TORRIGIANO, Pietro
TORRIGIANO (Turisanus), Pietro. – Nacque a Firenze, «in vinea Sancti Proculi», verosimilmente nel terzo quarto del Duecento. Apparteneva alla consorteria dei Rustichelli.
L’informazione relativa al luogo di nascita risale a Filippo Villani (morto nel 1407; cfr. Villani, 1997, p. 132). Che egli fosse nativo della città toscana è confermato anche dall’appellativo (Turisanus Florentinus) che accompagna il suo nome in diversi manoscritti; dal titolo della sua opera principale, è denominato anche Plusquam commentator.
Nel complesso le notizie biografiche su Torrigiano sono scarse e incerte, al punto che, mentre Giovanni Tritemio, alla fine del Quattrocento, collocò la sua attività attorno al 1300, un secolo più tardi Michele Poccianti optò per il 1370 circa.
Stando a Villani, Torrigiano studiò inizialmente a Bologna sotto la guida di Taddeo Alderotti (morto nel 1295) negli ultimi decenni del Duecento; si spostò poi a Parigi per completare gli studi di filosofia e medicina: disciplina, quest’ultima, che ivi professò nei decenni successivi, probabilmente entro il 1320. Ma è difficile dare precise coordinate temporali al suo insegnamento parigino.
Un documento del 26 agosto 1325 (Chartularium Universitatis Parisiensis, a cura di H. Denifle - E. Chatelain, 1889, pp. 226-228) menziona tale «Petrus de Florentia regens in medicina» a Parigi, così come altri successivi del 1326 (p. 290) e del 1330, quando è citato come testimone a un atto (pp. 349 s.). Questo maestro morì entro il 1335 (data in cui è menzionato come defunto; ibid., pp. 454 s.). Tuttavia la sua identificazione con Torrigiano è discussa, sulla base di un aneddoto riferito da Villani, che coinvolge Dino Del Garbo, un altro allievo di Alderotti docente a Padova, Bologna e Siena nel primo quarto del secolo. In punto di morte, Torrigiano avrebbe fatto inviare a Bologna, perché circolasse nello Studium, una copia del suo recente commento alla Tegni di Galeno, intitolato Plusquam commentum super Tegni Galeni. Il manoscritto sarebbe stato intercettato da Del Garbo, che l’avrebbe nascosto ai colleghi per sfruttarne le novità e attirare così nuovi allievi. Scoperto dai colleghi, fu però costretto a confessare la fonte delle sue nuove opinioni, e pieno di vergogna si sarebbe rifugiato a Siena (dove morì). Dato che Del Garbo morì il 30 settembre 1327, e si ritirò a Siena nel 1321, due soluzioni sono possibili se si presta fede al racconto di Villani: se Torrigiano e Petrus de Florentia sono la stessa persona, va messo in discussione il fatto che il Plusquam commentum sia stato inviato a Bologna dall’autore in punto di morte; se si tratta di due distinti individui, la data di morte di Torrigiano può essere collocata attorno al 1320.
Allo stato attuale delle conoscenze, è impossibile orientarsi in un senso o nell’altro; l’identificazione tra Petrus de Florentia e Torrigiano è peraltro un’ipotesi attraente, e si potrebbe perciò ritenere che il racconto di Villani sia inesatto, non essendo testimoniato da altre fonti (oltre al fatto che la partenza di Del Garbo da Bologna sembra legata piuttosto alle agitazioni studentesche della città, 1321-23), oppure che potrebbe riferirsi a un periodo precedente.
I dati concreti e certi sulla vita di Torrigiano sono dunque ben pochi, e la sua esperienza biografica è piena di zone oscure. La sua opera, al contrario, è ben conosciuta. Consiste principalmente in un lungo commento alla Tegni (o Arte medica) di Galeno, una delle massime autorità della medicina antica e medievale, oggetto di insegnamento e commento nelle università europee dal XII secolo. Largamente usata dai medici italiani di fine Duecento e inizi Trecento, la Tegni era già stata commentata da Alderotti, e lo sarebbe stata successivamente da parte di Del Garbo e di Gentile da Foligno (morto nel 1348). Ma l’ambizione di Torrigiano non fu semplicemente quella di ripresentare spiegazioni e dibattiti già presenti nei commentari scolastici in circolazione («commentare il pensiero di Galeno»), ma – come afferma esplicitamente nell’introduzione – «aggiungere in più casi delle digressioni, su materie non inutili ai medici. Per questo abbiamo chiamato quest’opera Plusquam commentum» (Turisani Florentini Plusquam commentum..., 1557, c. 1r). In effetti, il testo di Torrigiano si distingue dagli altri commenti contemporanei sia per la forma, che inserisce lunghe trattazioni su punti che la Tegni talvolta si limita semplicemente a evocare, sia per la sostanza, in quanto Torrigiano spesso prende posizioni molto originali, in contrapposizione a quelle dei suoi colleghi.
In generale, il Plusquam commentum mostra un marcato interesse per la parte teorica della medicina, e un’ottima conoscenza tanto di Aristotele, quanto dei dibattiti filosofici in atto nella facoltà di arti parigina. Specialmente notevoli sono le riflessioni epistemologiche sulla natura della disciplina medica: in particolare sul suo statuto (arte o scienza?) e sulle modalità di dimostrazione scelte. Spesso Torrigiano si mostra fedele ad Aristotele, e non esita a contraddire il pensiero corrente dei medici, derivato dalla tradizione araba del galenismo. Ad esempio, per ciò che concerne la funzione del cuore egli si attesta su posizioni esplicitamente aristoteliche, e fa di tale organo il principio fondamentale della sensazione; come il filosofo, Torrigiano spiega le pulsazioni cardiache come conseguenza di un fenomeno di ebollizione, non come conseguenza di una facoltà dell’anima. Il suo non è, tuttavia, un aristotelismo servile; egli non esita a contraddire Aristotele là dove la dottrina medica gli sembra più verosimile (ad esempio, sull’origine dei nervi, che egli colloca come Galeno nel cervello).
