GINANNI, Pietro Paolo
Nacque a Ravenna l'8 maggio 1698 dal conte Alessandro e dalla contessa Leonida Zanchi, e ricevette il nome di Baldassarre. I meriti della sua nobile famiglia, distintasi per l'esercizio delle lettere e delle scienze, furono dal G. illustrati nelle Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati (Faenza 1769).
Dopo avere compiuto il corso di umanità presso i gesuiti, il 28 ott. 1713 il G. vestì l'abito benedettino della Congregazione cassinese nel monastero ravennate di S. Vitale assumendo il nome di Pietro Paolo. Nel 1717 fu inviato a Roma a perfezionare gli studi di teologia presso S. Paolo fuori le Mura, dove ebbe come maestri i due dotti religiosi, futuri cardinali, Leandro Porzia e Fortunato Tamburini, in quel clima di rinnovamento degli studi monastici che da tempo aveva per protagoniste le congregazioni benedettine. Tre anni più tardi fu inviato, in qualità di lettore, nella badia di Firenze, dove introdusse i nuovi studi storico-ecclesiastici appresi a Roma.
Nel 1725 tornò a S. Vitale come lettore di filosofia e di teologia. Fu aggregato alle locali Accademie degli Informi e dei Concordi e in diversi altri sodalizi delle vicine cittadine, alle quali il G. prese parte sempre attivamente. Si trasferì nuovamente a Roma nel 1732 per insegnare teologia presso il collegio di S. Anselmo e in quel periodo compose le Memorie storiche dell'antica e illustre famiglia Alidosia, commissionategli dal conte A. Avolio Trotti e pubblicate a Roma nel 1735.
Rimase a Roma fino al 1737, allorquando fu nominato priore di S. Vitale. Ritornò dunque a Ravenna, dove nel 1740 fu promosso al grado di abate.
Furono anni di intensa attività in cui, sotto gli auspici dell'Accademia degli Informi, il G. compilò le Rime scelte de' poeti ravennati antichi e moderni defunti… (Ravenna 1739), cui aggiunse dettagliate notizie biografiche, e la Lettera nella quale si dimostra che Ravenna è la vera patria di s. Pier Damiano, e non Faenza (Assisi 1741). Soprattutto furono anni di scavo archivistico nei monasteri della regione, che il G. percorse alla scoperta dei loro tesori documentari; questa attività gli consentì di compilare gli indici delle pergamene di S. Vitale e dell'arcivescovado. In quegli anni iniziò il suo rapporto di collaborazione erudita con L.A. Muratori.
Nel 1742 fu nominato abate di S. Pietro ad Assisi, ma già l'anno seguente, a causa della promozione cardinalizia di Tamburini, fu trasferito al governo di S. Paolo a Roma. Stimato nell'Ordine e nella Curia per la sua erudizione, il G. fu chiamato da Benedetto XIV nell'Accademia di storia ecclesiastica da lui fondata. Promosse il riordino dell'archivio e il restauro dei mosaici della basilica romana.
Tornò a S. Vitale nel 1748, insignito della dignità di presidente generale della Congregazione cassinese. Autorevole protagonista della vita culturale cittadina, a Ravenna si fece promotore, nel 1752, della Società letteraria ravennate, nella quale pronunciò diverse dissertazioni di argomento storico (mausoleo di Teodorico e origine dell'Esarcato). Egli continuava intanto a raccogliere i materiali per le Memorie storico-critiche degli scrittori ravennati, che avrebbe poi pubblicato a Faenza nel 1769.
Trascorse il resto della sua vita in diverse abbazie delle Romagne: nel 1754 a S. Maria del Monte a Cesena, da dove intraprese un viaggio a Napoli nel 1756; tornò ancora a S. Vitale nel 1760, da dove passò nel 1766 a S. Giuliano a Rimini. Fu poi eletto, nel 1769, procuratore generale, e con tale qualifica tornò nuovamente a Roma, dove fu anche nominato, da Clemente XIV, consultore della congregazione dei Riti.
Il G. morì, molto probabilmente a Roma, alla fine del 1774.
L'opera del G. è tutta interna all'erudizione italiana del primo Settecento, di cui rappresenta le varie radici. In particolare nei due fitti volumi di informazione biobibliografica delle Memorie… degli scrittori ravennati confluiscono i principali filoni delle sue ricerche: la storia letteraria, l'erudizione ecclesiastica e la storia municipale. Anche gli scritti minori sono ispirati, con spiccato patriottismo, al culto della storia di Ravenna, a partire dal quale il G. enfatizza in maniera originale il significato del dominio bizantino e longobardo nella storia d'Italia, convenendo con le valutazioni di Muratori, cui il G. inviò il cosiddetto Miserere o Ritrattazione di Michelino da Cesena. La critica moderna ha dimostrato che il testo è una falsificazione secentesca, e ha avanzato il sospetto che il G. conoscesse la verità.
