MASSIMO, Pietro.
– Figlio del mercante e speziale Massimo e di Francesca di Mancino de Lutiis, nacque a Roma nella prima metà del Quattrocento. Lavorò nella spezieria del padre in piazza della Rotonda e, dopo la sua morte, gestì in regime di società con Antonio de Personis sia quella bottega sia un’altra situata sotto la sua abitazione.
Ma l’attività più redditizia fu senz’altro il banco in Campo de’ Fiori, che il M. gestì insieme con il fratello Francesco (morto nel 1471), con prestiti anche di notevole importanza: nel 1479, per esempio, prestò ai canonici della basilica di S. Pietro la somma di 350 ducati di Camera, in ducati papali (Arch. di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, 1110, cc. 202v-203r). Come il padre, così anche il M. spicca nei registri doganali romani per la quantità e la varietà delle merci importate: panni, spezie, sostanze coloranti, carta, metalli, cuoio e cordami. Quanto agli interessi immobiliari nella Campagna romana e allo sfruttamento delle loro risorse, da un contratto del 1474 si apprende che il M. amministrava il casale La Cortecchia, già di proprietà del padre, con alcuni consortes: Angelo e Francesco Del Bufalo, Paolo e Angelo de Serazana, Ludovico Mattei e Paluzzo di Giovanni Mattei (ibid., 1109, c. 492); nel 1477 acquistò la terza parte del casale de Sancto Iorio (ibid., 1110, cc. 5v-9v) e in diverse occasioni vendette erba e ghiande della propria tenuta di Polidoro ai macellai romani. Altri contratti lo vedono coinvolto in società con artigiani diversi operanti in ambito cittadino: nel dicembre del 1473, per esempio, il M. costituì una società con due falegnami, investendovi un capitale di 100 ducati per acquistare legno di varie qualità, mentre essi si sarebbero occupati dell’effettiva gestione della bottega, nella quale ponevano «personas, exercitium et operas» (ibid., 1479, c. 90v).
Il figlio del M., Domenico, avuto dalla moglie Maria figlia di Lorenzo Astalli, gonfaloniere del Popolo romano, il 18 genn. 1478 contrasse un prestigioso matrimonio con Giulia di Evangelista Maddaleni Capodiferro: l’atto di fidanzamento, che prevedeva 500 ducati di Camera di dote e altri 500 di «acconcio», fu stipulato in casa dell’avvocato concistoriale Battista Brendi (ibid., 1110, cc. 100r-102v).
Al M. e al fratello Francesco riconduce il colophon delle prime edizioni romane a stampa firmate dai due prototipografi tedeschi Konrad Sweynheym e Arnold Pannartz, impresse tra 1467 e 1475 («Romae iuxta Campum Flore in domo Petri et Francisci de Maximis»).
Quanto alla casa che ospitò la prima – o una delle prime, insieme con quella di Ulrich Han – tipografia romana, essa è stata generalmente identificata con gli edifici posti lungo la via Papalis e preesistenti al cinquecentesco palazzo Massimo alle Colonne, dove il M. e Francesco avevano la propria residenza, tra piazza Navona e Campo de’ Fiori. Ma alcune considerazioni inducono piuttosto a riconoscerla in una casa che i due fratelli possedevano nelle immediate adiacenze di Campo de’ Fiori, lungo la via Mercatoria, punto di passaggio obbligato per Romani e forestieri e dunque luogo molto adatto per la vendita del libro prodotto in serie. Questa stessa casa – segno di continuità nell’uso dei luoghi sia per la produzione sia per la vendita – ospitò con ogni probabilità, dopo Sweynheym e Pannartz, altre due officine tipografiche: quella di Eucario Silber e quella di Antonio Blado, sita «in Campo Florae in aedibus Iohannis Baptistae de Maximis». Quanto al tipo di rapporto che legò il M. e il fratello Francesco a Sweynheym e Pannartz, è da escludere qualsiasi coinvolgimento dei due fratelli sia nell’attività tipografica sia in quella editoriale. Gli interessi prevalentemente mercantili e finanziari dei due Massimo e i versi che si leggono nel colophon di molte delle edizioni di Sweynheym e Pannartz («Petrus cum fratre Francisco Maximus ambo / Huic operi aptatam contribuere domum») suggeriscono un semplice contratto d’affitto o, se per aptata si deve intendere «attrezzata», un contratto di società secondo il quale i Massimo fornivano la casa e – in tutto o in parte – gli attrezzi dell’arte e i due tipografi il lavoro e l’esperienza professionale, con una spartizione degli utili o delle perdite. Il M. è anche attestato dai registri doganali romani degli anni 1475-84 come importatore di carta da scrivere, spesso da Ronciglione, e di carta straccia, ma appare improponibile, anche per motivi cronologici, qualsiasi collegamento tra queste importazioni e la tipografia ospitata nella sua casa.
