MASCHERPA, Pietro
– Nato ad Alessandria il 3 dic. 1902, da Giuseppe e Giacomina Bado, studiò medicina e chirurgia presso l’Università di Genova: allievo interno nel 1921-22 nell’istituto di anatomia umana normale, si trasferì poi in quello di farmacologia diretto da A. Benedicenti, sotto la cui guida, il 16 luglio 1926, conseguì la laurea con la lode e un diploma d’onore concessogli dal Comune di Genova. Assistente volontario nell’istituto di clinica medica generale e terapia medica dell’ateneo genovese diretto da N. Pende, tra il 1926 e il 1928 usufruì di una borsa di studio della Rockefeller Foundation e poté frequentare anche l’istituto di chimica generale e chimica-fisica dell’Università di Bologna, diretto dall’accademico pontificio G.B. Bonino, e la celebre scuola di fisiologia del Kaiser Wilhelm Institut für medizinische Forschung di Heidelberg, diretto dal premio Nobel O. Mayerhof. Conseguiti nel 1929 anche la laurea in chimica e il diploma in farmacia, sempre col massimo dei voti, nel 1930 pervenne alla libera docenza in farmacologia e terapia sperimentale ed entrò nell’istituto di farmacologia dell’Università di Genova come assistente, e poi aiuto, di Benedicenti, dando così inizio alla carriera accademica. Incaricato nel 1935 dell’insegnamento della farmacologia e della direzione del relativo istituto nell’Università di Parma, nel 1937, vincitore di concorso, divenne professore straordinario della disciplina nell’ateneo catanese; infine, chiamato dalla facoltà medica, nel 1938 assunse la direzione della cattedra e dell’istituto di farmacologia e terapia sperimentale dell’Università di Pavia; in questa sede fondò, inoltre, presso la facoltà di medicina e chirurgia, le scuole di specializzazione in idroclimatologia, che diresse fino al collocamento a riposo, e in tossicologia medica, la prima in Italia.
A Pavia fu incaricato anche degli insegnamenti di farmacologia nella facoltà di farmacia (e, dal 1942 al 1953, in quella di scienze), nonché di idrologia, dal 1947 al 1955.
Il M. si era avviato alla ricerca scientifica con una serie di studi di farmacologia sperimentale iniziati subito dopo la laurea e proseguiti poi incessantemente durante tutto il suo magistero, con i quali recò validi contributi nei più importanti settori della disciplina: la farmacologia generale e la farmacoterapia, la farmacodinamica, la farmacogenetica, la tossicologia, la farmacognosia, l’idrologia e la climatologia.
Di notevole interesse appaiono i lavori sul cobalto, volti a individuarne sia l’azione tossica (Le nefropatie da cobalto, in Arch. delle scienze mediche, IL [1927], pp. 325-340), sia soprattutto l’intervento sull’emopoiesi, in particolare sull’emoglobinogenesi, che gli consentirono di fornire alcune dimostrazioni di indubbia importanza teorico-pratica: la capacità posseduta dal metallo di sostituire il ferro nella molecola dell’emoglobina, la possibilità di ottenere in vivo la formazione di una cobaltoporfirina allo stato di purezza chimica, il comportamento nell’organismo simile a quello della vitamina B12 di un composto cobalto nucleinico originale ottenuto per sintesi (Le pouvoir hématopoïétique du cobalt, in Archives italiennes de biologie, 1930-31, vol. 82, pp. 112-120; Recherches sur le rôle du cobalt dans l’hématopoièse, in Bulletin de la Société de chimie biologique, XXXV [1953], pp. 787-790, in collab. con L. Rovati; Il cobalto in biologia e in terapia, in Rass. clinico-scientifica, XXIX [1953], pp. 49-53; Alcune caratteristiche di un componente di cobalto ottenuto per sintesi avente attività vitaminica B12, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXIX [1953], pp. 1511-1514; Cobalto e attività vitaminica B12, ibid., XXX [1954], pp. 523 s.).
