NACCHINI, Pietro
NACCHINI (Nakić, Nachich), Pietro (Petar). – Nacque probabilmente nel villaggio di Bulić, nel territorio parrocchiale di Velim, allora diocesi di Scardona (Skradin), nel retroterra dalmata tra Zara (Zadar) e Sebenico (Šibenik), da Juraj (Giorgio) e da Doroteja (Dorotea) e fu battezzato il 21 febbraio 1694.
Il titolo nobiliare di conte, col quale figura in vari atti notarili, era stato concesso dal senato veneto ai suoi antenati, condottieri fedeli della Repubblica di Venezia, per meriti militari. Destinato dalla famiglia alla carriera ecclesiastica, il 4 novembre 1712 entrò nel convento francescano di S. Lorenzo a Sebenico, dove pronunciò i voti il 1° aprile 1713 assumendo il nome di Pavao (Paolo). Trascorse il periodo di noviziato e degli studi di filosofia nel monastero di Visovac e a Sebenico; fu poi inviato a Venezia per proseguire gli studi di teologia nel convento di S. Francesco della Vigna. Degli anni dal 1712 al 1729 si hanno scarse notizie.
Versato particolarmente nelle arti meccaniche, approfondì lo studio della matematica e della fisica applicata all’organaria attraverso il trattato del gesuita Claude-François Milliet de Chales, Cursus seu mundus mathematicus (Lione 1674): così afferma il suo allievo Frančišek Ksaver Križman (in Mantuani, 1926, pp. 225 s.; Lunelli, 1942, pp. 199 s.); a Venezia avrebbe inoltre frequentato l’officina di Giovanni Battista Piaggia (o Piazza) a S. Giovanni in Bragora. L’organaro Antonio Placca dichiarò invece nel 1760 che Nacchini sarebbe stato istruito da Giacinto Pescetti (1668 circa - 1756). Tali testimonianze non sono tuttavia ritenute del tutto convincenti da Lunelli (1937, pp. 252-254; 1942, p. 202; 1973, pp. 168, 209), per il quale nella formazione di Nacchini andrebbe invece considerato l’influsso della scuola tedesca di Eugenio Casparini, che lavorò nell’Italia nordorientale per oltre un trentennio lasciando opere importanti a Venezia e Padova.
Nel 1729, morto il padre, chiese alla Nunziatura apostolica di Venezia di essere sciolto dai voti dichiarando d’essersi dato alla religione per costrizione paterna. La domanda fu accolta, e da quel momento visse come sacerdote aggregato al clero secolare della diocesi di Scardona, dedito unicamente all’arte organaria. Riprese il nome di battesimo, Pietro (Petar), e italianizzò il cognome Nakić (o Nachich) in Nacchini o Nachini. Da una lettera del 14 marzo 1729 indirizzata al vescovo di Scardona risulta che era comunemente noto come fra Paolo di Sebenico; questo ha consentito di identificarlo con quel «Pre Pavolo di Sebenico minor osservante» che nel 1722 restaurò l’organo della chiesa del Carmine di Lugo di Romagna, una delle primissime attestazioni della sua attività.
Grazie alla generosità dell’amico don Bartolomeo Peretti, che gli aveva regalato una proprietà a Noventa Vicentina, Nacchini si assicurò i mezzi economici necessari per uscire dal convento. Con lo stesso Peretti, suo 'scolaro', e con don Giovanni Pierantoni, il 1° ottobre 1729 costituì una società per la costruzione d’organi con sede a Venezia in Barbaria delle Tole, che però venne sciolta nel febbraio 1730. Da allora proseguì l’attività da solo; portò la fabbrica a dimensioni tali da poter fornire nel giro di un trentennio numerosi organi nei territorii della Repubblica di Venezia, in Romagna, nelle Marche, in Istria e in Dalmazia: l' attività fu frenetica soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta. Nel 1751 ne affidò la direzione a Francesco Dacci senior (1712 circa - 1784), suo miglior allievo, ma in realtà continuò a firmare strumenti fin verso il 1765-68. Tuttavia nel 1760, a causa di gravi problemi di salute – narrati nelle lettere a padre Giambattista Martini – fu costretto a ritirarsi nella sua villa a Corno di Rosazzo, in Friuli, acquistata nel 1737 (oggi nota come villa Cabassi), dove una ricaduta della malattia lo ridusse in fin di vita. Dopo una convalescenza di alcuni mesi si riprese e si rimise in viaggio verso le Marche per collocare sei nuovi organi; ma ad Ancona si ammalò di nuovo, e solo a fatica riuscì a rientrare a Venezia.
