MELANDRI, Pietro
– Nacque a Faenza da Agostino e Colomba Grilli il 24 luglio 1885. Non ancora tredicenne, per interessamento dello zio Battista fu messo a bottega presso il laboratorio di ceramica dei fratelli Minardi. Contemporaneamente al tirocinio in bottega, frequentò i corsi serali della locale scuola d’arte e mestieri diretta dal pittore A. Berti venendo a contatto con le giovani leve dell’arte faentina quali D. Baccarini, D. Rambelli, E. Drei, F. Nonni, O. Tacchi e R. Gatti, tutti più o meno suoi coetanei.
Nel 1906 partecipò alla mostra organizzata dalla Società per il risveglio cittadino di Faenza dove espose opere pittoriche realizzate sia a olio sia a pastello. Nel 1907 si trasferì a Milano e con una lettera di presentazione scritta dall’amico Baccarini si rivolse al critico d’arte V. Pica. A Milano si mantenne facendo alcuni lavori di decorazione e come scenografo; nel frattempo frequentò i corsi serali dell’Accademia di belle arti di Brera e poi quelli di arti applicate al Castello Sforzesco. Furono gli anni in cui conobbe l’architetto E. Barbieri e incontrò a più riprese il visionario architetto futurista A. Sant’Elia.
Nel 1919, dopo aver partecipato alla prima guerra mondiale, rientrò a Faenza e, anche se la passione per la pittura non era svanita, si fece convincere dal ceramista P. Zoli, suo collega al tempo della fabbrica Minardi, a lavorare con lui con la firma La Faience. La produzione fu da subito di ottimo livello e si distinse in opere a imitazione dell’antico fino a esperimenti contemporanei non esenti da suggestioni liberty e da richiami alla Secessione viennese.
Nello stesso anno, a Firenze, nell’esposizione organizzata dalla società «Arte e cultura» a presso palazzo Strozzi i lavori realizzati dalla ditta La Faience furono messi in mostra con successo. Tuttavia, a causa di incompatibilità caratteriali tra il M. e Zoli, la società fu bruscamente interrotta nel 1920. In quello stesso anno il M. rilevò il laboratorio del ceramista A. Scalzi e iniziò a lavorare aiutato anche dal giovane D. Liverani.
Le opere di quel periodo furono caratterizzate dal sodalizio con Nonni per la realizzazione di esili ballerine e sinuose statuine; furono inoltre eseguite numerose opere ispirate da modelli di Baccarini, una produzione di quantità limitata, ma di elevato livello tecnico.
Furono la raffinatezza e la qualità di questi lavori a spingere l’industriale ravennate U. Focaccia a proporre al M. una società, istanza che sfociò nell’acquisto dei locali dell’ex fabbrica Minardi: qui, nell’autunno del 1922, nacque la ditta Focaccia & Melandri.
Il M. divenne il direttore artistico della nuova manifattura che affiancò alla produzione prevalentemente commerciale lavori più ricercati. A quest’ultimo tipo di opere va ricondotta l’importante serie di vasi detti «senatoriali» e i piatti di ispirazione tradizionale con decorazioni rinascimentali o istoriati. Vi fu inoltre una creazione di pezzi moderni realizzati di persona dal M. che elaborò nuove soluzioni decorative.
La continua ricerca del M. e la realizzazione di modelli di Nonni o di Drei, oltre alla realizzazione delle plastiche di Baccarini, misero in evidenza le qualità della ditta Focaccia & Melandri, che ricevette nel 1924 la medaglia d’oro alla Mostra della ceramica di Pesaro e alla I Biennale delle piccole industrie e dell’artigianato di Firenze.
Sempre nel 1924 per le terme di Castrocaro eseguì il progetto e la realizzazione del tempietto in stile pompeiano chiamato Fonte littoria, oltre al grande vaso in ceramica a soggetto marino destinato all’ospedale civile di Faenza, per il quale avrebbe eseguito nel 1929 il grande pannello ceramico (318 x 305 centimetri) della Madonna del Roseto.
La notorietà internazionale giunse nel 1925 quando le opere del M. furono esposte con successo a Parigi alla Mostra d’arti decorative.
Sono da ricordare la mostra personale del 1927 al cenacolo Francesco Francia di Bologna e soprattutto la collettiva del 1928 alla galleria Micheli di Milano, che offrirono al M. la possibilità di venire in contatto anche con ambienti artistici diversi. Fu proprio in occasione della mostra milanese che il M. poté infatti conoscere A. Beltramelli e soprattutto C. Carrà, il quale scrisse della sua esposizione sulle pagine dell’Ambrosiano elogiando le opere del maestro faentino.
Vista la duttilità nel realizzare ceramiche a uso dell’architettura, nel 1931 il M. fu incaricato di ornare con pannelli a ceramica e decorazioni murali gli ambienti della rocca delle Camminate a Predappio, destinata a residenza estiva di B. Mussolini. Ancora nel 1931 fu presente alla Triennale di Milano, dove incontrò l’architetto G. Ponti con cui ebbe una profonda amicizia e una duratura collaborazione professionale.
