FELINI (Fellini, Fillini, Filini), Pietro Martire
Nacque nella diocesi di Cremona, non oltre il 1565, da nobile famiglia, secondo alcune fonti.
Non è dato peraltro confermare su basi archivistiche la sua appartenenza alla nobiltà; infatti, egli non compare nei due manoscritti della Biblioteca governativa di Cremona che riportano repertori delle famiglie nobili cremonesi e che risultano essere le uniche opere in materia: il Librodelle famiglie nobili cremonesi di Giuseppe Bresciani, del XVII secolo, e le Biografie di Vincenzo Lancetti del sec. XIX. Dei Felini di Cremona si conosce un Giuseppe "causidicus", registrato tra i Decurioni di Cremona nel 1578, e la sua famiglia, abitanti nel territorio della parrocchia di S. Sofia.
Si può ipotizzare il limite oltre il quale la sua data di nascita difficilmente può essere collocata, sulla base della sua promozione al diaconato (Bologna, 2 marzo 1588) ed al presbiterato (aprile 1588: Roma, Arch. stor. dell'Ordine dei servi di Maria, Registri generali, 38, E 80rv).
Nell'Archivio generale dell'Ordine dei servi di Maria, a Roma, il F. è chiamato sempre "cremonensis", in riferimento però alla diocesi di appartenenza, quindi con la possibilità che provenisse dal circondario di Cremona; nelle opere manoscritte che il F. ci ha lasciato, peraltro, egli stesso si autodefinisce sempre "cremonensis". Anche sulla forma dei nome esistono dubbi, dato che nell'archivio sopra citato essa ricorre nei documenti sotto varie forme. Da segnalare la presenza contemporanea di un altro Pietro Martire da Cremona, canonico lateranense, attestata intorno al 1600 nel monastero di Casorate Primo ("S. Maria de Blanchis": Biblioteca apost. Vaticana, Vat. lat. 11277, f. 316).
Nel 1596 il F. trascorse un mese di noviziato all'eremo di Monte Senario, nei pressi di Firenze, dove l'Ordine dei servi di Maria stava mettendo in atto in quel periodo un tentativo di ristabilire la vita eremitica, e i "novizi" in realtà erano già dei religiosi professi. Il F. entrò nell'eremo il 24 maggio 1596, ma si ritirò il 28 giugno: "havendo provato la vita del Eremo circa ad un mese, e non li piacendo tanta solitudine, se n'è tornato alla Religione" (Verae certa origine, p. 34), lasciando all'eremo un messale ed un'elemosina.
Il F. si distinse per lo studio delle lingue, dell'archeologia, della liturgia e della musica sacra. Alcune fonti ritengono che si debba a quest'ultimo interesse il suo invio a Roma da parte dei suoi superiori, per insegnare canto. Di certo, a parte l'interesse per l'antichità e l'arte, che doveva far parte della sfera personale, fu coinvolto dalla Sede apostolica in lunghi ed impegnativi studi liturgici soprattutto sul Breviario e sul Messale romano, come risulta dalla prefazione di una sua opera rimasta manoscritta (Arch. segr. Vaticano, Fondo Borghese I. 497), che furono portati a compimento dal F. durante il pontificato di Paolo V, con la ferma volontà di rimanere rigidamente nei binari dell'ortodossia. In tale prefazione il F. si presenta anche come professore di riti e cerimonie sacre, mentre conferma le vaghe allusioni delle fonti stampate ad un suo precipuo interesse per il canto affermando di essere stato incaricato a dare una nuova formulazione al "cantus firmus" dalla competente congregazione cardinalizia.
