LA FONTAINE, Pietro
Nacque a Viterbo il 29 nov. 1860, da Francesco e da Maria Bianchini.
Il padre era di origine ginevrina ed ex soldato dello Stato pontificio, la madre era figlia dell'amministratore generale delle proprietà dei principi Doria Pamphili Landi.
Il L. manifestò ben presto un'inclinazione al ministero presbiterale e, dopo un primo periodo di studi privati, si formò nel seminario di Viterbo. Fu ordinato sacerdote il 22 dic. 1883. Negli anni seguenti operò soprattutto nel seminario viterbese, come docente nei corsi ginnasiale, liceale e teologico e in seguito come direttore spirituale. A queste mansioni affiancò quella di predicatore, resa più intensa soprattutto dopo che la congregazione di Propaganda Fide lo nominò, il 24 nov. 1891, missionario apostolico. Il 22 genn. 1906 divenne canonico del capitolo della cattedrale di Viterbo. Il successivo 8 luglio il ministro dell'Interno gli assegnò l'ufficio di cappellano e maestro del carcere di Gradi. Il 6 dic. 1906 Pio X lo promosse vescovo di Cassano Jonio in Calabria.
Governò la diocesi privilegiando la cura del clero e il riordino della prassi liturgica; si dedicò alla riorganizzazione del locale seminario e fronteggiò l'emergenza creatasi dopo il terremoto del 28 dic. 1908 promuovendo l'assistenza della popolazione scampata al sisma. Tra il 1907 e il 1909, in anni resi particolarmente difficili dalla crisi modernista, compì le visite apostoliche nei seminari del Beneventano e della Liguria, e nelle diocesi di Massa Marittima, Pisa, Volterra, Malta e Gozo, mettendo in luce, nella lotta contro i novatori, un atteggiamento misurato, scevro dall'enfasi che caratterizzò Pio X e il personale di Curia a lui ideologicamente più prossimo.
Il 1° apr. 1910 il L. fu traslato alla sede titolare di Caristo, fu nominato vicario del cardinale arciprete della basilica lateranense e segretario della congregazione dei Riti, ufficio che lo portò a prendere parte alle riforme volute da Pio X in ambito liturgico, in particolare alla riforma del breviario. Il 28 febbr. 1915 Benedetto XV lo promosse patriarca di Venezia e il 4 dic. 1916 lo nominò cardinale.
Durante la prima guerra mondiale mantenne una condotta riservata, sostenendo gli interventi papali a favore della pace e impegnando la Chiesa veneziana nell'assistenza religiosa e materiale nei confronti della popolazione, soprattutto dopo che la drammatica ritirata dell'Esercito italiano seguita alla sconfitta di Caporetto rese parte del territorio diocesano teatro diretto delle operazioni belliche. Proprio per cercare di ovviare alle gravi difficoltà economiche in cui si venne a trovare il territorio veneziano, il L. nel primo dopoguerra intervenne ripetutamente presso le autorità pubbliche cittadine e i governi per ottenere interventi per il rilancio dell'occupazione, la regolamentazione dei prezzi degli affitti, la costruzione di case popolari e la riduzione delle tasse. Contemporaneamente, sviluppando una peculiare predisposizione all'impegno caritativo, sollecitò la diocesi veneziana ad aiutare i meno abbienti e a tale fine destinò gran parte delle proprie rendite.
Al conclave del 1922 ottenne numerosi voti come candidato di compromesso, forse inizialmente proposto dai cardinali che si richiamavano a Pio X, ma certamente sostenuto anche da alcuni fautori della continuità con il governo di Benedetto XV.
Il governo pastorale del suo patriarcato fu caratterizzato dall'osservanza puntuale della normativa canonica vigente e insieme da un peculiare tratto di paternità che rese singolarmente mite la gestione della disciplina ecclesiastica.
L'ottica prevalentemente religiosa con cui guardava alla politica lo spinse a proporre la Chiesa cattolica come unica regolatrice dell'orientamento morale della società. Nell'immediato dopoguerra spinse la Chiesa ad assumere la guida, per disciplinarne programma e condotta, dei movimenti popolari caratterizzati da una forte istanza democratica che andavano affermandosi nel paese. Dopo l'avvento al potere del fascismo, nei cui confronti non nascose alcune simpatie, convinto che il regime mussoliniano potesse favorire un'adesione piena al cattolicesimo, il L. assunse una linea di collaborazione con le pubbliche autorità. Non rinunciò tuttavia a denunciare in via riservata, ma con forza, i maggiori episodi di violenza fascista contro esponenti e sedi dell'associazionismo cattolico veneziano negli anni Venti e si premurò di pubblicare integralmente nel 1931 l'enciclica Non abbiamo bisogno, emanata da Pio XI nel contesto della crisi che investì l'Azione cattolica nell'ambito del contrasto sorto fra la Chiesa e il regime. Assertore della necessità di giungere a una rapida soluzione della questione romana, per la quale si era attivato in diverse occasioni (favorendo, tra l'altro, un incontro tra L. Sturzo e B. Mussolini nel giugno 1921), accolse con soddisfazione i Patti lateranensi dell'11 febbr. 1929.
