THOUAR, Pietro
THOUAR, Pietro. – Nacque a Firenze, nel quartiere di Santa Maria Novella, il 23 ottobre 1809 da Francesco, maestro di lingua, e Zenobia Bensi, casalinga.
Entrato fanciullo nelle Scuole pie, ne fu espulso per motivi disciplinari e dal padre rinchiuso nell’istituto di beneficenza e correzione Pia casa di lavoro di Montedomini. Riaccolto in famiglia per volontà materna, cominciò a manifestare una forte inclinazione per le lettere e, a onta delle speranze del padre che voleva farne un computista, a lavorare come correttore di bozze nella tipografia di Vincenzo Batelli.
Mentre, affiliato alla Giovine Italia, si appassionava alla causa risorgimentale, si fece editore nel 1832 del Nipote di Sesto Caio Baccelli, un lunario popolare in 24° che «correggeva, in direzione d’una maggiore serietà d’intenti, l’esperienza del Sesto Caio Baccelli di Antonio Guadagnoli» (Carannante, 1990, p. 417) e conteneva curiosità, massime, insegnamenti morali, informazioni sulle istituzioni toscane. È il primo frutto di quell’interesse pedagogico, volto all’ammaestramento delle giovani generazioni e del popolo, di cui diede poi prova con il Giornale dei fanciulli, in cui si impegnò nel 1834 assieme all’educatore Enrico Mayer. Stampato dall’editore Leonardo Ciardetti, il Giornale durò tuttavia un biennio soltanto prima dell’intervento della censura governativa.
Introdotto già nel 1833 nel gabinetto di Giovan Pietro Vieusseux, vi conobbe Cosimo Ridolfi, Lapo dei Ricci, Gino Capponi e Raffaello Lambruschini. In virtù dell’amicizia con quest’ultimo, nel 1836 prese a pubblicare novelle nella rubrica Letture per i fanciulli (poi Letture per la gioventù) all’interno della Guida dell’educatore, con cui avrebbe collaborato fino alla sua chiusura nel 1845. Alcune novelle, aventi fanciulli come protagonisti e dall’impronta parenetica, raccolse nel Saggio di racconti offerto ai giovinetti italiani, che vide la luce presso i tipi fiorentini di Giovanni Ricordi e Stefano Jouhaud nel 1840.
Thouar vi svolgeva temi cari alla pedagogia: l’amor filiale, la gratitudine verso gli adulti, la generosità e il coraggio del fanciullo, nella convinzione che l’insegnamento etico non potesse che trarre giovamento dagli esempi (anche celebri, il volume contenendo storie desunte dalle vite di Niccolò Tartaglia, Guiniforte Barzizza e Cecchino Salviati).
Imboccata così la strada di un genere nuovo in Italia, la letteratura per l’infanzia, preparò, per i tipi di Ubicini, due volumi di Componimenti drammatici offerti ai fanciulli ed ai giovinetti (Milano 1840), pensati per allestimenti scenici all’interno delle case d’educazione.
Successivamente fu la volta di Notizie e guida di Firenze e de’ suoi contorni, sorta di Baedeker rivolto agli scienziati non toscani concorrenti alla III Riunione degli scienziati italiani che si sarebbe tenuta a Firenze nel 1841, e della traduzione del Cours de mythologie di François-Joseph-Michel Noël e Charles-Pierre Chapsal, che apparvero rispettivamente presso i tipi di Piatti e di Ricordi e Jouhaud (Firenze 1841).
Dopo il matrimonio, il 12 ottobre 1841, con Luisa Crocchi, dall’unione con la quale non ebbe alcun figlio, diede alle stampe due tomi di Nuovi racconti offerti alla gioventù italiana presso i tipi del Gabinetto di Vieusseux (Firenze 1842): le novelle si ponevano nel solco del Saggio di racconti e ne ampliavano i propositi, essendo concepite per un’età posteriore all’adolescenza.
