MARCELLO, Pietro (Piero)
Nacque a Venezia il 21 genn. 1530 (e non nel 1521 come asserisce il genealogista M. Barbaro) dal matrimonio, celebrato nel 1529, di Antonio di Piero con Isabella Mocenigo di Lazzaro. Ebbe quattro fratelli, tutti nati dopo di lui: Ferigo, morto alla nascita, Lazzaro, Andrea e un altro Ferigo.
Il 17 apr. 1561, a S. Michele di Murano, il M. sposò Paola Bragadin di Antonio, vedova di Antonio Vitturi, con la quale risiedette almeno sino al 1582 nella contrada di S. Sofia, presso il padre del M. nella Ca' d'oro, e non ebbe figli.
Il M. iniziò la carriera politica nel marzo 1558, eletto dal Maggior Consiglio alla carica di sopracomito di galera; il 29 dic. 1560 fu designato, quale successore di Antonio Moro, come provveditore e capitano di Legnago, città-fortezza esagonale di enorme importanza strategica contro Ferrara. Ultimato l'incarico nel luglio 1562, il 30 nov. 1567 (e sino all'aprile 1569) fu nominato tra i tre provveditori sopra Camere, con ampie funzioni di controllo finanziario sulle entrate pubbliche del Dominio. Tra il 17 genn. 1570 e il 10 febbr. 1571 fu tra i dieci savi alle decime in Rialto, preposto alla riscossione della decima sui redditi dei beni stabili gravante sugli abitanti della Dominante e del Dogado.
Il 28 luglio 1572 fu eletto dal Senato, in sostituzione di Francesco Da Lezze, tra i savi sopra i Beni inculti e il 20 dicembre anche tra i dieci governatori del Collegio della milizia da Mar, carica che non portò a compimento perché il 22 febbr. 1573 il Maggior Consiglio lo elesse podestà e capitano di Rovigo. Tornato a Venezia nel febbraio 1574, il M. presentò il 28 maggio la sua relazione finale davanti al Senato.
Nella relazione, dopo una breve descrizione del territorio polesano, affrontò il problema delle frequenti inondazioni provocate dal Po, dall'Adige, dal Castagnaro; sollecitò un rapido restauro delle porte "della Pollesella" per riportarle in condizioni di poter "aprirsi et serarsi come prima si faceva", suggerendo di imporre un apposito "campadego" di un soldo per campo che, egli assicurava, "prontamente sarà pagato, per il desiderio, che tutti hanno di veder quest'opera riduta a perfetione". Sul piano finanziario il M. notava come a un buon funzionamento della Camera statale corrispondesse un Monte di pietà "distrutto et intaccato", per cui i cittadini erano costretti a rivolgersi "con grave loro danno" agli ebrei; anche le somme della fiera annuale di S. Francesco, già destinate a lavori di restauro di strade, ponti e porte, risultavano non più versate da anni (Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, VI, Podestaria e capitanato di Rovigo… (e Provveditorato generale del Polesine), a cura di T. Fanfani, Milano 1976, pp. 97-101).
L'8 ott. 1575 fu nominato tra i sette provveditori sopra la Giustizia nuova, ufficio che lasciò anzitempo, nel luglio 1576, sostituito da Iacopo Contarini. Tra il dicembre 1577 e il settembre 1578 fu, con Giuseppe Trevisan, provveditore sopra Olii. L'11 marzo 1578 ebbe l'onore di essere compreso tra i quaranta elettori del nuovo doge Nicolò Da Ponte. Il 7 ott. 1578 fu eletto dal Senato provveditore alle Fortezze, carica che ricoprì fino al marzo 1579, quando passò tra i venticinque tansadori della Camera (17 marzo 1579), espressamente incaricati dal Senato di provvedere a una nuova generale tassazione per la riscossione del debito di decima.
Il 29 ott. 1580 fu nominato dal Senato provveditore alle Beccarie, carica che avrebbe dovuto occupare sino al settembre 1581, ma fu eletto l'8 luglio 1581 tra i sei patrizi inviati per occuparsi dell'inondazione che aveva colpito Padova. Tra l'ottobre 1581 e il settembre 1582 tornò provveditore alle Fortezze e il 25 sett. 1583 entrò a far parte del Senato; il 7 ott. 1583 fu eletto dal Senato tra i tre regolatori sopra la Scrittura da Mar, istituiti il 30 ott. 1581 per il controllo e la revisione delle finanze dei reggimenti, camere e altre cariche dello Stato da Mar.
