TORELLI, Pietro
– Nacque a Mantova il 18 agosto 1880 da Achille e da Adele Vivaldini («sono nato di gente modesta e laboriosa», scrisse nel suo diario di guerra; Barozzi, in Torelli inedito, 2018, p. 254).
Frequentò qui gli studi primari e secondari, ottenendo la maturità classica. Si laureò nel 1902 in giurisprudenza a Bologna con Augusto Gaudenzi, discutendo una tesi sulla perdita del primato italiano nelle scienze giuridiche all’aprirsi del Cinquecento. Assunto nel 1903 come alunno all’Archivio di Stato di Mantova diretto da Alessandro Luzio, fu promosso nel 1905 a sottoarchivista, veste nella quale mise mano al riordino e alla regestazione delle pergamene pregonzaghesche di Gonzaga, delle carte del Monferrato, delle pergamene dell’ospedale. Contemporaneamente si laureò in lettere e filosofia con Pio Carlo Falletti, già allievo a Firenze di Pasquale Villari, con una dissertazione sulla cronaca milanese Flos florum. In questi pochi anni si posero le basi delle tre grandi aree di interesse di ricerca di Torelli: la storia del diritto italiano, la storia politica e sociale del Medioevo, la diplomatica e la paleografia.
Nel 1905 sposò la mantovana Adelia Montanari, da cui ebbe due figlie, Lina nel 1906 e Adele nel 1907 (quest’ultima scomparsa tragicamente nel 1926). Divenuto membro nel 1910 della Regia Accademia Virgiliana di Mantova (di cui sarebbe divenuto viceprefetto nel 1919 e prefetto, poi presidente, dal 1929 alla morte), fu per gli Atti dell’Accademia che iniziò a pubblicare le ricerche che avrebbero dato vita fra il 1911 e il 1914 agli Studi e ricerche di diplomatica comunale. Chiamato alle armi nel 1915, ma congedato a intermittenza in quanto libero docente all’università, dopo un breve corso per ufficiali nell’estate del 1917, l’11 ottobre successivo fu ancora una volta inviato in zona di guerra. Dopo avere assistito alla grande rotta di Caporetto, il 17 novembre gli fu concesso di fare ritorno al distretto militare di Mantova dove rimase mobilitato sino alla fine del conflitto. Della sua breve esperienza di guerra ha lasciato traccia in un intenso, per quanto mutilo, diario personale, giuntoci in trascrizione (ibid.).
Nel 1920, già primo archivista dal 1913, Torelli divenne direttore dell’Archivio di Stato di Mantova, nonostante nel frattempo avesse ottenuto la libera docenza in paleografia e diplomatica all’Università di Bologna (insegnando anche alla Scuola annessa all’Archivio di Stato felsineo). Straordinario di storia del diritto italiano all’Università di Modena nel 1927, nel 1930 fu qui promosso ordinario e si dedicò interamente alla vita accademica, non troncando però mai del tutto i suoi rapporti con l’Archivio mantovano: nel frattempo erano usciti il Regesto mantovano (1914), L’Archivio Gonzaga di Mantova (1920), Le carte degli archivi reggiani fino al 1050 (1921, integrate dalle successive aggiunte del 1938-39), L’archivio capitolare della cattedrale di Mantova fino alla caduta dei Bonacolsi (1924) e L’archivio dell’Ospedale civile di Mantova (1925). Dalla fine degli anni Venti, con l’ottenimento della cattedra, Torelli iniziò tuttavia a concentrarsi sempre più sistematicamente su temi di storia giuridica: le ricerche intorno alla Glossa di Accursio e alle glosse preaccursiane da un lato (Per l’edizione critica della glossa accursiana alle Istituzioni, in Rivista di storia del diritto italiano, VII (1934), pp. 429-586, poi in volume, Bologna 1935; Accursii Florentini Glossa ad Institutiones Iustiniani imperatoris, Bononiae [1934?]; e le note sulle glosse preaccursiane di Irnerio, Bulgaro, Iacobo e Ugo tra il 1938 e il 1945), e gli studi sulle forme contrattuali del Medioevo centrale dall’altro (da cui l’opera storico-giuridica più nota agli storici, Un Comune cittadino in territorio ad economia agricola, I, Distribuzione della proprietà, sviluppo agricolo, contratti agrari, Mantova 1930). Passato all’Università di Firenze nel 1933, e poi a quella di Bologna nel 1936, continuò a lavorare e a pubblicare soprattutto le proprie ricerche sulle glosse preaccursiane e accursiane, anche se indirizzò molti dei suoi allievi a tesi sulle forme giuridiche dei contratti agricoli nelle campagne lombarde ed emiliano-romagnole: con il dopoguerra raccolse parte dei materiali dei suoi corsi in una serie di testi di storia del diritto privato.
