piedi, larghi e tozzi nei primi, sono fini e slanciati nei secondi.
Le caratteristiche comparative dello scheletro non sono state studiate, salvo che per la scapola, la quale nei Negrilli ha una forma del tutto diversa che nei Negritos, come del resto è diversa da quella di tutte le altre razze. Infine i Negrilli tramandano un odore fortissimo, mentre nulla di simile è stato segnalato nei Pigmei asiatici od oceaniani.
Così i Negrilli e i Negritos si contrappongono in un numero assai considerevole di punti, mentre le differenze sembrano meno forti tra i Pigmei melanesiani. Da tutto ciò si può concludere che i Pigmei non formano un gruppo omogeneo. Ma il fatto che tutti appartengono al grande ceppo delle razze melanodermiche conferisce loro certi caratteri comuni, ai quali si aggiungono quelli correlativi della loro bassa statura.
La cultura. - Dal punto di vista culturale la parte meglio conosciuta tra i Pigmei è l'etnografia materiale o ergologia, gli elementi salienti della quale formano un insieme assai povero. Gli strumenti di loro fabbricazione sono tutti di legno, comprese le punte delle frecce, mentre l'arco è la loro unica arma. Dovremmo anche chiederci se sono stati i Pigmei stessi a inventare l'arco o se questo rappresenta un'importazione; la costruzione dell'arco, che in varî gruppi è assai complessa, farebbe pensare a priori a un oggetto importato; ma i diversi modelli posseduti dai Pigmei sono talmente particolari, che la possibilità di un'invenzione spontanea si presenta logica; il problema tuttavia non è ancora risolto. Come abitazione hanno un riparo costruito di fogliame (tettoie, ecc.) o la capanna in forma di alveare, ma sempre molto rudimentale. Non possiedono, in generale, strumenti musicali, come non usano il tatuaggio, né, di regola, altre deformazioni del corpo. I morti sono per lo più semplicemente sotterrati, cosa che contrasta assai con gli usi della maggior parte dei popoli selvaggi.
La vita sociale dei Pigmei non è affatto complicata dalle cerimonie, come, p. es., la vita australiana. Regna la monogamia, ma la donna non può esser presa sul posto, cioè è in vigore la legge dell'esogamia locale; i diritti per l'uomo e per la donna sono i medesimi. Dal lato economico i Pigmei sono esclusivamente cacciatori e raccoglitori o pescatori (Andamanesi), ma vi è continuo scambio di prodotti con i popoli agricoli vicini.
La vita dei Pigmei deve essere assai semplice anche nelle manifestazioni spirituali. Nessuna forma esteriore di culto grava sulla loro leggiera esistenza; alcuni autori pretendono persino che essi siano monoteisti, di un monoteismo primitivo e non importato. Ma le informazioni su questo campo sono tuttora insufficienti e le illazioni fatte sono forse da rettificare.
Il numero dei Pigmei è assai difficile a calcolare; volendo fissare una cifra si può dire che essi sono circa 50.000. Una doppia minaccia è sospesa su di loro: quella della perdita della cultura originaria e quella della loro distruzione. I più protetti, attualmente, contro questo doppio pericolo sono i Pigmei della Nuova Guinea, i più esposti quelli delle isole Andamane.
Origine dei Pigmei. - Anche in questo campo si hanno due tesi principali.
1. I Pigmei sono un gruppo primitivo, differenziato fin dalle origini dell'umanità. Questa opinione è stata sostenuta soprattutto dal Kollmann e da W. Schmidt.
Il Kollmann (1894-1905) parte dal fatto che in tutti gli ordini di Mammiferi le prime forme apparse hanno una statura minima. La medesima cosa sarà quindi avvenuta per l'Uomo, che agl'inizî ha dovuto avere forme nane, a spese delle quali si saranno differenziate, secondariamente, le razze di statura alta. Accanto a ognuna di queste si deve dunque trovare il gruppo pigmeo da cui essa ebbe origine. Per appoggiare la sua teoria, il Kollmann ha cercato di trovare Pigmei in tutte le parti del mondo; non solo quindi si è valso dei pretesi Pigmei neolitici, ma anche d'un gran numero di razze attuali di statura relativamente alta, fino a m. 1,60. Questo ampliamento nel concetto abituale del termine diminuisce, naturalmente, in proporzione, il valore della tesi dell'autore.
W. Schmidt (1905) ammette ugualmente che i Pigmei sono una razza molto primitiva, ma pensa che non è da cercarne tanti gruppi, per quante sono le razze di statura alta, perché essi eostituiscono una razza unica e omogenea. La loro "primitività" non è indicata solo dai caratteri fisici: vi sono anche prove tratte dall'etnologia e dalle tradizioni locali (dappertutto gli altri popoli considerano i Pigmei come i più antichi abitatori del territorio). Sotto tutti gli aspetti essi rappresentano "lo stadio d'infanzia dell'umanità". Il gruppo più antico è formato dai Pigmei d'Africa e da essi sarebbero usciti, verso est quelli d'Asia e d'Oceania, verso sud i Boscimani.
Con più o meno modificazioni questa tesi è stata adottata da molti autori. Il Paulsen (1923), che la sostiene press'a poco integralmente, ha tentato di completarla cercando tracce d'infantilismo in parecchi individui delle razze attuali. Il Bryn (1925), il Montandon (1928), il Saller (1929) credono anche che i Pigmei rappresentino il primo strato razziale formatosi nell'umanità attuale.