I cospicui guadagni realizzati gli avevano consentito di effettuare numerosi investimenti immobiliari nell’Udinese (acquisto di case e terreni con vigneti, affittati poi a coloni), che incrementarono ulteriormente i suoi redditi. Nel 1763 decise infine di vendere tutti i suoi beni e di abbandonare il Friuli.
Trasferitosi definitivamente a Conegliano, nel Trevigiano, vi morì il 17 aprile 1769.
Un suo ritratto (olio su tela) risalente a metà Settecento è nel Museo del Duomo di Udine.
È riconosciuto come il fondatore della scuola organaria veneta del secolo XVIII, i cui schemi costruttivi furono poi seguiti fedelmente da allievi e successori – in particolare da Gaetano Antonio Callido – fino ai primi decenni dell’Ottocento. Numerosi organari si formarono alla sua scuola: i veneziani Nicolò Moscatelli, Francesco Dacci senior, Francesco (Antonio) Dacci junior e Callido, lo sloveno Križman (Chrisman o Crismani) e i meno noti Luka Terzić, Ivan Kačić e Mihovil Kargotić.
La sua produzione organaria si estese per circa un quarantennio e totalizzò 350-370 strumenti. Non è pervenuto alcun catalogo; disponiamo solo di ricostruzioni parziali (Lunelli, 1973, pp. 207 s.; Garbelotto, 1993, pp. 7-14; Armano 1998, pp. 23-29, con cartine). Da una cronaca del 1782 si ha notizia di due clavicembali costruiti da Nacchini: uno forse per sé, lasciato poi al suo servitore Giovanni Battista Burnia, l’altro «servito per il Sovrano delle Spagne» (Nassimbeni, 1997, p. 162).
Il tipo di organo praticato da Nacchini è di solito a una tastiera sola e consta di somiere 'a tiro', ripieno esteso fino alla vigesimanona o alla trigesimasesta, flauti a cuspide in VIII, XII e XVII (ossia cornetta nei soprani), più raramente in XV, voce umana, e di un registro ad ancia (tromboncini) collocato davanti alle canne di facciata; al pedale contrabbassi e ottave di rinforzo (Lunelli, 1973, pp. 22 s.); rari gli strumenti a due tastiere, come il rifacimento dell’organo Casparini in S. Giustina (1734-37) e il quarto organo della basilica di S. Antonio (1740) a Padova. A Nacchini si deve l’invenzione del tiratutti a manovella e l’adozione dell’accordatura del «sesto di comma regolare», ossia con diminuzione delle quinte di 1/6 di comma sintonico, sistema che sarebbe stato ideato dal fisico-matematico veneto Giordano Riccati e sperimentato da Nacchini nel 1750 sull’organo op. 159 di S. Maria dei Battuti (o S. Croce dell’Ospedale) a Treviso (Barbieri, 1987, pp. 174-177, 214).
