PACE, Pietro
PACE, Pietro. – Nacque a Loreto nel 1562 (non nel 1559, come è stato ripetuto dacché Tebaldini, 1921, p. 175, ne trascrisse male l’età dall’atto di morte).
Fanciullo, venne iniziato alla pratica della musica presumibilmente presso la S. Casa dall’organista d’origine fiamminga Sebastiano Hay; maestro di cappella era allora Costanzo Porta, fulgido contrappuntista di scuola veneziana. Venuto a mancare Hay nel giugno 1591, il 15 dicembre Pace ne prese il posto per un breve periodo con una retribuzione fissata in 50 scudi annui più il companatico: allora a guidare la cappella lauretana vi era Annibale Zoilo, eminente compositore romano che aveva indirizzato la S. Casa verso una polifonia d’impronta palestriniana. Pace lasciò l’incarico il 31 luglio 1592.
È ignoto quel che gli accadde fino al 1597, quando da Pesaro, dov’era organista in Duomo, il 20 settembre licenziò i Madrigali a cinque voci. Libro primo (Venezia, Ricciardo Amadino), suo debutto editoriale. La dedica del volume è indirizzata al prelato Giuliano Della Rovere (figlio naturale del cardinale Giulio, perciò cugino del duca d’Urbino Francesco Maria II), intenditore di musica e mecenate di prima linea, di cui Pace si dichiara servitore devoto da «tanto tempo» e oggetto di «tante gratie e favori». A Giuliano il compositore offrì, in seguito, anche i libri contrassegnati dai numeri d’opera 6, 14 e 16. Del resto come un fedelissimo della dinastia Della Rovere – patrocinatrice, da papa Giulio II in poi, del santuario e della cappella musicale di Loreto – Pace si presenta in diverse altre pubblicazioni, e non è escluso che per qualche tempo si sia trovato alle dipendenze dirette di Giuliano e del fratello Ippolito, ai figli del quale insegnò la musica.
Alla minore Leonora, che prese il velo sotto il nome di suor Maria, il compositore rievocò l’ormai lontano vincolo didattico offrendo il Quinto libro de motetti a una, due, tre, quattro, e cinque voci. In lode della Gloriosissima Vergine Maria. Con il suo basso per sonar nell’organo, op. 10 (Venezia 1615). Anche ai maggiori Giulio e Livia dev’essere stato assai prossimo: prova ne sono, per l’uno, la dedica del Primo libro de madrigali per cantare sopra il chitarone o tiorba o altri stromenti da una voce sola (ibid. 1613); per l’altra, futura duchessa d’Urbino, la dedica di Come da varie voci, secondo numero nei Madrigali del 1597. Inoltre al figlio di costei, il principe Federico Ubaldo, il compositore indirizzò gli Scherzi, arie e madrigali a una, due, tre, e quattro voci ... per cantar nel clavicembalo, chitarone, o altro simile istromento op. 13 (ibid. 1616), nel quale tre componimenti encomiastici sia in apertura sia in chiusura di volume incorniciano ampi pezzi in più sezioni, costruiti sulle arie allora in voga della Romanesca, del Ruggiero, del Gazella.
Per il resto, dedicatari dei libri di Pace furono sempre personalità religiose e politiche di rilievo locale, a parte due grandi mecenati delle arti (il compositore avrà magari ambito a penetrare nelle loro cerchie): il cardinal Montalto, cui dedicò i Madrigali a quattro e a cinque voci parte con sinfonia se piace, e parte senza, op. 15 (ibid. 1617), e Mark Sittich von Hohenems, conte di Altemps e principe-arcivescovo di Salisburgo, al quale indirizzò l’Ottavo libro de motetti a una, due, tre, e quattro voci... con il basso continuo per sonare, op. 19 (Roma 1619).
Dopo il 1597 di Pace si perdono le tracce (tranne che per due Magnificat a 4 voci usciti nella miscellanea Magnificat octo tonorum, Norimberga 1600, presenti pure in due manoscritti conservati a Berlino) fino al 1° settembre 1611, giorno in cui riprese servizio all’organo della S. Casa percependo – segno del rispetto di cui ormai godeva in patria – un salario di poco inferiore a quello del maestro di cappella Antonio Cifra, ossia 11 scudi al mese più companatico. Da quel momento si intensificò la produzione a stampa: una media annuale di due pubblicazioni, cui dal 1614 appose il numero d’opera.
