GEREMIA, Pietro
Nacque a Palermo il 1° ag. 1400 da Arduino, giudice della Regia Corte e avvocato fiscale, e da Costanza Lo Nigro Ventimiglia. Fu battezzato nella chiesa parrocchiale di S. Giacomo La Marina, oggi non più esistente. Nulla si sa dei suoi primi studi, che forse poté compiere presso il convento di S. Domenico, prossimo alla sua casa natale.
Nel 1417 o all'inizio del 1418 morì la madre, lasciando i suoi beni in eredità, divisi in parti uguali, ai tre figli Pietro, Antonio e Gabriele. Nel 1419 il G., intendendo dedicarsi allo studio del diritto in un rinomato centro italiano, stabilì con suo padre, mediante atto notarile rogato da Giacomo Maniscalco notaio pubblico di Palermo, un accordo che autorizzava Arduino a rivalersi sui beni che il figlio aveva ereditato dalla madre per le spese che avrebbe sostenuto nel corso degli studi. Allo stesso tempo il padre chiese al Comune di Palermo un sussidio per la formazione del giovane: il 6 apr. 1419 fu concessa la somma di 6 once d'oro annuali a partire dal 1° aprile precedente, che fu regolarmente pagata fino al 1423. Partito per la penisola nell'autunno dello stesso anno, il G. forse frequentò per qualche tempo l'Università di Siena, per poi recarsi a Bologna. Sul finire del 1424, prima ancora di terminare gli studi, il G. chiese ai domenicani di Bologna di essere ammesso nel loro ordine, affiliandosi però al convento palermitano di S. Domenico. Vestì l'abito religioso il 5 febbr. 1425 a Bologna, da dove si trasferì subito dopo per il noviziato nel convento riformato di Fiesole, sotto la guida di Antonino Pierozzi, futuro arcivescovo di Firenze. Suo padre Arduino, che si trovava a Trapani, dove svolgeva mansioni di avvocato fiscale, non approvando la sua decisione, si recò in Toscana e gli impose la rinuncia all'eredità materna e a quanto gli sarebbe spettato di quella paterna, adducendo le spese da lui sostenute per gli studi. Ciò avvenne mediante un atto rogato in Firenze il 16 giugno 1425 dal notaio Francesco di Pietro Giacomini alla presenza di quattro testimoni: Antonino Pierozzi, due domenicani di S. Maria Novella e il dottore in legge Francesco Arezzo di Agrigento, probabilmente giunto dalla Sicilia con Arduino.
Nel 1426 il G. emise i voti religiosi e proseguì successivamente gli studi ecclesiastici di filosofia e teologia in preparazione del sacerdozio, che ricevette forse nel 1429. Insegnò a Firenze e a Bologna e si dedicò alla predicazione in Romagna, in Toscana e nelle Marche. Il capitolo generale celebrato a Lione nel 1431 lo designò come professore supplente "ad legendum sentencias pro forma et gradu magisterii" a Oxford; non sembra però che vi sia andato. Nel 1433 fu nominato priore del convento di Gaeta. Nel 1434 fece ritorno a Palermo e si stabilì nel convento osservante di S. Zita, dove rimase fino al 1439 e fu per qualche tempo maestro dei novizi.
Il convento, sulla scorta delle iniziative prese dal capitolo generale di Bologna del 1426, era stato fondato all'inizio di febbraio del 1429 da Bartolomeo Disserra, Nicolò Terranova, Antonio Azomodio o Mamachio, Francesco Bonfarrino, Pietro della Serra e Giovanni Nomededeo. Acquistato il 5 febbraio un terreno sul quale sorgeva una chiesetta dedicata alla santa, con accanto un ospedale per i lucchesi, e le proprietà annesse, il giorno seguente ricevettero ufficialmente la proprietà da Francesco Ursone, vicario generale dell'archidiocesi palermitana. Il convento, sostenuto dai ceti emergenti, divenne in breve tempo un importante centro di irradiazione della riforma domenicana in Sicilia.
Il 27 febbr. 1437 il maestro in teologia Enrico De Simone, dovendo allontanarsi dalla città, nel suo testamento nominò il G., il nobile Puchino Omodei e il notaio Luca Lombardo fidecommissari del collegio dei preti regolari di s. Pietro, da lui istituito e dotato nella chiesa della Mazara a Palermo.
