MAGRI, Pietro
Nacque a Vigarano Mainarda, presso Ferrara, il 10 maggio 1873 da Francesco e da Carolina Storari. Nel 1877 si trasferì con la famiglia ad Alfonsine e nel contempo fu avviato allo studio del pianoforte con G. Pozzetti e del violino con il maestro Sgubbi. Divenuto organista della chiesa parrocchiale di Alfonsine nel 1885, il M. iniziò a studiare armonia e contrappunto con Antonio Cicognani. Nel 1889 venne nominato maestro di canto fermo e figurato presso il seminario di Faenza, sede dal 1893 dei suoi studi di filosofia; l'anno seguente frequentò le lezioni di armonia e contrappunto tenute da Giuseppe Cicognani. Dal 1895 il M. intraprese gli studi di teologia nel medesimo seminario, concludendoli il 19 dic. 1897 con l'ordinazione a sacerdote. All'inizio del 1898 si trasferì a Venezia per insegnare canto e musica sacra al seminario patriarcale e all'istituto maschile degli orfani; assunse, inoltre, la direzione della cappella della chiesa di S. Salvador. In quell'anno divenne allievo di L. Perosi, instaurando con il musicista tortonese un rapporto di collaborazione che si concretizzò con l'incarico di maestro sostituto e maestro dei pueri cantores presso la cantoria di S. Marco, diretta dallo stesso Perosi.
L'attività musicale del M. si esplicò anche nell'ambito della composizione liturgica e, più in generale, in quella sacra; del 1900 è il De profundis, op. 37, realizzato per la morte di Umberto I e dedicato alla regina Margherita: la composizione fu particolarmente apprezzata da M.E. Bossi, direttore del liceo civico musicale B. Marcello di Venezia (Galazzo, p. 13). Nel novembre seguente il M. si trasferì a Bari, in qualità di maestro di cappella della cattedrale e direttore della Schola cantorum del seminario. In linea con i principî del movimento ceciliano, cui aveva aderito pienamente, creò a Bari una scuola di musica sacra e fu tra i fondatori del periodico Il Ceciliano, edito dal novembre 1902. Nel 1904 venne eseguito a Bari il suo primo oratorio Omaggio a Cristo Re. L'anno seguente il M. divenne rappresentante dell'Associazione italiana di S. Cecilia per le diocesi di Bari e di Conversano e membro del Collegio dei referenti per la compilazione del repertorio ceciliano. Nell'ottobre 1909 intervenne al congresso dell'Associazione italiana di S. Cecilia ed entrò a far parte della commissione esaminatrice per la concessione di diplomi di abilitazione all'insegnamento del canto gregoriano. Nel 1910 fu nominato maestro di cappella delle cattedrali di Lecce e di Molfetta. Nel novembre 1911 si trasferì a Vercelli, succedendo a Raffaele Casimiri nella direzione della cappella di S. Eusebio; in quella città assunse l'incarico di direttore della scuola di musica sacra e di segretario della Associazione italiana di S. Cecilia. Nei primi mesi del 1913 si fece promotore e organizzatore del congresso di musica sacra di Torino. Dal 12 al 14 settembre del medesimo anno si recò a Lourdes e Marsiglia per eseguire l'oratorio La Reine des Pyrénées e altri suoi lavori; successivamente fu impegnato in una serie di concerti in Puglia. Nell'autunno 1914 compose il poema sinfonico A Ferrara, che avrebbe presentato al pubblico nel giugno dell'anno seguente; nel dicembre 1915 veniva eseguito a Vercelli il suo oratorio Ioseph in forma ridotta. In quell'anno il M. venne nominato consultore della commissione diocesana di musica sacra.
Gli eventi del primo conflitto mondiale lo portarono a dedicarsi principalmente alla direzione della cappella della cattedrale di Vercelli e all'insegnamento del canto presso l'annessa Schola puerorum. Con la fine della guerra, nel novembre 1919, il M. si trasferì presso il santuario di Oropa, accettando l'incarico di maestro di cappella e di organista della basilica. In questa sede istituì una scuola di canto gregoriano per le Figlie di Maria, comunità di suore e di laiche che operavano nella basilica stessa. Al 1920 risalgono due fra i più significativi lavori del M.: la grande Missa capitularis, per la metropolitana di Vercelli, e l'Ave Maria d'Oropa, dedicata al santuario. Il 29 agosto dello stesso anno, sempre a Oropa, fu eseguita La Regina delle Alpi, monumentale composizione che prevedeva la partecipazione di oltre trecento esecutori fra solisti, coro e orchestra. La figura del M., raggiunse in quegli anni, una notevole popolarità sia in Italia sia all'estero. Nel 1921 gli venne offerta la direzione della cappella di S. Marco a Venezia, l'anno seguente quella della cattedrale di Monopoli, ma il M. rinunciò alle prestigiose cariche, preferendo la tranquillità di Oropa; mantenne, invece, i propri impegni legati al movimento ceciliano, del quale rimase uno dei maggiori esponenti a livello nazionale. Nel giugno 1922 fondò la Società orchestrale biellese; in dicembre vinse il concorso di composizione di Verona con l'Inno nazionale antiblasfemo. Nell'aprile 1924 presentò al primo congresso organario nazionale italiano il progetto per la realizzazione dell'elettropneuphon; l'intenzione di utilizzare tale strumento all'interno della liturgia gli attirò numerose critiche da parte di liturgisti e musicisti. Nel marzo 1925 si incontrò a Roma con Perosi e in settembre realizzò alcuni concerti in Svizzera, in occasione dell'inaugurazione degli organi della Grossmünster di Zurigo e della chiesa parrocchiale di Gordola. Nel 1928 il M. visitò nuovamente Perosi a Roma, dove si era recato per partecipare al XIV congresso nazionale ceciliano. L'anno seguente diverse sue composizioni furono trasmesse per radio dall'EIAR di Milano e di Torino. Impegni professionali portarono il M., fra il 1930 e il 1934, in Francia, Svizzera, Germania, Ungheria e ancora in Grecia, Turchia e Palestina. Nel 1935, consapevole di essere gravemente ammalato, iniziò a riordinare le proprie musiche e pubblicò la prima parte di un Elenco generale delle opere, completato l'anno seguente. Continuò a svolgere, nel contempo, una moderata attività concertistica recandosi nel marzo 1936 a Ginevra e a Bari. Nel febbraio successivo concluse la stesura della Missa Ioseph filii David; a marzo, in occasione del suo ultimo appuntamento concertistico in Svizzera, scriveva: "A Ginevra ho diretto il mio De profundis".
