ROLANDI, Pietro (Giacomo Antonio Siro)
– Penultimo di sedici figli, nacque a Quarona Valsesia, nel Vercellese, il 3 marzo 1801, da Giovanni Antonio e da Maria Teresa Perincioli. La famiglia fu funestata dalla morte prematura del capofamiglia e di otto figli, alcuni in tenera età.
Agiato, sensibile all’istruzione, il padre aveva avviato i figli maschi agli studi, ma la sua morte, nel 1808, privò della scuola i più piccoli, tra cui Pietro, che a dodici anni già «portava casse ai mercati» (I fratelli Rolandi di Quarona, 2006, p. 189) e lavorava la cartapesta per contribuire al sostentamento della famiglia. A sedici anni andò a Torino impiegandosi come stipettaio, ovvero ebanista, presso un artigiano mobiliere, dove rimase fino al 1819. In quell’anno, infatti, lo raggiunse il fratello, Giovanni Battista, ingegnere civile emigrato a Londra, il quale, apprezzandone le attitudini artistiche e il carattere operoso, gli propose di aiutarlo nell’attività commerciale londinese: la vendita di libri, stampe, incisioni, oggetti d’arte provenienti dall’Italia e la pubblicazione di opere italiane. Pietro accettò e, dopo aver perfezionato la propria istruzione, studiando alcuni mesi lettere, arte e disegno a Firenze e a Roma, nell’estate del 1821 lo raggiunse in Inghilterra, dove fu incaricato di occuparsi della libreria, mentre Giovanni Battista attendeva principalmente alla curatela e alla pubblicazione di classici italiani.
Pietro Rolandi fu ben accolto dalla cerchia di conoscenze di Giovanni Battista, composta dagli esuli ed emigrati italiani che tentavano, non sempre con fortuna, di ricostruirsi una nuova vita nella liberale Londra e da intellettuali inglesi, affascinati dalla cultura e dalle vicende politiche della penisola. Sia gli uni sia gli altri trovavano nella libreria e nell’annesso Italian Cabinet of literature and fine arts, fondato sul modello di quello celebre di Giovan Pietro Vieusseux, un ‘pezzo d’Italia’, dove discorrere in lingua e procurarsi edizioni italiane nelle più svariate discipline (Catalogo di libri italiani, vendibili presso Pietro Rolandi, libraio ed editore in Londra, Londra 1825, II ed. 1840). Nel 1825 Pietro Rolandi fu inviato a Roma, su incarico di un gentiluomo inglese, perché fossero ricopiati geroglifici messicani di una collezione museale dell’Urbe. A fine agosto, informato della morte improvvisa di Giovanni Battista, tornò a Londra senza completare il lavoro. L’affetto per il fratello gli fece accettare di continuarne da solo l’attività, nonostante le difficoltà economiche in cui essa versava. L’impresa riuscì: in pochi anni, con grande maturità e fiuto per gli affari nonostante la giovane età, riuscì ad ampliare il catalogo delle opere pubblicate dal fratello, a consolidare tutti i vari settori dell’attività commerciale e a raggiungere una posizione sociale agiata e rispettata.
Scorrendo il suo catalogo, si rilevano molti titoli di scrittori italiani da lui frequentati e residenti in Inghilterra: Carlo Beolchi, Gabriele Rossetti, Carlo Pepoli; fra le opere svettano i Promessi sposi, nell’edizione riveduta dall’autore con la Storia della colonna infame inedita (1843). Estesa la cerchia di conoscenze del fratello: dagli anni Trenta i carteggi testimoniano la centralità della figura di Rolandi in varie questioni editoriali e culturali tra Italia e Inghilterra. Gaspero Barbèra, Giuseppe Mazzini, Enrico Mayer, Felice Le Monnier, Antonio Panizzi sono alcuni degli intellettuali, fra i quali importanti rappresentanti del fuoriuscitismo italiano, che ebbero con lui rapporti di lavoro o di amicizia, e ancora Alessandro Manzoni, Gino Capponi, Vieusseux. Significativa, a questo proposito, è l’annosa vicenda editoriale del manoscritto foscoliano della Commedia di Dante Alighieri con prefazione di Mazzini, edito da Rolandi in quattro volumi fra il 1842 e il 1843.
Compì frequenti viaggi nelle maggiori città d’Europa e in Italia al fine di commercializzare le proprie edizioni e approvvigionare la libreria di novità, viaggi da cui traeva beneficio anche la sua salute malferma, via via aggravatasi, a causa del clima freddo e umido di Londra. Nei primi anni Quaranta, dopo l’ennesima crisi polmonare, decise di soggiornare più a lungo in Italia, scegliendo Livorno come seconda residenza. Affittò e in seguito acquistò una grande casa, da dove continuò a occuparsi dei propri affari, accettando la direzione del deposito librario che a Livorno aveva l’editrice Meline, Cans & C., e dedicandosi al commercio di autografi, sua grande passione.
Nel 1852, dopo un viaggio di studio in Oriente, maturò la decisione di cedere l’attività londinese al nipote Frederick, figlio di Giovanni Battista. Nel 1861 rivestì un ruolo di rilievo nell’Esposizione internazionale di Firenze.
L’anno successivo, partì per la Sicilia sperando nel clima favorevole; al ritorno morì, solo, a Napoli il 7 febbraio 1863, in una camera d’albergo.
Fu sepolto nel cimitero di Poggio Reale. Nel testamento, non avendo discendenti diretti, pur non dimenticando alcuno dei tanti nipoti, nominò erede universale il Comune di Quarona, vincolandolo a usare i proventi dell’eredità per il mantenimento del nuovo acquedotto, da lui interamente finanziato, per le scuole comunali e per i poveri.
Fonti e Bibl.: I carteggi di Pietro Rolandi sono conservati presso il palazzo dei Musei di Varallo Sesia nella Collezione Rolandi, donata al Comune dal pronipote Luigi.
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