Scrisse il lungo racconto popolare Le tessitore, sulle vicissitudini di Maria e Anna, che attraverso differenti percorsi giungono al matrimonio con due uomini di diversa indole. L’opera, che apparve presso i tipi della Tipografia galileiana di Gaetano Cioni (Firenze 1844), si avvaleva di parole ed espressioni idiomatiche toscane e fu per questo oggetto di alcune osservazioni linguistiche da parte di Giuseppe Giusti in una lettera dell’11 novembre 1844. Scrisse poi il racconto Una madre, edito da Mariano Cecchi (Firenze 1847), che mostrava gli effetti nefasti di un’educazione sbagliata sulla vita dell’individuo (la vicenda di Giuseppe che, figlio di un uomo violento e negligente, si dà al gioco del lotto, diventa avaro e trascura moglie e figlio), e come l’amor di madre possa invece rettificarne le conseguenze (Pippo, figlio di Giuseppe, che grazie al sostegno materno diventa un fanciullo generoso e un eccellente paesaggista).
Il 6 novembre 1847, assieme a Mariano Cellini, socio della Tipografia galileiana, fece uscire il primo numero del Giornaletto pei popolani. Catechismo politico, testata pedagogica la cui impostazione moderata intendeva fornire una risposta al clima rivoluzionario che si andava diffondendo in Europa. Il 17 novembre dell’anno seguente fu nominato direttore di quella Pia casa di lavoro in cui era stato rinchiuso fanciullo: incarico che adempì con atteggiamento umanitario e da cui fu dispensato il 13 maggio 1849 dal commissario straordinario di Leopoldo II, mentre la Toscana veniva invasa dagli austriaci. Quale frutto delle sue riflessioni su tale ufficio redasse l’opuscolo Sulle istituzioni destinate a correggere e educare l’adolescenza traviata.
Rimise mano al Saggio di racconti offerto ai giovinetti italiani, di cui procurò un’edizione riveduta presso Ricordi e Jouhaud nel 1850. Nello stesso anno tradusse in italiano la Vie de Franklin di Francois-Auguste-Alexis Mignet per Ubicini. Curò poi l’antologia di Letture graduali, con [...] una scelta di esemplari di buono stile cavati dai migliori scrittori italiani, in tre volumi, e pubblicò i suoi Racconti pei giovanetti, entrambi presso la casa editrice di Vieusseux (Firenze 1850 e 1851). In una lettera a quest’ultimo, Lambruschini notava il poco spazio riservato alla religione all’interno delle Letture; motivo che poi portò alla loro proscrizione dalle scuole con decreto governativo dell’ottobre del 1852. Similmente, l’anonimo recensore dei Racconti sulla Civiltà cattolica (II (1851), 7, pp. 485 ss.), ne sottolineò la mancanza di pensieri di fede e di ricordi del Vangelo, evidenziando così la sostanziale laicità della pedagogia di Thouar.
Nel biennio 1852-53 comparvero le sue traduzioni dei Conseils aux jeunes filles di Madame Campan e di Le petit cours de politesse à l’usage des demoiselles, rispettivamente presso Ricordi e Jouhaud e Ubicini. Pubblicò quindi i Pensieri intorno alla beneficenza rispetto all’educazione, in cui sosteneva lo stretto legame fra l’esercizio della carità nei confronti dei poveri e il loro ammaestramento morale, nel numero di settembre-ottobre 1853 di Letture di famiglia: era questo il nome assunto dal Giornaletto pei popolani, dopo che fra il 1848 e il 1849 aveva preso quelli di Giornaletto o catechismo politico pei popolani e Letture politiche o giornaletto per il popolo. Il 1853 lo vide anche dare alle stampe, presso i tipi di Vieusseux, Il libro del fanciulletto ad esercizio delle facoltà morali e intellettuali, un po’ libro di letture e un po’ sussidiario, centrato sull’idea che lo svolgimento delle attitudini mentali nel bambino dovesse andare di pari passo con il suo sviluppo etico. A esso, che ebbe diverse riedizioni (anche postume), fecero seguito due anni dopo i Racconti popolari per i tipi di Le Monnier, che riproducevano in apertura Le tessitore.
