GUIZZETTI, Pietro (in seguito, Alessandro Pietro, secondo il decreto ministeriale del 3 ag. 1935)
Da Andrea e Laura Speranza, nacque a Clusone, in provincia di Bergamo, il 27 giugno 1862. Laureatosi in medicina e chirurgia il 9 luglio 1887 presso l'Università di Pavia, iniziò subito la sua attività in quella di Parma ove nel 1890 fu nominato aiuto nell'istituto di clinica medica diretto da A. Riva, conservando l'incarico per due anni.
In questo periodo pubblicò alcune interessanti note cliniche e soprattutto un'originale ricerca su alcune caratteristiche chimiche della secrezione sudorale: con osservazioni condotte su se stesso, come modello di soggetto sano, e su soggetti affetti da varie patologie, poté dimostrarne la reazione acida all'inizio e alla fine e neutra o alcalina durante tutta la sua durata in condizioni normali, costantemente alcalina nei nefritici e acida nei malati di artrite deformante; constatò, inoltre, il notevole aumento del contenuto in urea nei pazienti affetti da nefrite interstiziale (Alcune osservazioni sulla reazione e sui componenti del sudore nell'uomo sano e in quello malato, in Rivista clinica, XXXI [1892], pp. 84-101).
Nel 1892 si trasferì con la qualifica di assistente presso l'istituto di anatomia patologica della stessa Università di Parma diretto da G. Inzani, di cui divenne aiuto nel 1894. Sotto la sua guida si dedicò quindi allo studio dell'origine e dell'evoluzione dei processi morbosi e delle alterazioni morfologiche che ne conseguono. Ottenuta la libera docenza nel 1897, dal 1898 al 1903 fu incaricato dell'insegnamento ufficiale di anatomia patologica a Parma. Dopo aver insegnato dal 1904 al 1906 la disciplina a Cagliari, avendo superato il relativo concorso, nel 1907, su chiamata unanime della facoltà di medicina e chirurgia, assunse la direzione dell'istituto di anatomia e istologia patologica dell'Università di Parma. In questa sede avrebbe concluso la sua carriera didattica e scientifica, con la parentesi del periodo bellico: nel 1915, infatti, allo scoppio del conflitto mondiale, si arruolò volontario e prestò servizio per due anni in zona di operazioni, quindi alla direzione dell'ospedale di Fidenza.
Il G. fu un valente didatta, particolarmente attento alle necessità dei discenti: in due articoli pubblicati sulla Gazzetta di Parma del 6 e 7 giugno 1907, Pei rapporti fra l'Università e la Biblioteca Palatina, auspicò, ai fini di una opportuna semplificazione degli studi e delle ricerche degli universitari, una efficiente interrelazione tra le due istituzioni nell'acquisto di testi e di periodici. Nell'ambito scientifico si segnalò come un brillante e originale ricercatore, autore di una gran mole di studi e di osservazioni nei vari campi dell'anatomia patologica, seguendo un indirizzo innovativo rispetto alla tendenza all'epoca dominante: il suo approccio alla disciplina, infatti, fu volto soprattutto all'esame dell'uomo malato anziché a quello dei singoli organi e dei tessuti sedi di alterazioni patologiche, in una visione per così dire autenticamente morgagniana della disciplina e in parte richiamante il metodo anatomo-clinico di G. Baccelli.
Di grande rilievo furono le sue ricerche sull'anatomia patologica del sistema nervoso, che gli consentirono di pervenire a interessanti scoperte: si segnalano in modo particolare gli studi sull'atassia o malattia di Friedreich, coi quali poté per primo dimostrare come caratteristica del processo morboso l'atrofia progressiva congenita di tutto il neurone sensitivo, osservazione più tardi confermata da J.J. Déjerine (Le alterazioni dei nervi periferici e dei ganglii spinali in un caso di malattia di Friedreich e loro rapporto con le alterazioni delle radici spinali posteriori, in La Riforma medica, IX [1893], 2, pp. 770-774, 782-786; Contributo all'anatomia patologica della malattia di Friedreich, in Il Policlinico, sezione medica, I [1894], pp. 438-445, 453-476); quelli sul rammollimento ischemico del cervello e del midollo spinale, in rapporto all'obliterazione rispettivamente di un'arteria cerebrale e delle arterie endomidollari che, in quanto arterie terminali, non sono supportate da circoli collaterali (Contributo sperimentale alla conoscenza dell'istogenesi del rammollimento cerebrale ischemico, in Arch. per le scienze mediche, XXI [1897], pp. 59-108; Per la conoscenza del rammollimento ischemico del midollo spinale, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XXVIII [1902], pp. 98-137); sulla corea, infettiva e del Sydenham, che dimostrò essere un processo encefalitico (Contributo alla etiologia e alla anatomia patologica della corea del Sydenham, in La Riforma medica, IX [1893], 4, pp. 422-428, 434-440, 448-452; Esperienze collo stafilococco piogeno aureo allo scopo di riprodurre la corea reumatica, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XXVII [1901], pp. 723-760); sulla paralisi ascendente di Landry, la cui eziopatogenesi ricondusse a una infezione batterica (Per l'anatomia patologica della paralisi di Landry, ibid., XXV [1899], pp. 509-562); sulla presenza del ferro nel sistema nervoso dell'uomo, che per primo dimostrò a livello principalmente del globus pallidus, della substantia nigra, del nucleo rosso e del nucleo dentato del cervelletto (Principali risultati dell'applicazione grossolana a fresco delle reazioni istochimiche del ferro sul sistema nervoso centrale dell'uomo e di alcuni mammiferi domestici, in Boll. della Società medica di Parma, VII [1914], pp. 276-278); sull'encefalite letargica, nella quale, in una tra le prime osservazioni sulla malattia, dimostrò tra l'altro la presenza di alterazioni infiammatorie dell'ipofisi (Sei autopsie di encefalite letargica, in Giorn. di clinica medica, I [1920], pp. 93 s.).
