PIETRO III d'Arborea
PIETRO III d’Arborea. – Figlio primogenito del giudice d’Arborea Ugone II de Bas-Serra e di una non meglio identificata Benedetta, nacque verosimilmente nel 1314-15.
Il 3 aprile 1328, quando era ancora «donnikellu» (termine usato nei documenti in volgare sardo per indicare i figli del giudice, «donnu»), si recò a Saragozza per presenziare all’incoronazione del re d’Aragona Alfonso IV il Benigno. Lo accompagnavano l’arcivescovo d’Arborea (il domenicano Guido Cattaneo), il governatore del «regnum Sardiniae et Corsicae» Bernat de Boixadors e «dos nebots del dit jutge d’Arborea»; in quell’occasione Pietro venne armato cavaliere (R. Muntaner, Crònica, 1971, cap. CCXCV-CCXCVI, pp. 935 s.; Pere el Cerimoniós, Crònica, 1971, parte I, § 37, p. 1016, § 43, p. 1019).
Nei giorni successivi il nuovo sovrano prese provvedimenti affinché il loro viaggio da Saragozza a Oristano fosse in ogni modo agevolato e non si frapponesse alcun ostacolo (Casula, 1971, doc. 23), segno evidente del favore accordato a quella numerosa delegazione che rappresentava ufficialmente in terra iberica il Regno d’Arborea. La partecipazione all’evento e la nomina a cavaliere avevano lo scopo di confermare i rapporti di amicizia che legavano la Corona d’Aragona al Regno d’Arborea e di rafforzare l’alleanza che in passato aveva unito il giudice Ugone II al re Giacomo II.
La campagna militare condotta dai catalano-aragonesi in Sardegna negli anni 1323-26 – che segnò la fine del dominio di Pisa nell’isola e l’inizio della conquista di quell’ipotetico «regnum Sardiniae et Corsicae» creato da papa Bonifacio VIII nel 1297, per risolvere l’annoso nodo della guerra del Vespro (1282-1302), e infeudato a Giacomo II d’Aragona – era stata, infatti, fortemente voluta e sostenuta militarmente proprio da Ugone II d’Arborea.
In quello stesso anno Pietro, che verosimilmente non aveva ancora lasciato la Catalogna, sposò a Barcellona Costanza, nobildonna di antiche origini piemontesi, figlia del marchese Filippo di Saluzzo, primo governatore generale del «regnum Sardiniae et Corsicae», e della siciliana Sibilla di Peralta. Gli accordi matrimoniali erano stati stipulati nel 1327 e prevedevano una ricca dote per la sposa (cfr. il contratto di nozze tra Costanza e Pietro, oggi conservato nell’Archivio del monastero di S. Chiara di Oristano: Filia, 1922, pp. 144-147).
Alla morte del padre, avvenuta il 5 aprile 1335 (Tola, 1861, sec. XIV, doc. 48; Casula, 1971, doc. 501), Pietro ereditò il trono e governò il giudicato all’ombra di due eminenti personaggi: il menzionato arcivescovo d’Arborea Guido Cattaneo (già cancelliere e consigliere di Ugone II e inquisitore «hereticae pravitatis in regno Sardiniae» per conto della Santa Sede) e il canonico Filippo Mameli «doctore de decretu e de lege», come si legge nell’iscrizione funeraria murata su una parete della cappella del Rimedio nella cattedrale di Oristano.
Pur fedelissimo nei primi anni di regno all’alleanza con i catalano-aragonesi e pronto a combattere contro i Doria sardo-liguri nemici della corona d’Aragona, alla morte di Alfonso IV il Benigno, avvenuta il 31 marzo 1336, Pietro non si recò a Saragozza per rendere omaggio a Pietro IV il Cerimonioso, il nuovo sovrano, ma si fece rappresentare dai fratelli Mariano e Giovanni, che da tempo risiedevano alla corte di Barcellona; mentre l’ormai anziano arcivescovo d’Arborea delegò il vescovo di S. Giusta, Pere de Déu, suo suffraganeo (Pere el Cerimoniós, Crònica, 1971, parte II, § 8, p. 1025, § 13, p. 1026).
Nel corso degli anni Quaranta del Trecento Pietro ebbe frequenti e significativi rapporti con la Chiesa di Avignone. Una serie di lettere scambiate tra il pontefice Clemente VI e il giudice arborense ci informano su alcuni pellegrinaggi in Terra Santa, che Pietro avrebbe compiuto su galee armate «cum decenti fidelium commitiva» al fine di visitare e difendere il Santo Sepolcro. Un primo pellegrinaggio, autorizzato dal pontefice il 20 settembre 1343, venne inspiegabilmente annullato (Le medaglie, 2000, p. 159, doc.16), e a distanza di soli due giorni, il 22 settembre 1343, Clemente VI autorizzò il giudice Pietro «de novo fundare ac dotare» a Oristano un monastero delle clarisse (Eubel, 1902, doc. 226).
Si tratterebbe di una rifondazione, ipotesi confortata dall’esame dell’autorevole «Series Provinciarum Hibernica», risalente al 1320, secondo la quale in Sardegna a quell’epoca già esisteva un insediamento di clarisse, che potrebbe identificarsi con il monastero oristanese di S. Vincenzo (Mele, 1985, p. 23, n. 22); ipotesi confermata dalla lettera del 30 giugno 1345, con la quale Clemente VI concedeva a Pietro di entrare nel monastero delle monache di clausura di S. Vincenzo di Oristano, dell’Ordine di s. Chiara, da lui fondato e dotato, insieme al confessore delle monache e a due o tre uomini onesti, chierici o laici, accompagnato dalla madre, dalla moglie, dalla sorella Maria e da altre due o tre dame virtuose (Le medaglie, 2000, doc. 20).
