MELLINI, Pietro
MELLINI (Millini, de Millinis), Pietro.– Nacque a Roma nel 1406 da Sabba e da Perna Ponziani, che apparteneva alla famiglia di Lorenzo Ponziani marito di Francesca Bussa (Francesca Romana). Sia la famiglia paterna sia quella materna possono essere comprese in quel ceto di «mercanti e bovattieri» che conobbe una stagione di notevole crescita economica e sociale nel secondo Trecento e si consolidò come ceto dirigente cittadino tra il XIV e il XV secolo.
Un Paolo di Pietro Mellini fu banderese nel 1364, dunque ai vertici del Comune popolare romano, e banderese fu anche il padre del Mellini. Nell’orazione funebre che Lorenzo Grana pronunciò nel 1519 per Celso di Mario Mellini, nipote del M. (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 3370, cc. 233v-236), si ricava l’immagine di una famiglia che assommò onori municipali e curiali a partire da Sabba, cui è attribuita la gloria di aver difeso Roma da Francesco dei Prefetti di Vico, seguito dal M., ricordato come giureconsulto e conte palatino, fino al figlio Mario, scrittore apostolico e cancelliere perpetuo del Comune, e allo stesso Celso. Tre fratelli del M. intrapresero la carriera ecclesiastica: Francesco fu agostiniano e vescovo di Senigallia; Luca fu abate dei celestini di S. Benedetto; Giovanni Battista, vescovo di Urbino, fu creato cardinale da Sisto IV nel 1476. Una sorella, Maria, sembra non essersi mai sposata.
Il M. studiò diritto e divenne notaio; in una data non precisata sposò Agnese di Cola Margani, con la quale ebbe sei figli: Girolamo, maestro delle strade, che sposò prima Lucrezia Palosci e poi Bartolomea Savelli; Celso, vescovo di Montefeltro; Mario, che sposò in seconde nozze, nel 1491, la nipote di Innocenzo VIII, Ginevrina Cibo; Lucrezia; Antonina e Imperia.
Per figli e nipoti il M. adottò dunque una strategia matrimoniale che da un lato lo legava alle più prestigiose famiglie dell’aristocrazia municipale romana (nel 1480 il nipote Pietro Paolo di Girolamo sposò Brigida Mattei) e dall’altro a potenti famiglie curiali (nel 1482 il M. stipulò il contratto nuziale per Emilia, figlia di Mario, che sposò Angelo Benedetto Pamphili).
Il M. fu scribasenato nel 1439, conservatore nel 1442 e nel 1462, e proconsole del Collegio dei notai di Roma nel 1446. Fu anche notaio dello Studium Urbis nel 1453. Grazie alla sua competenza giuridica, ottenne diversi incarichi relativi a statuti e riforme statutarie. Nel 1439 commissionò a Bernardo Venturini da Pavia l’elegante copia degli statuti trecenteschi di Roma, allora ancora in vigore (Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat., 11923). Questa stessa copia servì forse, in un secondo momento, per la riforma statutaria promossa da Paolo II nel 1469, della quale lo stesso M. fu incaricato insieme con un gruppo di giuristi, curiali e alti rappresentanti della municipalità romana.
Intensa fu anche la sua attività di procuratore, sia di privati sia di enti religiosi, quali il convento dei Ss. Andrea e Gregorio in Clivo Scauri, le monache di S. Agnese e il monastero di Tor de’ Specchi, fondato da Francesca Romana. Il M. era anche membro della più prestigiosa confraternita laicale di Roma, la Società del Salvatore ad Sancta Sanctorum, della quale fu guardiano nel 1452-53, nel 1475-76 e nel 1480-81.