Il 18 ag. 1584 fu nominato sovraprovveditore alle Biave, con funzioni di verifica contabile sull'operato degli ufficiali al Frumento. Tra il 1585 e il 1586 ricoprì la carica di capitano a Padova, collaborando con il podestà Marc'Antonio Memmo, che lo elogiò pubblicamente davanti al Collegio. Alla sua opera si deve il perfezionamento della loggia, volta a mezzogiorno, dell'Università, che gli valse un'iscrizione nel palazzo pretorio. Tornato a Venezia, il 29 sett. 1587 fu rieletto membro del Senato; il 3 ottobre fu ancora una volta provveditore alle Fortezze, sostituito nel dicembre da Nicolò Donà, per passare consigliere di Venezia per il sestiere di Cannaregio, dove abitava. Il 6 ott. 1589 fu chiamato dal Senato alla carica temporanea, della durata di soli tre mesi, di provveditore in Zecca per il controllo "alla cassa di ori e argenti". L'8 febbr. 1590 tornò tra i sovraprovveditori alle Biave, ma solo fino a marzo, perché il 3 aprile fu nominato provveditore all'Arsenale. Il 19 agosto fu designato al Senato, carica che sostenne sino alla fine del settembre 1591. Tra l'ottobre 1591 e il maggio 1592 fu di nuovo consigliere, sempre per il sestiere di Cannaregio. Nel febbraio 1592 si presentò per l'elezione a procuratore di S. Marco de ultra, ma non venne scelto.
Il 5 giugno 1592 fu tra i tre savi alle Acque e il 2 agosto fu ancora eletto tra i componenti del Senato; durante tale carica si ripresentò - il 17 nov. 1592 e il 5 giugno 1593 - come procuratore di S. Marco de ultra, ma con esito sfavorevole. Ultimata la carica di savio alle Acque nel giugno 1594, il 1° ag. 1594 risultò ancora tra i nominati al Senato; il 21 agosto fu rieletto consigliere per il sestiere di Cannaregio; il 24 settembre ripropose inutilmente la propria candidatura a procuratore di S. Marco de supra. Solo il 28 apr. 1595 riuscì infine a essere nominato alla prestigiosa carica di procuratore di S. Marco de citra, al posto di Marino Grimani, che era stato eletto doge; la sua fu una nomina "per dignità", con 725 voti a favore ottenuti nella seconda votazione. In veste di procuratore fu ritratto da Domenico Tintoretto (dipinto conservato alle Gallerie dell'Accademia di Venezia). Il 2 maggio 1595 fu eletto tra i due conservatori del deposito in Zecca, e il 4 luglio il Senato, organo al quale spettava l'elezione solo dall'aprile, lo nominò tra i tre savi all'Eresia preposti, secondo la legislazione veneziana, a svolgere funzioni di assistenza e controllo sul tribunale ecclesiastico.
Il M. morì a Venezia il 18 sett. 1596 (e non nel dicembre, come è riportato in M. Barbaro) e fu sepolto nella piccola chiesa di S. Sofia.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Venezia, Misc. codd., I, St. veneta, 20: M. Barbaro - A.M. Tasca, Arbori de' patritii veneti…, IV, c. 483; 46: Cronaca dei procuratori di S. Marco, 812-1627, cc. 216-220, 223; 47: Cronica de' procuratori veneziani dell'anno 812 sin all'anno 1689, cc. n.n.; Avogaria di Comun, Libri d'oro, Nascite, reg. 52 II, c. 211; Libri d'oro, Matrimoni, reg. 88 I, c. 196; Segretario alle Voci, Elezioni in Maggior Consiglio, regg. 3, cc. 120v-121r, 188r; 4, cc. 15v-16r, 22v-23r; 5, c. 123v; 7, cc. 1-2r, 3v-4r, 132v-133r; 8, cc. 109v-110r; Elezioni in Pregadi, regg. 4, cc. 44v, 52v, 57r, 78v; 5, cc. 29v, 30r, 47v, 66v, 118v, 131v, 143r, 148v; 6, cc. 26v, 74v, 76v, 78r, 112v, 131v; Elezioni al Senato, reg. 1, cc. 2r, 7v, 12r, 14v, 17v; Maggior Consiglio, Deliberazioni, reg. 31, cc. 36v-37v; Senato, Terra, reg. 53, c. 135v; Capi del Consiglio dei dieci, Lettere di rettori e altre cariche, Padova, b. 84, n. 198; Rovigo, b. 121, nn. 177-179; Legnago, b. 220, nn. 77-79; Collegio, Relazioni, b. 46 (28 maggio 1574); Dieci savi alle Decime, b. 164, n. 905 (redecima del 1582, S. Sofia); Relazione di Pietro Marcello podestà e capitano di Rovigo, presentata al Senato veneto nel XXVIII maggio MDLXXIV Venezia 1858 (opuscolo per le nozze Brillo-Cassis); G. Tassini, Le iscrizioni dell'Accademia di belle arti, in Archivio veneto, VI (1876), p. 329; Relazioni dei rettori veneti in Terraferma, IV, Podestaria e capitanato di Padova, a cura di A. Tagliaferri, Milano 1975, pp. LIV, 87; G. Soranzo, Bibliografia veneziana, Venezia 1885, p. 141; A. Ventura, Nobiltà e popolo nella società veneta del '400 e '500, Bari 1964, p. 426; P. Grendler, The "Tre Savii sopra l'Eresia" 1547-1605: a prosopographical study, in Studi veneziani, n.s., III (1979), p. 333.