GHERARDINI, Pietro
Nato a Bologna il 21 sett. 1863 da Federico e da Teresa Landini, dopo aver compiuto gli studi classici, si laureò all'Università di Bologna in zooiatria col massimo dei voti e la lode il 25 giugno 1887. Esercitata la libera professione per due anni, si avviò poi alla carriera universitaria: assistente presso la cattedra di patologia generale e anatomia patologica nella Scuola superiore di medicina veterinaria di Bologna nel marzo 1889, nel 1893 conseguì la libera docenza nella disciplina. Negli anni accademici compresi tra il 1896-97 e il 1901-02 impartì corsi liberi di tecnica microscopica e microscopia clinica veterinaria e dal 1898-99 al 1902-03 fu anche incaricato dell'insegnamento della anatomia patologica dimostrativa. Contemporaneamente, nonostante gli onerosi impegni didattici, fu dapprima assistente, quindi vicedirettore del laboratorio batteriologico dell'Ufficio d'igiene del Comune di Bologna, e collaborò col suo maestro F. Brazzola alla preparazione del siero antidifterico.
Nel novembre 1903, superato il relativo concorso, fu nominato professore straordinario di patologia generale e anatomia patologica veterinaria nell'Università di Parma; riconfermato nel successivo triennio, raggiunse la stabilità e divenne ordinario. A Parma fu anche incaricato dell'insegnamento della giurisprudenza e polizia sanitaria dal 1905-06 al 1910-11 e della giurisprudenza e ispezione delle carni da macello dal 1911-12 al 1914-15; dell'insegnamento di quest'ultima disciplina, che nel 1915 fu denominata giurisprudenza veterinaria, il G. fu incaricato anche negli anni accademici 1915-16, 1916-17 e 1917-18. A Parma, inoltre, ricoprì l'incarico di direttore della Scuola superiore di veterinaria, che riuscì a rendere decisamente più efficiente, dal 1915-16 al 1917-18.
Nel 1921 l'Università di Bologna lo chiamò a succedere al Brazzola nella direzione della cattedra di patologia generale e anatomia patologica; trasferitosi nella nuova sede, il G. vi concluse la sua carriera, svolgendovi l'attività didattica e scientifica fino al 1935. Il suo insediamento a Bologna coincise con la restituzione alla Scuola di veterinaria dei locali che erano stati requisiti durante gli anni del conflitto mondiale: il G. poté così dedicarsi alla riorganizzazione dei laboratori, al riordino della biblioteca e al recupero dell'importante Museo patologico veterinario creato nell'Ottocento da A. Alessandrini e da G.B. Ercolani, ricco di una raccolta teratologica di grandissimo valore, che si trovava in un pericoloso stato di abbandono. Della Scuola il G. assunse poi la direzione nel 1923.
Era questo un periodo di trasformazione dell'istituzione: infatti, per effetto del r.d. 2102 del 23 sett. 1923 sull'ordinamento dell'istruzione superiore, la Scuola, scorporata dall'Università, era passata alle dipendenze del ministero dell'Economia nazionale assumendo la denominazione di R. Istituto di medicina veterinaria. Questa separazione provocò il risentimento della classe docente e nel conseguente movimento teso a riportare in seno all'Università gli studi zooiatrici, fu attivo esponente anche il G., che per il quadriennio 1924-27 era stato nominato membro del Consiglio superiore dell'ispezione agraria, veterinaria, industriale e commerciale. Successivamente nel 1928 gli Istituti superiori di medicina veterinaria furono nuovamente aggregati al ministero della Pubblica Istruzione, dapprima con il r.d. 1314 del 17 giugno 1928 nell'ambito della Direzione generale dell'istruzione tecnica, poi per effetto del r.d. 1222 dell'8 luglio 1929 in quello dell'istruzione superiore. Infine, nel 1932, fu sancita la trasformazione degli istituti in facoltà, così che anche la Scuola bolognese poté tornare in seno all'Almamater.
Nel 1932 il G. fu eletto preside della facoltà di medicina veterinaria dell'Università di Bologna. In questa sede dette anche vita a un corso biennale di specializzazione in ispezione annonaria che comprendeva, oltre all'ispezione delle carni anche quella delle conserve alimentari, degli insaccati, dei funghi e dei pesci; tuttavia, dopo breve tempo, l'insegnamento fu trasformato dal ministero in corso annuale di ispezione degli alimenti di origine animale.
Didatta di grande valore, il G. fu anche un brillante ricercatore sia nel settore della patologia generale e dell'anatomia patologica, che coltivò intensamente eseguendo numerose autopsie di vari animali nel canile municipale, sia nel campo della funzione sanitario-ispettiva della veterinaria, che riteneva di primaria importanza per la specialità.
Dall'esame dei lavori che licenziò alle stampe, riguardanti vari argomenti (dalle tossinfezioni autogene di origine intestinale del cavallo alle malattie infettive e parassitarie, alla tubercolosi sperimentale della cavia), è possibile individuare gli indirizzi di ricerca che il G. privilegiò nella sua attività scientifica.
