LUCIANI, Pietro
Nacque a Salerno nel febbraio del 1823. Di famiglia agiata, ebbe il primo educatore nel padre, Gregorio, uomo di deciso orientamento liberale che nel 1799 aveva aderito alla Repubblica napoletana e nel 1820 aveva preso parte al moto costituzionale.
Un forte ascendente su di lui fu esercitato dal fratello Matteo, maggiore di undici anni, che sarebbe divenuto primo sindaco di Salerno, nonché senatore del Regno d'Italia. Il L. ebbe una formazione vera e propria a Napoli, alla scuola di B. Puoti. Successivamente si avvicinò alla metafisica e, in questo campo, la lettura che più ne indirizzò lo sviluppo fu quella degli scritti di V. Gioberti, apparsi a Napoli a partire dal 1841.
All'epoca delle riforme del 1848 il L. appoggiò il governo costituzionale, fu in prima fila nelle manifestazioni patriottiche e nella repressione del 15 maggio salì perfino sulle barricate: il che gli costò la prigione e il sequestro delle opere giobertiane. Poté rientrare in famiglia a Salerno solo verso la fine del 1851 (o ai primi del 1852), e si dedicò agli studi, intervallando il soggiorno nella città natale con frequenti viaggi a Napoli dove, specialmente dopo l'Unità, prese parte al dibattito filosofico. Già autore nel 1861 di uno scritto su S. Centofanti edito a Salerno (Il pensiero moderno. Discorso in proposito degli Scritti di Silvestro Centofanti) in cui si scagliava contro l'"intedescamento" della filosofia italiana, il L. intraprese quindi una puntigliosa polemica contro l'interpretazione spinoziana e hegeliana che B. Spaventa aveva dato del pensiero giobertiano (Del libro di Bertrando Spaventa intitolato "La filosofia di Gioberti". Considerazioni, Napoli 1864); a tale premessa fece seguito lo sforzo di ricostruire, mediante una minuziosa analisi dei testi, le tematiche giobertiane in cui il L. diceva di aver trovato "ridotte a formule definitive le dottrine del Vico" (Lioy, p. VIII). Raccolse poi tali studi nel suo lavoro di maggiore mole, i tre volumi su Gioberti e la filosofia nuova italiana (Napoli 1866-72).
L'opera aveva il suo fulcro in una dura e articolata presa di posizione contro la divisione qualitativa (dal L. attribuita in particolare a F. Acri) della filosofia giobertiana in essoterica e acroamatica, alla quale opponeva una ermeneutica unitaria delle opere edite e di quelle postume di Gioberti sulla base di una ipotesi che, auspicandone al più presto un'edizione critica, ne affermava la contemporaneità di stesura, sia pure limitatamente ad alcuni casi, il più significativo dei quali gli appariva quello della Protologia.
A dire del L. stesso, la sua battaglia contro l'hegelismo e lo spinozismo e l'ostilità dichiarata all'introduzione della filosofia tedesca in Italia provocarono la sua totale emarginazione dal sistema educativo napoletano: fu infatti sua convinzione che il "dispotismo panteistico" dominante nell'ateneo cittadino (Del destino religioso d'Italia, p. 497) gli precludesse l'autorizzazione al libero insegnamento ovvero il conseguimento della cattedra universitaria che riteneva di meritare.
Gli altri scritti del L. trattano dei rapporti della religione con la scienza, con la politica e con l'estetica. Quelli a carattere politico riprendono e ribadiscono ora i motivi giobertiani della Riforma cattolica, per esempio la necessità per la Chiesa di spogliarsi del misticismo armonizzandosi con la società moderna, ora temi di attualità quali l'approvazione del separatismo cavouriano. Di sicuro pregio teorico è il saggio Del razionalismo nell'arte (Napoli 1881), in cui il L. supera e quasi sovverte l'ontologismo giobertiano fino a portarsi alla soglia del principio dell'unità-distinzione peculiare dell'estetica crociana.
Il L. morì a Salerno il 28 ott. 1900.
Altri scritti: Sulla formola "Libera Chiesa in libero Stato", Napoli 1867; Roma capitale d'Italia, ibid. 1868; Del destino religioso d'Italia, ibid. 1876; 2ª ed., con Appendice, ibid. 1878; Delle condizioni presenti e future della Chiesa cattolica, ibid. 1879; Storia del pensiero romano da Romolo a Costantino, Salerno 1881; Rammemorazione di monsignor Mirabelli, Napoli 1883; Civiltà e barbarie, ibid. 1889; Del socialismo vero e falso, ibid. 1896; La filosofia di Giacomo Leopardi brevemente esposta, Salerno 1899; Il cattolicismo alla fine del secolo XIX, Napoli 1903.
Fonti e Bibl.: Il Nuovo Istitutore, 25 marzo 1878 (rec.). Le notizie biografiche sul L. sono piuttosto scarne, a parte il breve schizzo di D. Lioy, Introduzione, in P. Luciani, Il cattolicismo alla fine del secolo XIX, cit., pp. III-XVI; G. De Crescenzo, Diz. storico-biografico degli illustri e benemeriti salernitani, con appendici, indici e ritratti, Salerno 1937, pp. 70 s.; A. Moscati, Matteo Luciani, Salerno 1945; G. De Crescenzo, Diz. salernitano di storia e cultura, Salerno 1956, p. 242; Id., P. L. e il giobertismo, Napoli 1960; Id., P. L. e il giobertismo meridionale, in Id., La fortuna di Vincenzo Gioberti nel Mezzogiorno d'Italia, Brescia 1964, pp. 17-132. Cenni generici in S. Caramella, La formazione della filosofia giobertiana, Genova 1927, p. 257 n. 3; L. Russo, Francesco De Sanctis e la cultura napoletana (1860-1885), Bari 1943, p. 123 n. 3; L. Stefanini, Gioberti, Milano 1947, p. 411 n. 1; B. Croce, La vita letteraria a Napoli dal 1860 al 1900, in La letteratura della nuova Italia, IV, Bari 1954, p. 274; M. Mendella, Persico e l'eredità meridionale del neoguelfismo, in Aspetti della cultura cattolica nell'età di Leone XIII. Atti del Convegno(, Bologna( 1960, a cura di G. Rossini, Roma 1961, p. 632; G. Balsamo-Crivelli, Avvertenza, in V. Gioberti, Protologia. Estratti riveduti sugli autografi(, con introd. e note di S. Caramella, Torino 1966, pp. XXIX-XXXI; G. Oldrini, La cultura filosofica napoletana dell'Ottocento, Roma-Bari 1973, pp. 255, 474 n.