PARIATI, Pietro Giovanni
– Nacque a Reggio nell’Emilia il 26 marzo 1665 da Giovan Battista e da Lucrezia Carretti (morta nel 1698). Il padre, di origine francese, citato nei documenti anche come ‘monsieur de Belleville’, fu valente soldato al servizio del duca di Modena e morì quando Pariati era ancora giovane.
La famiglia comprendeva altri tre figli: Giuseppe, che divenne intagliatore e soldato del corpo di guardia ducale, Giovanna (nata nel 1669) e Antonia Maria (morta nel 1715). I Pariati vissero in ristrettezze economiche, solo in parte alleviate da una sovvenzione ducale.
Compiuti gli studi a Reggio Emilia, Pariati si addottorò in utroque iure nel 1687: la laurea fu celebrata da una miscellanea poetica a lui dedicata e curata dal cugino Giovan Battista Ferretti, Le faci epitalamiche, nella quale Pariati è lodato come «poeta erudito e arguto filosofo» (Tiraboschi, 1783, p. 39). A liriche amorose scritte in quegli anni fa riferimento anche lo stesso Pariati nel lungo epitalamio Il fiume Parma pronubo, composto per le nozze di Odoardo Farnese e pubblicato a Parma nel 1690.
Alla metà degli anni Novanta svolse l’incarico di segretario del governatore di Reggio e fu in seguito al servizio del marchese Taddeo Rangone di Modena; grazie a quest’ultimo ebbe modo di entrare in contatto, verso la fine del 1696, con Ludovico Antonio Muratori. Probabilmente in quel periodo divenne chierico (e in lettere dei decenni successivi è citato come abate). Rangone lo condusse con sé a Madrid, dove era stato inviato dal duca Rinaldo I per condolersi della morte di Maria Anna d’Asburgo. Rientrato a Modena nel settembre 1697, ai primi di ottobre fu arrestato in seguito alle accuse mossegli dal cavalier Pietro Paolo Dini, ambasciatore modenese a Madrid, presso il quale Rangone e Pariati avevano soggiornato durante la permanenza in Spagna.
Dini aveva infatti scritto al duca lamentandosi delle «scelleraggini, infamità e temerità» commesse da Pariati a Madrid e accusandolo di comportamenti irreligiosi, di risse e intrighi amorosi (lettere del 22 agosto, 5 settembre e 28 novembre 1697). Imprigionato nella cittadella di Modena, il 3 giugno 1698 fu trasferito nella fortezza di Rubiera, da dove inviò al duca alcune lettere di supplica dichiarandosi ingiustamente calunniato. Di quel periodo rimangono altresì lettere di un funzionario e di un frate del carcere che attestano le precarie condizioni di salute di Pariati durante la prigionia, e inoltre alcune poesie che egli scrisse sui muri della cella ribadendo la propria innocenza (trascritte parzialmente nel 1782, si leggono in Lamenti poetici…, e in Campanini, 1904, pp. 95-109). Al 1698 risalgono alcuni sonetti per l’Accademia dei Combattuti in occasione della nascita dell’erede estense, composti probabilmente anche con l’intento di riabilitarsi agli occhi del duca. Di nuovo trasferito nella cittadella di Modena il 12 agosto 1699, Pariati fu infine scarcerato nel novembre di quell’anno e subito esiliato dal Ducato; dopo alcuni giorni trascorsi a Bologna, a fine mese raggiunse Venezia.
I primi anni veneziani trascorsero nella povertà e nella ricerca sia di mecenati e committenti, sia di una possibile riconciliazione con il duca, al quale Pariati non mancava di far conoscere le proprie condizioni: ancora nel 1703 e nel 1704 chiedeva a Rinaldo I la revoca dell’esilio.
Iniziò in quegli anni a collaborare con Apostolo Zeno, occupandosi della verseggiatura di alcune parti dei suoi drammi. L’amicizia e la collaborazione con Zeno furono per Pariati garanzia di crescente stabilità economica e di maggiore prestigio sociale e professionale; d’altra parte è probabile che la conoscenza di Pariati avesse assicurato a Zeno la possibilità di entrare in contatto con alcuni committenti milanesi (Dooley, in Gronda, 1990, p. 32).
