GRADIZZI, Pietro
Nacque secondo Zanetti a Verona intorno al 1700. Si trasferì, verso il 1725, a Venezia, dove figura nel libro della fraglia dei pittori dal 1726 al 1744. A Venezia realizzò alcuni soffitti, tra cui uno con S. Bernardino da Siena in gloria nella chiesa di S. Pantaleone, e una tela raffigurante il Martirio di s. Isidoro nella distrutta chiesa dei Ss. Filippo e Giacomo. Prima del 1744 lavorò anche come illustratore della nuova edizione della Secchia rapita di A. Tassoni (Modena 1744), realizzando un disegno inciso da A. Zuliani (Thieme - Becker). Alla fine del 1740 il G. si trasferì a Rovigo, dove lavorò fra l'altro in casa Venezzè, per dipingere alcuni quadri, tra cui un S. Francesco di Paola, un Vecchio con pelliccia, e una Vecchia con tavola imbandita. Qui eseguì, inoltre, due sovrapporte con paesaggi e due ovali nell'alcova, uno con S. Pietro in carcere svegliato da un angelo e l'altro con Gesù Bambino dormiente (Donzelli).
Nel 1752, chiamato a lavorare presso la corte imperiale di San Pietroburgo con un contratto che prevedeva uno stipendio di 1500 rubli l'anno, il G. si trasferì in Russia con il figlio e assistente Francesco Aloiso. Qui rimase dieci anni, il periodo più prolifico della sua attività. Subito dopo l'arrivo ricevette l'incarico di dipingere due soffitti nella galleria appena costruita e nella prima anticamera del palazzo Grande a Carskoe Selo (oggi Puškin), la residenza estiva imperiale, a 20 km a sud di San Pietroburgo. Ma nel marzo 1753 il direttore dell'Ufficio delle costruzioni, tenente generale Villim V. Fermor, ordinò al G. di interrompere il lavoro a Carskoe Selo e di recarsi con il figlio a San Pietroburgo per dipingere il soffitto nell'anticamera del palazzo d'Inverno, opera che lo tenne impegnato fino al 20 sett. 1754.
Nello stesso mese di settembre l'imperatrice Elisabetta ordinò al G. e ad Antonio Peresinotti di attendere ai lavori già commissionati per il palazzo Grande a Carskoe Selo.
Nell'Archivio storico statale di Russia si conserva la descrizione autografa del G. in lingua francese del soffitto con Bacco e Arianna per l'anticamera (filza 487, inv. 3, f. 76, c. 1rv). Secondo la testimonianza di Aleksandr N. Benois, che poté vedere la pittura all'inizio del Novecento, quando si conservava ancora, le parti migliori erano il fregio pittorico e i cartigli a finto mosaico.
Distrutte nell'incendio del 1820, sono andate perdute anche le tele per il soffitto della galleria dei quadri realizzate entro il 1754.
Nel febbraio 1755 l'Ufficio delle costruzioni ordinò al G. e a Domenico e Giuseppe Valeriani di dipingere entro il 15 aprile il soffitto della galleria del palazzo d'Estate a San Pietroburgo. Nell'aprile 1755 l'architetto di corte Francesco Rastrelli incaricò il G. di dipingere un altro soffitto nel palazzo Grande a Carskoe Selo dietro compenso di 2000 rubli. Nel luglio dello stesso anno il G. eseguì uno schizzo per il soffitto di una sala del palazzo d'Inverno a Mosca, allora in costruzione. Il disegno fu approvato dall'architetto Rastrelli e alla fine del 1757 l'Ufficio delle costruzioni incaricò il G. di realizzare la decorazione del soffitto. L'opera fu cominciata nell'aprile 1758; nell'agosto dell'anno successivo il G. ricevette l'incarico di dipingere altri soffitti nelle anticamere del nuovo palazzo d'Inverno. Nel maggio 1760 l'Ufficio delle costruzioni ordinò a Giuseppe Valeriani e al G. di dipingere i soffitti nella stanza da letto dell'imperatrice e nelle quattro camere adiacenti.