Aggiornata e moderna appare la scrittura, che tanto nei generi da chiesa quanto in quelli da camera adotta, assieme al basso continuo, il canto monodico e lo stile concertato. Vero momento di svolta nel percorso artistico di Pace è riconosciuto il Quarto libro de madrigali a quattro voci... fatti per concertare sopra il clavicembalo o simili instrumenti, op. 6 (Roma, 1614) che ha i suoi cardini nell’intonazione delle ottave di Luigi Tansillo A caso un giorno mi guidò la sorte e di Vostro fui, vostro son e sarò vostro di Bernardo Tasso a cinque voci sull’aria del Ruggiero (a proposito di questo libro Alfred Einstein, 1949, p. 861, ebbe a dire che Pace sta al Veronese come Monteverdi sta al Tintoretto).
Prolifico in egual misura in campo profano e sacro (molte composizioni devozionali furono concepite per la Congregazione della Concezione con sede nell’oratorio dei gesuiti a Loreto), Pace si trovò a sperimentare anche il genere teatrale. Della Delinda, favola pastorale, resta il solo titolo (menzionato in un catalogo editoriale, cit. in Pitoni [1713]). L’Ilarocosmo, ovvero il mondo lieto, testo del recanatese Ignazio Bracci, protonotario apostolico, è invece un’azione allegorico-mitologica nota soltanto attraverso una partitura manoscritta (Biblioteca apost., Vaticana, Vaticano Urbinate, 379; ed. mod., in Vecchi, 1981).
Il dramma si compone di un prologo e tre intermezzi, omaggio encomiastico alla dinastia roveresca in occasione delle nozze di Federico Ubaldo con Claudia de’ Medici: non si ha però notizia dell’effettiva andata in scena del dramma in occasione delle celebrazioni nuziali dell’aprile 1621 nel ducato d’Urbino.
Morì a Loreto nel 1622, dove il 15 aprile fu tumulato in una tomba concessa dalla Società del Ss. Sacramento.
L’Undecimo libro de motetti a due, tre, quattro cinque, e sei voci col basso continuo per sonare, op. 25 (Roma 1625), uscì postumo a cura del figlio Benedetto.
Opere: Raccolte a stampa superstiti (non ancora nominate): Madrigali a cinque voci. Libro secondo, Venezia 1612; Il primo libro de moteti a 1, 2, 3 e 4 voci... con il suo basso per sonar nell’organo, ibid. 1613; Il terzo libro de motetti a una, due, tre, quattro e cinque voci, con il suo basso per sonar nell’organo, op. 8, ibid. 1614; Il quarto libro de motetti a una, due, tre, quattro e cinque voci, con il suo basso per sonar nell’organo, op. 9, ibid. 1614; Il primo libro de scherzi et arie spirituali sopra la Romanesca, Ruggiero et aria del Gazella a una doi tre quattro, et sei voci per cantare nel clavicembalo, chitarrone o altro simile instromento, op. 12, ibid. 1615; Il secondo libro de scherzi et arie spirituali... per cantare nel clavicembalo, chitarrone, o altro simile istromento, op. 14, ibid. 1617; Il sesto libro de motetti a una, due, tre, e quattro voci... con il basso per l’organo, op. 16, ibid. 1618; Motetti a quattro a cinque et a sei voci. Con il basso per sonar nell’organo, op. 18, ibid. 1619; Salmi a otto voci, op. 20, ibid., 1619; Il nono libro de motetti a una, due, tre, e quattro voci, con il basso continuo per sonare, op. 21, ibid. 1619. Il mottetto Quem dicunt homines compare sia nell’antologia Siren coelestis duarum, trium et quatuor vocum, a cura di G. Victorinus (Monaco di Baviera, 1616), sia in Promptuarii musici concentus ecclesiasticos CCLXXXVI… selectissimos, II, III et IV vocum… pars tertia, a cura di J. Donfrid (Strasburgo 1627). Risultano perduti: Il decimo libro de mottetti a 2, 3, 4, 5, 6, op. 23, Roma 1621; Vesperi a 8 voci con il basso (Venezia?); Litanie a 8 voci (Venezia?); Magnificat a 2, 3, 4 (cfr. Mischiati, 1984, p. 257). Dovettero esistere anche un libro III di madrigali (1612-13) e un libro II di mottetti, op. 7 (1614). Alcune composizioni manoscritte sono a Modena, Biblioteca Estense, e Berlino, Staatsbibliothek, Preussischer Kulturbesitz.
