GORI, Pietro
Nacque a Messina il 14 ag. 1865 da Francesco, originario dell'isola d'Elba, cospiratore risorgimentale e comandante del presidio di artiglieria di Messina, e da Giulia Lusoni, discendente da una nobile famiglia di Rosignano Marittimo. Compiuti gli studi classici a Livorno, il G. si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Pisa, dove fu allievo prediletto del grande criminalista F. Ferrara.
Da studente abbracciò le idee libertarie e nel 1887 diede alle stampe l'opuscolo Pensieri ribelli (poi in Opere complete, La Spezia 1911-12; nuova ed. Milano 1947-48, come gli altri titoli citati) che gli valse un processo, nel quale fu difeso da E. Ferri, uscendone assolto.
Nel 1889 si laureò, con il massimo dei voti e la lode, con una tesi di sociologia criminale intitolata significativamente La miseria e il delitto. Nel 1890 il G. fu arrestato a Livorno e condannato a un anno di carcere come istigatore del grande sciopero scoppiato il 1° maggio; il verdetto venne poi annullato dalla Cassazione quando il G. aveva ormai scontato quasi per intero la pena. Sottoposto a uno stretto controllo di polizia, il G. decise di trasferirsi a Milano, dove F. Turati lo accolse nel suo studio e lo aiutò nell'attività professionale, instaurando con lui un rapporto di stima e amicizia al di là delle profonde divergenze politiche.
Nel 1891, dal 4 al 6 gennaio, il G. prese parte al congresso di Capolago, promosso da E. Malatesta e Amilcare Cipriani per dar vita al Partito socialista anarchico rivoluzionario, di cui divenne uno dei principali esponenti e propagandisti. Nello stesso anno tradusse e curò la prima edizione integrale del Manifesto del partito comunista di K. Marx e F. Engels e fondò e diresse a Milano il periodico "socialista anarchico" L'Amico del popolo: tutti i ventisette numeri del giornale vennero sequestrati procurandogli denunce e arresti. Sempre nel 1891 partecipò al congresso operaio di Milano come rappresentante della Federazione cappellai del lago Maggiore.
In quella sede il G. presentò un ordine del giorno in favore della linea libertaria, astensionista e antiparlamentare, che si contrapponeva a quello della maggioranza, guidata da Turati, favorevole al metodo legalitario e alla partecipazione socialista alle elezioni. Era il preannuncio di quel che avvenne l'anno successivo al congresso di Genova, allorché il G. rivendicò per gli anarchici la libertà di svolgere la loro propaganda tra i socialisti: "Perché - disse - ci mettete alla porta? Dove voi sarete, là vi seguiremo". Replicò Turati: "Voi non ci seguirete. Noi non vi metteremo alla porta. Soltanto noi siamo stanchi di voi e ci separiamo" (Zangheri, p. 477).
L'esito del congresso del 1892, che sancì la nascita del Partito socialista dei lavoratori italiani (poi Partito socialista italiano) e la sconfitta degli anarchici, amareggiò particolarmente il G., il quale, contrario alle tendenze individualiste e al metodo violento, riteneva che il vero socialismo non potesse non essere anarchico. Nell'agosto 1893 partecipò al congresso internazionale socialista di Zurigo, al quale intervennero anche Turati, Anna Kuliscioff e Antonio Labriola e ne venne espulso, insieme con Cipriani. All'inizio del 1894 fu tra i fondatori della rivista La Lotta sociale, la cui pubblicazione venne sospesa dopo il sequestro del primo numero.
In questo periodo il G. scrisse, oltre ad alcuni opuscoli propagandistici, opere poetiche (Alla conquista dell'avvenire, Prigioni e battaglie) e drammi teatrali (Senza patria e Proximus tuus) che ottennero vasti consensi di critica e di pubblico. Al tempo stesso il G. si affermava come grande penalista dall'oratoria trascinante, protagonista di quasi tutti i principali processi politici che vedevano gli anarchici sul banco degli imputati.
Tra essi vi fu S.I. Caserio, difeso dal G. davanti al tribunale di Milano prima che, il 24 maggio 1894 a Lione, pugnalasse a morte il presidente della Repubblica francese S. Carnot. Per quella difesa giudiziaria il G., unico degli esponenti libertari più rappresentativi ancora in Italia, venne additato come ispiratore dell'attentato di Lione.
