ROVELLl, Pietro.
– Nacque il 6 febbraio 1793 a Bergamo, in borgo Canale, da Alessandro e da Giulia Paghini.
Ricevette la prima educazione musicale in famiglia, dal padre (Bergamo, 1762 - Colmar, 1819) e dal nonno, Giovanni Battista Rovelli (Bergamo, 1740-1822), entrambi violinisti di buon nome.
Giovanni Battista, impiegato dapprima a Cremona (per cinque anni e mezzo) al servizio di Scipione Rossi, marchese di San Secondo, e in seguito (fino al 1805) come primo violino in S. Maria Maggiore a Bergamo, aveva dato origine a una dinastia di musicisti di cui, dopo i figli Alessandro e Carlo e l’abiatico Pietro, l’ultimo esponente sarebbe stato Emanuele, figlio di Pietro. Fratello di Giovanni Battista fu Giuseppe (Bergamo, 1745 - Parma, 1806), attivo alla corte di Parma a partire dal 1782 come virtuoso da camera e primo violoncello del real concerto. Le fonti parmigiane (Archivio di Stato di Parma, Stato Civile, b. 23) lo fanno nascere da un Carlo Rovelli, il quale, genitore anche di Giovanni Battista, sarebbe dunque il capostipite della famiglia.
Alla famiglia Rovelli è legato da vincoli di parentela anche il celebre violoncellista Alfredo Piatti: il di lui padre Antonio, violinista, era infatti nato da Maddalena Rovelli (figlia di Giovanni Battista, sorella dunque di Alessandro) e dal notaio Girolamo Piatti Paghini. Il secondo cognome, Paghini, suggerisce inoltre la possibilità che la madre di Pietro Rovelli, Giulia Paghini, fosse a sua volta imparentata con la stessa famiglia da cui discendevano, per parte di padre, Antonio e Alfredo Piatti. A ogni modo, per una curiosa coincidenza – a causa della morte prematura del padre Girolamo (31 marzo 1811) il decenne Antonio Piatti si era trasferito nella dimora del nonno materno Giovanni Battista Rovelli, in borgo Canale – i cugini Pietro Rovelli e Alfredo Piatti videro la luce nella stessa casa.
Dopo aver dato, tredicenne, concerti nelle città del Nord Italia e in Svizzera, a inizio 1807 Pietro – sempre accompagnato dal padre – si recò in Francia. Con il favore di un facoltoso ammiratore alsaziano, un tal De Bouhlin o Bouttlin di Colmar, entrò nel Conservatorio di Parigi, dove fu ammesso anche grazie all’interessamento di Marco Alessandri di Bergamo, nominato nel 1809 da Napoleone senatore del Regno d’Italia. Alessandro, volendo rimanere vicino al figlio Pietro, chiese agli amministratori della cappella di S. Maria Maggiore, dov’era impiegato come musicista, un congedo biennale per poter assistere il ragazzo nei suoi studi nel «grande Conservatorio di Francia, ove solo si formano i maestri per eccelenza come un Kreutzer e senza l’aprovazione del quale non si aquista vero lustro in questa d’altronde sì difficile carriera» (Palermo - Pecis Cavagna, 2011, p. 467). Nell’ottobre del 1809 Pietro suonò a Roma in una pubblica accademia, sempre alla presenza del padre, il quale nel 1811 lo portò con sé per un breve periodo a Weimar, dove aveva trovato impiego nella corte locale come maestro di cappella.
Nel 1812 Pietro fece ritorno a Parigi per studiare ancora un anno con Rodolphe Kreutzer. Violinista ormai conosciuto e apprezzato (Niccolò Paganini avrebbe detto: «Io, primo, e dopo Rovelli»; Pilon, 2002-03, p. 441), intraprese una tournée di concerti, toccando Berlino, Vienna e Monaco. Nella capitale bavarese si fermò dal 1815 al 1818 come primo violino dell’orchestra di corte, formando eccellenti allievi, tra cui i giovanissimi Wilhelm Bernhard Molique e Thomas Täglichsbeck. Qui suonò anche con Ludwig Spohr (tra l’altro la di lui Sinfonia concertante per due violini in La maggiore op. 48), il quale gli riservò parole di grande elogio. In quegli anni si esibì spesso anche a Vienna, dove conobbe la figlia del compositore e didatta Emanuel Aloys Förster, la pianista Micheline, che poi sposò e dalla quale ebbe otto figli, di cui due musicisti: Costanza, ottima cantante (nata a Bergamo il 2 febbraio 1828, morì a Feldkirch il 7 agosto 1884), e il citato Emanuele, anch’egli violinista (nato a Bergamo il 16 aprile 1826 e ivi morto il 17 luglio 1912).
