MARSOLO, Pietro Maria
MARSOLO (Marsoli, Marzoli, Marzolo), Pietro Maria. – Nacque a Messina intorno al 1580.
Della nobiltà della famiglia, asserita dallo stesso M. nei frontespizi delle sue opere, non si hanno riscontri nei repertori araldici siciliani.
Non si hanno notizie circa la sua formazione: dovette tuttavia compiere studi giuridici oltre che musicali, poiché in tutte le sue opere pervenuteci, tranne che nell’op. X, egli si fregia del titolo di utriusque iuris doctor.
Non rimase a lungo nella città natale: almeno dal 1604 il M. risiedette a Ferrara da dove il 15 maggio 1604 firmava la dedica al conte Luigi Montecuccoli, «iudice de’ savii» e membro dell’Accademia degli Intrepidi, de Il secondo libro de’ madrigali a cinque voci, Venezia 1604 (di un Primo libro di madrigali a cinque voci si ha notizia soltanto attraverso un catalogo: Goehler; Bianconi, 1973, p. XXV n. 32).
Le scelte poetiche del compositore sono qui perfettamente in linea con quelle in voga: vi si trovano intonati testi amorosi, spesso basati su figure retoriche (paronomasie, ossimori, accumulazioni), tratti prevalentemente da G.B. Marino. Il libro si chiude con il madrigale Presso un fiume tranquillo a dieci voci, in forma di dialogo.
Da Ferrara il 13 febbr. 1606 il M. firmò la dedica alle monache del locale monastero di S. Antonio in Polesine della sua prima raccolta di musica sacra: Missa motecta vesperarumque psalmi octonis vocibus concinendi (Venezia 1606). Tale produzione era connessa alla sua carica di insegnante di musica delle monache, le cui voci – come si legge nella dedicatoria – egli reputava più adatte a completare con una dolcissima armonia i brani da lui composti «speculativi ratione».
La fama di queste monache è confermata dallo storico contemporaneo Andrea Borsetti: «hanno queste madri un buonissimo corpo di musica, alcune delle quali possono stare al pari delle più celebri cantatrici» e inoltre «sono provedute d’un corpo d’ogni sorte di strumenti» (Bianconi, 1973, p. XXXVI n. 35); tale corpo appariva come una versione in chiave religiosa del più celebre trio di dame della corte estense.
La frequentazione degli ambienti aristocratici ferraresi da parte del M. è testimoniata dalle dediche ad altri autorevoli esponenti dell’Accademia degli Intrepidi di tutte le altre sue raccolte profane date alle stampe. Nel 1607 il M. pubblicò a Venezia due raccolte di musica profana, Il terzo libro de madrigali a cinque voci e i Madrigali boscarecci a quattro voci, dedicate rispettivamente al letterato Galeazzo Gualengo, principe dell’Accademia degli Intrepidi, e ad Antonio Goretti, membro dello stesso sodalizio.
I Madrigali boscarecci si segnalano sia per l’organico scelto dall’autore «per distinguerli dalle ordinarie composizioni, poiché rari di così poche voci nel moderno stile di comporre ne vanno attorno», sia perché intonano esclusivamente testi di Marino. Anche in questa raccolta il pezzo conclusivo, Fammi giustizia Amore, è un dialogo a 8 voci. A partire dai Madrigali boscarecci il M. inserisce sempre nel frontespizio il numero d’opera: in questo caso si tratta dell’opera sesta, il che induce a collocare in epoca antecedente un’altra raccolta sacra, una Compieta a 8 voci, elencata tra i libri musicali della corte di Innsbruck, oggi perduta.
Nel 1608 videro la luce i Mottecta quinque vocibus concinenda… cum parte continua gravium partium, un’altra raccolta di musica sacra dedicata in data 1° marzo al vescovo di Ferrara Giovanni Fontana, che – come è scritto nella dedica – aveva ordinato il M. sacerdote. Nel dicembre di quell’anno il M. lasciò la città estense per assumere l’incarico di maestro di cappella del duomo di Fano. Qui dovette ambientarsi bene se, nel settembre 1609, chiese al capitolo di poter «anco servire per maestro di cappella in vita sua con la solita provisione di scudi 36 l’anno»; la richiesta fu accolta il 27 genn. 1610, a condizione che «quando egli mancasse di servir bene e diligentemente li signori canonici lo possono levare dall’offitio» (Paolucci). Tuttavia il M. ebbe cura di mantenere vivi e saldi i rapporti con l’ambiente ferrarese. Nel 1609, infatti, aveva curato la stampa di altre due raccolte: il Quarto e il Quinto libro de’ madrigali a cinque voci (op. VIII e IX, Venezia 1609) dedicate rispettivamente a Ippolito Gigli principe dell’Accademia degli Intrepidi e al conte Ercole Pepoli in occasione delle sue nozze con Vittoria Cibo.
Il richiamo della città estense prevalse alla fine sul suo proposito di radicarsi a Fano: già il 15 maggio 1610 Ludovico Grossi gli succedeva nella carica di maestro di cappella nel duomo fanese.
Nel 1612 il M. tentò di succedere a C. Monteverdi alla corte di Mantova: a questo scopo inviò a Francesco IV Gonzaga quattro lettere (datate rispettivamente 2, 23, 26 e 30 settembre), nelle quali offriva i propri servigi, assicurando il destinatario che sarebbe stato da lui soddisfatto «in ogni genere di musica, così in camera, come in S. Barbara, et anco in scena»; suggeriva poi di bandire una sorta di concorso e, perché fossero oggetto di valutazione, gli inviò una serie di musiche («alcuni madrigali spirituali a quattro in concerto […] una ballata di cinque tempi […] una canzonetta alla napoletana a 3 voci […] e una canzonetta ordinaria a quattro voci», composizioni purtroppo perdute). Non inviò, invece, i madrigali già pubblicati, perché – scriveva – «non ho alcuna muta appresso di me, et lo stampatore l’ha spacciate tutte» (Bertolotti).
