THUN, Pietro Vigilio
THUN (Thunn, Thun-Hohenstein), Pietro Vigilio. – Nacque a Trento il 13 dicembre 1724, primogenito del conte Francesco Agostino Gaudenzio e di Maria Antonia contessa di Spaur. Battezzato il giorno successivo nella cappella di palazzo Thun, ebbe come padrini il principe vescovo di Trento nonché cugino Giovanni Michele Spaur, rappresentato dall’omonimo nipote canonico, e Maria Caterina moglie di Francesco Sigismondo Spaur.
Le scelte di comparaggio non erano casuali: la famiglia Spaur era impegnata nella costruzione di un’egemonia sul Principato vescovile di Trento e Pietro Vigilio avrebbe potuto trarne beneficio. I progetti degli Spaur non ebbero poi seguito, ma ciò non impedì alle famiglie della nobiltà territoriale di porre una lunga ipoteca sulla cattedra vescovile: dal 1725 fu vescovo il prozio di Thun, Antonio Domenico Wolkenstein, e dal 1730 lo zio Domenico Antonio Thun (v. la voce in questo Dizionario), del quale il padre di Thun, Francesco Agostino Gaudenzio, fu a lungo il principale consigliere.
Con queste premesse, dopo la nascita di diversi fratelli maschi, Thun fu avviato alla carriera ecclesiastica, prima a Trento, dove studiò retorica e ottenne quindicenne (nel 1739) un canonicato nel capitolo del duomo, quindi a Roma, dove frequentò l’Accademia dei Nobili (oggi Pontificia Accademia ecclesiastica). Nel 1743 fu eletto arcidiacono di Trento e canonico di Salisburgo; nel maggio del 1755 prese i voti. In questa fase usufruì dei consigli e della protezione del cugino Giuseppe Maria Thun, uditore di Rota e vescovo di Gurk e di Passau.
Nel 1763 cercò con ogni mezzo di guadagnarsi l’elezione a principe vescovo di Trento, scontrandosi con le resistenze di parte del capitolo, che cercava di mantenere l’episcopio sotto il controllo dei ceti dirigenti locali. Lo stallo durò per sei mesi, fino al luglio del 1763, quando la S. Sede nominò, come soluzione di compromesso, il canonico Cristoforo Sizzo.
Deluso, Thun visse gli anni successivi principalmente a Salisburgo, dove curò gli interessi della famiglia, favorendo il matrimonio del fratello Giacomo Antonio con Maria Barbara Firmian, e riuscì ad affermarsi all’interno del capitolo del duomo, diventandone decano nel 1775; l’anno prima aveva ottenuto la nomina a vescovo di Lavant. Ma quando a Trento, nel 1776, tornò vacante la cattedra episcopale, la scelta del capitolo si concentrò su Thun, che un po’ di malavoglia tornò nella città natale per ricevere la consacrazione a principe vescovo da Andrea Minucci, vescovo di Feltre, il 30 novembre 1776. A Salisburgo trascorse comunque quasi tutte le estati successive.
Imbevuto di idee riformiste e giurisdizionaliste, e poco propenso alla vita contemplativa e all’attività pastorale, praticò una politica pragmatica e disincantata, che trasformò in profondità la fisionomia del Principato vescovile.
Il primo importante atto di governo fu la sottoscrizione del Trattato trentino-tirolese del 1777, l’ultimo di una serie di documenti pattizi che da quattro secoli regolavano i rapporti tra Principato vescovile e Contea tirolese. Il trattato favoriva l’ingresso del Principato nel sistema economico e amministrativo tirolese in settori come i confini, i dazi, la moneta e il catasto. Nel 1780 entrò in vigore il nuovo catasto, che sostituiva estimi ormai datati fornendo un quadro più preciso del territorio e dei diritti di proprietà. Altri provvedimenti significativi riguardarono l’erezione di un carcere, pagato con i proventi del gioco del lotto; la chiusura di numerosi conventi appartenenti a ordini regolari, in obbedienza alla politica antifratesca di Giuseppe II; e soprattutto l’introduzione, nel 1788, del codice civile e penale redatto dal consigliere Francesco Vigilio Barbacovi.
L’azione riformista del vescovo causò numerosi conflitti con i corpi intermedi del Principato, segnatamente il capitolo del duomo e il Magistrato consolare di Trento. La resistenza dei sudditi aveva tratti di conservatorismo e di difesa dei privilegi, ma costituì pure l’embrione di quella coscienza autonomista trentina che si sarebbe manifestata nel corso dell’Ottocento a seguito dell’incorporazione del Trentino nella provincia austriaca del Tirolo. La reazione di Thun fu al tempo stesso decisionista e fatalista, come dimostrano episodi quali la proposta, presentata all’imperatore nel 1781 e da quest’ultimo respinta, di cedere alla Corona i diritti temporali sul Principato in cambio di un vitalizio, o il clamoroso pestaggio perpetrato nel 1783 ai danni del giurista trentino Carlo Antonio Pilati, difensore delle prerogative dei corpi.
Tutte queste schermaglie cessarono nel 1796, quando l’esercito rivoluzionario francese agli ordini di Napoleone investì e conquistò il territorio trentino. Thun era fuggito per tempo a Passau, nel maggio del 1796, ospite del fratello vescovo Tommaso Giovanni, lasciando il suo Stato in balia degli eventi: Trento passò dal controllo militare francese a quello austriaco, fu amministrata dal capitolo del duomo e da governi provvisori e infine sottratta al governo vescovile, con il trattato di Lunéville del 1801.
Thun assistette a queste vicende in disparte: rientrato in patria da Passau nel maggio del 1797, si stabilì direttamente nel castello avito di Thun, morendovi il 17 gennaio 1800.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Trento, Archivio principesco vescovile; Trento, Archivio provinciale, Archivio Thun di Castel Thun; Biblioteca comunale, Fondo Manoscritti, Raccolta Mazzetti.
C. Wurzbach, Biographisches Lexikon des Kaiserthums Österreichs, XLV, Wien 1882, pp. 64-66; A. Zieger, Storia della regione tridentina, Trento 1968, pp. 259-291; A. Costa, I vescovi di Trento: notizie, profili, Trento 1977, pp. 202-211; J. Gelmi, Thun und Hohenstein, Peter Michael Vigil Reichsgraf von, in Die Bischöfe des Heiligen Römischen Reiches 1648 bis 1803, a cura di E. Gatz, Berlin 1990, pp. 513-515; M. Di Simone, Legislazione e riforme nel Trentino del Settecento. Francesco Vigilio Barbacovi tra assolutismo e illuminismo, Bologna 1992, pp. 209-241; M. Nequirito, Il tramonto del principato vescovile di Trento. Vicende politiche e conflitti istituzionali, Trento 1996, pp. 17-116, 235-244; M. Meriggi, Assolutismo asburgico e resistenze locali. Il principato vescovile di Trento dal 1776 alla secolarizzazione, in Storia del Trentino, IV, L’età moderna, a cura di M. Bellabarba - G. Olmi, Trento 2000, pp. 127-156.