Nello studio delle patologie parassitarie si prefisse di indagare in parallelo il ciclo biologico e l'azione patogena del parassita da un lato, la patogenesi delle lesioni e le loro caratteristiche istopatologiche dall'altro: in tale ottica molto importanti furono i contributi che recò alla conoscenza dell'anatomia patologica e della patogenesi della distomatosi epatica, che chiamò cirrosi distomatosa (I parassiti animali del bue e del cavallo studiati comparativamente dalpunto di vista dell'anatomia patologica e della fisiologia, Bologna 1893), delle localizzazioni cardiache dell'echinococco con la dimostrazione istopatologica dell'esistenza nel miocardio di numerose cisti microscopiche oltre alla cisti apparentemente unica macroscopicamente rilevabile e di aree di degenerazione grassa e di miosite interstiziale anche distanti dalle cisti (Osservazioni relative all'echinococco del cuore dei bovini, ibid. 1894) e della mancanza di potere tossico, sperimentalmente dimostrata, del contenuto delle cisti di echinococco (Pretesa tossicità del liquido contenuto nelle cisti da echinococco, in Il Moderno Zooiatro, s. 2, III [1906], pp. 762-768, 778-784, 790-800, 807-816), dell'affievolirsi dei poteri difensivi dell'organismo nel corso di una grave infestazione (Graveforma di parassitismo sostenuta da Echinorynchus polimorfus nell'anitra domestica, ibid., s. 3, I [1907], pp. 457-485). Si possono qui ricordare anche alcune interessanti osservazioni compiute dal G. sulle micosi per la loro affinità con la patologia parassitaria: Contributo allo studio della morfologia e del potere patogeno dei blastomiceti (emiaschi), in Bullettino delle scienze mediche, s. 8, II (1902), pp. 501-514; Alcuni casi non frequenti di localizzazioni actinomicotichenel bue e nel maiale e relative considerazioni in rapporto alla diagnostica cadaverica, Bologna 1902.
Alla malattia tubercolare il G. dedicò ricerche di ordine sperimentale (Sul diverso modo di reagire della cavia alle inoculazioni dei prodotti virulenti dellatubercolosi bovina e della tubercolosi umana, ibid. 1902), diagnostico (Intornoalla ricerca del bacillo di Koch nelle lesioni tubercolari dei bovini quale mezzo di diagnostica cadaverica, ibid. 1902) e soprattutto anatomopatologico: nel lavoro Sulla istologia patologica di un tubercolo solitario del cervello di unavacca, in Il Moderno Zooiatro, s. 3, I (1907), pp. 937-954, dimostrò che il tubercolo risulta dalla combinazione di processi infiammatori di natura essudativa e produttiva e che le cellule epiteliodi derivano dai grandi elementi mononucleati, cioè monociti e istiociti.
Il tema delle ispezioni delle carni fu il prediletto dal G., che seppe indirizzarlo in senso rigorosamente scientifico, codificando una serie di norme procedurali per l'esame degli animali da macellare, delle carni in tutto il ciclo di lavorazione, dei campioni prelevati per accertare anatomopatologicamente e batteriologicamente la salubrità del prodotto. Convinto che al medico veterinario di solida formazione scientifica competesse il giudizio sui caratteri di eventuali lesioni riscontrate nelle carni e la diagnostica cadaverica differenziale (v. i citati lavori sulle affezioni actinomicotiche e sulla ricerca del bacillo di Koch), sostenne che l'insegnamento di ispezioni delle carni doveva essere di competenza delle cattedre di anatomia patologica e non, come voluto dal Consiglio superiore della pubblica istruzione, di quelle di polizia sanitaria e igiene veterinaria (In materia d'ispezioni delle carni da macello, in La Nuova Veterinaria, I [1923], pp. 54 s.).
Parte delle sue lezioni e delle sue ricerche il G. raccolse nel trattato Tecnicadelle necroscopie, edito a Milano nel 1905, rimasto unico in Italia per oltre un ventennio.
Una sua opera sulla classificazione dei pesci rimase inedita, e il manoscritto è conservato dagli eredi.
Il G. attese anche alla redazione della parte sanitaria del nuovo regolamento sulla vigilanza delle carni del 1928. Professore onorario dell'Università di Parma, dopo aver lasciato l'insegnamento per raggiunti limiti di età il 31 ott. 1935 fu nominato professore emerito dell'Università di Bologna. Accademico benedettino, socio onorario della Società per il progresso della zootecnia, appartenne alle Società medico-chirurgica di Bologna e dell'agricoltura e fu socio fondatore e primo presidente della Società italiana delle scienze veterinarie.
Morì a Bologna il 21 nov. 1951.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. storico dell'Università, Fascicolo personale; necr. in La Nuova Veterinaria, XXVII (1951), pp. 370-379; Zootecnia e veterinaria, VI (1951), pp. 586 s.; La Clinica veterinaria, LXXV (1952), pp. 1 s.; Atti del VICongresso delle scienze veterinarie, Faenza 1952, pp. 5-16; Università di Bologna, Annuario degli anni accademici 1950-51, 1951-52, Bologna 1954, pp. 170 s.; A. Lanfranchi, In memoriam del prof. P. G., in La Nuova Veterinaria, XXVIII (1953), pp. 1-3; P. G.: in memoriam, Faenza 1956; A. Veggetti - N. Maestrini, Lascuola veterinaria bolognese dal decreto Boselli (1891) all'istituzione della facoltà di medicina veterinaria (1932), in La pratica della veterinaria nella cultura dell'Emilia-Romagna nell'insegnamento nell'Università di Bologna, Bologna 1984, pp. 224 s.; V. Chiodi, Storia della veterinaria, Bologna 1981, ad indicem; S. Biavati, Il "Museo Ercolani" dell'Istituto di patologia generale e anatomia patologica veterinaria, in I luoghi del conoscere: i laboratori storici e i musei dell'Università di Bologna, Bologna 1988, pp. 227-231.