MARCHETTI, Pietro
Nacque a Torano, una delle "ville" o frazioni a monte di Carrara, il 5 apr. 1766, da Giuseppe, agiato proprietario di agri marmiferi al servizio della duchessa di Massa e Carrara, Maria Teresa Cibo Malaspina, e da Francesca Finelli, figlia dello scultore Giuliano (Marchetti, 1999, pp. 215 s., 222). Dopo un periodo di formazione presso lo scultore V. Finelli, suo zio materno, all'Accademia di Carrara, dal 1786 al 1792 il M. si perfezionò a Roma all'Accademia di S. Luca, frequentando anche l'accademia del nudo in Campidoglio, dove riportò diversi premi.
All'Accademia di S. Luca ottenne nel 1789 il terzo premio nella terza classe del concorso Clementino, modellando in bassorilievo l'Ercole Farnese e disegnando il modello nudo dal vero per la prova ex tempore (Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, Libro de' decreti dal dì 7 genn. 1781 fino a tutto li ap.le 1793, vol. 54, c. 97r). Nel 1792 ottenne il primo premio nel concorso Balestra con un gruppo in terracotta raffigurante L'incontro di Enea e Creusa; soggetto per la prova ex tempore fu Priamo condotto da Mercurio alla tenda d'Achille (Roma, Arch. stor. dell'Accademia nazionale di S. Luca, ibid., c. 133v). Oggi disperso, il gruppo è riferito erroneamente dalle fonti come raffigurante Enea e Anchise (Campori, p. 158; Raggi, 1873, p. 63) o Ettore e Andromaca (Id., 1880, p. 8).
Sposatosi a Roma con Maria Cardelli, nata in una famiglia di scultori, dalla quale ebbe sette figli, il M., in società con i cognati, avviò un commercio di marmi e pietre lavorate, che ebbe grande sviluppo dopo il suo ritorno in patria, datato dalle fonti intorno al 1806 (Campori, p. 158; Raggi, 1873, pp. 62 s.), ma da anticiparsi verso il 1803 (Marchetti, 1999, pp. 222 s.). Membro ordinario dell'Accademia Eugeniana delle arti dal 1805, rivestì un ruolo di primo piano sotto il principato di Elisa Bonaparte Baciocchi, a partire dalla sua nomina, il 15 nov. 1807 per decreto governativo, a professore ordinario di scultura (e uno dei dodici accademici votanti) nella stessa istituzione, incarico che avrebbe ricoperto per ventotto anni (Russo, p. 230 n. 46). Impiegato come modellatore e copista negli atelier di scultura della Banca Elisiana, istituita per favorire la lavorazione in loco dei marmi, il M. si specializzò nella produzione di busti dei Napoleonidi e di personaggi in vista delle loro corti, destinati a Napoleone, Elisa e Felice Baciocchi.
Un documento del 1° luglio 1812 riporta i prezzi richiesti dallo scultore, attestandone il primato in questo campo insieme con i carraresi P. Triscornia e C. Landini (ibid., p. 237).
"Tornato a Carrara - riportano le fonti - aprì studio ma per farvi fare copie da commercio, non più lavorando di suo" (Raggi, 1880, p. 63). Una lettera del direttore della Banca Elisiana, H. Sonolet, del 7 nov. 1807, lo presentava alla regnante come "il migliore dei nostri artisti" e l'unico scultore che potesse reggere il paragone con J. Chinard (Marmottan, pp. 73 s., 281).
