MAZZUCCHELLI, Pietro
– Nacque a Milano (non a Gallarate, come in Enc. Italiana), nono di undici figli, il 22 luglio 1762 da Antonio Maria Gaetano e da Anna Guenzati, gallaratese.
L’albero genealogico della famiglia ricostruito in un autografo del M. prospetta una famiglia «distinta dal volgo» (Milano, Biblioteca Ambrosiana, Mss., A.351 inf., c. 29v) nella quale, dalla metà del XVII secolo, bottega e chiesa sono gli impieghi d’elezione dei maschi adulti. Il ramo cui appartenne il M., pur mantenendo nel tempo beni patrimoniali e strette relazioni nell’originaria Gallarate, nell’ultimo ventennio del Seicento si era trasferito a Milano dove il nonno era stato bottegaio.
Non si hanno notizie dei suoi studi né di come fosse avviato alla carriera religiosa. Si sa però che nel 1785 fu accolto come alunno della Biblioteca Ambrosiana per esservi poi assunto nel 1787 – su proposta del prefetto B. Oltrocchi – in qualità di scrittore di lingue orientali, inglese, francese e tedesco, in cui possedeva già notevoli competenze. Nel frattempo aveva concluso anche gli studi in seminario ed era stato ordinato sacerdote il 23 sett. 1786.
Le notizie biografiche sono scarse per il decennio successivo, ma si può supporre un lungo periodo di studio sui volumi e sui manoscritti conservati all’Ambrosiana, di approfondimento delle competenze linguistiche, di acquisizione di una profonda conoscenza del patrimonio custodito nella biblioteca e dei problemi connessi alla sua cura, gestione e incremento. Molti codici e manoscritti della biblioteca portano ancora datazioni, attribuzioni e annotazioni di suo pugno. Prese così forma la personalità culturale del M. che un biografo definisce una «prima figura convincente di bibliotecario moderno» (Buzzi, 2001, p. 59), capace di coniugare con la straordinaria e varia erudizione accurate conoscenze bibliografiche e biblioteconomiche.
Gli anni di fine secolo e gli inizi dell’Ottocento furono particolarmente pesanti per il patrimonio culturale delle istituzioni religiose milanesi: la soppressione di molte congregazioni religiose disperse attraverso il mercato librario ingenti quantità di volumi e manoscritti. La stessa Ambrosiana rischiò un drastico ridimensionamento, che tuttavia non ebbe corso. Fin da allora il M. spese le sue energie per rintracciare parte del materiale disperso e acquisirne la proprietà all’Ambrosiana. Molti codici della antica e preziosa Biblioteca di S. Ambrogio, dissolta dopo l’allontanamento dei cistercensi (marzo 1799), per alcuni decenni continuarono a riaffluire sugli scaffali dell’Ambrosiana per la tenacia del M. che poi attribuiva, catalogava, annotava, commentava.
Forse anche grazie ai comuni interessi bibliografici il M. strinse relazioni con i nobili Trivulzio che agli inizi dell’Ottocento incrementavano il patrimonio artistico e bibliotecario della famiglia. Gian Giacomo Trivulzio gli chiese di occuparsi della biblioteca e del riordino del museo familiare, incarico che il M. svolse dal 1806. In questa veste si occupò anche della delicata operazione di valutazione della biblioteca, in occasione della divisione patrimoniale del 1816 tra lo stesso Gian Giacomo e Cristina, erede del fratello Gerolamo deceduto nel 1812: ne rimane traccia in una bozza di inventario conservata in Ambrosiana (Mss., H.150 suss.).
Fu dalla frequentazione della biblioteca Trivulzio che trassero origine due fra le poche pubblicazioni a stampa del M. (a fronte della mole di materiale autografo conservato nei faldoni dell’Ambrosiana a testimonianza di interessi di studio storici, artistici, letterari, filologici ecc.). Nel 1819 uscì a Milano lo studio su La bolla di Maria moglie d’Onorio imperatore che si conserva nel museo Trivulzio brevemente spiegata mentre nel 1820 l’edizione di un importante codice poetico del VI secolo, Flavii Cresconii Corippi Iohannidos seu De bellis Libycis libri VII (ibid.), che permise di ampliare le conoscenze su alcune vicende militari in Africa all’epoca di Giustiniano. L’opera ebbe una certa risonanza e fu recensita positivamente anche all’estero (si vedano: Journal des savants, avril 1828, pp. 202-217; Jahrbücher der Literatur [Wien], 1827, t. 38).
Intanto, all’interno dell’Ambrosiana il M. era passato da scrittore a custode del catalogo (1804) ed era divenuto dottore della biblioteca (1810) e proprefetto (1816) in seguito alla morte dei dottori G. Bugati e C. Amoretti. Nel 1823, alla morte di C. Cighera, fu nominato prefetto, carica che mantenne per il resto della vita.
Schivo e dedito allo studio, «di niente passionato, fuorché della biblioteca» (Gazzetta di Milano, 14 maggio 1829), la vita del M. trascorse tra le incombenze dell’istituzione e periodi di inattività causati dalla fragile salute.