A partire dal 1939 le sue osservazioni sull’assorbimento, la distribuzione e il meccanismo d’azione dei farmaci nell’organismo sfociarono nella formulazione di due concetti di fondamentale importanza, che inaugurarono, di fatto, un nuovo grande settore di indagini della farmacologia: quello dell’organotropismo, ossia del fatto che la sola concentrazione ematica di un farmaco non è sufficiente a determinarne l’azione terapeutica o tossica, e quello del farmacotropismo, ossia della capacità posseduta da un farmaco di concentrarsi a livello dei diversi organi che rappresenta il fattore prevalente della sua azione. Stabilita così la necessità di determinare per ogni farmaco e per una data dose la sede e l’intensità d’azione dopo l’assorbimento, ideò e mise a punto modalità tecniche, pienamente adottate poi nella pratica corrente, per ottenerne, ai diversi tempi dalla somministrazione (8-12 ore), le curve di concentrazione a livello viscerale, tessutale, cellulare, subcellulare o molecolare. I contributi recati dal M. alla conoscenza dei fenomeni dell’assorbimento, distribuzione e metabolismo dei farmaci furono fondamentali per l’evoluzione sperimentale e pratica delle moderne branche della farmacocinetica e della farmacodinamica, cioè della farmacologia clinica. Per lo studio di tale farmacologia tessutale e cellulare strettamente collegata con l’organotropismo farmacologico, ideò nel 1947 il cosiddetto «metodo della pressione frazionata», che consentiva il riconoscimento e la valutazione quantitativa di un farmaco e dei suoi metaboliti in sede intra- o extracellulare, praticabile con una «microultrapressa» che inventò e brevettò nel 1951 (Organotropismo ed azione dei farmaci, in Anales de la Real Academia de farmacia, XV [1949], 6, pp. 761-779; La méthode de l’expression fractionée des organes et son application en chimie biologique et en pharmacodynamique, in Bulletin de la Société de chimie biologique, XXXIII [1951], pp. 1282-1285; Interesse del metodo della pressione frazionata per la biochimica e la farmacologia, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXVII [1951], pp. 1388-1390; Una nuova microultrapressa per l’applicazione del metodo della pressione frazionata, ibid., pp. 1390-1392; Aspetti della farmacologia tessutale e cellulare, in Arch. italiano di scienze farmacologiche, s. 3., IV [1954], pp. 173-222; Rilievi tecnici per lo studio dell’organotropismo farmacologico, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXXI [1955], pp. 237 s.; Alcune nuove costanti farmacologiche acquisibili col metodo della pressione frazionata, ibid., pp. 341-343; Ulteriori concetti e ricerche sull’organotropismo dei farmaci, ibid., XXXV [1959], pp. 122-124; Organotropisme et selectivité d’action des medicaments, in Actualités pharmacologiques, XV [1963], pp. 121-153). Il successivo approfondimento di queste ricerche gli consentì di dimostrare che le caratteristiche tropiche, in particolare epatotropiche e neurotropiche, di alcuni farmaci ne determinano, quando vengano somministrati alla madre durante la gravidanza, la potenziale azione lesiva negli organi fetali, e la possibile comparsa di un danno funzionale iatrogeno nella vita postnatale (Prime ricerche sull’organotropismo a livello fetale, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XL [1964], pp. 1385-1387; First studies on foetal organotropism of cephalosporin, streptomycin and rifamycin SV under physiological conditions, in Biochemical pharmacology, 1966, vol. 15, pp. 200-204; Ricerche sulla farmacologia fetale e neonatale, in Minerva medica, LIX [1968], pp. 2148 s.; Studies on drug organotropism and drug-metabolizing in the foetus and the newborn, in Boll. chimico farmaceutico, CVII [1968], pp. 589-597; Studi di farmacologia fetale: organotropismo e trasformazioni metaboliche di alcuni neuropsicofarmaci nel feto, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XLIV [1968], pp. 1550 s.; Aspetti della farmacologia e della tossicologia iatrogenica a livello fetale, in Minerva ginecologica, XXI [1969], pp. 1172-1182). Interessante fu pure la sua osservazione che i fattori genetici sono responsabili del farmacotropismo nelle diverse specie animali (Nuovi problemi e nuovi risultati in farmacogenetica, in Minerva medica, LVII [1966], pp. 1589 s.).