La famiglia dei giudici d’Arborea manifestò sempre un forte attaccamento al monastero e, alla morte di Pietro, la moglie Costanza si ritirò in quel convento, dove morì il 18 febbraio 1348.
Il 30 novembre 1344 Pietro ottenne dal pontefice l’autorizzazione, precedentemente negata, di recarsi pellegrino in Terra Santa con tre galee armate; il giudice e i suoi uomini avrebbero potuto soggiornare in quei luoghi per ben tre mesi, al fine di combattere contro i turchi nemici della cristianità (Le medaglie, 2000, doc.18). Nuove suppliche per un pellegrinaggio nei luoghi santi vennero inoltrate da Pietro al pontefice nel marzo del 1347. In esse il giudice evidenziava i sentimenti di pietà e di devozione sottesi a queste richieste, ma chiedeva anche di poter caricare sulla nave che lo avrebbe portato in Terra Santa vettovaglie e merci e di fare sosta nelle terre del sultano di Babilonia; sulla stessa nave si sarebbero imbarcati pellegrini, mercanti e persone esperte di navigazione. Clemente VI diede il consenso anche per questa variante del viaggio, che si configurava come un’esplicita autorizzazione all’esercizio della mercatura, ma pose come condizione l’impegno a non rifornire gli infedeli di merci proibite, quali armi e legname, e il giuramento da parte dei mercanti di non compiere frodi (Le medaglie, 2000, doc. 27, s.).
Emerge da questa documentazione l’immagine di un sovrano attivo e dinamico, che ispirava i suoi comportamenti a idealità cavalleresche, difensore della fede, ma allo stesso tempo attento alla crescita e alle opportunità economiche che quei viaggi avrebbero potuto fornire al giudicato d’Arborea.
Negli ultimi anni di regno Pietro venne spesso affiancato nell’azione di governo e nella gestione della politica giudicale dai fratelli, Mariano e Giovanni. Essi lo indirizzarono verso posizioni antiaragonesi che divennero, di lì a poco, in particolare la cifra identitaria dell’indirizzo politico di Mariano, erede al trono giudicale alla morte del fratello.
Gli anni 1343-46 si rivelarono particolarmente critici per la Corona d’Aragona in Sardegna: l’aperta opposizione dei Doria, dei Donoratico e dei Malaspina, unitamente alla più tiepida alleanza del giudice d’Arborea, indussero la Corona a valutare la possibilità di una nuova campagna militare finalizzata alla conquista definitiva dell’isola, compreso il Regno giudicale d’Arborea: l’occupazione delle città di Oristano e di Bosa avrebbe, infatti, neutralizzato l’azione di disturbo che il giudice Pietro e i suoi fratelli avevano messo in atto nei confronti del re d’Aragona Pietro IV (Motzo, 1959, pp. 171 s.).
Ma questo progetto venne presto accantonato, forse per il mutato atteggiamento di Pietro nei confronti della Corona o, più verosimilmente, in conseguenza della sua morte improvvisa, poco più che trentenne, nel 1347 (D’Arienzo, 1970, doc. 286, n. 118).
Fonti e Bibl.: P. Tola, Codex diplomaticus Sardiniae, Augustae Taurinorum 1861, I, sec. XIV, doc. 48; C. Eubel, Bullarium Franciscanum, Romae 1902, t. VI, doc. 226, 320; D. Filia, Il contratto nuziale di Costanza di Saluzzo e Pietro III d’Arborea, in Studi sassaresi, s. 2, II (1922), 2, pp. 144-147; B.R. Motzo, Un progetto catalano per la conquista definitiva della Sardegna, in Studi storici in onore di Francesco Loddo Canepa, I, Firenze 1959, pp. 163-180; L. D’Arienzo, Carte reali diplomatiche di Pietro IV il Cerimonioso, re d’Aragona, riguardanti l’Italia, Padova 1970, docc. 37, s., 189, 252, 286; F.C. Casula, Carte reali diplomatiche di Alfonso III il Benigno, re d’Aragona, riguardanti l’Italia, Padova 1971, docc. 23, 361, 363, 472, 501; R. Muntaner, Crònica, Pere el Cerimoniós, Crònica, in Les quatre grans Cròniques, revisió del text, pròlegs i notes per Ferran Soldevila, Barcelona 1971; Le medaglie pontificie degli Anni Santi. La Sardegna nei Giubilei (catal.), a cura di L. D’Arienzo - G. Alteri, Cinisello Balsamo 2000, docc. 16-19, 27, s.; I Malaspina e la Sardegna, a cura di A. Soddu, Cagliari 2005, docc. 295, 375. J. Mutgé, Pedro de Arborea, Costanza de Saluzzo y Molins de Rey, in Anuario de estudios medievales, VII (1970-71), pp. 661-675; Genealogie medievali di Sardegna, a cura di LL. Brook et al., Cagliari-Sassari 1984, tav. XXXIII, lemma 2, p. 388; G. Mele, Un manoscritto arborense inedito del Trecento. Il codice 1bR del monastero di Santa Chiara di Oristano, Oristano 1985, pp. 15-25; R. Conde y Delgado de Molina, La embajada de Pietro de Arborea al rey de Aragón (1328-1329), Atti del 1° Convegno internazionale di studi..., 1997, a cura di G. Mele, Oristano 2000, pp. 421-462.