Fallito il tentativo, rimase a Ferrara, dove ricoprì i due prestigiosi incarichi di maestro di cappella della cattedrale e di maestro di musica dell’Accademia degli Intrepidi. A questo periodo risalgono le sue ultime due opere pervenuteci, forse le più singolari che il M. abbia prodotto: Il secondo libro de’ madrigali a quattro voci op. X e i Motecta quinque tantum vocibus decantanda in totius anni sollemnioribus diebus, liber secundus op. XI (entrambe Venezia 1614).
Nel suo Secondo libro de’ madrigali a quattro voci il M. rielabora per un organico all’epoca ormai desueto (come del resto aveva scritto nella dedica dei Madrigali boscarecci), ma col supporto del basso continuo, alcune arie dei monodisti più noti, come G. Caccini e F. Rasi, e di altri musicisti (Achille Falcone, Sebastián Raval, Lelio Bertani), attingendo però a un repertorio risalente per lo più alla fine del secolo precedente; l’opera del M. costituisce, dunque, un tentativo di mediare un tipo di scrittura contrappuntistica, regolata, con la scioltezza e la duttilità della monodia accompagnata, amalgamate dal sostegno dello strumento. Se l’intenzione era assai interessante, l’esito risultò piuttosto mediocre.
Nei Motecta quinque tantum vocibus decantanda op. XI, il M. compie un’operazione in un certo senso analoga a quella dell’op. X: utilizzando il canto fermo di cinque antifone da cantare nei vespri delle principali feste liturgiche, compone alcuni mottetti che le comprendono, da eseguire al posto di quelle: come dichiara l’autore, tali rielaborazioni contrappuntistiche, sostenute dall’organo, hanno lo scopo di evitare di spezzare continuamente la funzione e soprattutto di renderla meno noiosa e più accattivante per il pubblico.
Nel 1615 il M. fu nominato maestro di cappella della città di Piacenza, dove compose delle canzonette oggi perdute su testo di Bernardo Morando per la nascita di Maria Farnese.
Dopo il 1615 non si hanno notizie del Marsolo.
Oltre alle opere menzionate nel testo, del M. si conoscono anche 6 mottetti apparsi in due raccolte collettive (Répertoire international de sources musicales, serie B/I, Recueils imprimés XVIe-XVIIe siècles, 1620/2, 1624/6). Il madrigale Mi dona la mia donna, dal Secondo libro de’ madrigali a cinque voci, fu riedito nel Giardino novo bellissimo di varii fiori musicali. Il secondo libro de’ madrigali a cinque voci, antologia curata da Melchior Borchgrevinck «organista del re di Danimarca» Cristiano IV (Copenaghen 1606). Edizioni moderne: Secondo libro dei madrigali a quattro voci opera decima, 1614. Un madrigale a cinque voci, 1604. Sei concerti a una, due e tre voci, 1620/24, a cura di L. Bianconi, Roma 1973.
Fonti e Bibl.: G.M. Artusi, Discorso secondo musicale di Antonio Braccino da Todi per la dichiaratione della lettera posta ne’ Scherzi musicali del sig. Claudio Monteverdi, Venetia 1608, pp. 2 s.; R. Micheli, Musica vaga, et arteficiosa continente mottetti con oblighi, e canoni diversi, Venetia 1615, pp. 2 s. (prefazione); E.L. Gerber, Neues historisch-biographisches Lexikon der Tonkünstler, III, Leipzig 1814, col. 337; A. Bertolotti, Musici alla corte dei Gonzaga in Mantova dal secolo XV al XVII, Milano 1890, p. 77; G. Gaspari, Catal. della Biblioteca del Liceo musicale di Bologna, II, Bologna 1892, pp. 94, 454; III, ibid. 1893, p. 105; A. Goehler, Verzeichnis der in den Frankfurter und Leipziger Messkatalogen der Jahre 1564 bis 1759 angezeigten Musikalien, Leipzig 1902, parte 2ª, p. 51; Catal. delle opere musicali: città di Ferrara, Parma 1917, p. 33; R. Paolucci, La cappella musicale del duomo di Fano, in Note d’archivio per la storia musicale, III (1926), pp. 101-103; E. Cremona, Bernardo Morando poeta lirico, drammatico e romanziere del Seicento, in Boll. stor. piacentino, LIII (1958), p. 95; O. Tiby, I polifonisti siciliani del XVI e XVII secolo, Palermo 1969, pp. 90 s.; L. Bianconi, Sussidi bibliografici per i musicisti siciliani del Cinque e Seicento, in Riv. italiana di musicologia, VII (1972), pp. 28 s.; Id., L’officina cacciniana di P.M. M., prefazione a P.M. Marsolo, Secondo libro dei madrigali…, Roma 1973, pp. IX-LVIII; G. Collisani, Capir l’antifona, ossia i «Motecta» (1614) di P.M. M., in Tra Scilla e Cariddi. Le rotte mediterranee della musica sacra tra Cinque e Seicento. Atti del Convegno, Reggio Calabria-Messina… 2001, II (in corso di stampa); R. Eitner, Quellen-Lexikon der Musiker, VI, p. 346; Répertoire international de sources musicales, s. A/I, Einzeldrucke vor 1800, V, p. 432; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, pp. 901 s.; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Personenteil, XI (2004), coll. 1154 s.