Negli ultimi anni di vita il L. mostrò un graduale affiorare di crescenti perplessità nei confronti del fascismo, specie per l'indisponibilità da questo manifestata a sostenere quella evoluzione in chiave cattolica della società italiana per la quale - in sintonia con Pio XI e l'episcopato italiano - aveva operato costantemente.
Il L. morì a Fietta di Paderno del Grappa, il 9 luglio 1935.
Il 22 febbr. 1960 il patriarca di Venezia card. G. Urbani ne ha aperto la causa di beatificazione.
Lungo il corso della vita il L. si dedicò alla prosa e alla poesia, prevalentemente con intento religioso ed educativo, dando alle stampe, tra gli altri, alcuni bozzetti teatrali e un piccolo melodramma. Inoltre praticò gli studi di storia secondo un taglio erudito, affrontando momenti della storia viterbese e ricostruendo l'operato di alcuni vescovi suoi predecessori. In tale ambito il lavoro più significativo fu costituito dalla biografia del protopatriarca Lorenzo Giustiniani (Il primo patriarca di Venezia: vita popolare di Lorenzo Giustiniani, Venezia 1928).
Opere: "Anarchia e comunismo" ossia Esame d'una conferenza di certo Carlo Cafiero, Viterbo 1893; I "Beati pacifici" ossia Commento sopra un pericopa del versetto 68-69 del canto XVII del Purgatorio, ibid. 1894; Pio VI e Viterbo durante il periodo della rivoluzione 1798-1799, ibid. 1899; Corrispondenza epistolare tra i cardinali Borromeo arciv. di Milano e Gambara vescovo di Viterbo, ibid. 1902; "Perché la visita apostolica?" ossia Studio in occasione del decreto "Constat apud omnes" emanato dalla s. congregazione del Concilio il 7 marzo 1904, e cenni della visita apostolica fatta in Viterbo da mons. Binarini vescovo di Rieti nel 1573-74, ibid. 1904; "Il Fantasma". Scherzo comico in un atto con musica del dott. Pio La Fontaine, ibid. 1906; Uno sguardo d'addio alle mura della mia Viterbo. Di una lapide posta nella torre di S. Maria della Ginestra di Viterbo dal monaco Angelo abbate di S. Croce di Sassovivo nel secolo XIII, ibid. 1907; Lettera pastorale al clero e al popolo della città e diocesi di Cassano allo Jonio, ibid. 1907; Lettera pastorale per l'apertura della s. visita, Castrovillari 1907; Lettera pastorale per la s. quaresima del 1908, Cosenza 1908; Disposizioni dopo la visita pastorale, ibid. 1908; Mons. Ludovico Audoëno britanno vescovo di Cassano e le prime costituzioni del seminario diocesano con l'aggiunta di alcune lettere concernenti il card. Bonifacio Gaetani vescovo della stessa città, ibid. 1909; Lettera pastorale per la quaresima 1910, Roma 1910; Lettera di congedo, ibid. 1910; Storia di s. Rosa da Viterbo, Viterbo 1910; Notturno veneziano. Lirica per canto e pianoforte. Versi di s.e. il card. P. La Fontaine. Musica di G. Torquati, Viterbo 1915; Anni santi e memorie viterbesi, Venezia 1924; Concilii Veneti provincialis secundi anno Domini MCMXXIII celebrati acta et decreta, ibid. 1925; Christum canamus principem, ibid. 1926; Pax nostra. Breve indirizzo nella pietà liturgica della settimana santa per utilità specialmente di coloro che sono impediti di frequentare le sacre funzioni, ibid. 1926; Constitutiones synodi XXX diebus XVI-XVII-XVIII aprilis MCMXXVI Venetiis celebratae, ibid. 1926; Redemptio copiosa. Le tre messe del giorno della commemorazione di tutti i fedeli defunti e le altre messe dei morti con la traduzione nell'italiano, ibid. 1926; Epitaphium Matris. Lettere quaresimali, ibid. 1959; Il servo di Dio card. P. L. patriarca di Venezia e il suo seminario. Lettere ai superiori, ai seminaristi, al popolo, ibid. 1963; Lettere del card. La Fontaine a don Alceste. Una direzione spirituale, a cura di P. Innocenti, Viterbo 1975; Le sacre stazioni quaresimali, Venezia s.d.; I vescovi veneti e la S. Sede nella guerra 1915-1918, a cura di A. Scottà, II, Roma 1991, pp. 21-81; La S. Sede, i vescovi veneti e l'autonomia politica dei cattolici 1918-1922, a cura di A. Scottà, Trieste 1994, pp. 77-161.
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