Fonti e Bibl.: Loreto, Archivio storico della S. Casa, Liber Mortuorum 2° (Registro dei morti delle parrocchie vescovili), 1618-1627, c. 80, n. 186; G.O. Pitoni, Notitia de’ contrapuntisti e compositori di musica [1713], a cura di C. Ruini, Firenze 1988, p. 225; A. Solerti, Musica, ballo e drammatica alla corte medicea dal 1600 al 1637, Firenze 1905, pp. 159 s.; A. Saviotti, La musica alla corte dei duchi di Urbino, in Cronaca musicale, XIV (1910), pp. 210 s.; G. Tebaldini, L’archivio musicale della Cappella Lauretana, Loreto 1921, pp. 78 s., 98-101, 175; Id., P. P., in Rassegna marchigiana, I (1922), pp. 10-19; G. Radiciotti, Ancora di P. P., ibid., pp. 61 s.; M. Bukofzer, La musica barocca [1947], Milano 1982, pp. 42, 51, 94, 176; A. Einstein, The Italian madrigal, II, Princeton (New Jersey) 1949, p. 860; J. Racek, Stilprobleme der italienischen Monodie. Ein Beitrag zur Geschichte des einstimmigen Barockliedes, Praha 1965, pp. 13 s., 73, 92, 118; M.C. Zucchini, L’«Ilarocosmo» di P. P., in Quadrivium, XII (1971), 2, pp. 49-57; F. Piperno, La sinfonia strumentale del primo Seicento, in Studi musicali, V (1976), pp. 101 s.; G. Vecchi, Festa teatro e musica per le nozze roveresche del 1621. L’«Ilarocosmo» di Ignazio Bracci e P. P., in Studia oliveriana, n.s., I (1981), pp. 9-170; La Cappella musicale di Loreto nel Cinquecento. Note d’archivio, a cura di F. Grimaldi, Loreto 1981, pp. 12, 71, 125; Cantori maestri organisti della Cappella musicale di Loreto nei secoli XVII-XIX. Note d’archivio, a cura di F. Grimaldi, Loreto 1982, pp. 11, 17, 142-145; O. Mischiati, Indici, cataloghi e avvisi degli editori e librai musicali italiani dal 1591 al 1798, Firenze 1984, ad ind.; G. Moppi, ‘Madrigali a cinque voci. Libro primo’ di P. P. (1597). Studio critico ed edizione moderna, tesi di laurea, Università di Firenze, a.a. 2000-01; F. Piperno, Musiche e musicisti attorno ai Della Rovere, in Pesaro nell’età dei Della Rovere, a cura di G. Arbizzoni - A. Brancati - M.R. Valazzi, II, Venezia 2001, pp. 387-389, 391 s., 397-400, 402; Id., Spettacoli a Pesaro nel 1621 per nozze Medici-Della Rovere: sulla autonomia progettuale di una corte periferica, in «Lo stupor dell’invenzione». Firenze e la nascita dell’opera, a cura di P. Gargiulo, Firenze 2001, pp. 88, 94 s., 102 s.; G. Moppi, Tra prima e seconda pratica: orizzonti culturali e inclinazioni stilistiche dei ‘Madrigali a cinque voci. Libro primo’ di P. P. (1597), in Arte Musica Spettacolo. Annali del Dipartimento di Storia delle arti e dello spettacolo - Università di Firenze, III (2002), pp. 15-34; F.-J. Fétis, Biographie universelle des musiciens, VI, Paris 1878, p. 396; R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VII, 1902, pp. 269 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, II, p. 206; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti. Le biografie, V, p. 484; The new Grove dictionary of music and musicians (ed. 2001), XVIII, pp. 843 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart. Personenteil, XII, 2004, coll. 1504 s.