ZORUTTI, Pietro
Poeta in friulano, nato a Lonzano del Collio (Friuli orientale) il 27 dicembre 1792. Trasse, quale impiegato all'Intendenza di finanza di Udine, vita modesta e senza storia; dapprima lieta e serena; poi, specie dopo il 1848, tra non poche afflizioni e un velo di malinconia, che traspare chiaramente da molti versi di questo periodo, e lo accompagnò sino alla morte, avvenuta a Udine il 23 febbraio 1867.
Discese nella tomba quasi dimenticato per le recenti vicende politiche, dopo un'immensa popolarità regionale fra dotti e indotti, procuratagli specialmente dai suoi Strolics, almanacchi poetici che fece uscire quasi ininterrottamente dal 1821 alla morte. È considerato il miglior poeta non soltanto della parlata friulana ma del Friuli, ed ebbe particolati ammiratori nel Tommaseo e nel Carducci; solo qualche intellettuale preferendogli la più icastica musa del Colloredo. Piacevole la sua corrispondenza, maccheronica e semiseria; da non dimenticarsi i pochi scherzi in italiano; notevoli le composizioni poetiche in linguaggio maccheronico italo-friulano (fra le quali spicca la Fetta romantica, 1836, rifatta per il teatro nel 1847), volte talora a parodiare la maniera romantica del tempo. Ma la sua produzione migliore è quella poetica in friulano, ch'egli usò in modo insuperatamente felice. Questa produzione lirico-descrittivo-narrativa par quasi nettamente biforcarsi in due generi, che trattò con uguale successo: il patetico-naturalistico, che passa, con gli anni, dall'idillio sereno allo sconforto nostalgico; e quello giocoso-satirico, che va dallo scherzo grossolano all'arguzia fine e contenuta. La sua poesia idillica della natura, d'intonazione generalmente preromantica (ché lo Z. resta in pieno sec. XIX piuttosto un preromantico e un burlesco, che un romantico e un umorista) ha non di rado note freschissime e armoniose, fra le più schiette del secolo; il sentimento scivola invece, talora, nel querulo e nel sentimentale. Così la vena del riso cordiale, schiettissima e senza ingorghi libreschi, è insidiata qua e là dalla prolissità connaturata agl'ingegni burleschi, dal realismo grossolano e dalla satiretta pettegola propria di troppa letteratura dialettale; mentre una quantità di epigrammi, quasi tutti originali (prevalentemente giocosi, ma anche satirici come quelli eccellenti contro i residui del cicisbeismo), mostra come il poeta avrebbe potuto facilmente eliminare il difetto della prolissità, ove ragioni extra-artistiche non gli avessero consigliato di lasciar correre la sua vena con abbondanza.
Ediz.: Poesie complete: a cura di V. Ostermann, Udine 1880-1882; a cura di B. Chiurlo, ivi 1911-1912. Larga scelta a cura di P. Bonini, ivi 1880-1881. Cfr. Boehmer, Romanische Studien, fasc. 20 e 21, pp. 185-218 e 233-236.
Bibl.: B. Chiurlo, P. Z., Udine 1912; id., Letter. ladina del Friuli, 4ª ed., ivi 1922, pp. 34-46; id., Antol. d. letter. friul., ivi 1927, pp. 238-93.