In giugno il G. presentò i disegni e bozzetti per i due soffitti, che Valeriani apprezzò molto. La superficie complessiva dei due soffitti doveva essere di circa 138 m2. Il G. chiese per il lavoro 2800 rubli, due aiutanti, Gavril I. Kozlov e Ivan I. Be´lskij, che diventeranno pittori assai noti in Russia, e si impegnò a realizzare le pitture nella propria bottega e a trasportarle e collocarle nel palazzo d'Inverno a lavoro finito a proprie spese (filza 470, inv. 5, f. 471, c. 209rv). L'Ufficio delle costruzioni approvò le richieste del G., ma gli ingiunse di completare entrambi i soffitti entro il mese di ottobre 1761. Tuttavia il 5 dic. 1761 il G. informò l'Ufficio delle costruzioni di aver portato a termine un solo soffitto (filza 470, inv. 5, f. 471, c. 209v). Sia l'architetto Rastrelli, sia Peresinotti dopo averlo esaminato diedero parere assolutamente positivo (filza 470, inv. 5, f. 473, cc. 217, 218v). Finalmente il 28 genn. 1762 il G. comunicava che ambedue i soffitti erano terminati e collocati nel palazzo d'Inverno (filza 470, inv. 5, f. 479, c. 53v). Questo fu l'ultimo incarico importante del G. in Russia.
Contemporaneamente alla decorazione di soffitti il G. si occupava a San Pietroburgo anche di pittura teatrale. Nel novembre 1755 fu incaricato insieme con suo figlio di aiutare Valeriani in occasione della rappresentazione dell'opera Alessandro nell'Indie di F. Araia su libretto di Metastasio il 18 dicembre successivo. In particolare era necessario occuparsi delle decorazioni e di costruire nel nuovo palazzo d'Inverno un teatro mobile (f. 470, inv. 5, f. 394, c. 234). Nell'aprile 1758 il G. insieme con il figlio dipinse le decorazioni per la rappresentazione dell'opera Admeto e Alcesti di H. Raupach nel palazzo d'Inverno e in novembre lavorò nuovamente alle scenografie della stessa opera. Nel corso del 1759 continuò a lavorare alle pitture teatrali per spettacoli organizzati presso il vecchio palazzo d'Estate e il palazzo d'Inverno.
Nella primavera del 1762 il G. dovette lasciare la Russia insieme con il compositore F. Araia e il pittore F. Fontebasso (Mooser, Malinovskij).
Tornato a Venezia il G. venne eletto il 14 genn. 1763 professore dell'Accademia di pittura e scultura, come testimonia il suo quadro Il ritrovamento di Mosè (perduto, già presso l'Accademia di belle arti). Non si conoscono opere più tarde del G.; e non è certa la data della sua morte. Probabilmente morì a Venezia intorno al 1770, come ritiene la maggior parte degli studiosi; le notizie di un suo ritorno in Russia negli anni Settanta e della sua morte avvenuta lì intorno al 1780 non trovano conferma nei documenti degli archivi russi né nella bibliografia.
Il figlio Francesco Aloiso nacque nel 1729 a Venezia e apprese l'arte della pittura da suo padre con il quale arrivò a San Pietroburgo nel 1752 e collaborò fino al 1759, aiutandolo nella decorazione di soffitti e nelle scenografie teatrali. Nel 1758 Francesco Aloiso venne invitato a insegnare presso l'Accademia di belle arti al posto del defunto pittore Johann Elias Grimmel.
Dal 1759 lavorò come pittore e architetto teatrale nella residenza del granduca Pietro a Oranienbaum e l'anno stesso dipinse le scenografie per il prologo Novye lavry (Nuovi allori) di Hermann Friedrich Raupach e Joseph Starzer, composto in occasione della vittoria dell'esercito russo su quello prussiano nella battaglia di Francoforte sull'Oder. Nel 1760 dipinse le decorazioni dell'opera La Semiramide riconosciuta di V. Manfredini; e nel 1761, le scenografie del balletto Prometeo e Pandora di Starzer. Dopo la morte di Giuseppe Valeriani, nell'aprile 1762 Francesco Aloiso venne nominato a succedergli nella carica di primo pittore teatrale e d'architettura presso la corte per ordine dell'imperatore Pietro III con una retribuzione annua di 1500 rubli e nello stesso tempo venne sospeso dal servizio presso l'Accademia. Il 30 luglio 1762 l'imperatrice Caterina II dopo l'ascesa al trono confermò la nomina.
In seguito alla partenza del padre, Francesco Aloiso lavorò ancora su incarico dell'Ufficio delle costruzioni alla decorazione dei palazzi imperiali. Nel 1762 egli si impegnò a dipingere per il nuovo palazzo d'Inverno venti sovrapporte, in parte con paesaggi e in parte con figure. Nel febbraio 1763, tuttavia, fu costretto a interrompere il lavoro, poiché per ordine di Caterina II dovette recarsi a Mosca a dipingere le scene per l'opera realizzata in occasione dell'incoronazione dell'imperatrice. Nel giugno 1763 il direttore dell'Ufficio delle costruzioni Ivan I. Beckoj ordinò a Francesco Aloiso di dipingere altre due sovrapporte per la camera da letto di Caterina II e quattro piccoli riquadri con amorini da collocare sotto il baldacchino nella camera da letto nel nuovo palazzo d'Inverno.
