PIEVE di Cadore (A. T., 24-25-26)
Cittadina della provincia di Belluno, a 43,7 km. dal capoluogo, centro storico e artistico del Cadore, patria di Tiziano, posta a 879 m. s. m., presso la riva destra del Piave, in una insellatura tra il Col di Contras e quelli di M. Ricco e di M. Castello, tra il verde dei prati e dei larici che risaltano sullo sfondo delle cime dolomitiche. Il centro del paese è costituito dalla Piazza Tiziano. Numerose sono ancora le case cadorine con tetto sporgente e ampî ballatoi.
Il comune, che si estende dal M. Antelao (metri 3263) alla Cima Laste (metri 2555), occupa una superficie di 66,94 kmq., per la massima parte a pascoli (22,6 kmq.) e a boschi (15,7); essendo molto scarsi i campi e gli orti. Nel 1931 gli abitanti erano 3335, tanti quanti 50 anni or sono, in lieve diminuzione rispetto agli ultimi decennî. Notevole l'emigrazione, che è redditizia data la proverbiale laboriosita e iniziativa dei Cadorini. Minori profitti si traggono ora dal bosco, mentre attivo è il turismo e l'allevamento. Pieve conta 700 abitanti; Tai, che è la più importante delle quattro frazioni ed è quasi contigua a Pieve, sulla strada che conduce a Cortina, 1000 ab.
Monumenti. - Sulla piazza pittoresca il palazzo della Magnifica comunità cadorina, che qui ancora risiede, e la torre dell'arengo sorsero, su fondamenta più antiche, l'uno nel 1441 e l'altra nel 1491, e molto conservano di quattrocentesco, sotto i rifacimenti. Domina in piazza la statua di Tiziano (Dal Zotto) massima gloria di Cadore; e più sotto, sulla costa, dopo una piazzetta pittoresca, si visita la casa, certo già allora di proprietà dei suoi, dove si vuole che egli nascesse, nel 1477. Restaurata con elementi tipici di vecchia casa cadorina, raccoglie oggi ricordi di Tiziano (diploma di nobiltà di Carlo V, autografi, ecc.). Di Tiziano Vecellio l'Oratore è un'altra delle case più notevoli del paese sulla strada maggiore con stemma dei Vecellio e scolpito sulla porta l'anno 1554. In casa Solero e in casa Sampieri taluni affreschi si presumono, senza fondamento, di Tiziano dodicenne. È invece opera sua della vecchiaia il quadro in chiesa con l'autoritratto e San Tiziano vescovo, coperto d'un piviale, che si crede copiato da quello cinquecentesco di velluto, esistente ancora nel tesoro della cattedrale, rifatta nell'Ottocento. Il castello, su un vicino dosso roccioso, ricordava la lotta contro i Tedeschi dell'imperatore Massimiliano, sconfitto, con l'aiuto delle centurie cadorine, dai Veneziani a Rusecco nel 1508, e l'assalto del 1512. Venne distrutto dai Francesi nel 1797. Oggi sul colle domina la statua di Pietro Calvi (Maraini) celebrato anche dal busto e dall'iscrizione in piazza, sotto la torre, per gli eroismi del 1848 cantati dal Carducci nel carme famoso.
Storia. - Intorno a Pieve di Cadore si raccoglie quasi tutta la storia della regione. La sua posizione geografica, dominante la confluenza della Val Calda con il Piave, indusse indubbiamente i Romani a erigervi quel castrum che fu il nucleo da cui "si svolsero le istituzioni e si venne formando l'unità della piccola repubblica alpina" (Lorenzoni). Subì tutte le vicende storiche della regione, quindi, con la conquista longobarda (al tempo di Gisulfo duca del Friuli?), l'incorporamento nel ducato longobardo del Friuli (secoli VI-VII); poi nella marca friulana, come comitato, al tempo dei Franchi; quindi nel marchesato di Carinzia, con Ottone; nel patriarcato d'Aquileia, con Corrado III. Feudo dei Da Camino, per circa due secoli (1138-1335), godette d'una certa autonomia sulla base degli statuti locali. Subì, per pochi anni (1335-1347), la dominazione di Lodovico il Bavaro e del figlio di questo, marchese di Brandeburgo e conte del Tirolo, per ritornare sotto quella del patriarca d'Aquileia, con Bertrando, che si mostrava propenso a rispettare gli ordinamenti locali. Nel 1420 la regione, come aggregata al patriarcato aquileiese, passa alla dominazione veneziana, che ne conserva, in larga misura, l'autonomia, né dalla sudditanza a Venezia si dipartì fino alla caduta della Repubblica, respingendo le invasioni di Massimiliano I imperatore nel 1508, 1509, 1511-12 (v. cadore). Durante la dominazione veneziana, Pieve fu una delle 10 centurie in cui amministrativamente fu diviso il Cadore: con l'occupazione francese (dal maggio 1797), uno dei 6 cantoni. Passò, alternativamente, dal dominio austriaco a quello francese, poi, dal 1815 al 1866 (salvo il breve periodo del 1848) a quello austriaco: dal 1866 fu unita al Regno d'Italia. Da Pieve partì, il 1° aprile del 1848, l'iniziativa della resistenza all'Austria e dell'adesione a Venezia. Fu ricostituita allora l'antica comunità soppressa dai Francesi (1807). Sotto la guida eroica di Pier Fortunato Calvi, Pieve divenne il centro della lotta asperrima fra i corpi franchi cadorini e gli Austriaci, durata fino al 4 giugno 1848, e troncata solo dal sopravvento schiacciante delle forze avversarie.
Per il patriottico comportamento della popolazione durante la guerra mondiale, la bandiera del comune di Pieve fu decorata della croce al merito di guerra.