Torelli fu essenzialmente uno storico dell’esperienza giuridica medievale e in questo senso in particolare le sue ricerche di storia del diritto privato erano intimamente legate agli studi di storia medievale: la generazione degli studiosi cresciuti prima della guerra e che iniziarono a produrre scientificamente fra il 1920 e il 1930, cui Torelli appartenne insieme a Pietro Vaccari, Giovanni Battista Picotti, Luigi Simeoni, ebbe un’attenzione particolare alla ricerca sulle fonti, avvicinando sempre più la storia del diritto alla storia medievale tout court e insieme rifiutando approcci crociani. La medievistica italiana viveva d’altro canto in quegli anni un momento peculiare, di complesso ripensamento tematico e metodologico: Walter Maturi notava nel 1930 che «l’Italia si trova ad una svolta decisiva del suo cammino, ha bisogno di rifarsi alle sue origini prossime e non può pensare, almeno per il momento, agli interessanti cartari dei monasteri medievali» (La crisi della storiografia politica italiana, in Rivista storica italiana, XLVII (1930), p. 1). Torelli si inserì in questo complesso processo portandovi la cifra della propria formazione giuridica, della propria propensione all’analisi documentaria, della propria sensibilità alla concreta stratificazione dei fenomeni sociali: le sue più significative ricerche storiche, dal saggio Capitanato del popolo e vicariato imperiale (in Atti e memorie della Accademia Virgiliana di Mantova, XIV-XVI (1921-1923), pp. 73-166), alla già citata imponente e incompiuta monografia sul Comune cittadino, convergono sui temi più rilevanti di quegli anni in modo peculiare, staccandosi tanto dal filone comunalistico che da Gaetano Salvemini giungeva a Nikolaj Petrovič Ottokar, quanto dal filone di storia agraria e del Comune rurale. E proprio con quest’ultimo volume – il primo tomo si voleva preludio a un secondo, che sarebbe uscito postumo e incompleto nel 1952 a cura di Vittore Colorni, con il sottotitolo Uomini e classi al potere – Torelli diede alle stampe un lavoro singolarissimo, dalla forte carica innovativa nel panorama degli studi a esso contemporanei: un affresco storico e al tempo stesso finemente giuridico di un territorio e del Comune che ne era al centro, al di fuori della classica dialettica città-campagna, in una realtà politica e sociale, quella mantovana, per lo più estranea a buona parte delle complesse dinamiche urbano-mercantili dei Comuni coevi. Lo studioso lombardo rifuggì deliberatamente dal dare una precisa etichetta alla sua ricerca: nell’introduzione precisava infatti di scrivere «così senza troppa paura di riuscire minutissimo ove occorra per essere esatto, e senza eccessivo rispetto dei termini sacri tra storia politica, giuridica, agricola», al tempo stesso orientando la ricerca sul campo a rispondere a questioni generali; «e se qualcuno vorrà dirmi che almeno per ora non si vede – ed assicuro che non si vedrà troppo nemmeno poi – qualche bell’episodio di vendetta contro le vicine città, o d’amore e d’odio fra cittadini di parti avverse, io potrò in ogni modo rispondere ricordando ancora una volta – purtroppo senza umiltà – che studio e scrivo per la conoscenza di qualche elemento vitale della storia d’Italia» (Un Comune..., cit., I, pp. VI, VII). In tal modo rimase sempre in qualche modo lontano dai paradigmi, pur fornendo molti punti di riferimento generali, dall’importanza del fattore economico alla concretezza puntigliosa e tutt’altro che impressionistica dell’analisi storico-giuridica. Questa relativa distanza da problemi cruciali per la medievistica a lui contemporanea e successiva, nonostante l’ampiezza dello spettro dei temi considerati e la relativa autonomia da gabbie interpretative troppo unilaterali, questa impostazione per certi versi così giuridica, spiegano forse l’uso intermittente e parziale da parte della medievistica italiana del Novecento della lezione torelliana, il cui lascito più fecondo sembra essere l’attenzione finissima al fattore documentario inteso come un sistema di scritture legate fra loro da logiche interne di composizione e redazione e strettamente rispondenti ai bisogni concreti e quotidiani di una società in mutamento.
