PRIULI, Pietro
PRIULI, Pietro. – Nacque a Venezia l’11 gennaio 1420 da Lorenzo di Costantino e da Chiara Tron di Luca di Donato.
Si dedicò per tempo alla mercatura, ma certo nel 1442 era a Venezia, dove fu protagonista di due avvenimenti: sposò Elisabetta Vendramin figlia di Luca, fratello del futuro doge Andrea, da cui avrebbe avuto ben dodici figli tra maschi e femmine; nello stesso anno, il 26 agosto, partecipò con altri giovani patrizi a una chiassata che lo avrebbe escluso da Palazzo Ducale per sei mesi. Un poco per far dimenticare l’intemperanza, un poco per provvedere a una famiglia sempre più numerosa, Priuli riprese l’attività commerciale in Levante e fra il 27 settembre 1448 e l’8 gennaio 1449 apparve ad Alessandria d’Egitto come testimone di procure, malleverie e contratti mercantili.
Tornato a Venezia, nel 1450 fece parte della Quarantia sino al settembre del 1451, dopo di che fu savio agli Ordini da ottobre 1451 a tutto marzo 1452 e poi ancora da ottobre 1452 a marzo 1453. È possibile che sia stato poi rettore a Grabusa (Creta), ma l’esistenza di omonimi dei quali la fonte non precisa il nome del padre e la poca rilevanza della carica suggeriscono il dubbio.
Seguirono diversi anni nei quali Pietro non compare più nell’ambito delle magistrature veneziane, il che fa pensare che dovette dedicarsi attivamente al commercio. Solo il 20 maggio 1463, infatti, è documentata la sua presenza a Venezia, ma per rifiutare la carica di visdomino a Ferrara, cui era stato eletto; qualche settimana dopo, il 10 luglio, accettò invece di far parte degli ufficiali alle Rason vecchie. L’alternarsi di incarichi declinati e ricoperti si verificò anche negli anni seguenti: probabilmente Priuli non aveva in quegli anni alcun progetto di carriera politica, ma subiva i ricorrenti impegni come un dovere collegato alla sua appartenenza sociale. Il 13 marzo 1466 rifiutò pertanto l’elezione a rettore di Scutari e due mesi dopo (17 maggio) a savio per rivedere i conti dell’Arsenale e altre magistrature; ancora, il 6 ottobre 1468 rinunciò alla nomina di capitano e podestà a Feltre, accettando invece, il 14 aprile 1469, quella di provveditore al Sale. Fu quindi eletto avogador di Comun l’11 agosto 1471, ma nello stesso mese optò per il Consiglio dei dieci, poi fu votato capitano a Bergamo (19 luglio 1472), ma ancora una volta rifiutò la nomina; accettò invece l’elezione a governatore delle Entrate (30 agosto 1473), poi fu avogador di Comun dall’ottobre 1476 al 25 ottobre del 1477. In tale veste, il 30 giugno 1477, fece propria la supplica dei districtuales padovani che rivendicavano il possesso di certi boschi e prati usurpati dalla città (Archivio di Stato di Venezia, Avogaria di Comun, Raspe, reg. 3655, c. 1rv).
Nel maggio del 1478 fu tra gli elettori del doge Giovanni Mocenigo e il 1° ottobre dello stesso anno entrò consigliere ducale per il sestiere di Cannaregio; il 29 ottobre 1479 venne eletto tra i Savi ‘a trovar danari’, ossia a riscuotere crediti dovuti al Fisco, quindi nel 1481 fu nuovamente consigliere ducale e dal 1482 al 1484 savio del Consiglio per il primo semestre dell’anno; negli anni 1483-84 fece parte anche della giunta dei Savi chiamati a occuparsi dell’impegnativa guerra del Polesine.
Il succedersi di cariche prestigiose, e in particolar modo la sua competenza nelle materie fiscali e giuridiche, spiega l’elezione a procuratore de supra (6 agosto 1482), in conseguenza della quale Priuli spostò la sua residenza dalla contrada di Santa Fosca alle Procuratie di piazza S. Marco. Era una carica seconda soltanto a quella ducale, ma nonostante ciò qualche mese dopo, il 29 novembre, venne eletto provveditore in campo nella guerra contro gli estensi, avendo per collega Marcantonio Morosini. Si trattava di un conflitto non solo difficile, ma anche reso disagevole dall’ambiente malsano che causò malattie e morti fra i soldati e fra gli stessi comandanti. Dopo aver fatto edificare un fortino a Lagoscuro, onde assicurare il transito del Po, con l’aprirsi della nuova campagna militare Priuli e il collega decisero di passare all’offensiva e l’11 marzo 1483 mossero all’assedio di Ferrara. L’iniziativa vide tuttavia Pietro partecipe solo per una manciata di giorni, dal momento che, nella seconda metà del mese, «amalato di dolor colici, havé licentia di vegnir a repatriar, et poi che fu venuto, referì al Senato di quelle cosse dil campo, et introe Savio del Consiglio, dove era stà electo» (M. Sanudo, Le vite dei dogi (1474-1494), II, 1989, p. 349).