Proprio per il Teatro ducale di Milano Pariati compose il suo primo dramma in musica, il Regnero (1703 circa): perduto nella redazione originaria, ne sopravvive la riscrittura realizzata alcuni anni dopo, forse insieme a Zeno, e pubblicata con il titolo La Svanvita, che venne rappresentata al Teatro ducale nel dicembre 1707 con musica di Andrea Fiorè (Gronda, 1990, p. 179); per lo stesso teatro Pariati compose inoltre, con Zeno, il dramma per musica Engelberta (giugno 1708, musica di Fiorè).
Dopo l’esordio milanese compose per le scene veneziane la serenata Da la virtude ha la bellezza onore (settembre 1704, musica di Carlo Francesco Pollarolo) e il dramma per musica Artaserse (Teatro Sant’Angelo, gennaio 1705, musica di Antonio Giannetti, scritto forse con Zeno), e iniziò nell’autunno del 1705 a lavorare esclusivamente per il Teatro San Cassiano realizzando, da solo o insieme a Zeno, dieci drammi e una tragicommedia per musica, alcuni dei quali conobbero larga fortuna nei teatri italiani ed esteri (in particolare Antioco, novembre 1705; Ambleto, dicembre 1706; Flavio Anicio Olibrio, gennaio 1708; Ciro e Sesostri re d’Egitto, carnevale 1710, tutti dati inizialmente con musica di Francesco Gasparini, ad eccezione del Ciro musicato da Tomaso Albinoni). Emerge già da alcune opere di questo periodo il talento di Pariati per le scene comiche, dispiegato soprattutto negli intermezzi (come il Pimpinone, 1708, più volte ripreso; musica di Albinoni) e nella tragicommedia per musica (Anfitrione, novembre 1707, di derivazione plautina ma con inserti tratti da Molière; musica di Gasparini). Scrisse inoltre tre tragedie in prosa: La casta Penelope (1707), Cajo Marzio Coriolano (1707, messo in scena dalla compagnia dell’amico Luigi Riccoboni, e rielaborato come dramma per musica nel 1717 a Vienna) e Sesostri (derivato dal dramma omonimo e rappresentata nel 1713-14 dalle compagnie del Riccoboni e di Bonaventura Navesi).
Dal 1708 al 1710 furono commissionate a Pariati e a Zeno alcune opere in musica per la corte di Barcellona: Pariati scrisse il componimento da camera Il più bel nome, musicato da Antonio Caldara per le nozze di Carlo III d’Asburgo con Elisabetta Cristina di Brunswick, cui seguirono tre componimenti da camera (Il nome più glorioso, musica di Fiorè; L’oracolo del fato, musica di Caldara; Ercole in cielo, musica di Gasparini, riproposto a Vienna nel 1713). Nel 1712 gli fu richiesto un oratorio per la corte viennese, destinato alla musica di Antonio Lotti (Il voto crudele).
Fu anche grazie al successo di queste opere che Carlo III, divenuto nel 1711 imperatore col nome di Carlo VI, offrì dapprima a Zeno e, dopo il rifiuto di quest’ultimo, a Pariati l’incarico di poeta cesareo: nel 1714, poco dopo essere entrato a far parte dell’Accademia di Arcadia con il nome di Clealbo Mirtilio, Patiati si stabilì dunque a Vienna, con uno stipendio di 2400 fiorini; nel 1718 venne raggiunto da Zeno, chiamato anch’egli a corte come primo poeta (titolo che, per rispetto all’amico, egli fece successivamente trasformare in quello di poeta e storico imperiale).