Nell'Archivio generale dell'Ordine dei servi di Maria, Atti di capitoli e visite generali, 91, f. 49, è attestato che il 1º maggio 1606 il F. era priore del convento servita di S. Maria in Via per il secondo anno (la prima attestazione della presenza dei F. in S. Maria in Via è nel codice Vat. lat. 5490 e risale all'ottobre 1604). Nel 1607, dovendosi conferire di nuovo la nomina di priore di quel convento, emerse la volontà da parte della Curia di conferire l'incarico ad un servita che non fosse in alcun modo coinvolto negli eventi che avevano visto la condanna e l'interdetto con i quali Paolo V aveva colpito la Repubblica di Venezia e che Paolo Sarpi, servita e teologo di Stato della medesima, aveva duramente criticato. Nell'Archivio generale dell'Ordine, Epistulae, PP. Gen., I, 1, f. 27, s'incontra una lettera dei cardinale d'Ascoli, Girolamo Bernieri, protettore dei serviti, al generale Filippo Ferrari, datata Roma 12 maggio 1607, nella quale si fa cenno a tali avvenimenti e viene sostenuta la conferma del F., presentato dal cardinale come persona sicura e affidabile, quindi non compromessa con le idee del Sarpi ed obbediente all'interdetto. Il F., perciò, contrariamente a numerosi suoi confratelli, aveva assunto una posizione di fedeltà alla Chiesa nel corso di quegli avvenimenti. Nel 1608risulta ancora priore del convento di S. Maria in Via, come anche nel gennaio 1610.
Il F. conosceva parecchie lingue, soprattutto il tedesco; per questo venne scelto nel 1611come inviato al duca di Baviera per presentargli alcune reliquie sacre. Durante il viaggio di ritorno s'incontrò ad Innsbruck nel maggio 1611con Anna Caterina Gonzaga, arciduchessa d'Austria (che in seguito divenne suor Anna Giuliana), e le parlò dell'origine e dello sviluppo dei servi di Maria; la nobildonna, che già nel 1607aveva dato impulso alla costruzione di un convento di suore ad Innsbruck ed era sulla via di divenire essa stessa conversa, ne fu colpita, e decise di favorire ulteriormente la restaurazione dell'Ordine nei paesi tedeschi; da qui ebbe origine la provincia tirolese dei servi di Maria. Il F., al suo ritorno a Roma, si adoperò nell'agosto 1611perché anche il cappuccino fra' Nicola Barchi da Mantova, confessore di Anna Caterina, lasciasse il suo Ordine per venire ammesso tra i serviti: il Barchi fu ammesso nel nuovo Ordine il 25 ott. 1611, e divenne cappellano della nuova fondazione.
Sempre a causa della conoscenza del tedesco, ma anche per la sua vasta erudizione, il F. risultava particolarmente apprezzato e ben accetto presso Johann Gottfried von Aschhausen, vescovo di Bamberga dal 1609 al 1622, principe ed ambasciatore dell'Impero tedesco, al quale fece da interprete nel corso di una visita del prelato a Paolo V, molto probabilmente la visita del 1612-13 descritta dai compagni di viaggio del vescovo e in seguito pubblicata (Des Bamberger Fürstbischofs Ioh. Gottfried von Aschhausen Gesandtschaftreise nach Italien und Rom 1612 und 1613, Tübingen 1881). L'Aschhausen ottenne dal papa per il F. il titolo di maestro in teologia, come segno di gratitudine per i preziosi servigi prestati dal religioso, in affari, come accennano le fonti senza specificare, di grande importanza. Partendo per la Dieta generale di Ratisbona, il vescovo-principe volle portare con sé il F. come suo teologo, ma il servita, colpito forse dalla peste, morì a Ratisbona l'11 ott. 1613, dopo soli tre giorni di malattia.
Acuto ricercatore di antichità romane, il F. è noto soprattutto per aver compilato e pubblicato il Trattato nuovo delle cose maravigliose dell'alma città di Roma ornato di molte figure, nel quale discorre di 300 e più chiese, di tutte le antichità figurate della città, già da Prospero Parisio aumentate, ed ora con diligenza corrette, ampliate, e con bellissimo ordine disposte, Roma 1610, stampato da Bartolomeo Zannetti ad instanza di Giovanni Antonio Franzini ed credi di Girolamo Franzini. L'opera fu stampata nello stesso anno sia in due parti con paginazione differente, sia in un volume unico con paginazione continua. Il frontespizio presenta un'incisione allegorica contenente il motto "Alma Roma". L'opera è dedicata al governatore di Roma, Benedetto Ala, "di S. Maria in Via, 1º genn. 1610"; il permesso di stampa è firmato fra' Dionisio Bussotti da Firenze, su commissione del priore generale dei serviti Antonio Vivoli da Cometo.
