NEGRONI, Pietro
NEGRONI, Pietro – Nacque a Camairago, nel Lodigiano, il 31 luglio 1884, da Andrea, modesto casaro, e da Giuditta Codazzi.
Ottavo di dieci figli, al termine delle scuole elementari fu inviato come garzone di salumeria a Milano, dove svolse un apprendistato destinato a rivelarsi decisivo per i futuri e ambiziosi progetti imprenditoriali. Nel 1905 si trasferì a Cremona come capotecnico del salumificio Lanfranchi, laboratorio a conduzione familiare che macellava fino a 15 suini a settimana. Due anni dopo, assunse la direzione della succursale cremonese della Società anonima commerciale Francesco Ettori di Brescia, impresa all’avanguardia nel settore della lavorazione delle carni, dotata di moderni impianti a vapore.
Il 24 maggio 1909 sposò a Castelleone Francesca Achilli, appartenente a un’agiata famiglia di commercianti e salumieri, dalla quale, il 26 aprile dell’anno seguente, ebbe il primo figlio, Paolo. Di lì a pochi mesi, rilevò insieme al fratello minore Enrico la succursale Ettori, ormai ben avviata, prendendone in affitto i locali nel Comune di Due Miglia (quartiere S. Ambrogio), alle porte di Cremona. Il 1° settembre 1910 la nuova impresa fu iscritta alla locale Camera di commercio come Pietro Negroni e fratello, società di fatto per l’esercizio dell’industria salumiera. La sfida principale era quella d’inserire il confezionamento del salame e degli insaccati in genere, di antica tradizione contadina, nel processo industriale della lavorazione della carne, aprendosi a nuovi mercati. Nel 1914, a seguito del recesso dalla società del fratello, Negroni rimase unico titolare della ditta. Nello stesso anno nacque la seconda figlia, Andreina.
Nel 1915, il volume d’affari e i livelli d’efficienza raggiunti dallo stabilimento (circa 3500 suini e 700 bovini trasformati l’anno), spinsero l’industriale – intenzionato a contenere i costi e aumentare la produzione – a sostenere di fronte al Comune il diritto di macellare privatamente il bestiame, nonostante le disposizioni municipali avessero previsto l’apertura, proprio in quell’anno, di un macello pubblico nel quartiere. «Pretendere di distaccare [...] la macellazione dall’industria – affermava Negroni – è ucciderla e renderle impossibile, oltre ad una insopportabile maggiore spesa di trasporti e mano d’opera e spreco di tempo prezioso, ogni andamento industriale» (Schiavini Trezzi, 1981, p. 47). La diatriba, che ebbe toni accesi, si concluse nel dicembre 1916, con l’accordo di realizzare, a carico di entrambe le parti, nuovi locali e impianti privati contigui al macello comunale, confacenti alle esigenze dell’impresa. Frattanto, si provvedeva all’acquisto del fabbricato, inizialmente preso in affitto dalla società Ettori; a esso si aggiunsero edifici limitrofi negli anni seguenti.
Nel luglio 1918, nel quadro della politica annonaria dovuta alla guerra, il Consorzio provinciale per gli approvvigionamenti di Cremona assunse in esercizio diretto lo stabilimento, nominando Negroni direttore tecnico. La situazione tornò alla normalità nel marzo 1919, quando, per iniziativa dello stesso Negroni e con la sua cospicua partecipazione finanziaria, fu costituita la società in accomandita semplice Consorzio commerciale P. Negroni e C., allo scopo di macellare i suini ingrassati nelle aziende dei soci, nonché di trasformare e vendere carni suine e salumi. Del Consorzio medesimo fece parte, dal settembre 1921, la Società anonima italo-danubiana, fondata dall’industriale Amilcare Robbiani per l’importazione ed esportazione verso i paesi balcanici di bestiame e prodotti agricoli.
Sempre nel 1921, rilevato lo stabile del macello pubblico di Due Miglia a seguito della soppressione del Comune, aggregato in quell’anno a Cremona, fu avviata la costruzione della nuova struttura industriale secondo le tecnologie più avanzate. L’anno dopo, con la partecipazione, accanto a Pietro, dei fratelli Francesco ed Enrico, nacque la Società F.lli Negroni per la trasformazione del latte in burro e provolone e il parallelo allevamento dei suini. Alla sede, a Pozzaglio, sempre nel cremonese, si aggiunsero tra il 1927 e il 1932 altri impianti (alcuni in società col solo fratello Enrico) nelle province di Cremona, Bergamo, Brescia e Piacenza. Il 16 luglio 1935 il notaio Gaetano Feraboli rogò l’atto di costituzione della Società anonima fratelli Negroni fu Andrea caseifici, con sede a Cremona, che contestualmente procedeva all’acquisto dello stabile già salumificio Marasca in San Vito di Casalbuttano. Tra i sette soci, oltre a Pietro, al fratello Enrico e al figlio Paolo, comparivano il cognato Giuseppe Achilli e il nipote Francesco Achilli, nonché gli amici Guido Tomè, segretario del Consiglio provinciale dell’economia corporativa, e Dario Ferrari, prestigiosa figura della Cremona radicale di fine Ottocento e inizio Novecento, già sindaco della città e legale di Negroni dai tempi della menzionata controversia col Comune di Due Miglia.