Nel gennaio del 1439 il G., su indicazione di Eugenio IV, fu chiamato, da Giacomo di Sicilia procuratore generale dei domenicani, a Firenze, dove stava per aprirsi il concilio di unione con i Greci. Il Senato di Palermo, temendo che il religioso si allontanasse per sempre dalla città, sollecitò Alfonso d'Aragona re di Sicilia a interporsi presso il papa e presso il maestro generale dei domenicani affinché rimanesse nel convento di S. Zita, cosa alla quale il re accondiscese il 30 giugno 1439. I documenti tacciono sul ruolo svolto dal G. durante l'assise conciliare, terminata la quale poté far ritorno a Palermo, essendo stato nominato dal papa visitatore del clero secolare e regolare; tuttavia egli declinò la responsabilità nei confronti dei vescovi. Nel 1440 fu eletto priore del convento di S. Zita.
Nel dicembre del 1440 morì il padre, che volle essere sepolto nella tomba di famiglia situata nella chiesa di S. Domenico. Nel suo testamento, fatto il 2 dicembre davanti al notaio Giovanni de Lippo, egli lasciò i suoi beni ai due figli Antonio e Gabriele e nominò esecutori testamentari il G. e il notaio Tomeo Geremia. Il G. fu nominato anche erede universale sostituto, nel caso in cui gli eredi si opponessero all'esecuzione del testamento o si estinguesse il casato. Alcuni legati per suffragi e opere pie furono destinati anche al convento dei domenicani. La divisione dei beni fu effettuata nel 1443, alla presenza del G., e ratificata con atto notarile del 13 ag. 1448.
Nel maggio del 1442, partecipando al capitolo provinciale di Piazza Armerina, ricevette l'incarico di riformare il convento catanese di S. Domenico, situato presso la chiesa di S. Maria la Grande: ricostruì l'edificio e acquistò dai benedettini di S. Nicolò dell'Arena un orto necessario al suo ampliamento. Lo stesso anno, il 22 marzo, era stato incaricato da Eugenio IV, insieme con il canonico messinese Battista de Jordane, di visitare il monastero benedettino di S. Placido Calonero, immediatamente soggetto alla S. Sede, situato in diocesi di Messina. Nel 1443 predicò la quaresima nella cattedrale di Catania e si stabilì nel convento locale. Con una bolla del 7 marzo 1444 ricevette da Eugenio IV il mandato di risolvere alcuni problemi insorti nel monastero domenicano di S. Caterina al Cassero di Palermo, che dal concilio di Basilea, a istanza del re Alfonso d'Aragona, era stato sottratto alla giurisdizione dell'Ordine domenicano e sottoposto all'ordinario diocesano.
Al mutamento di giurisdizione si era accompagnato un cambiamento di regime interno: al posto della priora era stata insediata una badessa perpetua. La disposizione, emanata il 12 apr. 1441, fu annullata il 22 luglio dello stesso anno da Eugenio IV, il quale, il 28 apr. 1442, assolse dalle censure incorse la badessa Scolastica "de Castella" e altre monache. Il G. fu chiamato a risolvere gli strascichi di tali controversie, con il mandato di regolarsi come meglio gli fosse sembrato opportuno.
Sempre nel 1444, per incarico della città di Catania, il G. effettuò un viaggio a Roma dove - insieme con Giovanni di Prima, abate del monastero di S. Paolo fuori le Mura e Giovanni Battista Platamone, incaricati ufficiali - ottenne dal papa, in data 14 aprile, la bolla "Siculorum gymnasium", con cui fu istituita l'Università di Catania. Quindi si recò a Napoli, dove il 28 maggio fu concesso l'exequatur da Alfonso d'Aragona; infine l'abate benedettino, con lettera del 19 settembre, affidò la bolla al G. e a Pietro Speciale, razionale del Regno, affinché la consegnassero al destinatario, il vescovo di Catania. L'anno successivo, il 18 ottobre, festa di S. Luca, il G. tenne il discorso inaugurale dell'Università.
L'autorità di cui godeva è testimoniata da due incombenze affidategli dal viceré Lope Jiménez de Urrea: il 24 ag. 1444, insieme con Bartolomeo Salemi, dottore in diritto canonico, fu designato giudice nella controversia tra il Comune di Paternò e Luca Randazzo, abate del monastero di S. Maria di Giosafat, che era stato privato dei suoi diritti. Il 17 settembre dello stesso anno ebbe l'incarico di provvedere ai restauri della cattedrale catanese, che minacciava rovina. Con bolla del 31 marzo 1446 Eugenio IV conferì alla chiesa di S. Maria dell'Elemosina di Catania il titolo di collegiata, erigendovi ventuno benefici, e affidò al G. il compito di eseguirne le disposizioni. Tuttavia il capitolo cattedrale, ritenendosi danneggiato, sollecitò il Municipio a interporre ricorso al viceré, in quanto la bolla sarebbe stata priva del necessario exequatur regio e sarebbe stata eseguita in assenza di un rappresentante municipale. La città, affidatasi al procuratore Andrea Rao, ebbe riconosciute le sue ragioni, ma il ricorso presentato al re Alfonso ottenne la conferma dell'operato del Geremia. Il 13 febbr. 1447 Eugenio IV, dietro richiesta di Jaime, vescovo di Malta, conferì al G. l'incarico di rescindere il contratto di affitto, della durata di ventinove anni, di una casa con giardino a Catania, proprietà della diocesi maltese, stipulato dal predecessore di Jaime, Senatore di Noto, con Unicio di Naro, catanese, e i suoi eredi. Il vescovo era ricorso al papa adducendo la necessità di avere un punto d'appoggio a Catania per curare i suoi interessi, non avendo altre case a disposizione.