La posizione di bibliotecario e la grande erudizione lo misero in contatto con una quantità di studiosi italiani e stranieri che facevano riferimento ai tesori della biblioteca per il proprio lavoro, alla sua enciclopedica memoria, alla sua disponibilità e cortesia per ricerche bibliografiche su qualsiasi argomento storico-letterario. Ebbe dunque rapporti con Carlo e Antonio Rosmini, V. Monti, G. Berchet, A. Manzoni, C. Cattaneo, E.A. Cicogna, G. Bossi, tutti frequentatori della biblioteca e corrispondenti del M., al quale chiedevano materiali e informazioni per le rispettive attività letterarie. Così fu ancora per L. Costa, curatore dell’editio princeps di M.M. Bandello (lettera del 9 apr. 1815: Torino, Biblioteca Reale, misc. 108/131), per A. Mai, che tra il 1810 e il 1819 condivise con il M. il lavoro all’Ambrosiana, prima di passare alla Biblioteca Vaticana, e per altri grandi bibliotecari come A. Pezzana della Palatina di Parma e G. Cattaneo della Braidense.
Non c’è carteggio dell’epoca che non rechi traccia dell’incessante scambio epistolare anche se il più delle volte il contenuto delle lettere al M. si limita all’esposizione delle richieste, ai ringraziamenti per i risultati ottenuti e alle attestazioni di stima. In direzione contraria è possibile valutare l’attività di consulenza del M. dalle minute delle risposte conservate all’Ambrosiana. Talvolta il frutto dei suoi studi e la familiarità con i fondi dell’Ambrosiana trovavano spazio all’interno del lavoro editoriale altrui o come appendice alle edizioni dei classici della letteratura italiana che, all’inizio dell’Ottocento, vissero una intensa stagione di recupero filologico.
Tali sono, per esempio, i contributi all’edizione delle Opere di T. Tasso, a cura di G. Rosini (I-XXXV, Pisa 1821-32) per la quale il M. offrì, in appendice, alcune lettere inedite del Tasso, o i Luoghi degli autori citati da Dante nel Convito, posti in appendice all’edizione promossa da G.G. Trivulzio e V. Monti (Padova 1827); o, ancora, la memoria Informazione sopra la Zeccha e le monete di G.G. Trivulzio, inserita in Dell’istoria intorno alle militari imprese e alla vita di Gian-Jacopo Trivulzio detto il Magno (Milano 1815) di C. Rosmini. In proprio il M. curò la stampa delle Lettere e altre prose di Torquato Tasso (Milano 1822), nonché le Lettere inedite di A. Caro (I-III, ibid. 1827).
Di notevole risonanza presso i contemporanei fu l’opera apologetica Osservazioni intorno al saggio storico-critico sopra il rito ambrosiano contenuto nella dissertazione vigesimoquinta delle Antichità longobardico-milanesi… (ibid. 1828).
Con le Osservazioni il M. rispondeva polemicamente, sebbene con un ritardo di oltre trent’anni, a un intervento del cistercense A. Fumagalli (Antichità longobardico-milanesi, Milano 1793), critico verso alcuni aspetti della liturgia ambrosiana da lui giudicati privi di fondamento storico e frutto di tradizioni vaghe o corrotte. Le osservazioni di Fumagalli, intellettuale di vasti interessi e sicuro propugnatore del metodo critico-filologico, suscitarono scandalo giungendo perfino a sollevare accuse velate di eresia ma, probabilmente, le condizioni storiche generali della Milano di fine secolo non offrirono il clima adatto per confutazioni adeguate. Dopo il ritorno degli Austriaci, nel 1814, la congregazione dei conservatori dell’Ambrosiana incaricò uno dei dottori, G. Bugati, di redigere una memoria che confutasse le tesi di Fumagalli. L’iniziativa non ebbe seguito e solo nel 1828, acquisito con ogni probabilità il materiale già raccolto da Bugati, il M. si assunse l’onere di portare a termine l’opera.
Le Osservazioni, con un tono molto polemico, che è in forte contrasto con la pacatezza di cui era accreditato il M. dalla sua cerchia di conoscenze, contestano vivacemente le tesi di Fumagalli, ma in larga parte risultano ormai fuori tempo. La stessa Biblioteca italiana (t. 51, 1828, pp. 297-312), che dedicava al lavoro del M. un lungo e sostanzialmente positivo commento, lamentò l’impostazione scelta: con le competenze storiche costruite nell’arco della vita forse il M. avrebbe potuto redigere quella prima, e più utile, «opera storico-liturgica» complessiva che la Chiesa e la comunità dei fedeli ambrosiani ancora attendevano.
Il M. morì a Milano l’8 maggio 1829 e fu sepolto nel cimitero di Porta Vercellina.
Gli eredi cedettero pergamene e manoscritti del M. all’Ambrosiana mentre la sua biblioteca personale, poco meno di 2000 volumi in cui occupano la parte maggiore testi di storia e di teologia, spesso annotati, venne messa all’asta a Parigi nel gennaio del 1846.