Nel 1932 problemi finanziari del socio Focaccia indussero quest’ultimo ad abbandonare la società e vendere l’immobile dove era sorta la fabbrica. Il M. riuscì a mettersi d’accordo con il nuovo proprietario per restare in una piccola porzione del fabbricato e continuare la sua attività.
Iniziò per il M. una nuova fase della sua opera artistica che proseguì fino al 1944, quando il laboratorio subì ingenti danni a causa di un bombardamento. In questo periodo di grande autonomia il M. produsse ceramiche all’insegna della raggiunta maturità tecnica e artistica.
Furono questi gli anni in cui l’opera del M. venne riconosciuta come innovativa; e i riscontri non mancarono: dalle numerose partecipazioni a mostre nazionali e internazionali (alla V Triennale di Milano del 1933 gli fu dedicata una mostra antologica; tra il 1934 e il 1935 fu presente alla Biennale di Venezia e alla Mostra d’arte antica e moderna di Parigi, come unico ceramista ammesso) ai premi e ai riconoscimenti (nel 1937 si aggiudicò il gran premio ufficiale per la scultura con il pannello Perseo e la Medusa esposto alla Mostra internazionale delle arti decorative di Parigi).
Il 6 ott. 1937 sposò Antonietta Fossa.
Dopo la seconda guerra mondiale riaprì il laboratorio. In quegli anni consolidò la collaborazione con Ponti e M. Bega, collaborazione che gli permise di realizzare importanti opere, tra cui i pannelli a tema mitologico eseguiti per l’arredo delle navi da crociera «Conte Biancamano» e «Il Conte Grande» (1949).
Tra il 1949 e il 1968 eseguì lavori monumentali per edifici ed esercizi pubblici.
È il caso del Monumento ai caduti per la libertà (1955) nel cimitero dell’Osservanza di Faenza; dei due grandi pannelli realizzati nel 1956 per l’albergo Bauer di Venezia con S. Giorgio e il drago e con il Leone di s. Marco; del pannello a ceramica eseguito per l’albergo Roma a Bologna (acquisito ed esposto al Museo internazionale della ceramica di Faenza), dove impiegò ben 250 formelle ceramiche (1959). Illustri commesse arrivarono anche dall’ambiente religioso: per esempio, dal cardinal G. Cicognani e dallo stesso papa Giovanni XXIII.
Verso la fine degli anni Sessanta l’attività del M. rallentò notevolmente, anche se il suo laboratorio, coordinato dalla moglie, continuò a produrre pezzi che rispecchiavano lo stile del maestro.
Il M. morì a Faenza il 25 ott. 1976.
Sotto la guida della moglie, il laboratorio continuò la sua produzione di carattere commerciale fino al 1983, quando la fornace fu definitivamente chiusa.
Le opere di M. sono conservate in numerose collezioni private e pubbliche italiane e straniere; un’importante raccolta è esposta al Museo internazionale delle ceramiche di Faenza.
Fonti e Bibl.: N. Bertocchi, Al Cenacolo: mostra del pittore ceramista P. M., in Il Resto del carlino, 18 maggio 1927; A. Beltramelli, P. M., in Domenico Abate, Franco Bargiggia, Achille Cavalieri, P. M.: galleria Micheli, giugno 1928, Milano 1928, pp. n.n.; C. Carrà, P. M. alla collettiva della galleria Micheli di Milano, in L’Ambrosiano, 6 giugno 1928; La bottega d’arte di P. M. trasferita a Rocca delle Camminate, in Corriere padano, 28 luglio 1931; U. Ojetti, Le ceramiche di M. alla V Triennale di Milano, in Corriere della sera, 10 maggio 1933; Ceramiche di P. M., in Domus, VII (1934), pp. 428-432; Perseo. Ceramica di P. M., ibid., VIII (1935), p. 32; G. Ballardini, Ceramiche italiane all’Esposizione internazionale di Parigi, in L’industria del vetro e della ceramica, 1937, nn. 10-12, pp. 213-217, 224; Galleria dei ceramisti: P. M., in La Ceramica, II (1940), pp. 90-95; G. Liverani, La ceramica a Faenza nella prima metà del secolo, in Bollettino della Camera di commercio industria agricoltura di Ravenna, VI (1951), 4, pp. 5-9; E. Mazzolani, P. M., in Cinquanta ceramisti italiani…, Milano 1957, pp. 95-100; Protagonisti della ceramica moderna, a cura di D. Ballardini - F. Quatrini, Milano 1963, pp. 90-93; A. Corbara, I novanta anni di P. M., in Il Resto del carlino, 24 luglio 1975; La scomparsa di P. M., ibid., 27 ott. 1976; E. Golfieri, Biografia di P. M., in Leon d’oro, Faenza 1977; P. M. (catal.), a cura di G.C. Bojano, Faenza 1986; E. Gaudenzi, P. M. (1885-1976), Faenza 2002; S. Bassi et al., P. M. pittore (catal.), Faenza 2005.
G. Fanti