Sonolet menzionava con elogio due opere del M.: i busti di Carolina Bonaparte Murat, granduchessa di Berg e Clèves (Versailles, Musée national du Château), tratto da un modello di A. Canova, L. Bartolini o F.-J. Bosio, e di Paolina Bonaparte Borghese (già nella collezione Bourdier), entrambi destinati a Massa (ibid., p. 43). All'attività per gli atelier governativi risale anche l'esecuzione dell'erma di Luciano Bonaparte su modello di J.-C. Marin, opera nota nell'esemplare conservato a Versailles (Musée national du Château), per la quale Elisa si congratulò con il M. il 20 giugno 1808. Secondo le fonti, alcuni "girovaghi" d'Oltralpe gliene richiesero una copia, la cui esecuzione fu affidata al giovane P. Tenerani, figlio della sorella Maria Antonia, che il M. aveva tenuto a battesimo il 14 nov. 1789 per poi iniziarlo alla carriera di scultore (Raggi, 1880, pp. 8, 57).
La sua assenza dal Principato nell'agosto 1807 (Russo, p. 231 n. 59) avvalora l'ipotesi secondo la quale, verso il 1808, il M. fu a Parigi a studiare disegno d'ornamento presso Ch. Percier, realizzando inoltre una copia in marmo del busto del maresciallo di Francia S. Vauban di A. Coysevox su commissione del genio militare (Hubert, Les sculpteurs…, p. 160). Dalla sua esperienza presso l'architetto francese derivò, verso il 1811-12, il suo contributo al decoro della villa reale di Marlia (Marmottan, pp. 144 s., 221 s.). Consolidato e ampliato, con la sua fortunata attività di imprenditore nel settore marmifero, il patrimonio della famiglia, il M. si trasferì da Torano a Carrara, alloggiando dapprima nel convento di S. Francesco e stabilendo poi il proprio studio al n. 4 della rampa del Baluardo e successivamente nella casa ex Guidi di piazza Alberica (Pietro Tenerani, pp. 19, 25, 58).
Nel suo studio prese le mosse, fra i numerosi allievi e aiuti, l'educazione artistica dei figli Michele Angelo (nato nel 1796) e Nicola (di cui non è nota la data di nascita) e di Tenerani, con il quale il M. avrebbe tenuto un'assidua corrispondenza per tutta la vita.
Alla collaborazione con lo zio, risale la prima opera nota di Tenerani: la copia in marmo dell'Apollo del Belvedere su commissione di Luciano Bonaparte per la villa della Ruffinella a Frascati, poi trasferita nel ninfeo di villa Lancellotti (Seghetti). Fu poi grazie alla sua raccomandazione che, nell'aprile 1814, Tenerani prese alloggio a Roma presso la famiglia Cardelli, entrando alla fine del 1815 nello studio di B. Thorvaldsen (Raggi, 1880, p. 66; Pietro Tenerani, pp. 57, 83; Grandesso, pp. 20, 29). Con l'aiuto del nipote, il M. divenne fornitore privilegiato di blocchi in marmo agli studi di scultura allora attivi in Roma, da quelli di Thorvaldsen e dello stesso Tenerani, a F. Festa, C. Baruzzi, L. Bienaimé, R. Schadow, H.E. Freund, F. Pettrich, J.J. Busch, P. Petitot, J.N. Bystrom, G. Ceccarini, G. De Fabris, P. Moisè, G. Grandi, R. Barba e A. Solà (Pietro Tenerani, pp. 13-15; Iseppi). Tenerani gli fece anche da tramite per una serie di incarichi: nel 1818 Thorvaldsen ordinò di inviargli da Carrara dei "giovani scultori ed abbozzatori" per aiutarlo nell'esecuzione in marmo della replica del fregio del Trionfo di Alessandro richiestagli da G.B. Sommariva. Il M. scelse F. Gaeti, E. Bogazzi e D. Carusi. Nel 1822 A. Bardi, un altro carrarese da lui indicato, sarebbe entrato nello studio di Thorvaldsen; e nel 1827, L. Mainoni in quello di Tenerani (Pietro Tenerani, p. 127).
Dopo un soggiorno documentato nel marzo 1820, nel febbraio 1822 il M. inviò a Roma, a proprie spese, il figlio Nicola affinché perfezionasse la sua formazione presso Tenerani e Thorvaldsen (ibid., pp. 61-68; Galleni Pellegrini).