L’applicazione nella pratica terapeutica dei concetti di tropismo dei farmaci permise al M. di dimostrare che il meccanismo d’azione di molti medicamenti utilizzati in chemioterapia, in modo particolare in quella antitubercolare, è determinato dal loro organotropismo selettivo nei confronti dei tessuti malati, soprattutto del polmone, in larga misura dipendente dalle caratteristiche del terreno organico, inteso come una complessa entità biochimica e metabolica in grado di interferire sulla struttura biochimica e sul metabolismo dei farmaci stessi (Nuovi indirizzi e ricerche sistematiche su alcuni farmaci antitubercolari, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXVII [1951], pp. 1392-1394; Contributo tecnico allo studio della chemio-resistenza, ibid., XXVIII [1952], pp. 101-103; L’organotropismo per il polmone nel meccanismo d’azione dei chemioterapici antitubercolari, in Giorn. italiano della tubercolosi, VII [1953], pp. 321-325; «Terreno organico» e meccanismo d’azione di alcuni chemioterapici antitubercolari, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXX [1954], pp. 521 s.; Possibilità di nuovi farmaci antimicobatterici, in Giorn. italiano di chemioterapia, I [1954], pp. 340-365; Terreno organico e nuovi orientamenti della chemioterapia antitubercolare, in La Riforma medica, LXIX [1955], pp. 1369-1374; Organotropismo ed azioni metaboliche di alcuni chemio-antibiotici antitubercolari a livello del polmone: istotropismo, citotropismo, e trasformazioni metaboliche della streptomicina, dell’acido para-aminosalicilico, della isoniazide e della cicloserina nel tessuto polmonare, in Giorn. italiano della tubercolosi, XIV [1960], pp. 255-259). Nel corso di queste ricerche individuò negli organi di vari animali, soprattutto nel polmone dei bovini, un fattore di natura proteica, costituito da un gruppo di aminoacidi liberi tra i quali l’acido alfa-aminobutirrico e da un gruppo di polipeptidi, sintetizzato nel polmone stesso e dotato di particolari caratteristiche: selettiva azione antimicobatterica dimostrabile in vivo e in vitro; limitata tossicità sistemica, distrettuale e d’organo; utilizzabilità come agente profilattico e terapeutico nella tubercolosi sperimentale. Tale fattore, inizialmente denominato «Sostanza C» e poi «Sostanza ML», fu in seguito definitivamente etichettato come «Sostanza M» (Un nuovo antibiotico ad azione antitubercolare, in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXIX [1953], pp. 560-566; Action de quelques médicaments sur le métabolisme des tissus du poumon et de quelques composants biochimiques du poumon sur la multiplication de Mycobacterium tuberculosis, in Bulletin de la Société de chimie biologique, XXXV [1953], pp. 837-839, in collab. con A. Crema; Facteurs presque inconnus dans le mécanisme d’action des agents chemio-thérapeutiques antituberculeux, in Annales pharmaceutiques françaises, XII [1954], pp. 731-741; Antibiotici antitubercolari ottenuti dal polmone, in Giorn. italiano di chemioterapia, IV [1957], pp. 296-315; Ricerche biochimiche sulla «Sostanza M», in Boll. della Soc. italiana di biologia sperimentale, XXXVI [1960], pp. 1575-1579; «Substance M», an antitubercular antibiotic of tissue origin, in Antibiotic medicine and clinical therapy, VIII [1961], pp. 45-51; Un antibiotico di origine animale: la Sostanza «M», in Antibiotics and chemotherapy, 1963, vol. 11, pp. 229-243; La «Sostanza M» ed altre sostanze di difesa antimicobatterica nella vita fetale, in Giorn. delle malattie infettive e parassitarie, XVII [1965], pp. 32-35, in collab. con F. Bertè et al.; La «Sostanza M» e gli «antibiotici reattivi» secondo Zironi, ibid., XXIV [1972], pp. 213-217; Fattori fisiologici di difesa antinfettivi e la «Sostanza M», in Giorn. italiano di chemioterapia, XXVI [1979], pp. 137-139).