È tuttavia possibile muovere obiezioni importanti: la più forte è che non si è trovata mai nessuna razza pigmea preistorica (l'ipotesi dei Pigmei neolitici manca di base reale, come si è detto sopra). Tutti gli uomini fossili veramente antichi, tanto in Europa quanto in Africa o nell'Asia-Oceania, hanno un tipo australoide molto diverso da quello dei Pigmei. D'altra parte, il fatto che i Pigmei hanno capelli crespi e pelle molto oscura, si oppone nettamente all'idea della loro primitività assoluta, perché questi due caratteri dovettero svilupparsi solo con la differenziazione del ceppo melanodermico: è molto probabile che tali caratteri mancassero nei primi rappresentanti dell'umanità.
2. I Pigmei sono un gruppo differenziatosi secondariamente, sotto l'influsso di cause diverse. Fin dal 1875 il Virchow scriveva che talune razze (Lapponi, Boscimani) di bassa statura dovevano tale caratteristica a una degenerazione provocata da condizioni di vita difettose. Questa tesi, liberata da ogni idea d'influenze patologiche, fu ripresa dallo Schwalbe (1905), che la estese a tutti i Pigmei. Questi sarebbero varietà locali di razze di statura alta, divenute più piccole sotto l'influsso di mutamenti nelle condizioni d'esistenza, nel genere e nel modo di nutrimento, come anche a causa del loro isolamento sopra isole o in mezzo a foreste impraticabili. Gl'individui di statura alta sarebbero state a mano a mano eliminati per selezione e i gruppi sarebbero divenuti di statura sempre più bassa, acquistando progressivamente i caratteri attuali, che, ormai fissati, non possono subire altre modificazioni.
Razze pigmee si devono dunque trovare, come aveva detto il Kollmann, accanto alle razze di statura alta; ma, inversamente alla tesi del Kollmann stesso, sono queste ultime che hanno dato origine alle prime.
La teoria dello Schwalbe fu sostenuta da numerosi antropologi, ma la maggior parte di essi ha scartato l'idea d'una mancanza di nutrimento per dare la prevalenza sia all'isolamento geografico (nelle isole si vedono spesso apparire mammiferi di statura piccola: i poneys delle Shetland, gli elefanti nani di Malta, ecc.), sia a diversi fattori lamarckiani (la statura bassa sarebbe un adattamento alla vita nei climi tropicali, perché aumenta la dispersione di calore), sia infine a mutazioni (v. eredità). Così lo Schlaghaufen (1916) ammette che vi fu soprattutto selezione di tipi di piccola statura, in conseguenza di fattori diversi, secondo le regioni. Il Giuffrida-Ruggeri (1921) ammette che i Pigmei si siano distaccati dal tronco da lui chiamato "ramo equatoriale" dell'umanità, prima che si producesse l'allungamento degli arti inferiori. Rientrati nella foresta, essi avrebbero conservato le loro proporzioni primitive (ma questa tesi non può valere per i Negritos) e avrebbero subito per adattamento una certa riduzione di statura.
Il Sarasin (1921) insiste sul fatto che taluni caratteri dei Pigmei sono disposizioni infantili. La coesistenza di tali caratteri con la statura bassa, permette di considerare questi gruppi come mutazioni neoteniche di uomini di statura alta: sarebbero uomini divenuti adulti prima di aver raggiunto il completo sviluppo. Il Fischer (1932) ammette che il fattore della statura bassa può apparire indipendentemente in più luoghi della terra: sarebbe una delle numerose mutazioni prodotte nell'uomo dalla vita civile. I Pigmei sarebbero dunque razze analoghe alle razze nane dei nostri animali domestici.
Il confronto di tutte queste teorie con i dati che risultano dallo studio fisico dei Pigmei dimostra che la tesi sostenuta da tali teorie, sembra, nell'insieme, corrispondente alla realtà. Ma tutto ciò che per il momento si può affermare, è che i Pigmei sono gruppi differenziatisi secondariamente nell'interno del grande ceppo melanodermico. La causa esatta di questo differenziamento rimane ancora sconosciuta: né l'ipotesi della neotenia né quella dell'isolamento possono, nonostante il loro grande interesse spiegare tutti i caratteri fisici dei Pigmei.
È infine da osservare che le differenze presentate dai Pigmei rispetto alle razze nere ad essi vicine diminuiscono quando si va dall'ovest all'est: i Negrilli sono nettamente distinti dai Negri d'Africa (sebbene sembrino meno lontani da quelli dell'Oceania), dai quali differiscono non solo per certi caratteri infantili, ma anche per caratteri simioidi, come le proporzioni del corpo e la forma della scapola. I Negritos sono relativamente più vicini ai Negroidi asiatici e oceanici e le loro proporzioni sembrano le medesime. I Pigmei melanesiani sono vicinissimi ai Melanesiani propriamente detti e tutti gli esploratori concordano nel considerarli solo come una varietà brachitipica, di statura bassa. Si può dunque presumere che i Negrilli si siano differenziati molto presto, fin dalla stessa origine del tronco melanodermico e avrebbero quindi conservato in maggior numero i caratteri primitivi; i Negritos si sarebbero invece formati più tardi, probabilmente a spese dei gruppi che dovevano produrre i diversi Negroidi delle regioni che circondano l'Oceano Indiano (von Eickstedt); infine i Pigmei melanesiani rappresenterebbero un tipo ancora in via di differenziamento a spese delle forme di più alta statura che li circondano.
Bibl.: W. Schmidt, Die Stellung der Pygmäenvölker in der Entwickelungs-geschichte des Menschen, Stoccarda 1910; R. Boccassino, La religione dei primitivi, in P. Tacchi Venturi, Storia delle religioni, Torino 1934. V. inoltre la bibl. alle voci negrilli; andamane, isole; negritos; nuova guinea.