Per quanto necessariamente iscritto al partito fascista a partire dal 1929, Torelli si segnalò per una posizione di cauta resistenza intellettuale sia come docente, sia soprattutto nella veste di presidente della Regia Accademia Virgiliana di Mantova, permettendo che venissero pubblicati negli Atti e memorie saggi di membri dell’istituzione divenuti scomodi, come Ivanoe Bonomi (1943), anche se non riuscì a evitare che soci ebrei, come il linguista Umberto Norsa, venissero espulsi nel 1938. Designato sindaco del Comune di Virgilio dal Comitato provinciale di Liberazione nazionale l’11 giugno 1945 (carica da cui si dimise nell’ottobre), venne eletto consigliere comunale a Mantova per il Partito socialista nelle elezioni amministrative del 24 novembre 1946. Tale percorso si precisò nel 1948, allorché il 18 aprile, candidato per il Partito socialista italiano di unità proletaria (PSIUP), venne eletto senatore della Repubblica nelle liste del Fronte popolare per il collegio di Mantova con 50.614 voti. L’adesione al Fronte popolare, aveva scritto il 27 febbraio 1948, era stata «frutto diretto di una persuasione profonda» (Fronte e costituzione, tribuna elettorale sulla Gazzetta di Mantova, 27 febbraio 1948).
La morte lo colse appena tre mesi dopo, il 23 luglio 1948, dopo una breve malattia.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Mantova, Carte Torelli, b. 1; Mantova, Biblioteca Teresiana, Archivio Torelli, di cui si veda ora Archivio P. T. (1886-1952). Inventario, a cura di E. Lucca - O. Primavori, Mantova 2017; Accademia nazionale Virgiliana, Archivio storico, bb. Torelli (1-2); M. Bloch, P. T., Un Comune cittadino in territorio ad economia agricola, Compte rendu, in Annales d’histoire économique et sociale, VI (1934), pp. 617 s.; F. Calasso, P. T., in Rivista internazionale di studi giuridici, s. 3, II (1948), pp. 379-401; G. De Vergottini, P. T., in Rendiconti delle sezioni dell’Accademia delle Scienze di Bologna, Classe di Scienze morali, s. 5, III (1949-1950), pp. 11-60; G.P. Bognetti, recensione a Un Comune cittadino, in Archivio storico lombardo, s. 8, LXXX (1953), pp. 343-355; F. Calasso, P. T., in Annali di storia del diritto, IX (1965), pp. 533-537; S. Caprioli, Una recensione postuma: la Glossa accursiana del T., in Studi medievali, s. 3, XX (1979), pp. 228-234; O. Capitani, Per un ricordo di P. T., in Bullettino dell’Istituto storico per il Medio Evo e Archivio Muratoriano, LXXXIX (1980), pp. 553-589; Convegno di studi su P. T. nel centenario della nascita, Mantova 1981; I. Lazzarini, Profilo di P. T. (Mantova, 1880-Mantova, 1948), in Reti Medievali, XII (2011), pp. 297-306; G. Gardoni, Il passato e l’oggi. Un discorso inedito di P. T. (1930), in Atti e memorie dell’Accademia nazionale Virgiliana, n.s., LXXXI (2013), pp. 149-159; N. Sarti, T., P., in Dizionario biografico dei giuristi italiani (XII-XX secolo), diretto da I. Birocchi et al., II, Bologna 2013, pp. 1965 s.; Notariato e medievistica. Per i cento anni di Studi e ricerche di diplomatica comunale di P. T., a cura di G. Gardoni - I. Lazzarini, Roma 2013; G. Gardoni, Per il decoro degli studi. Dalla corrispondenza di Enrico Finzi con P. T. (1933), in Atti e memorie dell’Accademia nazionale Virgiliana, LXXXII (2014), pp. 25-40; G. De Angelis, Scriversi di storia e di diplomatica comunali. Le lettere di P. T. e di Cesare Manaresi ad Angelo Mazzi (1911-1921), in Scrineum, XII (2015), pp. 125-157; G. Gardoni, Questioni di metodo. Le norme per l’edizione dei Regesta Chartarum Italiae e il Regesto mantovano, in Atti e memorie dell’Accademia nazionale Virgiliana, LXXXIII (2015), pp. 21-66; Id., L’Accademia Virgiliana e la medievistica fra Otto e Novecento: prime note, in Dall’Accademia degli Invaghiti, nel 450° anniversario dell’Istituzione, a cura di P. Tosetti Grandi - A. Mortari, Mantova 2016, pp. 507-548; T. inedito. Saggi sui materiali dei fondi torelliani a Mantova (Biblioteca Teresiana, Archivio di Stato, Accademia nazionale Virgiliana), a cura di G. Gardoni - I. Lazzarini - G.M. Varanini, Mantova 2018 (in partic. G. Barozzi, I giorni dei nomi, pp. 237-258).