Depositario dello Studium Urbis nel 1471, il M. ricoprì la carica di conservatore nel 1480. Il 23 sett. 1481 il M. dettò un testamento al notaio Pietro de Meriliis. Lasciava erede universale l’unico figlio e destinava alcuni lasciti alle chiese di S. Lorenzo in Damaso, di S. Maria in Aracoeli e dei Ss. Apostoli e alla Società dell’Annunziata in S. Maria sopra Minerva. Alle due sorelle Alessandra e Ludovica destinava la settima parte di tutti i beni venuti dall’eredità dello zio materno Stefano di Mancino de Lutiis. Mostrava particolare attenzione per le nipoti Brigida, Camilla e Francesca, figlie del defunto fratello Francesco, delle quali era tutore, a ciascuna delle quali lasciò 600 fiorini romani. Per Brigida e Camilla stipulò alcuni anni più tardi, sempre in qualità di tutore, i patti dotali: il 28 febbr. 1488 tra Brigida e Giacomo di Girolamo Cenci, con 1500 fiorini romani di dote e 1000 di acconcio, e il 22 giugno dello stesso anno tra Camilla e Pietro di Paluzzo Subattari. Il M. si curò anche di Angela, figlia naturale del fratello Angelo, ormai scomparso; nel dicembre del 1473 ne stipulò il matrimonio con Mariano di Paolo Roscetti, discretus vir del rione Parione, e il 23 luglio 1482 un secondo matrimonio con il barbiere del rione Ponte Bernardino di Giordano da Poggio Mirteto: nozze con personaggi socialmente inferiori, come si conveniva a una figlia illegittima.
Nel 1482 il M. fu incaricato da Sisto IV, insieme con altri tre cittadini romani, di una missione diplomatica presso Ferdinando I d’Aragona re di Napoli, che con l’aiuto dei Colonnesi conduceva la guerra contro il papa e si era arroccato a Grottaferrata. Nel 1487 fu incaricato della stesura degli statuti dell’Arte degli speziali insieme con altri membri della corporazione.
Il M. morì, probabilmente a Roma, nel 1489 e fu sepolto nella chiesa di S. Lorenzo in Damaso.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Roma, Collegio dei notai capitolini, 1104, c. 125r; 1109, cc. 492-433; 1110, cc. 5v-9v, 100-102, 202v-203r, 235-236, 293r-295r, 330r-331r, 401r-402r; 1134, c. 726r; 1479, cc. 65v-66r, 90v; S. Infessura, Diario della città di Roma, a cura di O. Tommasini, in Fonti per la storia d’Italia [Medio Evo], V, Roma 1890, p. 89; M.A. Altieri, Li nuptiali, a cura di E. Narducci, Roma 1995, pp. 111*, 153 s.; C.L. Frommel, Der Römische Palastbau der Hochrenaissance, II, Tübingen 1973, pp. 233 s.; G.A. Bussi, Prefazioni alle edizioni di Sweynheym e Pannartz prototipografi romani, a cura di M. Miglio, Milano 1978, pp. LVI, 46; Indice delle edizioni romane a stampa (1467-1500), a cura di P. Casciano, in Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento: aspetti e problemi. Atti del Seminario… 1979, a cura di C. Bianca, Città del Vaticano 1980, ad ind.; P. Cherubini, Il costo del libro, in Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento, Atti del II seminario… 1982, a cura di M. Miglio, Città del Vaticano 1983, pp. 426, 497, 499, 506-512, 514, 516 s., 523, 534 s.; Id., Un libro di multe per la pulizia delle strade sotto Paolo II (21 luglio - 12 ott. 1467), in Arch. della Soc. romana di storia patria, CVII (1984), p. 82; D. Barbalarga, Il rione Parione durante il pontificato sistino: analisi di un’area campione, in Un pontificato ed una città. Sisto IV (1471-1484). Atti del Convegno, Roma… 1984, a cura di M. Miglio, Roma-Città del Vaticano 1986, pp. 667, 674, 678, 684 s., 691, 697, 704; A. Modigliani, I Porcari. Storie di una famiglia romana tra Medioevo e Rinascimento, Roma 1994, pp. 74, 180, 439; Id., «Li nobili huomini di Roma»: comportamenti economici e scelte professionali, in Roma capitale (1447-1527), a cura di S. Gensini, Pisa-San Miniato 1994, pp. 360-362; I. Ait, Tra scienza e mercato. Gli speziali a Roma nel tardo Medioevo, Roma 1996, pp. 56-67; Gutenberg e Roma. Le origini della stampa nella città dei papi (1467-1477) (catal.), a cura di M. Miglio - O. Rossini, Napoli 1997, pp. 41 s. e ill. 29; A. Modigliani, Mercati, botteghe e spazi di commercio a Roma tra Medioevo ed età moderna, Roma 1998, p. 245 e tav. XIX; V. Cafà, Palazzo Massimo alle Colonne di Baldassarre Peruzzi. Storia di una famiglia romana e del suo palazzo in rione Parione, Venezia 2007, pp. 40 s., 78, 294-297, 321; A. Esch, Economia, cultura materiale ed arte nella Roma del Rinascimento. Studi sui registri doganali romani (1445-1485), Roma 2007, ad ind.; P. Litta, Le famiglie celebri italiane, s.v. Massimo di Roma, tavv. II-III.