Nel frattempo, lo stabilimento di S. Ambrogio si era a tal punto ingrandito da occupare un’area di 60.000 m2 (un terzo dei quali coperto) e impiegare più di 200 operai. La ditta risultava tra i fornitori ufficiali di Esercito e Marina, mentre i salumi Negroni erano da tempo conosciuti anche all’estero, specie in Francia, Belgio e Svizzera. I prodotti in scatola arrivavano oltreoceano, prima che gli Stati Uniti adottassero le misure protezionistiche conseguenti alla grande depressione. Ancora, nel 1931, in occasione della fiera di Nizza e grazie a una felice intuizione dal figlio Paolo, particolarmente attento agli aspetti comunicativi (a lui si sarebbe dovuta, nel secondo dopoguerra, l’intensa campagna pubblicitaria legata al marchio di famiglia), nasceva il Negronetto, il primo salame ‘firmato’ della storia. Con un ritmo di più di 22.000 capi macellati, l’azienda dichiarava nel 1936 un fatturato annuo di 19 milioni di lire, 4 milioni dei quali sul mercato estero.
Il ciclo produttivo, completo e continuo, prevedeva che il bestiame suino provenisse in buona parte dagli allevamenti Negroni, correlati all’attività casearia, mentre i resti ossei derivanti dalle macellazioni erano trasformati in concime per uso agricolo negli stabilimenti di Robecco d’Oglio e Pozzaglio. Studi approfonditi sull’impiego dei sottoprodotti della macellazione venivano intanto condotti da Paolo Negroni, laureato in chimica, nell’ambito della Negroni industria chimica prodotti estrattivi animali, altra delle iniziative imprenditoriali della famiglia.
Uomo interamente dedito al lavoro, iscritto al Partito fascista dal 1933, ma, com’ebbe a dichiarare il prefetto di Cremona nel 1930 in occasione della nomina a cavaliere della Corona d’Italia, già devoto al regime di cui seguiva le direttive, Negroni non ricoprì mai vere e proprie cariche politiche. In ambito prettamente economico, fu membro del Consiglio nazionale della Corporazione della zootecnia e della pesca dall’istituzione (1934), componente dell’Unione industriale e del Comitato direttivo dell’Istituto nazionale delle conserve alimentari. Inoltre, fu attivo nel Sindacato esercenti industrie agricole e, in città, consultore comunale.
Insignito nel 1930 dell’onorificenza di cavaliere della Corona d’Italia e prossimo a ricevere quella di commendatore, morì a Cremona il 17 maggio 1937, lasciando ai figli l’azienda di famiglia.
Passata attraverso le successive generazioni la ditta è confluita nel 2002 nel gruppo Veronesi e nel 2007 all’interno dello stesso gruppo è diventata Negroni spa con Montorsi, Daniel e Fini salumi.
Fonti e Bibl.: La principale, seppur scarna, fonte d’informazioni è costituita da un rapporto del Consiglio provinciale dell’economia corporativa di Cremona al ministero delle Corporazioni del 12 gennaio 1934, conservato in Archivio di Stato di Cremona, Prefettura di Cremona, Ufficio di gabinetto, b. 582, all’interno della pratica per l’avviata e non avvenuta nomina a commendatore della Corona d’Italia. Informazioni specifiche si ricavano anche dall’Archivio dell’Ufficio del registro di Cremona (presso l’Archivio di Stato di Cremona), Atti di successione, b. 513. Gran parte di tale documentazione e altra ancora è ripresa e citata da J. Schiavini Trezzi, P. N. (1884-1937), in Cremona. Rassegna della Camera di commercio, industria, agricoltura e artigianato, XI (1981), 1, pp. 45-52, al momento unica ricostruzione biografica del personaggio. Completano il profilo, con dati relativi alla storia dell’industria e del marchio: S. Negroni, Fasi storiche e scelte strategiche di un’azienda del settore delle conserve animali, tesi di laurea, Università L. Bocconi Milano, facoltà di economia e commercio, a.a. 1990-91; N. Arrigoni, La stella di Negroni. 90 anni di qualità, Milano 1996.