Nell'agosto 1763, su proposta di Jacob von Stählin, Francesco Aloiso fu di nuovo ammesso all'insegnamento nell'Accademia di belle arti presso l'Accademia delle scienze. Secondo il contratto egli doveva andare in Accademia due volte a settimana e insegnare ad allievi e apprendisti del disegno e della pittura e correggere le loro opere; due volte al mese occuparsi del corso di disegno dal vero; doveva inoltre preparare le invenzioni ricevute dagli allievi per realizzare le incisioni e infine correggere e ritoccare le prove di stampa; inoltre doveva insegnare agli allievi migliori a dipingere paesaggi e scenografie teatrali, non solo in Accademia, ma anche a casa sua o nei cantieri dove lavorava.
Francesco Aloiso ricoprì la carica di primo pittore, architetto e ingegnere teatrale di Sua Maestà imperiale per trent'anni, attività che lo impegnò molto; nel corso della sua carriera allestì complessivamente più di cinquanta spettacoli.
Francesco Aloiso passò la maggior parte della sua vita a San Pietroburgo. Qui si sposò nel settembre 1759 con Rosa Martelli, la figlia dello scultore Alessandro. Nel 1792 fu sostituito nella direzione delle scene imperiali da Pietro Gonzaga. Morì a San Pietroburgo, all'età di sessantaquattro anni, il 18 maggio 1793.
Fonti e Bibl.: Mosca, Arch. storico statale di Russia, filza 468, inv. 1, parte 2, f. 3878, c. 159; filza 470, inv. 5, f. 362, cc. 82, 196, 347; f. 380, c. 111; f. 385, c. 257; f. 389, c. 312rv; f. 394, c. 234; f. 424, c. 282; f. 425, c. 149; f. 432, c. 170; f. 439, c. 252; f. 441, c. 177; f. 454, cc. 329-330v; f. 471, c. 209rv; f. 473, cc. 217-218v; f. 479, c. 53v; f. 490, c. 23rv; f. 495, c. 189; f. 535, c. 117; f. 632, c. 181; filza 487, inv. 1, f. 650, c. 1rv; inv. 3, f. 76, c. 1rv; inv. 11, 1748, f. 115, c. 293; inv. 12, 1752, f. 26, cc. 75rv, 90, 185; inv. 21, f. 164, c. 45rv; San Pietroburgo, Archivio storico, filza 347, inv. 1, f. 27, c. 36; filza 2263, inv. 1, f. 36, cc. 20, 30; Ibid., Biblioteca nazionale di Russia, Sezione manoscritti, filza 708, inv. 1, f. 1300, c. 908; Ibid., Arch. dell'Accademia delle scienze, filza 3, inv. 1, f. 229, cc. 50-65; f. 246, cc. 379-382; f. 269, cc. 365-367; f. 277, cc. 207 s.; f. 296, c. 52; f. 700, cc. 196 s., 205; f. 846, cc. 44, 47, 70; A. Zanetti, Della pittura veneziana, Venezia 1771, p. 483; F. Bartoli, Le pitture sculture ed architetture della città di Rovigo, Venezia 1793, pp. 262-264; A.N. Benois [Benua], Carskoe Selo v carstvovanie imperatricy Elisavety Petrovny (Carskoe Selo durante il regno dell'imperatrice Elisabetta Petrovna), Sankt-Peterburg 1911, pp. 100, 118, 146; A.I. Uspenskij, Slovar´ chudožnikov v XVIII veke pisavšich v imperatorskich dvorcach (Dizionario dei pittori attivi nei palazzi imperiali durante il secolo XVIII), Moskva 1913, pp. 56-59; R.-A. Mooser, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, I, Genève 1948, pp. 347 s.; II, ibid. 1951, p. 243; C. Donzelli, I pittori veneti del Settecento, Firenze 1957, p. 99; M.A. Alekseeva, Fejerverki i illjuminacii v grafike XVIII veka… (Fuochi d'artificio e luminarie nell'arte grafica del sec. XVIII…), Leningrad 1978, pp. 18, 23, 28, 72; K.V. Malinovskij, Zapiski Jacoba Stelina ob izjaščnych iskusstvach v Rossii (Note di Jacob von Stählin sulle belle arti in Russia), Moskva 1990, p. 63; R. Brenzoni. Diz. di artisti veneti, Firenze 1972, p. 166; Enciklopedičeskij slovar´ "Muzykal´nyj Peterburg. XVIII vek" (Dizionario enciclopedico "Pietroburgo musicale. Secolo XVIII"), I, Sankt-Peterburg 1996, pp. 273-275; Diz. encicl. Bolaffi dei pittori e degli incisori italiani…, VI, p. 128; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIV, p. 472.