Nel novembre del 1483 fu nuovamente eletto fra i Savi incaricati di reperire risorse finanziarie per far fronte alle urgenze della guerra: oltre a prevedibili restrizioni suntuarie nei confronti dell’abbigliamento femminile, la commissione propose un prestito obbligatorio per gli artigiani e la temporanea decurtazione del salario di tutti i rettori e magistrati.
Nel novembre del 1485 e nell’agosto del 1486 fu tra i correttori della Promissione ducale e partecipò alle fasi conclusive che portarono all’elezione dei dogi Marco e Agostino Barbarigo, con i quali era imparentato per via del figlio Lorenzo. Gli ultimi incarichi ricoperti furono ancora di natura fiscale: il 13 dicembre 1487 fece parte di una commissione incaricata di alleggerire il debito pubblico e il 4 agosto 1488 di suggerire provvedimenti contro le frodi daziarie.
Non aveva ancora settant’anni, ma sentiva il peso dell’età e si ritirò a Padova, dove l’8 luglio 1491 fece testamento. In esso dettava precise disposizioni circa i suoi beni, con particolare riferimento ai libri contabili, senza nascondere qualche diffidenza circa la futura concordia dei figli. Morì il 26 dicembre 1492 e fu sepolto nella chiesa di S. Michele a Murano, dove aveva speso molto per realizzare la cappella della Croce, ideata da Mauro Codussi. Pietro Priuli non fu solo un mercante di successo e un politico esperto di finanza, ma anche uomo colto e apprezzato dagli umanisti: Giorgio Merula gli dedicò gli Scriptores rei rusticae, pubblicati da Nicholas Jenson (Venetiis 1472).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de’ patritii veneti, VI, pp. 218, 237; Avogaria di Comun, Balla d’oro, reg. 163, c. 214v; ibid., Prove d’età, Prove di età per magistrati, reg. 169, c. 140v; ibid., Raspe, reg. 3649, c. 7v; reg. 3655, c. 1rv; Notarile, Testamenti, b. 1235/142; Segretario alle voci, Misti, reg. 4, c. 126v; reg. 6, cc. 7r, 46v, 60r, 86v; Senato, Deliberazioni, Secreta, reg. 19, cc. 102r, 186r; Senato, Mar, reg. 4, c. 155r; Venezia, Biblioteca del Civico Museo Correr, Cod. Cicogna 3784: G. Priuli, Arbore della nobilissima famiglia Priuli…, pp. 94-96; E.A. Cicogna, Delle inscrizioni veneziane, I, Venezia 1824, p. 179; M. Sanudo, Commentarii della guerra di Ferrara…, Venezia 1829, pp. 53, 68, 73, 88, 105; Servodio Peccator. Notaio in Venezia e Alessandria d’Egitto (1444-1449), a cura di F. Rossi, Venezia 1983, pp. 38, 46, 51, 55; M. Sanudo, Le vite dei dogi (1474-1494), a cura di A. Caracciolo Aricò, I, Venezia 1989, pp. 118, 158, 184, 225, 238, 280, 310, II, Venezia 2001, pp. 341, 343, 349, 380, 409, 508, 510, 512, 526-529, 581, 591, 685; Id., Le vite dei dogi. 1423-1474, a cura di A. Caracciolo Aricò, II, Venezia 2004, p. 91; Id., De origine, situ et magistratibus urbis Venetae, ovvero la città di Venezia (1493-1530), a cura di A. Caracciolo Aricò, Venezia 2011, p. 223; Id., Itinerario per la Terraferma veneta, a cura di G.M. Varanini, Roma 2014, pp. 184, 479, 495.
V. Meneghin, S. Michele in isola di Venezia, I, Venezia 1962, pp. 310 s., 322; M.L. King, Umanesimo e patriziato a Venezia nel Quattrocento. II. Il circolo umanistico veneziano. Profili, Roma 1989, p. 589; S. Chojnacki, Women and men in Renaissance Venice, Baltimore-London 2000, pp. 227 s., 243; G. Foscari, Viaggi di Fiandra 1463-1464 e 1467-1468, a cura di S. Montemezzo, Venezia 2012, ad indicem.