Nel 1819 Pietro rientrò a Bergamo, divenendo direttore dell’orchestra del teatro Sociale e del teatro Riccardi, nonché maestro di cappella in S. Maria Maggiore, nel posto che era stato del nonno. Insegnò nel pio istituto musicale, diretto da Giovanni Simone Mayr. Proseguì anche l’attività concertistica, esibendosi spesso nei concerti dell’Unione filarmonica di Mayr e in altre accademie cittadine, accompagnato al pianoforte dalla moglie. Si adoperò inoltre per promuovere delle accademie musicali al teatro Riccardi, a beneficio dei musicisti anziani indigenti. Nel 1827 divenne direttore della neonata Accademia filarmonica presso il teatrino della Fenice in Bergamo, guidando un’orchestra formata da professionisti e dilettanti, esercizio che gli guadagnò, da parte del conte Giovanni Colleoni, un omaggio poetico intitolato La Serenata in onore delle Accademie Filarmoniche della Fenice. Per la salute instabile, negli ultimi anni diradò l’attività, fino a ritirarsi del tutto.
Morì a Bergamo l’8 settembre 1838, lasciando la famiglia in angustie finanziarie, tanto che la vedova Micheline dovette vendere a Paganini il Guarnieri del Gesù del marito. Un suo ritratto, eseguito da Enrico Scuri nel 1828, si trova nell’istituto musicale Donizetti di Bergamo. Nella cattedra del pio istituto musicale gli succedette il violinista Marco Bonesi, amico di Gaetano Donizetti, il quale nel 1873 lasciò a sua volta l’incarico al figlio di Pietro Rovelli, Emanuele.
Rovelli fu uno dei massimi virtuosi europei del violino nella prima metà dell’Ottocento, e svolse un’importante funzione di trasmissione in Italia delle esperienze strumentali francesi e austro-tedesche. L’esecutore vantava potenza di suono, gesto brillante, raffinata sensibilità nel cantabile: «La di lui intuonazione è perfetta, armoniosa la cavata; robusto e brioso nel brillante, esso è poi dilicato soavissimo nell’espressivo, il suo suonare insomma è sempre oltremodo colorito e cantante» (L’Eco, giornale di scienze, lettere, arti, mode e teatri, mercoledì 7 maggio 1834, vol. 7, n. 55, p. 220).
Attivo anche come compositore, ha lasciato una limitata produzione strumentale. Di grande rilevanza sono tuttavia i due libri di 6 Caprices pour le violon op. 3 (Artaria & Co., 1820 circa) e op. 5 (A. Diabelli et Co., 1822 circa), rimasti a lungo nel repertorio della didattica violinistica; importanti editori italiani (Ricordi, 1919, revisione di Enrico Polo; Carisch, 1945, revisione di Alberto Poltronieri) e tedeschi (tra gli altri, Peters e Litolff) ripubblicarono la dozzina in un unico volume. Rovelli compose anche Variazioni e Pots-pourris per violino, con accompagnamento di pianoforte, di quartetto d’archi o di orchestra, un Gran quartetto in Mi minore (manoscritto a Milano, Conservatorio, Noseda, P.4.18), nonché un concerto per violino in Fa maggiore e uno in Re minore rimasto incompiuto (Bergamo, Biblioteca civica Angelo Mai, Fondo Rovelli, NC 20, 21).
Fonti e Bibl.: C. Gervasoni, Nuova teoria di musica ricavata dall’odierna pratica, Parma 1812, p. 255; G. Colleoni, Opere poetiche, Milano 1832, pp. 161 s.; F. Regli, Dizionario biografico dei più celebri poeti ed artisti melodrammatici, Torino 1860, pp. 469 s.; G. Donati Petteni, L’arte della musica in Bergamo: con un dizionario biografico dei musicisti…, Bergamo 1930, pp. 72 s.; P.M. Soglian - M. Vitali, Fondi musicali poco noti nella Biblioteca civica A. Mai, in Bergomum, 1979, vol. 73, nn. 1-2, pp. 98, 113-116; P. Forcella, Musica e musicisti a Bergamo, Villa di Serio 1992, pp. 53, 127 s.; A. Lodetti Barzanò, Il musicista Carlo Alfredo Piatti: un violoncellista nell’Europa dell’800, Bergamo 1996, pp. 7 s.; L. Pilon, Una dinastia di violinisti: i Rovelli, in Atti dell’Ateneo di scienze, lettere ed arti di Bergamo, a.a. 2002-03, vol. 66, pp. 425-450; L. Aversano, P. R., in Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XIV, Kassel 2005, col. 556; P. Palermo - G. Pecis Cavagna, La cappella musicale di S. Maria Maggiore a Bergamo dal 1637 al 1810, Turnhout 2011, pp. 467-469.