Per sfuggire all'ondata repressiva che investì gli anarchici anche il G. fu costretto a riparare all'estero. Si stabilì a Lugano, dove continuò a svolgere attività politica facendo della sua casa un ritrovo di altri esuli, tra i quali A. Cabrini e G. Podrecca. Dopo aver subito un misterioso attentato senza conseguenze, nel gennaio 1895 venne arrestato insieme con altri fuorusciti, trattenuto in carcere per due settimane e quindi espulso dalla Svizzera. Questa amara esperienza gli ispirò Addio a Lugano, il più celebre tra gli inni da lui composti. Dopo brevi soggiorni in Germania e in Belgio raggiunse Malatesta a Londra e, al suo fianco, partecipò alle lotte dei lavoratori inglesi.
A Londra il G. tenne conferenze e strinse amicizia con noti esponenti dell'anarchismo internazionale come P. Kropotkin, Louise Michel, S. Faure e C. Malato.
Le persistenti difficoltà a procurarsi mezzi di sostentamento lo indussero ad accogliere l'invito dell'agitatore socialista olandese D. Niewenhuis a recarsi ad Amsterdam, ma poco dopo, avendo problemi con una lingua completamente sconosciuta, decise di rientrare a Londra. Da lì s'imbarcò come semplice marinaio sulla "Neuland", navigando per i mari del Nord prima di approdare a New York, dove amici e compagni lo convinsero ad abbandonare la nave.
Iniziò allora un'intensissima attività di conferenziere e di propagandista politico attraverso le principali città degli Stati Uniti e del Canada. Tenne più di 400 conferenze, trattando di politica, poesia, cultura, filosofia, morale, geografia, facilitato dalla padronanza delle lingue francese, inglese e spagnola. A Paterson, roccaforte anarchica del New Jersey, contribuì alla fondazione della rivista Questione sociale, pubblicò e fece rappresentare il bozzetto sociale in un atto Primo maggio.
Nel luglio 1896 si recò a Londra per partecipare, quale rappresentante delle Trade Unions nordamericane, al congresso operaio internazionale che ripropose il duro scontro tra socialisti e anarchici e sancì la definitiva sconfitta di questi ultimi. Le amarezze politiche e il peso della frenetica attività concorsero al peggioramento della salute del G., minata dalla tisi. Subito dopo la conclusione del congresso venne colto da un grave esaurimento nervoso e ricoverato in un ospedale londinese. Grazie all'interessamento dei deputati G. Bovio e M.R. Imbriani poté rientrare in Italia per curarsi, ottenendo la commutazione della condanna al domicilio coatto, ancora pendente su di lui, nell'obbligo di risiedere all'isola d'Elba. Dopo una breve convalescenza, nel 1897 il G. si trasferì a Milano dove riaprì lo studio legale.
Tornò nelle aule di giustizia a difendere i suoi compagni di fede, tra i quali Malatesta, e riprese a collaborare con i giornali anarchici.
Nel 1898, all'inaugurazione del monumento ai martiri delle Cinque giornate di Milano, il G., acclamato dalla folla, improvvisò un discorso non autorizzato; tale intervento figurò fra i principali capi d'accusa nel processo che seguì i moti popolari scoppiati nel corso di quello stesso anno. Il G. venne condannato a 12 anni di carcere, in contumacia, dal momento che aveva già provveduto a espatriare. Raggiunta Marsiglia s'imbarcò per Madera e successivamente per il Sudamerica, soggiornando a Santos, a Rio de Janeiro e infine a Buenos Aires.
Qui tenne corsi di sociologia criminale all'università, fondò e diresse la rivista Criminologia moderna, alla quale collaborarono tra gli altri C. Lombroso, G. Ferrero ed E. Ferri. Fu tra i promotori della Federacion obrera regional argentina e, grazie al suo impulso, l'anarchismo argentino uscì dalla fase individualistica e venne definendosi come socialismo anarchico per volgersi infine verso il comunismo anarchico. Dopo aver tenuto acclamate conferenze anche in Uruguay, Paraguay e Cile, il G., per incarico della Sociedad cientifica argentina, effettuò, insieme con il pittore A. Tommasi e il poeta C. Pascarella, una vasta esplorazione dell'Estremo australe, con esiti di grande interesse antropologico e geografico. Il G. continuava intanto a interessarsi alle vicende italiane e quando, dopo il regicidio compiuto da G. Bresci, montò una nuova ondata antianarchica scrisse l'opuscolo La nostra utopia, nel quale giustificava l'attentato.