L’intensa attività di Pariati a Vienna fu scandita dalle numerose occasioni teatrali della corte imperiale, per le quali collaborò principalmente, quanto alle musiche, con Francesco Bartolomeo Conti, Johann Joseph Fux e Antonio Caldara. Fino al 1724 si dedicò, riproponendo talvolta opere precedenti, ai drammi per musica destinati alle rappresentazioni del Carnevale, fra i quali spiccano per la felicità degli esiti le tragicommedie, tutte musicate da Conti e caratterizzate fra l’altro dall’inserimento di figure comiche a fianco dei personaggi nobili e autorevoli (come Alessandro in Sidone, 1721, scritto con Zeno, e Creso, 1723, in cui compaiono figure di filosofi burleschi di ascendenza cinquecentesca che alla corte viennese avevano già conosciuto in certo successo attraverso i drammi per musica composti da Nicolò Minato), dall’inclusione di scene prettamente ridicole, dall’accentuazione degli elementi satirici e parodici che a volta contenevano, anche in questo caso in accordo con la tradizione, riferimenti ‘a chiave’ a personaggi della corte (Archelao re di Cappadocia, 1722). Di non minore interesse fu la produzione dei componimenti sacri per musica, incentrati su episodi della Passione, e degli Oratori, commissionati per il periodo quaresimale e ispirati a personaggi del Vecchio testamento riletti in chiave figurale, anticipando in tal modo alcune scelte operate in seguito da Pietro Metastasio. Al repertorio mitologico, ripreso in funzione encomiastica, Pariati attinse invece per i libretti dei componimenti da camera e delle feste teatrali per musica destinati a celebrare genetliaci e onomastici di Carlo VI (1° ottobre e 4 novembre) e dell’imperatrice Elisabetta Cristina (28 agosto e 19 novembre): fra questi, un allestimento particolarmente fastoso ebbe la festa teatrale Costanza e fortezza, incentrata sugli atti di valore di Orazio Coclito, Muzio Scevola e Clelia, e messa in scena a Praga il 28 agosto 1723 per l’incoronazione di Carlo VI come re di Boemia e per il compleanno dell’imperatrice, con musiche di Fux e scene di Giuseppe Galli Bibiena.
Nelle opere viennesi la fisionomia autoriale di Pariati ebbe modo di precisarsi ulteriormente, sia a livello stilistico-formale, sia sul piano tematico: ricorrenti sono ad esempio i motivi dello scambio d’identità (come nella festa teatrale Teseo in Creta, composta per il compleanno dell’imperatrice, del 1715, e musicata da Conti, ripreso dapprima a Napoli nel 1722 con musica di Leonardo Leo, a Londra nel 1734 con musica di Georg Friedrich Händel, e successivamente riproposto in vari teatri europei fino a fine secolo: cfr. Gronda, 1990, pp. 291-723) e del travestimento (come nella festa teatrale Angelica vincitrice di Alcina, settembre 1716, musica di Fux), del tradimento e dell’innocenza perseguitata (come nella tragicommedia Il finto Policare, febbraio 1716, musica di Conti, che presenta forse riferimenti autobiografici), dell’inganno e della follia (Don Chisciotte in Sierra Morena, febbraio 1719, musica di Conti, composto insieme a Zeno a partire da Cervantes).
Presso la corte imperiale Pariati acquisì una posizione sociale stabile e prestigiosa, sebbene l’inventario dei suoi beni redatto dopo la morte suggerisca un tenore di vita non agiato; in ottimi rapporti con l’imperatore Carlo VI, continuò a mantenere contatti in Italia con intellettuali, politici e diplomatici.
Pariati morì a Vienna il 13 ottobre 1733 (Seifert, in Gronda, 1990, pp. 68-71).
Fonti e Bibl.: Numerosi libretti e documenti sono raccolti in copia nel Fondo Pariati del Teatro Valli di Reggio Emilia. Archivio di Stato di Reggio Emilia, Archivio del Comune di Reggio Emilia, Atti di stato civile, Vacchetta dei battezzati, vol. 21; Archivio di Stato di Modena, Archivio per materie, Letterati, b. 54; Carteggi e documenti di particolari, b. 1043; Carteggio ambasciatori, Spagna, b. 65; Modena, Biblioteca Estense Universitaria, Autografoteca Campori, ad vocem; Mss., α.O.8.18: Lamenti poetici…, cc. 180 r - 194r; α.H.4.3: Lettere d’uomini illustri…, n. 116, cc. 227r - 228v; Modena, Archivio Muratoriano, filze 74, f. 36, 86, f. 4; Poesie italiane di rimatori viventi…, Venezia 1717, pp. 151-154; Letters from the Academy of ancient musick of London to signor Antonio Lotti of Venice with his answers and testimonies, a cura di H. Bishop, London 1732; A. Zeno, Lettere…, Venezia 1785; L.A. Muratori, Epistolario, a cura di M. Campori, Modena 1901-1922, ad vocem.