Dopo la Restaurazione, il M. ricoprì alcuni incarichi pubblici: per gli anni 1820 e 1828-29 quello di quarto assessore del Magistrato del Comune di Carrara (Marchetti, 1999, p. 225). Agli anni 1825-30 risale il suo disegno con il Ritratto della pittrice A.M. Pelliccia (ripr. in Pietro Tenerani, p. 59). Nel novembre 1829 l'Accademia lo incaricò della realizzazione delle statue per il catafalco della duchessa Maria Beatrice (Lazzoni, p. 75, n. 15). Dal 1833 partecipò all'attività dell'Accademia degli Animosi, sottoscrivendo 100 francesconi per la costruzione del teatro e delle annesse stanze civiche (o Casino civico) e assumendo incarichi di responsabilità quale presidente, tesoriere e segretario (Giumelli). Il 26 genn. 1835 il duca di Modena Francesco IV d'Este lo nominò direttore della Reale Accademia di belle arti di Carrara (un incarico che avrebbe ricoperto fino alla morte) e nel 1844 professore onorario dell'Accademia Atestina di belle arti di Modena (Lazzoni, p. 91, n. 12). Dal 1843 al 1845 fu uno dei commissari dell'allora istituita Cassa di risparmio di Carrara (Marchetti, 1999, p. 225).
Il M. morì a Carrara il 20 apr. 1846.
Dal suo testamento, redatto il 3 apr. 1840, si evince ch'egli possedeva una cava di marmo statuario in località Poggio Silvestro e altre cave di marmo ordinario, venato, bardiglio e statuario a Piastra, Ravaccione, Fossa dei Bicchieri, Fossa degli Angioli, Canal Bianco, Sponda: cave che furono visitate da personalità e committenti del calibro di G.B. Sommariva (Pietro Tenerani, pp. 17, 57, 306 n. 12). Il M. lasciò in eredità il proprio studio di scultura al figlio Nicola e l'attività imprenditoriale nel commercio dei marmi al figlio Carlo (nato nel 1809), che, con l'aiuto di Tenerani, si occupò di recuperare i marmi lasciati a Roma dal padre, giacenti nel porto di Ripa Grande, e quattro quadri il cui valore venne stimato da T. Minardi (ibid., pp. 73, 293, 295, 297; Galleni Pellegrini, p. 134).
Nicola, sulla base di bozzetti del "Fidia danese", modellò fra 1821 e 1824 due figure di apostoli (S. Giovanni Evangelista e S. Giacomo Maggiore, tradotte in marmo entro il 1835) per la chiesa di Nostra Signora di Copenaghen e il Cacciatore per il timpano raffigurante la Predicazione del Battista: tutte opere normalmente riferite al padre (Jørnaes). Secondo alcuni studiosi, fu inoltre sua l'esecuzione in marmo del Monumento del leone morente a Lucerna (Galleni Pellegrini). Fallito il concorso all'Accademia di S. Luca nel 1824, l'anno seguente Nicola fece ritorno a Carrara; mentre nel 1831, su raccomandazione paterna, entrò nello studio di G. Monti a Milano e nel 1833 fu nuovamente a Roma per lavorare tre mesi in quello di Thorvaldsen. Tornato definitivamente a Carrara, Nicola eseguì in marmo il busto di Giuseppe Pardini (1839: San Martino in Colle, villa Marini) e fu professore onorario dell'Accademia di belle arti, partecipando nel 1853 a un'esposizione a New York (Giumelli, p. 134; Galleni Pellegrini).