Bartolomeo Sacchi (Platina), autore di una biografia del fratello del M., il cardinale Giovanni Battista, ricorda il M. stesso come «humanus, pius, abstinens» e parla delle sue iniziative edilizie riguardanti le residenze familiari come di un’attività che intendeva esaltare l’onore della città e della propria stirpe; la sua casa era aperta a tutti i cittadini e ai curiali che avevano bisogno dell’aiuto suo e dei suoi figli (ibid., 3406: Vita Iohannis Milini). Le case dei Mellini, dove abitava anche il cardinale Giovanni Battista, si trovavano nel rione Parione, ai margini dello stadio di Domiziano (piazza Navona), nell’attuale via di S. Maria dell’Anima e di fronte alla chiesa di S. Agnese, ancora orientata verso l’esterno del circo Agonale. Nel 1452 una lite oppose il M. e Paolo di Bartolomeo Mazzatosta, riguardo ai confini comuni delle loro case, di cui furono arbitri Lorenzo Altieri e Giacomo Cesarini (Archivio di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, vol. 1763, c. 196v). Le case furono trasformate in palazzo dal M. durante il pontificato di Sisto IV e in quell’occasione fu restaurata l’antica torre, incorporata nell’edificio e ancora visibile all’angolo con l’attuale via di Tor Millina.
Il M. coniugò il culto per le tradizioni municipali romane con una nuova sensibilità rinascimentale. Fu l’iniziatore di una collezione antiquaria conservata nella sua casa nel rione Parione e arricchita dai discendenti.
Al suo interesse per le antichità romane è probabilmente da collegare (Corbo) l’acquisto di alcuni terreni sul Palatino, a S. Pancrazio e a Monte Mario, dove costruì la pregevole villa Mellini, che oggi ospita l’Osservatorio astronomico.
Su Monte Mario edificò o restaurò nel 1470 la cappella dedicata alla S. Croce (distrutta alla fine dell’Ottocento), la cui porta recava una lode della Croce dettata dal M. e da suo figlio Mario. Lanciani attribuì al M. anche la scoperta dell’ipogeo dei Minicii. Tra le più importanti committenze sono inoltre da ricordare l’arca di S. Nicola del 1474 nella chiesa omonima a Tolentino, per la quale non è da escludere l’attribuzione a Benedetto da Maiano (Benedetto di Leonardo), il monumento funebre del fratello Giovanni Battista in S. Maria del Popolo e l’altare dedicato alla S. Croce, conservato nei sotterranei di S. Agnese in Agone.
Il M. dettò due testamenti, il 12 ag. 1476 e il 26 dic. 1482. Nel primo disponeva di essere sepolto nella propria parrocchia di S. Agnese in Agone; nel secondo optò per una sepoltura nella prestigiosa chiesa agostiniana di S. Maria del Popolo, che nel frattempo era stata scelta come luogo di sepoltura dal cardinale Giovanni Battista, morto di peste nel 1478. Quest’ultima decisione, presa dal M. nel 1482, può essere interpretata come il superamento – piuttosto eccezionale per un cittadino romano di quell’epoca – di una mentalità municipale a favore di una dimensione curiale e pontificia della città. Il M. morì a Roma il 21 marzo 1483.
Nel monumento funebre con figura giacente in S. Maria del Popolo è inserita un’epigrafe con l’epitaffio dei figli Celso e Mario, che lo ricordano come giureconsulto e conte palatino e per le cariche ricoperte.
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. storico Capitolino, Notarile, Sez. I, 57, cc. 105-111v (testamento del 12 ag. 1476); Arch. di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, 1764, cc. 3v-5v (testamento del 26dic. 1482, ad annum 1483); 47 (1482); 1661, cc. 31v-32; I. Burckardus, Liber notarum…, a cura di E. Celani, in Rer. Ital. Script., 2a ed., XXXII, 1, pp. 78, 196; Il memoriale di Paolo di Benedetto Dello Mastro del rione di Ponte, a cura di F. Isoldi, ibid., XXIV, 2, p. 90; V. Forcella, Iscrizioni delle chiese e d’altri edifici di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, I, Roma 1869, p. 324 n. 1216; Diario della città di Roma di Stefano