NELLI, Pietro
NELLI, Pietro. – Nacque il 29 giugno 1671 a Carrara, da Stefano e da Teresa Baratta, e fu battezzato il giorno stesso, con il nome di Pietro Antonio, nel duomo di S. Andrea (Massa, Archivio diocesano, Collegiata di S. Andrea di Carrara, Battesimi, libro H [1668-1701], c. 10r).
L’atto di battesimo contraddice quanto riportato dagli studiosi (Pio, 1724; Busiri Vici, 1982) che lo dicono nativo di Massa sulla scorta di una scritta apposta dallo stesso Nelli a un autoritratto eseguito per la serie di disegni raffiguranti artisti, destinati a illustrare le Vite di Nicola Pio e oggi conservati al Nationalmuseum di Stoccolma: il pittore si definisce infatti «de Massa Carrarae» e afferma di essere nato il 29 giugno 1672. Stupisce che il carrarese Nelli dica di venire da Massa: si può ipotizzare che la sua famiglia si sia trasferita, poco dopo la sua nascita, nella capitale del Ducato cybeo.
Molto presto (non più tardi dei primi anni Ottanta) lasciò la costa apuana alla volta di Roma dove probabilmente trovò ospitalità presso qualche parente di parte materna, come lo zio scultore Andrea Baratta. Una volta nell’Urbe, entrò nella bottega di Giovanni Maria Morandi, forse grazie all’interessamento del cardinale Alderano Cybo, dei duchi di Massa e principi di Carrara, che del pittore fiorentino fu importante committente e protesse i tanti artisti ‘connazionali’ di stanza a Roma, favorendo in particolare l’inserimento dei nuovi arrivati negli ambienti artistici capitolini. L’alunnato presso Morandi costituì per il giovane Nelli un’esperienza di fondamentale importanza. Si instaurò innanzitutto un rapporto di profonda amicizia tra il maestro e l’allievo, che abitò a casa del primo per molti anni, probabilmente fino alla morte di Morandi, avvenuta nel 1717; gli Stati delle anime del 1730 ancora lo attestano in via della Lungara, nella zona in cui aveva vissuto Morandi (Costantini, 1994, p. 254). Egli eseguì almeno due ritratti del maestro: uno, a sanguigna, per la citata raccolta di effigi di artisti radunata da Nicola Pio; l’altro, a olio su tela, destinato alla collezione dei ritratti degli accademici di S. Luca, che lo stesso Nelli, il 1° aprile 1731, consegnò all’Accademia, dove ancora oggi si conserva (Susinno, 1974, p. 222; Incisa della Rocchetta, 1979). Il rapporto con Morandi fu fondamentale per la formazione e la definizione della personalità artistica di Nelli, che si specializzò infatti negli stessi generi nei quali Morandi si era affermato (la pittura sacra e, soprattutto, la ritrattistica) e manifestò sempre ben chiara, nella sua produzione, l’influenza dello stile del maestro. Molto presto, Morandi iniziò a servirsi di lui come di uno dei suoi più fidati collaboratori e, intorno al 1687-89, lo invitò a raggiungerlo a Firenze per aiutarlo nella realizzazione di alcuni ritratti (Pascoli, 1736).
