MAFFI, Pietro
Nacque a Corteolona, presso Pavia, il 12 ott. 1858 da Luigi e da Clementina Manenti. Compiuti gli studi ginnasiali nelle scuole pubbliche, nel 1873, entrò nel seminario di Pavia, dove, dall'ottobre 1876 al giugno 1880, frequentò i corsi di teologia. Il vescovo A. Riboldi attribuì al M., non ancora sacerdote, l'insegnamento di fisica e storia naturale nello stesso seminario, incarico che il M. tenne ininterrottamente sino alla primavera del 1901. Nel frattempo, il 17 apr. 1881, fu consacrato sacerdote a Pavia.
Già professore di scienze matematiche nei seminari di Monza e di Milano, il vescovo Riboldi rinnovò profondamente la didattica nel seminario pavese che si ridefinì alla luce delle esigenze neotomiste manifestate dall'enciclica Aeterni patris (1879). Il M. seguì fedelmente l'indirizzo del proprio vescovo che era amico di molti uomini di scienza e si recava spesso a Brera. A tal proposito, una delle prime iniziative del M. fu il rinnovamento del gabinetto di fisica e di storia naturale del seminario pavese, fondato dal vescovo A. Tosi nella prima metà del secolo. L'attività culturale di mons. Riboldi fu vista con benevolenza da parte del pontefice, anche perché la sua apertura verso la scienza moderna era associata a una netta posizione intransigente.
Durante il ventennio d'insegnamento, il M. si consacrò quasi completamente agli studi scientifici, per i quali si servì principalmente della Revue des questions scientifiques del gesuita I. Carbonelle, degli scritti di un altro gesuita, A. Secchi, e del barnabita F. Denza, all'epoca direttore dell'osservatorio del collegio Carlo Alberto di Moncalieri. In collaborazione con l'osservatorio di Brera e con lo stesso padre Denza, il quale, nel 1881, fondò la Società meteorologica italiana, il M. realizzò alcuni progetti in astronomia, geofisica e meteorologia. Dopo la nomina a prorettore del seminario, avvenuta nel 1886, al M. si presentarono maggiori opportunità per la realizzazione di alcuni progetti. Il 30 nov. 1890, giorno di inaugurazione dell'osservatorio astronomico nel seminario pavese, il M. pronunciò un discorso su La meteorologia del clero, in cui è sintetizzato il suo credo scientifico. Nel criticare il clima anticristiano alimentato dalla cultura positivistica, il M. si faceva interprete di una scienza che, in chiave neotomistica, sostenesse la fede.
L'attività scientifica del M. fu vastissima, dall'astronomia alla meteorologia, dalla sismologia alla scienze naturali. Nel 1895, inviò alla Società astronomica universale le sue osservazioni delle Perseidi, e, sempre negli stessi anni, progettò un nefoscopio per l'osservazione delle nuvole e un altro apparecchio per la misurazione delle acque del sottosuolo di Pavia. Ancora più noti furono i suoi globi meteoroscopici, uno dei quali figurò all'Esposizione universale di Parigi del 1900. Il tentativo di ripetere sulla cupola del duomo di Pavia l'esperienza che L. Foucault aveva compiuto al Pantheon, a Parigi, non fu invece portato a termine per l'opposizione dello stesso vescovo Riboldi, al quale il progetto parve la profanazione di un edificio sacro.
I risultati conseguiti valsero al M. importanti segni di stima da gran parte delle società scientifiche. Fu membro dell'Associazione meteorologica italiana (3 maggio 1892), della Società italiana di scienze naturali (4 marzo 1896), dell'Accademia di religione cattolica (febbraio 1898), della Société astronomique de France (2 nov. 1898), dell'Accademia pontificia dei Nuovi Lincei (12 apr. 1899), della Società astronomica italiana (20 dic. 1909). Infine, nel 1904, fu nominato presidente della Specola vaticana.