Fonti e Bibl.: Liubiana, Nadškofijski Arhiv, 100, 235/6: F.K. Križman, Crisis organi venerandae ecclesiae cathedralis Labaci, 1762 (autografo); Zagabria, Hrvatska akademija znanosti i umjetnosti (Academia scientiarum et artium Croatica), Odsjek za povijest hrvatske glazbe (Sezione di Storia musica croata), Ladislav Šaban (1918-1985): appunti e ricerche su organi e organari (Orgulje i orguljari), sub N. (consultabili da http://info.hazu.hr/home); G. Serassi, Sugli organi. Lettere, Bergamo 1816 (rist. anast., Bologna 1973), pp. 7, 31, 34, 38-40; I. Kukuliević-Sakcinski, Slovnik umjetnikah jugoslavenskih, Zagabria 1858-60, pp. 319 s.; P. Kolendić, Mesto i godina rodjenja don Petra Nakića, in Prilozi za književnost, jesik, istoriju i folklor, I (1921), pp. 34 s.; J. Mantuani, Frančišek Ksaver Križman, izdelovalec orgelj, III: Učna doba za izdelovanje orgelj, in Sveta Cecilija, XX (1926), pp. 225-230; G. Vale, Contributo alla storia dell’organo in Friuli, in Note d’archivio per la storia musicale, IV (1927), pp. 47, 55-57, 61 s.; R. Lunelli, Organari stranieri in Italia, ibid., XIV (1937), pp. 252-254, 278; Id., Contributi dalmatini e sloveni alla rinascita e alla diffusione dell’arte organaria veneziana settecentesca, in Archivio veneto, s. 6, LXXII (1942), pp. 196-209; S. Dalla Libera, L’arte degli organi a Venezia, Venezia-Roma 1962 (rist. 1979), ad ind.; Id., L’arte degli organi nel Veneto. La diocesi di Cèneda, Venezia-Roma 1966 (rist. 1979), pp. 111, 134, 235; L. Šaban, Graditelj orgulja Petar Nakića i Šibenik, in Radovi Instituta Jugoslavenske akademije znanosti i umjetnosti u Zadru. Acta Instituti Academiae Jugoslavicae Scientiarum et Artium in Zadar, XIII-XIV (1967), pp. 401-432 (si veda anche la recensione di L.F. Tagliavini, in L’Organo, VIII (1970), 2, pp. 239-241); G. Radole, L’arte organaria in Istria, Bologna 1969, ad ind.; L. Šaban, Contributo alla biografia di Don Pietro Nakić, in L’Organo, IX (1971), 2, pp. 257-265; R. Lunelli, Studi e documenti di storia organaria veneta, Firenze 1973, pp. 22 s., 95 s., 205-211 e figure 15 s.; I. Paroni - O. Barbina, Arte organaria in Friuli, Udine 1973, ad ind.; L. Šaban, Umjetnost i djela graditelja orgulja Petra Nakića u Dalmaciji i Istri, in Arti Musices, IV (1973), pp. 5-45; I. Faulend-Heferer, Nakićeve orgulje iz 1762. u Samostanskoj crkvi Sv. Frane u Šibeniku. Tehničko-akustička analiza. Restauracija, ibid., pp. 47-99; G. Radole, L’arte organaria a Trieste, Bologna 1975, ad ind.; A. Sartori, Documenti per la storia della musica al Santo e nel Veneto, a cura di E. Grossato, Vicenza 1977, ad ind.; G. Vio, Documenti di storia organaria veneziana, in L’Organo, XVII (1979), 1-2, p. 203; G. Radole, Organari in area veneta dal Seicento ai primi del Settecento, in Organaria veneta: patrimonio e salvaguardia, Convegno di studi, Vicenza 1986, pp. 36-41; P. Barbieri, L’espressione degli «affetti» mediante l’ineguale accordatura degli strumenti da tasto nel Settecento veneto, ibid., pp. 42 s.; Id., Acustica, accordatura e temperamento nell’Illuminismo veneto, Roma 1987, ad ind.; A. Garbelotto, P. N. organaro veneto, Bologna 1993; M. Ferrante, Organari veneti nelle Marche dal XV al XIX secolo, in Quaderni musicali marchigiani, I (1994), pp. 176-180, 189 s., 197-199; L. Nassimbeni, Nuovi documenti sulla presenza dell’organaro don P. N. in Friuli, in Metodi e ricerche, n.s., XIV (1995), 2, pp. 71-85; Id., Gli ultimi anni di vita dell’organaro P. N. e il suo testamento, in L’Organo, XXXI (1997), pp. 149-163; F. Montecuccoli degli Erri, Venezia 1745-1750. Case (e botteghe) di pittori, mercanti di quadri, incisori, scultori, architetti, stampatori e altri personaggi veneziani, in Ateneo Veneto, n.s., XXXVI (1998), p. 114; E. Armano, Don Petar Nakić (P. N.) utemeljitelj mletačko-dalmatinske graditeljske škole orgulja, Bulić 1998; O. Mischiati, Notizie di storia organaria e cembalaria nelle carte di padre Giambattista Martini, in L’Organo, XXXII (1998-99), pp. 89, 104, 116, 164-166, 180, 182 s., 191; L. Nassimbeni, L’organaro don P. N. e la villa Cabassi: una presenza musicale, in Corno di Rosazzo: la sua storia, la sua gente, a cura di M. Visintini, Cividale del Friuli 2007, pp. 578-595; G. Vio - L. Stella, Documenti di storia organaria veneziana - VIII, in L’Organo, XLI (2009), pp. 62-64, 87, 158.