SANDONI, Pietro (Pier) Giuseppe
SANDONI, Pietro (Pier) Giuseppe. – Figlio di Bartolomeo e Maria Colomba Priori, nacque a Bologna il 30 luglio 1683; infondata è la tradizione che lo vuole nato il 1° agosto 1685, forse al fine di far credere un talento musicale più precoce.
Allievo di Francesco Antonio Salardi (organo e clavicembalo) e di Angelo Predieri e Giovanni Bononcini (contrappunto), nel 1698 era già organista nel tempio di S. Giacomo Maggiore.
Nel 1700 fu aggregato all’Accademia dei Filarmonici, nella classe dei suonatori; nel 1702 fu promosso a quella dei compositori, avendo presentato un Laudate Dominum omnes gentes a quattro voci (Bologna, Archivio dell’Accademia filarmonica, capsa II, n. 35). Figurò presto tra gli ufficiali: censore nel 1706 e 1711, consigliere nel 1710, il 25 aprile 1713 fu sorteggiato principe. In tale carica si distinse per assiduità: non solo si prestò come revisore dei conti e presiedette all’approvazione dei nuovi statuti, ma anche procurò all’accademia, tramite la contessa Antonia Ceva Piatesi, un protettore d’alto rango come il cardinale Pietro Ottoboni (egli stesso compose il Te Deum per la funzione straordinaria in onore del porporato, celebrata dai Filarmonici il 16 novembre 1713 nella chiesa di S. Giovanni in Monte). Il 5 aprile 1714 fu dunque riconfermato, in via straordinaria, per un secondo anno. Fu spesso designato a comporre musiche per l’annuale festa accademica (messa e vespro celebrati in giugno-luglio in S. Giovanni in Monte), segnatamente nel 1702 (inno), 1703 (Credo), 1704 (Beatus vir), 1706 (Laudate pueri), 1707 (mottetto all’offertorio), 1708 (Laudate Dominum omnes gentes), 1710 (Confitebor), 1711 (mottetto all’offertorio e Magnificat), 1714 (Gloria) e 1717 (Dixit Dominus e Magnificat; in un primo tempo si era deliberato di rivolgere l’invito ad Antonio Vivaldi), nonché forse anche dopo il 1736 (quando fu compilata la cronologia dell’istituzione).
Agli stessi anni risale una ricca produzione di oratòri, tutti composti per Bologna: La Pulcella d’Orleans (libretto di Giovanni Battista Taroni; palazzo Ranuzzi, quaresima 1701), Il martirio di santa Benedetta (Francesco Magagnoli; palazzo Campeggi, 6 luglio 1704), Gli oracoli della Grazia e La Giustizia placata (Tomaso Stanzani; sala d’Ercole in palazzo d’Accursio, 24 marzo 1704 e 25 marzo 1705), L’Italia difesa da Maria, Il trionfo della Grazia e Il trionfo di Jaele (Elia Vaiani de’ Borghi; chiesa di S. Martino Maggiore, 22-24 settembre 1705), Lo sposalizio di san Gioseffo con Maria vergine (Francesco Marmocchi; arciconfraternita dei Ss. Sebastiano e Rocco, 21 marzo 1706) e Santa Caterina vergine e martire (adespoto; chiesa di S. Maria di Galliera; lavoro senza data e forse più tardo: un’esecuzione è attestata a Brno, quaresima 1731, fra partiture in massima parte coeve; Spáčilová, 2006, pp. 162 s.). Seguirono la collaborazione all’oratorio Sara in Egitto, intonato con ventitré altri compositori (Domenico Canavese; Firenze, compagnia di S. Marco, 1708), e l’esordio come operista con Artaserse (Apostolo Zeno e Pietro Pariati; Verona, teatro dei Temperati, 1709) e Il trionfo di Camilla, regina de’ Volsci (Silvio Stampiglia; Genova, teatro del Falcone, autunno 1710). Vanno forse collocati in questo periodo altri suoi sconosciuti lavori teatrali dati a Cento, Pesaro, Piacenza (due stagioni) e Milano (Penna, 1736, p. 364). Una sua sonata per due violini e basso continuo figura, tra altre di compositori attivi a Bologna, nella Corona di dodici fiori armonici tessuta da altretanti ingegni sonori (Bologna, 1706). «Per lo corso di anni 22», e dunque dal 1709 (come si legge nel libretto a stampa dell’Artaserse) al 1731 (morte del ‘padrone’), Sandoni si fregiò del titolo di maestro di cappella di Antonio Farnese, principe e poi duca di Parma (Penna, 1736, p. 364). Il 16 luglio 1712 preparò e diresse le musiche di una messa durante il memorabile ottavario celebrato a Bologna, santuario del Corpus Domini, in onore di s. Caterina Vigri (Grassetti, 1724). Ricercato come insegnante di organo e clavicembalo, ebbe tra i propri allievi il musicofilo conte Sicinio Pepoli, il cavaliere aurato Zaccaria Antonio Maria Alessandri Moscardini, Angelo Laurenti e Carlo Peretti, «oltre molta nobiltà estera, i quali tutti li compongono l’elogio» (Penna, 1736, p. 364).
