GERMI, Pietro (App. III, 1, p. 743)
Regista e attore di cinema italiano, morto a Roma il 4 dicembre 1974. Concluso con Un maledetto imbroglio (1960) il periodo dei film drammatici, alcuni di derivazione neorealistica (In nome della legge, 1949, e Il cammino della speranza, 1950), altri d'ispirazione neoromantica (Il ferroviere, 1956, e L'uomo di paglia, 1958), si colloca, con Divorzio all'italiana (1962), alle origini di quel filone di comicità tutta italiana che, partendo dalla Sicilia, ha avuto in seguito parecchi, anche se meno felici imitatori. Proseguendo questa esperienza, sia pure a volte con estro meno vivido, in Sedotta e abbandonata (1964), una satira corale sull'"onore" siciliano, in Signore e signori (1965), in cui, passando dalla Sicilia al Veneto, la chiave si fa quasi boccaccesca e la farsa più graffiante, ne L'immorale (1967), con spunti più sommessi e dolorosi, e nel suo ultimo film, Alfredo, Alfredo (1972), tutto malizia e allegria. Con una pausa volta soprattutto a idealizzare la bontà dei sentimenti e la sanità della vita agreste contrapposta ai vizi cittadini (Serafino, 1968; Le castagne sono buone, 1970), accolta però con riserve, se non dal pubblico, certo dalla critica, G. resta comunque una delle personalità più significative del cinema italiano del dopoguerra, sia per l'impegno civile dei suoi primi film, sia per la preparazione tecnica, il gusto e la seria cultura rivelati sempre nel corso della sua quasi trentennale attività. Come attore, oltre che in alcuni suoi film (Il ferroviere, L'uomo di paglia, Un maledetto imbroglio), si è soprattutto distinto in due film di D. Damiani (Il rossetto, 1960; Il sicario, 1961) e ne La viaccia (1961) di M. Bolognini. La sua ultima sceneggiatura è stata realizzata, dopo la sua morte, da M. Monicelli (Amici miei, 1975).