VIANI, Pietro Luigi
– Nacque l’11 luglio 1754 a Venezia (cfr. Archivio di Stato di Venezia, Stato dei tenenti..., e Archivio di Stato di Milano, Registro di tutti i brevetti..., che indicano la città quale «patria», mentre il Registro contenente..., la riconosce quale «lieu de naissance»; invece stando a Giacomo Lombroso, 1843, p. 269 e alle fonti che da lui dipendono gli diede i natali Verona) da Giambattista, un militare di carriera dell’esercito veneziano che avrebbe raggiunto il grado di tenente colonnello (Archivio di Stato di Venezia, Savio alla scrittura, filza 152) o quanto meno quello di sergente maggiore (Archivio di Stato di Venezia, Stato dei tenenti...). Non si conosce il nome della madre.
Il 1° ottobre 1754 l’infante Viani fu ammesso, attenendosi a un costume diffuso all’epoca, quale cadetto nell’organigramma militare veneziano, una scelta che suscita minor stupore se si tiene presente che i Viani erano – come si scriveva nelle carte dell’amministrazione lagunare – «una benemerita famiglia militare». Il nonno, Gian Francesco, nel 1696 aveva comandato una compagnia di fanti oltremontani e si era dimostrato un «Ufficiale di merito e di guerra» (ibid.) tanto da essere promosso nel 1742 sergente maggior di battaglia, un grado equivalente a quello di generale di brigata.
Anche se in un decreto del Savio alla scrittura, il ‘ministro della guerra’ che faceva parte della consulta dei Savi (di fatto il consiglio dei ministri veneziano), fu dichiarato che Viani si era «invagito [...] della nobile militar professione» (Archivio di Stato di Venezia, Savio alla scrittura, filza 152), in realtà, come abbiamo visto, la sua vocazione fu decisa dalla famiglia. In ogni caso il 5 luglio 1766 iniziò il suo servizio effettivo quale cadetto, transitando poi nel 1769 (nel 1768 secondo Lombroso, 1843, p. 269) nel reggimento Dragoni. Il 4 dicembre 1777 fu promosso cornetta e il 12 agosto 1785, in quanto cornetta più anziano, luogotenente.
Nel 1778 Viani, al quale era riconosciuta nell’occasione «attività [...] e prontezza in qualunque pubblica militar diligenza», si sposò con Giovanna Pallari, una sua cugina in secondo grado, che non soltanto era, come prescriveva la normativa, «di estrazione civile e con dote competente», ma era anche la «sola erede [...] di genitori abbastanza proveduti di beni di fortuna» (Archivio di Stato di Venezia, Savio alla scrittura, filza 238). Dal matrimonio sarebbero nati almeno due figli: Giambattista, che avrebbe seguito la carriera paterna, prendendo parte, tra l’altro, alla campagna di Russia, e Vittoria, che nel 1803 ricevette, tramite una lotteria, una dote in quanto figlia di un militare.
Nel 1793 fu promosso in agosto capitan tenente e in novembre capitano. In precedenza era stato «impiegato per la materia delle biade nella Bresciana e Salodiano» ed era stato «giudice delle vettovaglie» a Palmanova (ibid., filza 152). Pose fine a questo tran-tran burocratico l’arrivo, nel 1796, dell’Armée d’Italie di Napoleone Bonaparte nel Veneto. Nell’aprile del 1797 Viani, che era di guarnigione a Verona, decise di schierarsi, come fecero anche altri suoi commilitoni, con i ‘giacobini’. Dopo che i francesi e i loro alleati repressero l’insorgenza filoveneziana culminata a Verona nelle cosiddette Pasque (lo stesso Viani fu «aux affaires contre les insurgés de Brescia [...], ou il fut blessé au pied droit d’un coup de feu des payisans [sic!] contre Revolutionnaires»: Archivio di Stato di Milano, Registro contenente...), contribuì al consolidamento della locale municipalità ‘democratica’.
Una volta caduta la Serenissima, ritornò a Venezia, dove fu incaricato di organizzare la guardia nazionale e dove a fine luglio entrò quale capitano nel battaglione dell’esercito regolare, che si stava formando nelle lagune. Quando, il 18 settembre, fu aggiunto un secondo battaglione a quella che era diventata la legione veneziana, Viani ne divenne il comandante, ottenendo un grado equivalente a quello di maggiore e una paga di 300 lire venete. In dicembre, essendo ormai prossima l’esecuzione del trattato di Campoformio, che cedeva il Veneto all’Austria, i francesi ordinarono alle legioni ‘democratiche’ levate nel Veneto di trasferirsi nel territorio della Cisalpina e Viani condusse il suo battaglione a Cremona.