Fonti e Bibl.: I pregi delle belle arti celebrati in Campidoglio dal solenne concorso tenuto dall'insigne Accademia del disegno in S. Luca li 25 maggio 1789…, Roma 1789, p. XII; In lode delle belle arti. Orazione e componimenti poetici. Relazione del concorso e de' premi distribuiti in Campidoglio dall'insigne Accademia del disegno in S. Luca nel dì 29 maggio 1792…, Roma 1792, p. VI; E. Lazzoni, Carrara e la sua Accademia di belle arti: riassunto storico…, Pisa 1869, pp. 55, 71 s., 75, 81, 84, 91, 95; G. Campori, Memorie biografiche degli scultori, architetti, pittori… nativi di Carrara e della provincia di Massa, Modena 1873, pp. 158 s., 242; O. Raggi, Della R. Accademia di belle arti di Carrara…, Roma 1873, pp. 35, 37, 49, 62 s., 92, 97; Id., Della vita e delle opere di Pietro Tenerani…, Firenze 1880, pp. 8 s., 47, 57, 63, 66, 109, 497, 513; P. Marmottan, Les arts en Toscane sous Napoléon. La princesse Elisa, Paris 1901, pp. 43, 73 s., 77 s., 81, 144 s., 221 s., 281; D. Seghetti, Frascati nella natura, nella storia, nell'arte, Frascati 1906, p. 318; E. Lazzareschi, La villa reale di Marlia, Borgo Val di Taro 1929, pp. 8 s., n. 1; S. Giadice, La villa reale di Marlia, Lucca 1938, pp. 30, 83 s.; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, pp. 333, 344, 350, 352, 369, 371 s., 446; Id., Les sculpteurs italiens en France sous la Révolution, l'Empire et la Restauration, 1790-1830, Paris 1964, pp. 89 s., 160; S. Russo, in Il principato napoleonico dei Baciocchi (1805-1814). Riforma dello Stato e società (catal.), Lucca 1984, pp. 228, 230 s., 237, 240 s., 243, 253, nn. 46, 59, 70; Bertel Thorvaldsen 1770-1844. Scultore danese a Roma (catal.), a cura di E. Di Majo - B. Jørnaes - S. Susinno, Roma 1989, p. 313; Scultura a Carrara. Ottocento, a cura di M. De Micheli - R. Carozzi, Bergamo 1993, pp. 39, 103 s., 189, 196, 207, 247, 310; V. Vicario, Gli scultori italiani dal neoclassicismo al liberty, II, Lodi 1994, p. 675; C. Giumelli, Il teatro degli Animosi di Carrara, Firenze-Siena 1997, pp. 22, 30, 41 (per Nicola: pp. 52-56, 133 s., 169); B. Jørnaes, Bertel Thorvaldsen. La vita e l'opera dello scultore, Roma 1997, pp. 155 s.; C.A. Marchetti, P. M. scultore a Roma: qualche svista da correggere, in Atti e memorie della Accademia Aruntica di Carrara, III (1997), pp. 103-108; Pietro Tenerani. Centodieci lettere inedite. Archivio privato Carlo Agostino Marchetti, a cura di R.M. Galleni Pellegrini, Massa 1998, pp. 13-15, 17, 19, 25, 57-59, 61-68, 73, 83, 127, 293, 295, 297, 306 e passim; L. Iseppi, Riemerse le lettere che Pietro Tenerani scriveva a Carrara: i marmi per la scultura nella Roma ottocentesca, in L'Informatore del marmista, XXXVIII (1999), 454, pp. 38-42; C.A. Marchetti, La famiglia Marchetti, in Atti e memorie della Accademia Aruntica di Carrara, V (1999), pp. 215 s., 219-238, 240 s. (per Nicola: pp. 227-240); R.M. Galleni Pellegrini, Spese sostenute da Pietro Tenerani per il cugino Nicola Marchetti, in Boll. dei Musei comunali di Roma, n.s., XIII (1999), pp. 121, 123, 125-132, 134 s., 143, 145; S. Grandesso, Pietro Tenerani (1789-1869), Cinisello Balsamo 2003, pp. 17, 20, 26, 29 s., 51, 73; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XXIV, p. 67.