L'opera, una rielaborazione di quella di Prospero Parisio, segna una svolta nella lunga e ricca serie di guide di Roma le cui origini si possono far risalire alla fine del Quattrocento. Essa è infatti una delle prime a tentare di corrispondere alle richieste sempre più pressanti del pubblico, data la carenza delle precedenti, come sottolinea l'autore nella prefazione. Il F. raccoglie tutto il materiale dei suoi predecessori e lo rielabora, dando ad esso una forma più coerente; rinnova ed arricchisce le incisioni; aumenta il numero delle chiese prese in esame (portandole a 303), ed in particolare offre la prima relazione della decorazione della navata trasversale di S. Giovanni in Laterano, oltre a una breve descrizione delle basiliche di S. Pietro, S. Paolo e S. Maria Maggiore. Gli furono certamente fonte preziosa i Tesorinascosti nell'alma città di Roma di Ottavio Panciroli, pubblicati nel 1600. Il F. introduce anche un nuovo itinerario della città che servirà di modello per le guide che seguiranno fino all'inizio del Settecento. Nuovo, rispetto al passato, è anche il trattamento artistico dei monumenti, molto più accurato; in particolare, il F. introduce la descrizione di lavori effettuati nel periodo a lui contemporaneo (oltre alla decorazione della navata trasversale della basilica laterana, una storia succinta della costruzione della basilica di S. Pietro e la descrizione dei quadri d'altare più importanti della stessa); approfondisce inoltre i ragguagli sugli artisti che hanno lavorato nelle chiese e pone particolare cura nel datare le singole opere d'arte. Aggiunta al Trattato è una Guida romana che, pur conformandosi allo schema delle guide precedenti, ed occupandosi quindi soprattutto di antichità, introduce quanto di nuovo avevano prodotto in città Sisto V e Paolo V, e a proposito di quest'ultimo mostra un palese intento di rendere il volume grato al papa vivente mettendo in particolare evidenza gli edifici che appartenevano ai Borghese. Ancora aggiunte sono le Antichità del Palladio, anche queste aggiornate fino al tempo del F. con i vari capitoli sulle inondazioni del Tevere, sulle acque, sulle colonne e obelischi, sulle statue (parte, questa, ornata di xilografle rappresentanti le medesime). L'opera fu ristampata nel 1615 dallo stesso tipografo, nel 1625 da Andrea Fei ed ancora nel 1650. Nello stesso anno della prima edizione. 1610, ne venne pubblicata a Roma, sempre per i tipi di Bartolomeo Zannetti, una traduzione spagnola, a cura del domenicano Alonso Muñoz, ristampata nel 1619, e un'altra uscì a Roma nel 1651; traduzioni francesi furono edite a Liegi (1631) e Douay (1639).
Il Moroni accenna ad un'altra opera stampata del F., di cui manca riscontro nei cataloghi: Le nove chiese privilegiate e principali della città di Roma, Roma 1610.
Del F. si conserva inoltre un Modus devotissimus ac perbrevis visitandi vel (ut dicunt) faciendi Schalas Sanctas ex aliquibus praeripuis actibus vitae et passionis D.ni N.ri Iesu Christi excerptus et per meditatiunculas quemadmodum sunt scalarum gradus dispositus (Vat. lat. 5490, ff. 1-34). L'opera, manoscritta, si presenta accompagnata da ben 29 incisioni, ognuna volta ad illustrare le varie preghiere che dovevano essere recitate nel salire (o "fare", come si dice appunto nel titolo) la Scala santa, accanto alla basilica di S. Giovanni in Laterano. La dedica dell'operetta è a Clemente VIII, datata Roma, convento di S. Maria in Via, 20 ott. 1604.