Tra i numerosi altri argomenti affrontati dal G. meritano particolare menzione le sue ricerche sulla eziologia e la patogenesi del noma e della stomatite ulcerosa (Ricerche batteriologiche ed istologiche nel noma, in Il Policlinico, sez. medica, III [1896], pp. 405-433, 495-500; Per l'etiologia e la patogenesi del noma, ibid., sez. chirurgica, V [1898], pp. 445-474, 528-540; Per l'etiologia e l'istologia patologica della stomatite ulcerosa, in Arch. per le scienze mediche, XXIII [1899], pp. 1-23); sulle ghiandole endocrine e in modo speciale sulla morfologia dell'ipofisi (Sulla porzione linguiforme dell'Hypophisis cerebri nell'uomo e sui di lei cordoni di epitelio pavimentoso stratificato, in Lo Sperimentale, LXXIX [1925], pp. 73-150; Sulla struttura della pars intermedia dell'Hypophisis cerebri dell'uomo, ibid., LXXX [1926], pp. 665-735; Secondo contributo alla struttura della pars intermedia dell'Hypophisis cerebri dell'uomo, ibid., LXXXI [1927], pp. 583-640) e sui rapporti tra surrene e ipofisi nel morbo di Addison (Per la conoscenza delle relazioni tra surrenale e ipofisi nel morbo di Addison, in Endocrinologia e patologia costituzionale, VII [1928], pp. 397-423). Ancora un cenno, infine, al contributo recato dal G. alla conoscenza della patologia del sistema diencefalo-ipofisario con l'importante studio delle obesità non inquadrabili tra quelle descritte da A. Fröhlich: Ricerche anatomiche sull'ipofisi e sul sistema ipofisario-diencefalico in casi di adiposità non appartenenti al tipo di Froehlich. Parte I. - Ipofisi, in Arch. per le scienze mediche, LVII (1933), pp. 325-340; Parte II. - Tuber, ibid., LVIII (1934), pp. 1-52.
Nel Trattato di anatomia patologica per medici e studenti diretto da P. Foà il G. fu autore dei due volumi costituenti la IX e la X parte dell'opera: Anatomia patologica del sistema nervoso centrale, Torino 1922, e Sistema nervoso. Midollo spinale. Nervi periferici - Simpatico, ibid. 1924. Pubblicò inoltre alcune pregevoli monografie: Apparato circolatorio, Parma 1933; Anatomia patologica dell'apparato circolatorio, dell'apparato digerente e glandole annesse e dell'apparato urinario, ibid. 1934; Anatomia patologica degli organi genitali femminili a cura di L. De Giorgi, ibid. 1935; Anatomia patologica dell'apparato genitale maschile, a cura di L. De Giorgi, ibid. 1935; Anatomia patologica dell'apparato respiratorio: lezioni, ibid. 1935.
Alla direzione della cattedra di Parma, il G. riordinò e arricchì la già cospicua raccolta di pezzi anatomici fino a farne un vero e proprio museo che volle intitolare al suo maestro (Museo Inzani). Collocato fuori ruolo il 29 ott. 1935 per raggiunti limiti di età, l'anno successivo fu nominato professore emerito dell'Università di Parma.
Il G. morì a Parma il 23 luglio 1937.
Fonti e Bibl.: Parma, Arch. stor. dell'Università, f. personale. Necr. in Giorn. di clinica medica, XIX (1938), pp. 688-690; in Riv. di patologia nervosa e mentale, LI (1938), pp. 174-177; in L'Ateneo parmense, XI (1939), pp. 130-134; D. Campanacci, Le facoltà mediche italiane: la facoltà medica di Parma, in Minerva medica, XXV (1934), parte varia, pp. 745-753; L. De Giorgi, Il contributo scientifico della scuola anatomo-patologica parmense da G. Inzani a P. G. (1860-1935), in Giorn. di clinica medica, XVII (1936), pp. 569-577; Id., Nel primo anniversario della morte di P. G., ibid., XIX (1938), pp. 932-934; G. Bini, Nel I centenario di istituzione della cattedra di anatomia patologica presso l'Università di Parma, in L'Ateneo parmense, XXXI (1960), pp. 3-21.