Con lettera pubblicata nella congregazione filarmonica del 25 aprile 1715 Ottoboni deputò la supplenza di Giacomo Antonio Perti a Sandoni, partito alla volta di Londra (pp. 363 s., 374). Il musicista vi si era già stabilito prima del 15 maggio 1716 (calendario giuliano), quando aggiunse del proprio in una ripresa della sempre più ‘impasticciata’ opera scarlattiana Pirro e Demetrio; secondo John Hawkins e Charles Burney, rieducò nel contempo allo stile italiano la cantante Anastasia Robinson. Dal 1719 al 1728 suonò nell’orchestra della Royal Academy of Music, lavorando sotto la direzione di Georg Friedrich Händel e collaborando per l’ingaggio di cantanti di grido italiani. Non gli furono commissionate opere, ma in almeno un concerto (a beneficio del soprano Margherita Durastanti: teatro di Haymarket, 5 luglio 1721) una sua nuova cantata fu eseguita accanto a un’altra del sassone. Inviato a Venezia per concludere la scrittura del soprano Francesca Cuzzoni, giunse con lei a Londra nel dicembre 1722, dando adito a chiacchiere su un matrimonio contratto in viaggio. Le nozze – forse di riparazione: in agosto era già nata la figlia Enrichetta Alba Colomba – furono però celebrate non prima del 12 gennaio 1725, quando già i suoi atteggiamenti fanfaroneschi, dannosi per la condotta della futura moglie, nonché per il quieto vivere di Bononcini a Londra, erano stati stigmatizzati dal contralto Gaetano Berenstadt in una lettera a Francesco Antonio Pistocchi (19 maggio 1724; Lindgren, 1984, pp. 66 s.). Risulta anche che nell’autunno 1725 si adoperasse, ma invano, affinché la Royal Academy non scritturasse Faustina Bordoni, il soprano rivale di sua moglie (Owen McSwiny’s letters, 2009). Intorno al 1727 licenziò a stampa sei Cantate da camera unite a tre Sonate per il cembalo.
Sciolto l’impegno con la Royal Academy nella primavera 1728, la coppia si trattenne a Londra fino all’autunno (Cuzzoni era gravida), indi passò per Lunéville (alla corte ducale lorenese) e Monaco (alla corte elettorale bavarese) e raggiunse Vienna il 31 ottobre; fatta gioco di opposte fazioni, non ottenne però l’assunzione alla corte dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, e con il nuovo anno riguadagnò l’Italia (Franco, 2000-2001, pp. 65-75). Sandoni scortò la moglie nei successivi ingaggi (Modena, Venezia, Piacenza, Napoli, Bologna e Firenze) e spiccò al suo fianco come compositore soltanto a Genova, Carnevale 1734, con un nuovo Adriano in Siria e il ‘pasticcio’ L’olimpiade (Metastasio; teatro di S. Agostino). Fondata l’Opera of the Nobility in opposizione alla seconda Royal Academy of Music, nella primavera 1734 la coppia era di nuovo a Londra, dove Sandoni diede alle scene l’Issipile metastasiana (Haymarket, 8 aprile 1735; oltre a Cuzzoni, la compagnia annoverava Carlo Broschi, detto Farinelli, e Francesco Bernardi, detto il Senesino).
I coniugi erano a Firenze tra la primavera 1737 e la primavera 1738 – entrambi carteggiarono da lì con Giambattista Martini – e forse anche a Torino nel Carnevale successivo. Nel 1739 Sandoni fu ancora eletto principe dell’Accademia dei Filarmonici, ma l’anno dopo era di nuovo a Vienna con la moglie. Nell’estate 1741 un giornale londinese diffuse la falsa notizia di una condanna a morte di lei per aver avvelenato il consorte. In realtà i due si erano separati: mentre il soprano si esibiva ad Amsterdam ed era assunto a Stoccarda, nel 1745 Sandoni riceveva per l’ultima volta il principato accademico (all’incirca coeva è la stampa londinese dei suoi Six setts of lessons for the harpsichord). Invitato da Antonio Bernacchi a scrivere musiche per la festa filarmonica del 1748, il 29 maggio ricusava per lettera, dicendo d’essere da tempo ammalato (Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica, I.18.70).