Nel 1903, grazie all'amnistia che cancellava la pena del 1898, fece ritorno in Italia. Nello stesso anno fondò con L. Fabbri la rivista Il Pensiero, sulla quale ebbe modo di esprimere in modo organico la sua concezione del socialismo, dell'anarchismo e della lotta sindacale. Dopo aver compiuto nuovi viaggi in Egitto e in Palestina, sui quali riferì in un nuovo giro di conferenze, il G., colpito anche da un malattia tropicale, si ritirò nuovamente all'isola d'Elba dove fu l'animatore dello sciopero dei minatori e tra i promotori della Camera del lavoro aderente all'Unione sindacale italiana.
Il G. morì a Portoferraio l'8 genn. 1911.
Oltre al già ricordato volume delle Opere complete, si veda ancora: Scritti scelti, a cura di G. Rose, Cesena 1968.
Fonti e Bibl.: V. Mazzoni, Pensieri. Ricordi ed opere di P. G., Pisa 1922; La vita e l'opera di P. G. nei ricordi di Sandro Foresi, Milano 1948 (il volume comprende Ultime battaglie. Lettere e scritti inediti di P. Gori e Notizie biografiche sul G. di L. Fabbri); Commemorando P. G. nel 40° della morte, Roma 1950; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi (1853-1892), Roma 1953, ad indicem; A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia, Napoli 1954, ad indicem; C. Molaschi, P. G., Milano 1959 (nuova ed. Pescara 1999); E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, Milano 1959, ad indicem; Rosignano a P. G., Cecina 1960; L. Cortesi, La costituzione del Partito socialista italiano, Milano 1962, ad indicem; La corrispondenza di Marx e Engels con italiani 1848-1895, a cura di G. Del Bo, Milano 1964, ad indicem; A. Asor Rosa, Scrittori e popolo, Roma 1965, ad indicem; A. Angiolini, Socialismo e socialisti in Italia, Roma 1966, ad indicem; G. Dinucci, P. G. e il sindacalismo anarchico in Italia all'inizio del secolo, in Movimento operaio e socialista, XIII (1967), 3-4, pp. 289-301; L. Briguglio, Il Partito operaio italiano e gli anarchici, Roma 1969, ad indicem; Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo, Torino 1971, ad indicem; D. Perli, I congressi del Partito operaio italiano, Padova 1972, ad indicem; V. Emiliani, Gli anarchici, Milano 1973, ad indicem; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta (1862-1892), Milano 1974, ad indicem; R. Paris, L'Italia fuori d'Italia, in Storia d'Italia (Einaudi), IV, Dall'Unità a oggi, 1, Torino 1975, ad indicem; P.C. Masini, I leaders del movimento anarchico, Bergamo 1980, pp. 115-125; Centro studi P. Gobetti - Istituto stor. della Resistenza in Piemonte, Un'altra Italia nelle bandiere dei lavoratori, Torino 1980, ad indicem; O. Bayer, L'influenza dell'emigrazione italiana nel movimento anarchico argentino, in Gli Italiani fuori d'Italia, a cura di B. Bezza, Milano 1983, pp. 531 s., 537, 541 ss.; M. Antonioli, P. G. o la breve stagione del cavaliere errante, in Annali dell'Istituto di storia della Facoltà di magistero dell'Università di Firenze, III (1982-84), pp. 109-133; A. Dadà, L'anarchismo in Italia: fra movimento e partito, Milano 1984, ad indicem; G. Ferro, Protagonisti del movimento socialista in Italia, Roma 1992, s.v.; M. Antonioli, P. G. il cavaliere errante dell'anarchia, Pisa 1995; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, II, Dalle prime lotte nella Valle Padana ai fasci siciliani, Torino 1997, ad indicem; Il movimento operaio italiano. Diz. biografico, II, ad vocem; L. Bettini, Bibliografia dell'anarchismo, I, 1-2, Firenze 1972-76, ad indicem.