Collaboratore di Cellini, divenne nel 1855 corrispondente di Giosue Carducci, che, studente ventenne, era in procinto di pubblicare l’antologia L’Arpa del popolo presso la Tipografia galileiana, di cui Cellini era divenuto direttore, e aveva bisogno di denaro per l’ammissione all’esame di laurea in filologia e filosofia.
Curò un’edizione delle Favole di Luigi Clasio per Ricordi e Jouhaud sempre nel 1855 e ribadì l’importanza dell’educazione fisica, intellettuale e morale nel volumetto Della educazione. Parole di un padre, presso la Tipografia Tofani (Firenze 1856). Allestì quindi La sposa e la madre, crestomazia di poesie e prose di autori antichi e moderni sul tema del matrimonio, che uscì presso i tipi di Alessandro Volpato (Firenze 1856), e una traduzione di Le guide du bonheur di Benjamin Delessert per i tipi di Grazzini, Giannini e C. (Firenze 1859). Nel 1859 venne eletto deputato all’Assemblea toscana e, l’anno successivo, direttore della prima scuola magistrale maschile di Firenze. Una nuova edizione dei Racconti popolari, con l’aggiunta di due novelle e la commedia Il dovere, uscì infine presso Le Monnier nel 1860.
Ammalatosi di polmonite, morì il 1° giugno 1861 e fu seppellito nel cimitero monumentale di San Miniato.
La commemorazione fu affidata a Lambruschini, il quale rivide le Regole di ortografia italiana ad uso delle scuole, che Thouar aveva consegnato a Cellini prima di morire e che uscirono postume nel 1862 presso Galileiana. Una certa diffusione ebbe la novella lunga Il fanciullo buono e il fanciullo cattivo, una cui edizione, approvata dal Consiglio scolastico, apparve presso i tipi di Felice Paggi (Firenze 1870). Celebre anche il Manualetto di educazione fisica e morale esposto in dialoghi tra due artigiani, sempre per Paggi (1871). Furono queste solo alcune delle numerose riedizioni all’indomani della morte di Thouar, testimoni di una fortuna destinata a protrarsi sia sui banchi di scuola sia fuori degli istituti scolastici. Carducci gli dedicò una poesia In morte nel 1867 (poi in Levia Gravia) e con il suo nome fu fondato un ‘giornaletto mensile di educazione ed istruzione’, stampato dalla Tipografia galileiana a partire dal gennaio dell’anno seguente.
Fonti e Bibl.: N. Giotti, P. T., Firenze 1861; E. Montazio, P. T., Torino 1862; R. Lambruschini, Elogi e biografie, Firenze 1872, pp. 156-162; G. Federzoni, P. T., in Rivista Europea, 1879, vol. 13, pp. 524-536; F. Alterocca, P. T., Fabriano 1894; G. Mori, P. T. e la letteratura educativa in Italia..., Caserta 1907; A. Linaker, P. T., in Il giornalino della domenica, 1909, n. 44 pp. 1-3, n. 45, pp. 1 s., n. 47, pp. 1 s., n. 48, pp. 1 s.; G. Carducci, Lettere, Bologna 1938-1939, I, pp. 91 s., 94-102, 115 s., 118 s., 123 s., 127-131, 143 s., 162-164, II, pp. 52 s.; U. Carpi, Una lettera di R. Lambruschini a G.P. Vieusseux intorno ai libri per il popolo di P. T., in La Rassegna della letteratura italiana, 1979, n. 1-3, pp. 254-259; A. Carannante, P. T. tra politica e pedagogia, in I problemi della pedagogia, 1990, n. 4-5, pp. 417-427; A. Gaudio, Educazione e scuola nella Toscana dell’Ottocento, Brescia 2001, pp. 222-225.