Morì a Bologna il 16 agosto 1748 e fu tumulato nel Corpus Domini (Penna, 1736, p. 374). Il 6 agosto aveva fatto testamento, dichiarando erede Enrichetta, unica sopravvissuta della prole, e usufruttuaria Cuzzoni («mia amatissima moglie che non so se sia viva», Archivio di Stato di Bologna, Archivio notarile, Pilla Carlo Ignazio, 5/10, ad diem).
Un ritratto di Sandoni (olio su tela dell’inglese Charles Lucy), passato dalla casa della figlia alla collezione di padre Martini, è oggi nel Museo della musica di Bologna. Sue musiche manoscritte sono conservate nella Music Library dell’Università di Cardiff (otto cantate per voce e basso continuo, differenti da quelle stampate, nonché molte sonate e suites per clavicembalo), nella Staats- und Universitätsbibliothek di Amburgo (una cantata inedita), nella Staatsbibliothek e nella Sing-Akademie di Berlino (due sonate), nel Museo della musica di Bologna (minuetti e sonate per organo o clavicembalo), nel Conservatorio di Bruxelles (le arie Care luci che regnate e Ti vo cercando in volto dall’Issipile), nel Fitzwilliam Museum di Cambridge (La Pulcella d’Orleans; Riepe, 1998, p. 419), nello Handel House Museum e nella Senate House Library dell’Università di Londra (cantate concertate con strumenti, tra i quali anche viole da gamba e tiorba; una sonata per viola da gamba, a sua volta esempio della letteratura approntata per allievi della nobiltà inglese), nell’Accademia nazionale di S. Cecilia a Roma (due cantate inedite) e nella Fondazione Levi di Venezia (una cantata inedita).
Fonti e Bibl.: Bologna, Archivio generale arcivescovile, Registri battesimali della Cattedrale: 1683, t. 136, c. 165v; G. Grassetti, Vita di s. Caterina da Bologna, Bologna 1724, p. 347; Archivio dell’Accademia filarmonica, O. Penna, Cronologia, o sia Istoria generale di questa Accademia (1736), I-II, pp. 357-374, 391 s. e passim; J. Hawkins, A general history of the science and practice of music, London 1776, p. 302 s.; Ch. Burney, A general history of music, IV, London 1789, pp. 245, 307; F.B. Pratella, Le sonate per clavicembalo di P.G. S., in Il pianoforte, I (1920), 8, pp. 7-9; W.S. Newman, The sonata in the baroque era, Chapel Hill, NC, 1959, p. 319; L. Lindgren, La carriera di Gaetano Berenstadt, contralto evirato (ca. 1690-1735), in Rivista italiana di musicologia, XIX (1984), pp. 45, 66 s.; Id., Cembalari e compositori per clavicembalo nella corrispondenza di Giovanni Giacomo Zamboni, in Recercare, I (1989), pp. 217, 219 s.; J. Riepe, Die Arciconfraternita di S. Maria della Morte in Bologna: Beiträge zur Geschichte des italienischen Oratoriums im 17. und 18. Jahrhundert, Paderborn 1998, ad ind.; P.L. Franco, Francesca Cuzzoni (1696-1778): lo stile antico nella musica moderna, tesi di laurea, Università di Pavia, a.a. 2000-2001, passim; L. Lindgren - C. Timms, The correspondence of Agostino Steffani and Giuseppe Riva, 1720-1728, and related correspondence with J.P.F. von Schönborn and S.B. Pallavicini, London 2003, ad ind.; J. Spáčilová, Hudba na dvoře olomouckého biskupa Schrattenbacha (1711-1738). Příspěvek k libretistice barokní opery a oratoria, dissertazione, Brno, Università Masaryk, 2006, pp. 119, 130, 162, 182; L. Verdi, Del musico Antonio Bernacchi nel 250° della morte, in Un anno per tre filarmonici di rango: Perti, Martini e Mozart, a cura di P. Mioli, Bologna 2008, passim; Owen McSwiny’s letters, 1720-1744, a cura di T.D. Llewellyn, Venezia 2009, pp. 184, 188, 192; P. Holman, Life after death: the viola da gamba in Britain from Purcell to Dolmetsch, Woodbridge 2010, ad ind.; George Frideric Handel: collected documents, I-III, a cura di D. Burrows et al., Cambridge 2013-2017, ad ind.; L. Lindgren, Gioseffo Riva (1682-1739), a diplomatic arbiter of buon gusto in the London of George I, in Il Saggiatore musicale, XXIII (2016), pp. 295, 313, 330, 334-337, 359, 372.