Nel marzo del 1798 la legione veneziana entrò a far parte dell’8a legione provvisoria della Cisalpina. Viani conservò il comando del battaglione fino all’11 giugno, quando fu nominato capo squadrone di cavalleria e gli fu affidato il comando provvisorio di un reggimento di dragoni costituito da coscritti, che sarebbe sempre rimasto incompleto. Nel gennaio del 1799 era di stanza in Romagna insieme alla brigata di Giuseppe Lahoz. Il 5 aprile fu promosso capo brigata di cavalleria (Archivio di Stato di Milano, Registro di tutti i brevetti...). Il 30 aprile gli fu affidato il comando di uno dei due reggimenti della brigata di cavalleria costituita in seguito all’incorporazione dell’esercito della Cisalpina nell’armata francese.
Della crisi, che colpì le truppe ex cisalpine in conseguenza dell’avanzata degli austro-russi, fece le spese anche Viani, che si trovò a comandare in maggio uno squadrone di dragoni appiedati e in luglio uno squadrone nel quale furono immessi dragoni e ussari a cavallo e che si distinse nei combattimenti di agosto culminati nella battaglia di Novi. Quando fu organizzata, nei mesi tra il settembre del 1799 e l’aprile del 1800, la legione italica, Viani, che nel gennaio del 1800 era stato decorato con la Legion d’onore, ottenne il comando di un reggimento di cacciatori a cavallo, del quale egli stesso aveva curato l’organizzazione tra Digione e Bourg-en-Bresse, un reggimento che prese parte alla campagna di maggio-giugno contro gli austriaci.
In settembre transitò prima al comando di un mezzo reggimento e poi di uno squadrone di ussari. Il suo rango militare fu invece riconosciuto nella campagna del dicembre 1800-gennaio 1801, alla quale partecipò nelle file della divisione italica alla testa di un reggimento di ussari. Dopo aver avuto due cavalli uccisi sotto di sé al passaggio del Mincio del 25-26 dicembre, il 3 gennaio Viani guidò con successo l’avanguardia della divisione (comprendeva anche truppe di fanteria) alla conquista del villaggio di Cimego (Trentino), ricevendo, tra l’altro, i complimenti di Antonio Lissoni (1844), secondo il quale «dimostrò co’ suoi usseri un valore sopra l’ordinario» (p. 48). Tuttavia, come scriverà Carlo Zucchi nelle Memorie (1861), dopo la campagna «le ricompense [non] vennero distribuite secondo giustizia»: «il bravo colonnello» Viani e «il capo battaglione [Étienne Maurice] Gérard, che più degli altri si erano mostrati prodi soldati ed esperti uffiziali, furono trascurati» (pp. 8 s.).
Pietro Luigi era alto 5 piedi e 2 pollici, vale a dire 167,4 cm (Archivio di Stato di Milano, Registro di tutti i brevetti...), una statura all’epoca più che rispettabile. Ma «consacra[va] troppe ore al cibo, e quasi oseremmo dire alla crapula» (ad esempio, «il bicchiere che V. teneva sempre davanti di sé, poteva benissimo chiamarsi un bicchier mostro, tanto era alto e largo da contenere quasi un boccale di liquore») con il risultato che era appesantito, come attesta anche il ritratto offerto da Lombroso (1843, p. 270), da una «esuberante pinguedine» (p. 271). Aveva «cappelli biondi, fronte spaziosa, [...] occhi celesti, naso profilato, bocca mediocre» (Archivio di Stato di Milano, Registro di tutti i brevetti...).
Dopo la campagna nel Trentino la sua carriera continuò senza particolari impennate (assolse soprattutto compiti amministrativi, dalla gestione della coscrizione nel dipartimento del Reno alla presidenza di una commissione destinata a reprimere gli abusi relativi alla leva nei dipartimenti a sud del Po, un incarico, quest’ultimo, che svolse senza vulnerare una fama, che lo voleva, come avrebbe scritto Lombroso, 1843, «buono, troppo buono» tanto che «i suoi soldati [...] il designavano col tenero nome di Papà», pp. 269 e 272) fino al settembre 1804, quando venne costituita la guardia presidenziale (dal 1805 reale).