Numerosi sono gli altri studi del M.: nei vari settori della farmacologia, dall’azione di determinate sostanze sulle vie biliari extraepatiche e su altri organi a muscolatura liscia, alla possibilità di indurre la ripresa dell’attività elettrica corticale da uno stato ipossico apparentemente irreversibile mediante inoculazione endocarotidea di ATP importante ai fini della rianimazione cerebrale, all’impiego della resorcina per lo studio della solfoconiugazione e per le prove della funzionalità epatica, ai metodi per la ricerca del cloramfenicolo nei liquidi biologici e per lo studio dei mnemofarmaci, all’utilizzazione terapeutica di molte piante; in idrologia e climatologia, in particolare con la dimostrazione che al crescere dell’altitudine nelle piante e nelle droghe medicinali di montagna aumentano i glucosidi, le vitamine e gli oli essenziali, e diminuiscono gli alcaloidi (Indicazioni e controindicazioni del clima di montagna, Roma s.d.); in istologia, con l’introduzione del metodo della colorazione del tessuto reticolare mediante pirrolo-cloruro d’oro e della tecnica per la coltivazione in vitro del tessuto polmonare; in fisiologia e patologia sperimentali, con la messa a punto del metodo poligrafico per la misurazione del consumo d’ossigeno nel cristallino e delle tecniche per lo studio delle anemie e per l’induzione della fluorosi, con la quale per la prima volta riuscì a riprodurre nell’animale da esperimento lesioni dentali simili a quelle della fluorosi umana. Una menzione particolare meritano le sue ricerche sulla tossicità dei fumi dell’Etna, con rilievi eseguiti effettuando discese fino a 150 m all’interno del cratere, e sulla possibilità di rivalutare questa montagna dal punto di vista sanitario (Ricerche farmacologiche sull’Etna, Catania 1938).
Del M. debbono infine essere ricordati alcuni interessanti studi storico-medici, frutto di una passione ereditata dal maestro Benedicenti: L’esperimento farmacologico applicato alla storia della farmacia, Milano 1951; Il controllo sperimentale degli antichi farmaci e degli antichi strumenti di farmacia, ibid. 1956; L’indipendenza della storia della farmacia, Pisa 1958; «Materia medica» e farmacologia negli studi medici e farmaceutici dell’Università di Pavia durante gli ultimi cento anni, in L. De Caro, Discipline e maestri dell’ateneo pavese, Milano 1961, pp. 307-313.
Tra gli altri scritti del M. si ricordano: Tossicologia, Torino 1936; Radiazioni ed azione farmacologica, in Trattato di radiobiologia diretto dal prof. R. Balli, IV, Roma 1940, pp. 1973-2006; Trattato di farmacologia e farmacognosia, Milano 1944 (2ª ed., ibid. 1949); Farmacologia e terapia in schemi e tabelle, ibid. 1973; La memoria: argomenti di psicologia, fisiopatologia e terapia, Roma 1974.
Il M. fu inoltre amante della poesia e raccolse i suoi componimenti in versi nel volume Poesie (1920-1980), edito a Milano nel 1981.
Membro di numerose accademie e società scientifiche italiane e straniere, il M. fondò a Pavia la Società italiana di tossicologia e fu tra i fondatori della Società italiana di farmacologia e dei Nuclei italiani di radiobiologia. A Pavia, inoltre, istituì il Museo storico della farmacia.
Per i suoi lavori sull’influenza esercitata dai chemioterapici antitubercolari sulla biochimica e sul metabolismo dei tessuti polmonari gli furono conferiti i premi E. Maragliano e della Fondazione Forlanini di Milano.
Il M. morì a Milano il 2 dic. 1984.
Fonti e Bibl.: Notizie fornite dai familiari. Fascicoli personali del M. sono conservati in Roma, Arch. centr. dello Stato, Ministero della Pubblica Istruzione, Dir. generale dell’Istruzione superiore, Divisione prima, Fascicoli personali dei liberi docenti 1° versamento, Prima serie (1910/1930) e a Pavia, Arch. stor. dell’Università, ad nomen; P. Mascherpa, Il laboratorio e l’attività scientifica e didattica negli anni 1937-1938, Pavia 1939; Id., Il laboratorio e l’attività scientifica e didattica negli anni 1939-1941, ibid. 1942; Id., Curriculum vitae e pubblicazioni (1927-1943), Pavia 1944; Prof. P. M., in Athena, 1951, vol. 17, p. 166; P. Mascherpa, Venticinque anni di attività scientifica: 1926-1951, Busto Arsizio 1952; P. Mascherpa et al., Ricerche e scritti di montagna, Milano 1976; P. Mascherpa, Cinquanta anni di attività scientifica: 1923, 1927-1973, 1978, Milano 1978; P. M., in Atti della Acc. ligure di scienze e lettere, 1986, vol. 43, pp. 48 s.