Alcuni studiosi hanno scorto in queste scelte di Torrigiano l’influenza della sua formazione parigina e dell’ambiente filosofico dello Studium della capitale francese, tra XIII e XIV secolo; è comunque assai probabile che l’allontanamento dal contesto bolognese abbia avuto un ruolo nel determinare questi elementi di originalità nell’approccio alla disciplina. È anche possibile che Torrigiano sia stato influenzato dalle teorie averroiste che allora circolavano tra i filosofi, ma occorrerebbe al riguardo uno studio mirato.
Questo interesse per le questioni teoriche, insieme con l’assenza di qualsiasi scritto concernente la pratica medica, ha indotto alcuni autori ad affermare che Torrigiano – senz’altro «la mente più robusta e più penetrante» (Philippi Villani De origine..., a cura di G. Tanturli, 1997, p. 132) fra gli allievi di Alderotti – fu poco abile nella sua attività pratica (Tritemio, 1494, c. 79r; Poccianti, 1589, p. 165). Non c’è traccia in effetti di consilia (prescrizioni rivolte a singoli pazienti), di una practica, di regimina sanitatis. Ma la sua opera non si limitò al Plusquam commentum. Egli scrisse anche un breve trattato De hypostasi urine, spesso edito nel Rinascimento come appendice al Plusquam commentum.
Questo opuscolo, che si occupa della questione dei depositi visibili nell’urina e dell’interpretazione di essi da parte del medico, ha senz’altro un carattere più pratico, ma resta comunque in una dimensione innanzitutto scolastica e teorica. Menziona di passaggio un commento alla Tegni, ed è dunque verosimilmente opera più recente.
Alcuni biografi tardi, come Tritemio, menzionano anche la redazione, da parte di Torrigiano, di imprecisate opere di carattere religioso; si può dubitarne, e in ogni caso nulla ci è giunto. Si conservano invece (Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 3793, nn. 486-492) diverse poesie in volgare, a lui attribuite.
Edite da Catenazzi (1988), si collocano nell’alveo della tradizione della lirica d’amore fiorentina fra Due e Trecento, e mostrano come Torrigiano sia stato inserito negli ambienti culturali cittadini. Dal punto di vista biografico, costituiscono un indizio a favore di una sua attività professionale in Firenze; ovviamente si può supporre che siano state composte all’inizio della carriera.
Nonostante l’influenza che il Plusquam commentum esercitò sul pensiero medico, soprattutto italiano, l’opera di Torrigiano non ebbe una grande diffusione; si conserva oggi appena una mezza dozzina di manoscritti. Ma nel Rinascimento il testo ebbe successo (ben dieci edizioni fra 1481 e 1557); la sua impostazione nettamente filosofica e l’originalità delle opinioni contribuirono senz’altro a renderlo particolarmente apprezzabile per i medici della fine del Quattrocento e degli inizi del secolo successivo, interessati a una migliore comprensione di una delle opere più importanti di Galeno.
Fonti e Bibl.: Città del Vaticano, Biblioteca apostolica Vaticana, Vat. lat. 3793, nn. 486-492; H. Schedel, Registrum huius operis libri cronicarum, Nuremberge 1493, c. 222v; G. Tritemio, Liber de scriptoribus ecclesiasticis, Basileae 1494, c. 79r; Turisani Florentini Plus quam commentum in paruam Galeni artem, Venetiis 1557; M. Poccianti, Catalogus scriptorum florentinorum, Florentiae 1589, p. 165; Chartularium Universitatis Parisiensis, a cura di H. Denifle - E. Chatelain, I, Parisiis 1889, pp. 286-288, 290, 349 s., 454 s.; Philippi Villani De origine civitatis Florentie et de eiusdem famosis civibus, a cura di G. Tanturli, Patavii 1997, pp. 132-135.
N.G. Sirasi, Taddeo Alderotti and his pupils. Two generations of Italian medical learning, Princeton 1981, pp. 64-66 e passim; P.-G. Ottosson, Scholastic medicine and philosophy. A study of Commentaries on Galen’s Tegni (ca. 1300-1450), Napoli 1984, ad ind.; J. Agrimi - C. Crisciani, Edocere medicos. Medicina scolastica nei secoli XIII-XV, Milano-Napoli 1988, ad ind.; F. Catenazzi, Per maestro Torrigiano da Firenze, in Rivista di letteratura italiana, VI (1988), pp. 265-273; D. Jacquart, La médecine médiévale dans le cadre parisien (XIVe-XVe siècle), Paris 1998, ad ind.; Id., Cœur ou cerveau? Les hésitations médiévales sur l’origine de la sensation et le choix de Turisanus, in Micrologus: natura, scienze e società medievali, XI (2003), monografico: Il cuore/The heart, pp. 73-95; S. Gentili, L’uomo aristotelico alle origini della letteratura italiana, Roma 2005, pp. 201-216; J. Chandelier, Le commentaire au Tegni de Dino del Garbo (m. 1327): plagiat ou œuvre originale?, in L’Ars medica (Tegni) de Galien: lectures antiques et médiévales, a cura di N. Palmieri, Saint-Étienne 2008, pp. 129-145; Id., Avicenne et la médecine en Italie. Le Canon dans les universités (1200-1350), Paris 2017, ad indicem.