Il vicepresidente della Repubblica italiana Francesco Melzi d’Eril, che si era sempre appoggiato ai militari veneti allo scopo di contrastare l’asse franco-lombardo tra Joachim Murat, Giuseppe Lechi e Domenico Pino, affidò a Viani il comando della cavalleria del prestigioso corpo, che nel 1805 riunirà due reggimenti di dragoni – Regina e Napoleone – e un reggimento – dal 1807 due – di cacciatori a cavallo. Anzi quando il comandante della guardia Achille Fontanelli partì per la Francia con la maggior parte della truppa, fu Viani che divenne comandante interinale della parte del corpo rimasta a Milano e fu sempre lui che Melzi avrebbe voluto designare quale successore di Fontanelli nel ruolo di comandante effettivo al posto del candidato di Giuseppe Lechi, il fratello Teodoro.
Secondo Lombroso (1843) Viani «somministrare non poteva allo storico splendidi materiali, non avendo avuto mai supremi comandi da far spiccare i suoi talenti e la sua capacità» ed era quindi «sterile di militari imprese» (p. XI). Meritava comunque «di trovare posto tra gli altri dell’epoca in riguardo a quel misto singolare di valore e di bontà che in esso ammiravasi» (ibid.). In effetti anche la sequenza delle sue «militari imprese» fu significativa. Dopo la nascita del Regno d’Italia prese parte alle campagne del 1805 e del 1809, meritandosi nel 1807 la promozione a generale di brigata. Inoltre nel 1806 era stato nominato cavaliere della corona di ferro e nel luglio del 1810 fu firmato dal viceré Eugène de Beauharnais il decreto, che lo creava barone del regno.
Nel novembre di quell’anno il viceré propose a Napoleone di pensionarlo, «brave homme, mais dont l’âge a affaibli les moyens» (cit. in Ilari - Crociani - Paoletti, 2001, I, t. 2, p. 505). Il 28 novembre fu sostituito nel comando della cavalleria della guardia dal colonnello Joseph Jacquet, che in dicembre denunciò una serie di abusi amministrativi messi in conto al suo predecessore. Viani fu inquisito dal consiglio d’amministrazione generale, che peraltro nel marzo del 1811 l’assolse completamente dalle accuse, accogliendo le tesi illustrate in una memoria difensiva basata su «una lunghissima apologia» redatta dall’amico Ugo Foscolo «in stile tra il finanziere, il militare e il demostenico» (ibid., I, t. 1, p. 143).
Nominato governatore del palazzo reale di Mantova, fu lì che Viani morì il 2 agosto 1811.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Savio alla scrittura, filze 145, 152 e 238: Stato dei tenenti del reggimento colonnello de’ Therry di Dragoni estratto dal Registro militare del medesimo, Brescia 1° gennaio 1792 m.v. [1793]; Inquisitorato sopra l’amministrazione dei pubblici ruoli, b. 30; Democrazia, bb. 93 e 108; Archivio di Stato di Milano, Ministero della Guerra, Registri matricole degli ufficiali, reg. 130, c. 39v: Registro contenente settant’uno foglio..., «li 23 pratile anno 6° repubblicano» [11 giugno 1798]; Registro di tutti i brevetti di nomina dati dal Direttorio esecutivo della Repubblica Cisalpina agli ufficiali d’ogni grado e d’ogni arma..., «quindici vendemmiale anno decimo repubblicano» [7 ottobre 1801, ma aggiornato fino al 1804], reg. 137, al n. 662.
[C. De Laugier], Fasti e vicende dei popoli italiani dal 1801 al 1815 o memorie di un uffiziale per servire alla storia militare italiana, I-XIII, Firenze 1829-1838; G. Lombroso, Vite dei primarj generali ed ufficiali italiani che si distinsero nelle guerre napoleoniche dal 1796 al 1815, Milano 1843, pp. 269-272; A. Lissoni, Compendio della storia militare italiana dal 1792 al 1815, Torino 1844; A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana. Cenni storico-statistici dal 1796 al 1814, I-II, Milano 1845; Memorie del generale Carlo Zucchi, a cura di N. Bianchi, Milano 1861; P. Bosi, Il soldato italiano istrutto nei fasti militari della sua patria, Torino 1869, p. 560; N. Giacchi, Gli uomini d’arme italiani nelle campagne napoleoniche, Roma 1940, p. 350; V. Ilari - P. Crociani - C. Paoletti, Storia militare dell’Italia giacobina: dall’armistizio di Cherasco alla pace di Amiens, 1796-1802, I-II, Roma 2001; E. Pigni, La Guardia di Napoleone re d’Italia, Milano 2001; V. Ilari - P. Crociani - C. Paoletti, Storia militare del regno italico (1802-1814), I-III, Roma 2004.