Scelta di sonetti…, a cura di T. Ceva, Torino 1735, p. 166; A. Zeno, Poesie drammatiche, t. IX, Venezia 1744; L. Allacci, Drammaturgia…, Padova 1755; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese…, IV, Modena 1783, pp. 38-48; A. Lombardi, Storia della letteratura italiana del secolo XVIII, III, Modena 1829, p. 392; N. Campanini, Un precursore del Metastasio, Firenze 1904; S. Peri, P.P., in Illustrazione Emiliana, I (1906), 5, pp. 65-80; J.J. Fux, Costanza e Fortezza. Festa teatrale in drei Akten…, a cura di E. Wellesz, Wien 1910; F. Hadamowsky, Barocktheater am Wiener Kaiserhof (mit einem Spielplan, 1625-1740), in Jahrbuch der Gesellschaft für Wiener Theaterforschung 1951/52, Wien 1955, pp. 7-117, ad annos; A. Limentani, P.P., in Enciclopedia dello spettacolo, fondata da Silvio D’Amico, Roma 1960, ad vocem; S. Kunze, Die Entstehung eines Buffo-Librettos: Don Quijote-Bearbeitungen, in Deutsches Jahrbuch der Musikwissenschaft, XII (1967), pp. 79-95; O. Wessely, Pietro Pariatis Libretto zu Johann Joseph Fuxens 'Costanza e fortezza'…, Graz 1969; I. Mamczarz, Les intermèdes comiques italiens au XVIIIe siècle en France et en Italie, Paris 1972, pp. 167 s.; G. Gronda, Per una ricognizione dei libretti di P.P., in Civiltà teatrale e Settecento emiliano, a cura di S. Davoli, Bologna 1986, pp. 115-136; C. Barigazzi, Quando il vate di corte è un poeta maledetto. Episodi inediti sulla vita di P.P. desunti dal carteggio di Ludovico Antonio Muratori, in Reggio Storia, n.s., XXXVIII (1988), 1, pp. 35-41; A. Lanfranchi, P.P., in Dizionario enciclopedico della musica e dei musicisti, diretto da A. Basso, Torino 1988, ad vocem; G. Gronda, La carriera di un librettista. Pietro Pariati da Reggio Emilia di Lombardia, con saggi di B. Dooley, H. Seifert, R. Strohm, Bologna 1990; Ead., Varianti di un mito classico nella librettistica settecentesca, in I vicini di Mozart, a cura di M.T. Muraro, Firenze 1989, pp. 3-18; Ead., La «Betulia liberata» e la tradizione viennese dei componimenti sacri, in Mozart, Padova e la Betulia liberata…, a cura di P. Pinamonti, Firenze 1991, pp. 27-42; S. Stroppa, «Fra notturni sereni». Le azioni sacre del Metastasio, Firenze 1993; G. Gronda, La commedia di corte nei libretti viennesi di P.P., in Italia-Austria: alla ricerca del passato comune, a cura di P. Chiarini - H. Zeman, Roma 1995, I, pp. 569-584; Ead., P.P., in The New Grove Dictionary of music and musicians, London 2001, ad vocem; R. Mellace, Il pianto di Pietro: fortuna del tema e strategie drammaturgiche tra gli oratori viennesi e la «Passione» metastasiana, in Musica e storia, IX (2001), 1, pp. 157-175; R. Strohm, 'Costanza e fortezza': investigation of the baroque ideology, in I Bibiena: una famiglia in scena, a cura di D. Gallingani, Firenze 2002, pp. 75-91; P. Pariati - A. Lotti, L’umiltà coronata in Ester, a cura di L. Zanella, San Giuliano Milanese 2004; E. Selfridge-Field, A new chronology of venetian opera and related genres, 1660-1760, Stanford 2007; R. Arqués Corominas, Il più bel nome de P. P., poeta cesari i víctima dels fills de Momo, in Recerca Musicològica, XIX (2009), pp. 103-119; P. Weiss, L’opera italiana nel ’700, a cura di R. Mellace, Roma 2013; G. Staffieri, L’opera italiana…, Roma 2014.