Si hanno notizie di un altro lavoro del F. sullo stesso argomento: Guida spirituale per far le divozioni più principali, e frequentare i luoghi santi della città di Roma, e fare la Scala santa, dedicata a Paolo V (Giani, p. 421; Arisi accenna all'opera come citata da G. Soresino in un opuscolo sulla Scala santa). Nell'Archivio segreto Vaticano, Secr. Brevium, vol. 437, f. 41, 29 sett. 1608, si trova un privilegio di stampa concesso da Paolo V al F. e riguardante il volume. Le fonti riferiscono che l'opera era dedicata a Paolo V, con data 23 ott. i 608, "ex conventu nostro sanctae Mariae in Via", e conteneva incisioni, ma dai cataloghi specializzati non è emersa alcuna traccia di una stampa di questo testo.
Il F. compilò poi un'opera a carattere liturgico riguardante cerimonie e riti della Chiesa, al termine di un lungo lavoro di ricerca, correzione e confronto di fonti e di varie edizioni, rimasta però allo stadio di manoscritto. È dedicata a Paolo V, durante il pontificato del quale fu portata a compimento, e si trovava nella biblioteca del cardinale Scipione Borghese (ora Archivio segreto Vaticano, Fondo Borghese I, 497). L'opera dà l'impressione di essere pronta per la stampa, anche se non risulta sia stata mai pubblicata; il F. la offrì a Paolo V e la sottomise al suo giudizio, come afferma in fine. Si tratta di un lavoro ponderoso (due volumi di 385 ff. complessivamente), diviso in due libri (il primo, De BreviarioPiiPP. V iussu edito et Clementis VIII auctoritate recognito; ilsecondo, De MissaliPiiPP. V iussu edito et Clementis pp. VIII auctoritate recognito), ricco di citazioni delle fonti in margine. Il F., nella prefazione, accenna al lungo studio che lo portò a compilare tale opera, e all'incarico che gli era stato affidato di rivedere le edizioni del Breviario e del Messale romano di Pio V e Clemente VIII nonché di correggere le edizioni spurie che erano seguite a quelle. La prefazione inizia con una critica del F. a coloro che si basavano sulla sola Scrittura nella pratica religiosa, omettendo il "sensum Ecclesiae", che esisteva prima di quella, e non tenendo nella giusta considerazione lo sviluppo delle consuetudini e dei riti attraverso i secoli, scopo appunto del suo scritto. Nell'opera sono inseriti commenti e osservazioni sulle cerimonie e sul "cantus firmus" che le doveva accompagnare, materia quest'ultima che trovava in F. un profondo conoscitore.
Fonti e Bibl.: A. Giani, Annalium Sacri Ordinis fratrum servorum B. Mariae Virginis ... centuriae , II, Lucae 1721, coll. 403 s., 421 s.; P. Bonfrizieri, Diario sacro dell'O.S.M., Venezia 1723, pp. 460 ss.; F. Arisi, Cremona literata..., III, Cremonae 1741, pp. 290 s.; L. Schudt, Le guide di Roma..., Wien-Augsburg 1930, pp. 32, 34-37, 45 s., 60, 91, 101, 123, 137, 233-235, 336, 498; A. M. Vicentini, Memorie di musicisti dell'Ordine dei servi di Maria, in Note d'archivio per la storia musicale, VIII (1931), pp. 43 s.; A. Piermei, Memorabilium O.S.M. breviarium, IV, Roma 1934, pp. 188 ss.; C. M. Mooney, The servite Germanic Observance (1611-1668). Foundation, expansion and final papal approval, in Studi stor. dell'Ordine dei servi di Maria, XVI (1966), pp. II s., 78; Vera e certa origine del principio dell'eremo di Monte Senario (1593-1604), a cura di A. Del Pino - O. J. Dias, Roma 1967, p. 34; P. Branchesi, Edizioni del sec. XVII, in Bibliografia dell'Ordine dei servi, III, Bologna 1973, pp. 84-87; G. M. Roschini, Galleria servitana, Roma 1976, pp. 247 s.; C. A. M. Mooney, Identity, community and a paradigm for Baroque spirituality in the correspondence of the early servite Germanic Observance (1611-1625), in Studi stor. dell'Ordine dei servi di Maria, XXXII (1982), pp. 28, 65, 81; G. Moroni, Diz. di erudiz. stor.-eccles., II, p. 269; LXIII, p. 96; LXIV, p. 296.