Rientrato a Roma, si affermò rapidamente come ritrattista, al punto che poco dopo l’elezione al soglio pontificio del cardinale Giovan Francesco Albani con il nome di Clemente XI (1700) realizzò un ritratto del nuovo papa, noto grazie all’incisione che ne trasse Anton Birkhart; nello stesso periodo dipinse anche un bel ritratto a figura intera del fratello minore del pontefice, Orazio (Pesaro, collezione Castelbarco Albani), che fu inciso sempre da Birkhart nel 1705 e del quale sono note due repliche limitate al solo volto (Rudolph, 2001). Alcuni anni più tardi eseguì un altro ritratto del pontefice, di ubicazione ignota (non è detto infatti che si tratti dell’ovato conservato presso il palazzo Albani di Urbino, come sostenuto in Busiri Vici, 1982); del dipinto, noto attraverso una stampa di Girolamo Rossi del 1714, esiste un disegno preparatorio, conservato nel Philadelphia Museum of art (Id., 1980). Il ritratto fu esposto nel 1712 alla mostra organizzata dalla Congregazione dei Virtuosi al Pantheon (sodalizio in cui Nelli entrò in quello stesso anno) e il successo riportato dal pittore in quell’occasione rappresentò probabilmente l’apice della sua carriera, al punto che nel citato autoritratto a sanguigna per Nicola Pio volle rappresentarsi mentre tiene in mano un disegno raffigurante il volto di Clemente XI.
Nel 1715 espose due dipinti alla mostra di S. Salvatore in Lauro (dove forse aveva già esposto un’opera nel 1695): un ritratto diGiovanni Maria Morandi, forse da identificare con quello poi donato all’Accademia di S. Luca, e una «mezza figura di un S. Paulo, da tre palmi» (De Marchi, 1987). Poco dopo, nel 1718-19, divenne membro dell’Accademia (al 20 aprile 1719 risale la prima registrazione della sua presenza a una riunione accademica; Busiri Vici, 1982); all’interno dell’istituzione ebbe l’incarico di visitare gli infermi.
Il secondo decennio del Settecento rappresentò il periodo della definitiva affermazione di Nelli che si impose come il ritrattista più in voga nella Roma del tempo: per lui posarono pontefici – oltre a Clemente XI, Clemente XII Corsini (ibid., p. 87) – cardinali (basti pensare che nelle Vitae di Guarnacci ben 40 ritratti incisi derivano da dipinti o disegni di Nelli), nobili.
Nel catalogo della vendita Rospigliosi del 1932 recavano l’attribuzione a Nelli 13 ritratti (Negro, 2000); begli esempi della sua maestria sono il Ritratto digentiluomo della Galleria Pallavicini di Roma e il ritratto di Marianna Capponi Cardelli (Roma, collezione Cardelli), firmato e datato 13 maggio 1714 (Busiri Vici, 1982).
Benché la sua attività principale fosse quella di ritrattista, realizzò anche un buon numero di pale d’altare e dipinti di soggetto religioso, sia per chiese romane (in genere, tuttavia, non di primaria importanza) sia di altre città. Sul primo altare di sinistra in S. Caterina a Magnanapoli si trova la pala con Cristo e la Madonna checonsegnano il libro e l’abito vescovile a s. Nicola; al di sopra degli altari laterali della chiesa dei Ss. Gioacchino e Anna alle Quattro Fontane sono poste due lunette rappresentanti S. Teresa e s. Rita e La morte di s. Rita. Per S. Lorenzo in Borgo realizzò un S. Giovanni Battista e un S. Sebastiano (dispersi, ma di quest’ultimo si può vedere una riproduzione fotografica in Titi, 1987, II, p. 51) e una «tavola dedicata a s. Anna» (ibid., I, p. 18), da identificare in una tela oggi conservata presso l’Istituto Calasanzio di Frascati.
Di altri dipinti menzionati da Pio, Pascoli e Titi ignoriamo la sorte: la pala con S. Tecla, Dio Padre e Cristo per la cappella di S. Tecla all’interno del complesso di S. Spirito in Sassia; il laterale destro per la cappella di S. Girolamo in S. Onofrio al Gianicolo raffigurante L’imbarco di s. Paola e s. Eustochio per la Terrasanta; una tela di ignoto soggetto per la chiesa di S. Michele Arcangelo fuori di porta Fabbrica o S. Angelo delle Fornaci). Parimenti non rintracciate sono tre pale d’altare inviate da Nelli a Montepulciano (Pascoli, 1736); sono invece giunti tre ovati con storie veterotestamentarie (Agar e Ismaeleconfortati dall’angelo, Il sacrificio di Isacco, Tobiolo e l’angelo), che il pittore realizzò nel 1734 per la chiesa di S. Giuseppe a Tarquinia, ricevendone un compenso di 108 scudi (Le chiese nella città di Corneto..., 1976).
