POLANI, Pietro
Doge. Succedette a Domenico Michiel, suo suocero, e resse il dogato dalla primavera (?) del 1130 all'estate (?) del 1148. Fu eletto in età giovanile (pare sulla trentina) "per la sua grande sapientia". Il suo dogato è caratterizzato specialmente dall'opera di pacificazione interna tra le famiglie rivali dei Dandolo e dei Badoer; e, nel campo esterno, dal rafforzamento dei rapporti fra Venezia e l'Impero d'Occidente, specialmente in vista d'una azione comune (anche con l'Impero d'Oriente) contro i Normanni; dall'impulso dato all'espansione veneziana nell'Adriatico (che proprio in questo torno di tempo appare designato per le prime volte come "culphus Venetiarum") stipulando un trattato d'alleanza (1141) con il comune di Fano, in lotta con Ravenna, Pesaro e Senigallia, e ottenendo, in compenso dell'aiuto dato, un tributo annuo, privilegi commerciali, ecc.; trasformando il rapporto di tributo annuo di Capodistria in una più stretta alleanza con relativi oneri militari, limitazioni di traffico per quel comune, ecc. (1145, dicembre). Ebbe anche contese con Treviso e specialmente con Padova, per un taglio d'argini nocivo al regime lagunare (1144). Ma l'azione del P. ebbe ad esplicarsi specialmente nel campo delle relazioni veneto-bizantine, in rapporto alla minaccia rappresentata dal programma d'espansione normanna sulla costa albanese-epirota, per muovere di là alla conquista dell'Impero d'Oriente. Il pericolo era comune a Venezia ed a Bisanzio, che insieme si rivolsero all'imperatore d'Occidente, per un'azione concorde. La prima campagna (1137) segnò il successo degli alleati (appare probabilissima, anche se non documentata, la presenza dei Veneziani); poi la compagine della coalizione si sciolse, anche per la morte di Lotario, e Venezia trattò un modus vivendi con Ruggiero. L'imperatore d'Oriente Giovanni Comneno cercò però di ricostituire la lega anti-normanna, specialmente con la mediazione di P. P., presso Corrado III. Morto Giovanni Comneno (1143), il figlio e successore, Emanuele, riprese i disegni paterni. Bisanzio ottenne l'aiuto di Venezia con la rinnovazione del Crisobolo (1147), con l'ampliamento del quartiere veneziano a Costantinopoli e altri privilegi. P. P. assunse personalmente il comando della spedizione, ma, caduto ammalato a Caorle, dovette cederlo al figlio Naimerio e al fratello Giovanni. Poco dopo, non ancora cinquantenne, moriva e veniva sepolto a S. Cipriano di Murano. Sotto il dogato del P. appare (la prima volta nel 1143) la denominazione "Comune Venetiarum", la cui esatta portata costituzionale non è stata ancora ben chiarita (v. venezia), poiché si trovano i sapientes forse già costituiti, accanto al doge, in consilium, distinto dalla concio popolare.
Bibl.: Vite dei dogi del Sanudo (ediz. Monticolo, nei Rer. Ital. Scrip.); H. Kretschmayr, Geschichte von Venedig, I, Gotha 1901, pp. 230-234, 237-239, 246, 329, 459-462 (ricca bibliografia).