Fonti e Bibl.: Per i dati sulla nascita: Milano, Arch. stor. diocesano, Ordinazioni, Y.3041. Tra l’ingente quantità di documenti del M. conservati all’Ambrosiana si segnalano: Mss., A.351 inf.: Albero de’ Mazzucchelli di Gallarate; X.314 inf.: Carte domestiche; S.203 inf.: Lettere dirette a Pietro Mazzucchelli; H.275 inf.: Misc. di carte relative a Gallarate; G.17: Corrispondenza di C. Rosmini e Pietro Mazzucchelli; S.4-S.10 inf.: Pietro Mazzucchelli, Miscellanea dei suoi scritti; sul M., C.322 inf.: L. Grammatica, Schede biografiche (1909-25), cc. 74-78; Bormio, Biblioteca civica, Lettere a G. Silvestri. Biblioteca italiana, 1820, t. 18, pp. 310 s.; 1822, t. 27, p. 288; 1827, t. 46, p. 404. Necr., in Gazzetta di Milano, 14 maggio 1829; Memorie di religione di morale e di letteratura, XV (1829), pp. 204-206; Catalogue de la bibliothèque du feu m. l’abbé P. M., Paris 1845; A. Mai, Epistolario, Bergamo 1883, ad ind.; Epistolario di V. Monti, V-VI, Firenze 1930, ad ind.; G. Gervasoni, Epistolario di A. Mai, I, Firenze 1954, ad ind.; A. Ceruti, La Biblioteca Ambrosiana, in Gli istituti scientifici, letterari e artistici di Milano, Milano 1880, pp. 95 s.; C. Antona Traversi, Studi su Ugo Foscolo con documenti inediti, Milano 1884, p. 251; Iscrizioni delle chiese e degli altri edifici di Milano dal sec. VIII ai giorni nostri, a cura di V. Forcella, VI, Milano 1891, pp. 264 s.; C. Castiglioni, I prefetti della Biblioteca Ambrosiana, in Misc. Giovanni Galbiati, II, Milano 1951, pp. 415 s.; C. Marcora, Appunti per la storia della tipografia della Biblioteca Ambrosiana, in Mem. storiche della diocesi di Milano, XIII, Milano 1966, pp. 327, 348, 361 s.; F. Brovelli, Per la storia della liturgia ambrosiana nel Settecento. L’opera del cistercense Angelo Fumagalli. Ricerche sulla chiesa di Milano nel Settecento, a cura di A. Acerbi - M. Marcocchi, Milano 1988, pp. 75 s., 80; M. Ferrari, La biblioteca del monastero di S. Ambrogio: episodi per una storia, in Il monastero di S. Ambrogio nel Medioevo, Milano 1988, pp. 108 s., 129 s., 133, 148-150, 155, 157, 159; S. Castelli, Un antico elenco braidense e i «conventi soppressi» nelle biblioteche milanesi, in Italia medioevale e umanistica, XXXIV (1991), p. 206; C. Pasini, Dalla biblioteca della famiglia Trivulzio al fondo Trotti dell’Ambrosiana (e l’«inventario di divisione» Ambr. H150 suss. compilato da P. M.), in Aevum, LXVII (1993), pp.647-685; Id., Due libretti di devozione descritti da mons. P. M. (m. 1829) rivisitati da mons. C. Marcora, in Civiltà ambrosiana, X (1993), pp. 461-467; F. Buzzi, Il collegio dei dottori e gli studi all’Ambrosiana da Angelo Mai a Luigi Biraghi, in Storia dell’Ambrosiana. L’Ottocento, Milano 2001, pp. 55-59; Storia dell’Ambrosiana. Il Novecento, Milano 2002, p. 445; F. Buzzi, Note di varia erudizione di P. M. intorno alla «Institutione del buono e beato vivere» di Marko Marulić, in Colloquia Maruliana, XII, Split 2003, pp. 203-215; G. Frasso, «Membrane Archinti». Un frammento del Filocolo recuperato da P. M, in Aevum, LXXX (2006), pp. 741-768; Id., Recentior non deterior, in Testi, forme e usi del libro. Teorie e pratiche di cultura editoriale, giornate di studio… 2006, a cura di L. Braida - A. Cadioli, Milano 2007, pp. 77-83; Oesterreichische National Encyklopädie…, III, Wien 1835, p. 617; C. von Wurzbach, Biographisches Lexikon, XVII, Wien 1867, p. 218; Diz. biografico universale, Milano 1907, p. 1328; C. Frati, Diz. bio-bibliogr. dei bibliotecari e bibliofili italiani dal sec. XIV al XIX, Firenze 1933, p. 346; M. Parenti, Aggiunte al Diz. bio-bibliogr. di Carlo Frati, Firenze 1959, p. 242; Diz. della Chiesa ambrosiana, IV, Milano 1990, pp. 129-131; Diz. di liturgia ambrosiana, Milano 1996, pp. 327-329; Enc. Italiana, XXII, p.658.