Al 1737-38 risale l’esecuzione della grande Annunciazione per l’abside della cattedrale di Civita Castellana, commissionatagli dal cardinale Camillo Cybo. Questo dipinto dovette essere una delle ultime opere del pittore, che morì a Roma nel febbraio 1740.
Ebbe alcuni allievi, il più noto dei quali fu il paesaggista Francesco Zuccarelli.
Fonti e Bibl.: N. Pio, Le vite di pittori… (1724), a cura di C. Enggass - R. Enggass, Città del Vaticano 1977, pp. 55, 123 s.; Gli eccelsi pregij delle belle arti…, Roma 1733, p. 106; L. Pascoli, Vite de’ pittori… (1736), a cura di A. Marabottini, Perugia 1992, pp. 581-583; M. Guarnacci, Vitaeet res gestae pontificum…, Roma 1751; G. Campori, Memorie biografiche…, Modena 1873, pp. 165 s.; A.M. Clark, The portraits of artists drawn for Nicola Pio, in Master drawings, V (1967), 1, pp. 3-23; S. Susinno, I ritratti degli accademici, in L’Accademia nazionale di S. Luca, a cura di C. Pietrangeli, Roma 1974, pp. 201-270; Le chiese nella città di Corneto, in Bollettino della Società tarquiniense d’arte e storia, V (1976), pp. 69-107; G. Incisa della Rocchetta, La collezione dei ritratti dell’Accademia di S. Luca, Roma 1979, p. 154; Id., Portrait of Clemente XI Albani, in A scholar collects. Selections from theAnthony Morris Clark bequest (catal.), a cura di U.W. Hiesinger - A. Percy, Philadelphia 1980, p. 33; A. Busiri Vici, P. N., ritrattista del primo Settecento romano, in L’Urbe, XLV (1982), 3-4, pp. 81-87; S. Rudolph, La pittura del ’700 a Roma, Milano 1983, p. 791, figg. 518 s.; F. Titi, Studio di pittura, scoltura, et architettura nelle chiese diRoma (1674-1763), a cura di B. Contardi - S. Romano, Firenze 1987, I, pp. 18, 20, 146, 161; II, Atlante, p. 51; G. De Marchi, Mostre di quadri a S. Salvatore in Lauro (1682-1725). Stime di collezioni romane. Nota e appunti di Giuseppe Ghezzi, Roma 1987, pp. 70, 77, 315; M. Costantini, La casa in via della Lungara, un esempio di abitazione borghese di fine Seicento, in Roma borghese (Studi sul Settecento romano, 10), a cura di E. Debenedetti, I, Roma 1994, pp. 253-262; R. Sansone, Giammaria Morandi e i Rospigliosi, in Paesaggio e figura. Nuove ricerche sulla collezione Rospigliosi, a cura di A. Negro, Roma 2000, pp. 17-25; A. Negro, Le due aste Rospigliosi del 1931 e 1932. I cataloghi, ibid., pp. 93-229; S. Rudolph, Ritratto di Orazio Albani, in Papa Albani e le arti a Urbino e a Roma 1700-1721 (catal., Urbino-Roma), a cura di G. Cucco, Venezia 2001, pp. 188 s.; E. Cisbani, Il tiburio nei restauri della cattedrale di Civita Castellana (1734-1750), in Biblioteca e società, XXIX (2010), 3, pp. 14-27. U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXV, p. 386.
Versione integrale della voce. Per un errore tecnico, nel volume a stampa compare una versione parziale priva del terzo paragrafo (da «Molto presto [...]» a «[...] Pascoli, 1736»).