PIETRO III Fedorovič, imperatore di Russia
Figlio di Anna (e quindi nipote di Pietro il Grande) e di Carlo Federico, duca di Holstein, nato il 10 febbraio 1728 a Kiel, assassinato il 5 luglio 1762. P. fu chiamato in Russia dall'imperatrice Elisabetta, subito dopo l'ascesa al trono di lei, e nel novembre del 1742 fu proclamato erede del trono russo; nel 1745 fu fatto sposare alla principessa di Anhalt-Zerbst, la futura Caterina II. Ma, per l'educazione ricevuta e la sua personalità, P. era ben poco adatto all'arduo compito di regnare in Russia. Nella sua educazione giovanile, pochissimo posto era stato fatto all'educazione intellettuale e spirituale, grandissimo e quasi esclusivo all'istruzione militare di tipo prussiano. Lo avevano, da ragazzo, iniziato allo studio della lingua e religione russa, in vista di una futura carriera in quel paese; ma poi aveva abbandonato le cose russe per quelle svedesi e per la religione luterana, quando erano apparse per lui possibilità di regno in Svezia. In Russia si cercò, sotto la guida di J. von Stählins, di completare e di correggere le mancanze della sua educazione: ma con poco frutto. P., rozzo di mente e di aspetto, rimase un maniaco sostenitore degli ordinamenti militari e perfino degl'interessi politici prussiani. Si urtò presto anche con la moglie, e da allora i due vissero per sé, dando libero corso alle proprie tendenze.
Il 5 gennaio 1761 morì Elisabetta Petrovna, che più di una volta aveva pensato di togliere a P. la successione, alla quale si dimostrava così poco adatto, e di sostituirgli il figlio di lui, l'infante Paolo, con la reggenza della madre sua Caterina. Tuttavia P. divenne imperatore. Suo primo atto fu la pace con la Prussia, oggetto della sua ammirazione, e la piena rinunzia a tutti gli acquisti fatti ai danni della Prussia durante la guerra dei Sette Anni. Seguendo gl'interessi della sua amata patria, il Holstein, P. meditava un attacco contro l'odiata Danimarca, per impossessarsi dello Schleswig danese. Perciò distribuì a parenti e fautori del Holstein i primi posti nell'esercito; cominciò a riformare questo, seguendo modelli prussiani, e offendendo le abitudini e le tradizioni della guardia imperiale russa. In questo, come anche nella sua politica estera, poco sollecita degli interessi russi, e nel carattere personale di P., vanno cercate le ragioni principali della crescente avversione della guardia imperiale contro di lui, abilmente sfruttata da Caterina e dai suoi amici.
Quanto alla politica interna di P., essa mancò di ogni idea direttiva. Tuttavia, durante i sei mesi del suo regno, furono introdotte alcune misure d'importanza generale, dirette soprattutto ad ampliare i diritti della nobiltà (18 febbraio 1762). Il 21 gennaio 1762, anche questa volta nell'interesse dei nobili, fu proclamata l'abolizione della cancelleria segreta. Poi, con l'atto del 21 marzo 1762 fu introdotta in modo più diretto e più decisivo di quel che si fosse pensato prima, la secolarizzazione dei beni immobili delle chiese e dei conventi, che furono messi alle dipendenze del Ministero dell'economia, con tutti i contadini appartenenti ad essi.
Il malumore sorto in mezzo alla guardia imperiale e fra le persone che circondavano Caterina ebbe la sua conclusione nel giugno 1762, quando i congiurati, con a capo Caterina e il suo favorito Gregorio Orlov, agirono apertamente contro P. Il 29 giugno (10 luglio nuovo stile) la guardia proclamò imperatrice regnante Caterina. P., che in quel momento si trovava ad Oranienbaum, si smarrì completamente, e, non avendo saputo opporre alcuna resistenza a Caterina, firmò l'atto d'abdicazione. Internato a Ropša, il 5-16 luglio, durante un dissenso scoppiato probabilmente non a caso, fu ucciso da Alessio Orlov, a cui egli era affidato.
Bibl.: Oltre alle storie generali, K. Stählin, Aus den Papieren Jacob von Stählins, Königsberg-Berlino 1926; Bil′basov, Istorija Ekateriny II, i, 1-2, Berlino 1891; R. N. Bain, Peter III, Emperor of Russia, Westminster 1902; P. Firsov, Peter III i Ekaterina II, Pietrogrado 1915; N. Čecŭlin, nella Raccolta Gosudari iz doma Romanovych (I sovrani di casa Romanov), I, Mosca 1913, pagine 394-407.