Sin dai primi anni Novanta, la reputazione conquistata in campo scientifico, come anche la particolare simpatia con cui lo stesso pontefice Leone XIII guardava alle iniziative del vescovo Riboldi, valsero al M. l'attenzione di G. Toniolo, il quale, con lettera del 9 sett. 1892, lo invitò a Genova, al primo congresso scientifico dell'Unione cattolica per gli studi sociali. Allora, la cultura cattolica si trovava agli inizi della stagione politica e culturale aperta dall'enciclica Rerum novarum (1891) che, proprio nell'attività organizzativa di Toniolo, aveva uno fra i suoi vettori più dinamici. Nel settembre 1899, grazie all'appoggio di mons. Riboldi e del vescovo di Padova, G. Callegari, Toniolo fondò la Società cattolica italiana per gli studi scientifici che comprendeva cinque sezioni. La terza, quella per gli studi fisici, naturali e matematici fu affidata alla presidenza del M., il quale - grazie anche ai sussidi di mons. Riboldi - fu direttore della rivista della sezione, la Rivista di fisica, matematica e scienze naturali (nata a Pavia il 1 genn. 1900 con la benedizione di Leone XIII, e uscita sino al 1912).
Il M. associò a questa attività anche pubblicazioni di carattere divulgativo, tra cui il volume Nei cieli: pagine di astronomia popolare (Milano 1896). Tali opere furono date alle stampe al fine di contribuire alla qualificazione scientifica degli insegnanti di scienze naturali, soprattutto di quelli ecclesiastici. Più propriamente apologetiche furono le Riflessioni sui nostri doveri davanti alla scienza moderna e alla fede (Pavia 1898) e il breve discorso, Dio nella scienza pronunciato nel febbraio 1903 (confluito in P. Maffi, Scritti vari, Siena 1904, pp. 419-430). Il M. coltivò anche la storia della scienza che coniugò, talvolta, con quello per i grandi autori della letteratura italiana: nel 1898 dette alle stampe La cosmografia nelle opere di Torquato Tasso con l'intenzione di far conoscere le premesse cinquecentesche di quella "grande giornata d'oro dell'astronomia" che, ad avviso del M., fu il XVII secolo. Testimonianza dei suoi interessi letterari furono anche due romanzi che il M. pubblicò negli anni Novanta, in appendice a Il Ticino (giornale cattolico di Pavia di cui il M. fu fra i più assidui redattori): Fior che muore (1894) e Gli sparvieri (1898).
Il 15 apr. 1901 mons. Riboldi fu nominato arcivescovo di Ravenna. Non volendo privarsi della collaborazione del M., lo scelse quale proprio vicario generale il successivo 6 ottobre. Il 25 apr. 1902, il nuovo arcivescovo morì. Cinque giorni più tardi, un decreto della congregazione del Concilio nominò il M. amministratore apostolico dell'arcidiocesi ravennate. L'11 giugno, Leone XIII lo consacrò vescovo titolare di Cesarea di Mauritania e lo elesse ausiliare di Ravenna. Poco più di un anno dopo, durante il concistoro del 25 giugno 1903, il M. fu designato arcivescovo di Pisa.
Il primo decennio del M. a Pisa si svolse in stretto rapporto con le imponenti trasformazioni che allora stavano investendo il movimento cattolico nella fase finale dell'Opera dei Congressi, sciolta definitivamente nel 1904. Rispondendo a quella ricerca di forme nuove della presenza cattolica nella società, manifestate dal nuovo pontefice, Pio X, il M. si mantenne sempre fedele all'idea di un cattolicesimo tanto più impegnato politicamente e socialmente rispetto ai trent'anni precedenti quanto costantemente regolato dal magistero dei vescovi e del papa. Nel corso del suo episcopato, compì quattro visite pastorali, si impegnò per la nascita di casse rurali, casse operaie, associazioni di mutuo soccorso, fondò un'opera per gli asili infantili che furono incoraggiati in tutte le parrocchie. Testimonianza dei suoi orientamenti fu la settimana sociale di Pistoia (23-28 sett. 1907) in cui si discusse sulla cooperazione, sulle associazioni femminili, sull'educazione della classe operaia, sulla scuola, sulla questione dell'emigrazione. Anche nel seminario pisano, che il M. riorganizzò potenziando l'insegnamento scientifico, fu introdotta la cattedra di sociologia ed economia, affidata a Toniolo.