Il M. morì il 24 luglio 1937 a Oropa.
Profondo conoscitore della tecnica organaria, il M. seguì il restauro di molti organi antichi e la costruzione di nuovi strumenti (Aletti, Balbiani, Inzoli, Scolari), eseguendone personalmente il collaudo. Progettò egli stesso il citato elettropneuphon, le cui imponenti campane tubolari furono collocate all'esterno del santuario di Oropa. La sua invenzione non riscosse, però, il successo sperato e la struttura venne rimossa dopo la sua morte. Considerato uno fra i più significativi e prolifici esponenti del cecilianesimo, il M. contribuì alla rivalorizzazione della polifonia classica e del canto gregoriano secondo le teorie solesmensi. Si dedicò allo studio e all'esecuzione delle opere liturgiche presenti nei fondi antichi delle cantorie da lui dirette e compose un vasto repertorio di musica pubblicata da numerosi editori (Bertarelli, Bortolan, Carrara, Capra, Mignani, Ricordi, Zanibon). A. Galazzo, il più accreditato studioso del M., scrive: "Le musiche magriane destinate alla liturgia non escono mai palesemente dai canoni codificati dal Cecilianesimo; ma non sono nemmeno compresse in essi [(]. A differenza di altri compositori ceciliani (Perosi stesso, ad esempio) non si cura molto delle difficoltà che può incontrare l'organista o il gruppo strumentale: "al servizio della liturgia", nella concezione magriana, non è sinonimo di semplificazione o di banalizzazione" (Galazzo, p. 7). Diverse opere del M. furono, però, poco eseguite, sia per la complessità dei brani stessi sia per la richiesta di masse corali e orchestrali imponenti. Mentre in Italia la critica si dimostrò alcune volte poco benevola nei suoi confronti, la stampa internazionale riservò al musicista maggiori attenzioni.
La produzione musicale del M. è rivolta in primo luogo alla liturgia: 24 messe per coro con e senza accompagnamento di organo (di cui sette pro defunctis), graduali, offertori, sequenze, antifone, responsori, salmi, inni, cantici, litanie, mottetti e altri brani per l'Ordinario e l'Ufficio composti durante gli anni di magistero presso le diverse cantorie. Per la musica sacra si citano gli oratori: Omaggio a Cristo Re (1904); La reine des Pyrénées (1913); Joseph (1915); Il cantico di frate Sole (1917); La regina delle Alpi (1920); Regina potens (1922); Il pellegrinaggio ad Oropa (1925); La luce nella foresta (1929); Bernardette (1937, incompiuta), e diverse cantate e composizioni spirituali, a cappella e con strumenti. Il M. rivolse i propri interessi anche alla produzione profana, nella quale manifestò la sua vena ironica: opere, operette (Una prima escursione in montagna, 1925; Piccolo Giotto, 1927; La buona novella, 1928), inni e canti popolari. Compose, inoltre, musica da camera (suites, fughe, gavotte) e brani strumentali per orchestra e banda. Per un elenco dettagliato (oltre settecento numeri di catalogo) si rimanda a Galazzo, pp. 51-129.
Fonti e Bibl.: Il Consiglio generale, in Boll. Ceciliano, II (1906), 2, p. 20; La Cappella Eusebiana di Vercelli, in Musica sacra, XL (1916), 6, pp. 67 s.; A. Nasoni, P. M. "La Regina delle Alpi", ibid., XLVII (1921), 6, pp. 36 s.; Il primo Congresso organario nazionale italiano, ibid., L (1924), 9-10, pp. 38 s.; R. Casimiri, Alla memoria di d. P. M., in Eco del santuario di Oropa, XLII (1938), 1, p. 9; R. Zanetti, La musica italiana nel Novecento, Busto Arsizio 1985, pp. 324, 333; F. Passadore - F. Rossi, S. Marco: vitalità di una tradizione. Il fondo musicale e la Cappella dal Settecento ad oggi, Venezia 1996, I, p. 159; III, pp. 699 s., 1558; S. de Salvo, L. Perosi maestro di cappella a S. Marco, in La Cappella musicale di S. Marco nell'età moderna. Atti del Convegno internazionale di studi, 1994, Venezia 1998, pp. 584, 588; A. Galazzo, Le squille benedette. P. M. (1873-1937). Nota biografica, catalogo delle composizioni, Biella 1998; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, pp. 572 s.