Infessura scribasenato, a cura di O. Tommasini, in Fonti per la storia d’Italia [Medio Evo], V, Roma 1890, p. 26; Necrologi e libri affini della provincia romana, a cura di P. Egidi, I, ibid., XLIV, ibid. 1908, pp. 403, 468, 482; M.A. Altieri, Li nuptiali, a cura di E. Narducci, Roma 1995, pp. 1, 115; P. Tomei, L’architettura a Roma nel Quattrocento, Roma 1942, pp. 270 s. fig. 199; C. Cecchelli, I Margani, i Capocci, i Sanguigni, i Mellini, Roma 1946, pp. 43 s.; V. Golzio - G.Zander, L’arte in Roma nel secolo XV, Bologna 1968, pp. 174 s., 405 s.; P. Pavan, La Confraternita del Salvatore nella società romana del Tre-Quattrocento, in Le confraternite romane: esperienza religiosa, società, committenza artistica, a cura di L. Fiorani, Roma 1984, p. 89; D. Barbalarga, Gli atteggiamenti devozionali: i testamenti, in Un pontificato ed una città. Sisto IV (1471-1484). Atti del Convegno…1984, a cura di M. Miglio et al., Roma-Città del Vaticano 1986, pp. 697, 704; F. Niutta, Temi e personaggi nell’epigrafia sistina, ibid., p. 402; S. Maddalo, Il monumento funebre tra persistenze medioevali e recupero dell’antico, ibid., pp. 437, 444; P. Guerrini et al., Iscrizioni romane sistine. Appendice, ibid., p. 479 e fig. 28; G. Curcio, I processi di trasformazione edilizia, ibid., pp. 713 s.; P. Cherubini, Il controllo dei luoghi, ibid., p. 739; R. Lanciani, Storia degli scavi di Roma e notizie intorno le collezioni romane di antichità, I (1000-1530), a cura di L. Malvezzi Campeggi, Roma 1989, pp. 145-147; A. Esposito, «Li nobili huomini di Roma». Strategie familiari tra città, Curia e Municipio, in Roma capitale (1447-1527), a cura di S. Gensini, Pisa 1994, p. 378; A. Modigliani, «Li nobili huomini di Roma»: comportamenti economici e scelte professionali, ibid., p. 371; A.M. Corbo, La committenza delle famiglie romane a metà del secolo XV: il caso di P. M., in Arte, committenza ed economia a Roma e nelle corti del Rinascimento (1420-1530). Atti del Convegno, Roma… 1990, a cura di A. Esch - C.L. Frommel, Torino 1995, pp. 121-153; M.G. Blasio, Interpretazioni storiche e filtri autobiografici nella «Vita Ioannis Milini» di Bartolomeo Platina, in Le due Rome del Quattrocento. Melozzo, Antoniazzo e la cultura artistica del ’400 romano, a cura di S. Rossi - S. Valeri, Roma 1997, pp. 172 s., 179; A. Modigliani, Statuti in tipografia, in RR Roma nel Rinascimento. Bibliografia e note, 1999, p. 253; F. Cantatore, Un committente spagnolo nella Roma di Alessandro VI: Bernardino Carvajal, in Roma di fronte all’Europa al tempo di Alessandro VI. Atti del Convegno, Città del Vaticano-Roma…1999, a cura di M. Chiabò et al., Roma 2001, III, pp. 862-864; B. Borello, Strategie di insediamento in città: i Pamphili a Roma nel primo Cinquecento, in La nobiltà romana in Età moderna…, a cura di M.A. Visceglia, Roma 2001, p. 38; A. Rehberg - A. Modigliani, Cola di Rienzo e il Comune di Roma, II, A. Modigliani, L’eredità di Cola di Rienzo. Gli Statuti del Comune di popolo e la riforma di Paolo II, Roma 2004, p. 134; S. Sperindei, Repertorio delle residenze cardinalizie, in Roma. Le trasformazioni urbane nel Quattrocento, II, Funzioni urbane e tipologie edilizie, a cura di G. Simoncini, Firenze 2004, pp. 143, 152; S. Benedetti, Motivi retorici e aspetti petrarcheschi nella difesa della romanità di Celso Mellini, in Petrarca e Roma. Atti del Convegno…2004, a cura di M.G. Blasio et al., Roma 2006, p. 200; F. Cantatore, S. Pietro in Montorio. La chiesa dei re cattolici a Roma, Roma 2007, p. 47; I. Lori Sanfilippo, «Constitutiones et reformationes» del Collegio dei notai di Roma, Roma 2007, pp. 19, 27, 49, 65; J.-C. Maire Vigueur, La felice Societas dei Balestrieri e dei Pavesati a Roma: una società popolare e i suoi ufficiali, in Scritti per Isa. Raccolta di studi offerta a Isa Lori Sanfilippo, a cura di A. Mazzon, Roma 2008, pp. 593, 604.
A. Modigliani