Tanta operosità fu riconosciuta da Pio X che lo nominò cardinale durante il concistoro del 15 apr. 1907. La designazione avrebbe comportato il trasferimento del M. a Roma, ma una commissione, formatasi spontaneamente tra alcuni cattolici pisani e presieduta da Toniolo, convinse il papa, nel corso di un'udienza, a lasciare che il nuovo cardinale rimanesse a Pisa mantenendo l'ufficio arcivescovile.
Su un piano strettamente politico, il M. cercò sempre di mediare con le posizioni murriane, senza mai prestare loro il proprio consenso. A quest'opera di mediazione fu obbligato dal notevole ascendente che R. Murri aveva sulle opinioni dei giovani toscani - con l'importante eccezione di alcuni gruppi fiorentini e livornesi - sin dal III Convegno regionale democratico cristiano, tenutosi proprio a Pisa il 28 apr. 1902. In realtà, nonostante l'opera di mediazione, alla quale il suo ruolo pastorale lo vincolava, il M. fu sempre convinto della necessità di un'alleanza dei cattolici con i liberali e con i monarchici. Proprio con la monarchia, grazie alla vicinanza della residenza reale di S. Rossore, il M. avviò nel corso degli anni una costante opera di riavvicinamento. Segno di questo rapporto fu la nomina del M. a cavaliere di gran croce, con il motu proprio del re del 26 ag. 1919. Durante la guerra di Libia, il M. si allineò pubblicamente alle posizioni filonazionalistiche della Società editrice romana, il trust di G. Grosoli, cui fu legato per tutta la vita da sincera amicizia. Oltre a comportare alcune tensioni con il papa che criticò il trust nella famosa Avvertenza del dicembre 1912, la scelta del M. causò un allentamento dei rapporti con alcuni esponenti della gioventù cattolica dell'arcidiocesi, tra i quali G. Gronchi che, in occasione delle elezioni del 1913, dichiarò di disinteressarsi delle raccomandazioni della direzione diocesana. Anche durante la prima guerra mondiale, alla luce dell'avvicinamento compiuto tra il movimento nazionalista e una parte dello schieramento cattolico al congresso di Milano del maggio 1914, il M. lasciò intendere chiaramente la propria posizione. Celebre fu, a tal proposito, il discorso Per il trionfo delle nostre armi (11 luglio 1915) che, sin dal titolo, non lascia adito a dubbi sulle caratteristiche del nazionalismo del Maffi.
Dal 1924 egli si adoperò per la soluzione della questione romana, sfruttando i legami personali che aveva da lunga data con l'ex popolare P. Mattei Gentili, sottosegretario al ministero della Giustizia e degli affari di culto, e con altri esponenti del movimento cattolico filofascista Centro nazionale italiano.
Il M. morì a Pisa il 17 marzo 1931.
Fonti e Bibl.: Le carte del M. sono conservate presso la Biblioteca arcivescovile di Pisa, Arch. privato Maffi. Un'informazione dettagliata su tutte le pubblicazioni del M. è in A. Spicciani, Gli scritti di P. M., in Il cardinale P. M. arcivescovo di Pisa. Primi contributi di ricerca, tavola rotonda, 1982, Pisa 1983, pp. 157-163. Oltre a questo volume, punto di partenza per ogni studio sul M., sono da vedere: I. Felici, Il card. M., Roma-Milano 1931; P. Stefanini, Il card. M., Pisa 1958; L. Righi, Una porpora prestigiosa, Fiesole 1978; F. Ingrasciotta, Il cardinale P. M. e la sua attività pastorale a Pisa, 1904-1931, Pisa 1984; M. Andreazza, Alle origini del movimento cattolico pisano: il card. P. M. e il prof. G. Toniolo, Pisa 1991; La Biblioteca arcivescovile "Cardinal Maffi", a cura di G. Rossetti et al., in Galileo e Pisa, a cura di R. Vergara Caffarelli, Ospedaletto-Pisa 2004, pp. 97-120.