Negli anni seguenti il G. continuò a collaborare con Muratori, comunicandogli notizie e testi di antiche iscrizioni ravennati, come lo stesso Muratori ricorda nella prefazione del Novus thesaurus veterum inscriptionum (Mediolani 1739), e negli Annali d'Italia (Milano 1744-49, anni 978, 1018, 1047). Il G. fu sempre prodigo di notizie verso studiosi e allievi, e così viene ricordato da diversi autori, come Giuseppe Garampi nelle Memorie ecclesiastiche appartenenti all'istoria e al culto della b. Chiara di Rimini (Roma 1755, pp. 3, 255). Tra i suoi corrispondenti erano A. Degli Abati Olivieri, F. Alticozzi, G. Bianchi, G. Bianchini, A. Calogerà, G. Lami, L. Mehus, A. Scalabrini, G.G. Trombelli, i cardinali G. Besozzi, G. Garampi, G.A. Orsi, S. Valenti Gonzaga. Come nelle abitudini degli eruditi del tempo, il G. fu discreto collezionista di antichità; la sua raccolta numismatica ed epigrafica rimase a S. Vitale, la cui biblioteca il G. aveva arricchito di numerosi manoscritti e volumi.
Furono lette nell'Accademia di storia ecclesiastica di Roma le dissertazioni Sopra l'autore dell'edificio della basilica di S. Paolo… de' suoi musaici ed antiche pitture, Bologna, Biblioteca universitaria, Mss., 784; Sopra i corpi di s. Pietro e Paolo, ibid., 783 (in copia, Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 10953; Forlì, Biblioteca comunale Aurelio Saffi, Fondo Piancastelli, 586.316-337, dove sono conservate anche alcune sue lettere e brevi note autobiografiche).
Opere (oltre a quelle già menzionate): Dissertazione epistolare sulla letteratura ravennate, Ravenna 1749; Lettera… in difesa di alcuni letterati ravennati, in Nuova Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, II, Venezia 1756, pp. 139-159; Dissertazione sopra la origine dell'Esarcato e della dignità degl'esarchi, ibid., IV, ibid. 1758, pp. 447-480; Dissertazione prima sopra il mausoleo di Teodorico re de' Goti ora S. Maria della Rotonda, in Saggi della Società letteraria ravennate, I, Cesena 1765, pp. 1-39; Elogi de' pp. abbati don Camillo Affarosi e don Francesco Maria Ricci, in Nuova Raccolta d'opuscoli scientifici e filologici, XVI, Venezia 1768, pp. 229-268.
Fonti e Bibl.: Ravenna, Biblioteca Classense, Mss., 664, 783, 825, 892; Modena, Biblioteca Estense, Arch. Muratoriano, Sez. VI, Carteggio, filza 66; Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 10006; Borg. lat., 284; Savignano sul Rubicone, Biblioteca dell'Accademia dei Filopatridi, Fondo Amaduzzi, n.n.; le lettere di L.A. Muratori al G. sono pubblicate in Epistolario di L.A. Muratori, a cura di M. Campori, Modena 1904-06, VII, pp. 2796, 3096; VIII, pp. 3442, 3456, 3485, 3514 s., 3518, 3523, 3534, 3570, 3612, 3622, 3672, 3678; IX, pp. 3778, 3786, 3821, 3825, 3829, 3838 s., 3875, 3893, 3950, 3970, 4037, 4063, 4070; X, p. 4243; Edizione nazionale del carteggio di L.A. Muratori, XLII, Firenze 1975, pp. 171, 173 s. Una Lettera sul medico ravennate R. Calbi in Novelle letterarie di Firenze, XXIII (1762), coll. 401-410.
La più estesa biografia sul G. è quella di P.F. Manetti, in appendice alle Memorie… degli scrittori ravennati, cit., II, pp. 486 ss.; Novelle letterarie di Firenze, XXVIII (1767), coll. 646 s.; XXXI (1770), coll. 210-213; F. Mordani, G. P.P., in E. De Tipaldo, Biografie degli italiani illustri, III, Venezia 1836, pp. 233-235; Id., Vite di ravegnani illustri, Ravenna 1837, p. 95; A. Carlini, Della ritrattazione di fra Michele da Cesena e del falso Miserere edito sotto il suo nome nella Raccolta Muratoriana, in Archivio Muratoriano, 1908, n. 5, pp. 235-273; G. Gasperoni, Il contributo della Romagna all'opera di Muratori, in Studi di storia e di critica dedicati a Pio Carlo Falletti…, Bologna 1915, pp. 499-501, 506; Giornale storico della letteratura italiana, LXV (1915), p. 447; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1944, p. 423.