Verso la fine del 1446 o nel 1447 il G. fece ritorno al convento di S. Zita di Palermo del quale, sembra intorno alla metà del 1447, fu eletto priore. Lo stesso anno venne nominato vicario generale dei conventi di Sicilia riformati e da riformare, carica che mantenne fino alla morte. Nel 1451 accettò l'invito dei Catanesi a predicare l'avvento e la successiva quaresima nella loro città. Tuttavia, dopo il sermone del 6 febbr. 1452, peggiorando le sue condizioni di salute, ripartì per Palermo, dove morì il 3 marzo. Il suo corpo venne sepolto nella chiesa conventuale.
Divenuto oggetto di venerazione subito dopo la morte, diversi capitoli generali del suo ordine nel 1656, 1748 e 1756 ne sollecitarono la beatificazione, mentre la città di Palermo il 25 ott. 1675 lo dichiarò suo patrono e avvocato. Durante il pontificato di Benedetto XIV ne fu introdotta la causa di beatificazione e il 10 maggio 1784 Pio VI ne approvò il culto ab immemorabili e fissò la commemorazione annuale al 10 marzo. Attualmente nell'Ordine domenicano è commemorato il 3 marzo.
Il G. lasciò numerosi sermoni, rimasti per lo più inediti (elencati in Kaeppeli, III, pp. 231-233). Alcuni di essi, insieme con il discorso per l'inaugurazione dell'Università di Catania (De laude scientiarum), furono pubblicati per la prima volta a Brescia nel 1502, per i tipi di Giacomo Britannico, e ristampati nel 1514 e nel 1551.
Fonti e Bibl.: Acta sanctorum martii, I, Antverpiae 1668, pp. 294-297; J. Quétif - J. Échard, Scriptores Ordinis praedicatorum, I, Lutetiae Parisiorum 1719, pp. 810 s.; Bullarium Ordinis fratrum praedicatorum, III, a cura di A. Bremond, Romae 1731, pp. 169 s., 181, 207 s.; [L. Di Maggio] Vita del beato P. G. palermitano, Palermo 1885 (pubblicata anonima in occasione del primo centenario della beatificazione); L'Année dominicaine, Mars, I, Lyon 1886, pp. 288-304; R. Sabbadini, Storia documentata della R. Università di Catania, I, Catania 1898, pp. 13, 17, 42 s., 66; Acta capitulorum generalium Ordinis predicatorum, ab anno 1220 ad annum 1841, a cura di B.M. Reichert, VII, Romae 1902, p. 424; IX, ibid. 1904, pp. 157, 260; A. Mortier, Histoire des maîtres généraux des frères prêcheurs, IV, Paris 1909, pp. 153-159; M. Catalano Tirrito, Storia documentata della R. Università di Catania, Appendice, Catania 1913, p. 58; I. Taurisano, Catalogus hagiographicus Ordinis fratrum praedicatorum, Romae 1918, pp. 38 s.; M.A. Coniglione, La provincia domenicana di Sicilia. Notizie storiche documentate, Catania 1937, pp. 14, 22 s., 63, 81, 138, 158-163, 190-195; Id., P. G., O.P., santo - apostolo - scrittore, inauguratore dell'Università catanese, Catania 1952; S. Orlandi, I primi cinque anni di episcopato di s. Antonino…, Firenze 1959, pp. 14 s.; Id., Gli ultimi otto anni di episcopato di s. Antonino…, Firenze 1960, pp. 41, 78; A. Silli, G., P., da Palermo, beato, in Bibliotheca sanctorum, VI, Roma 1965, coll. 212-215; A. Barilaro, Pietro Ranzano, vescovo di Lucera, umanista domenicano in Palermo, in Memorie domenicane, n.s., VIII-IX (1977-78), pp. 13, 23-26; T. Kaeppeli, Scriptores Ordinis praedicatorum Medii Aevi, III, Romae 1980, pp. 230-233; IV, ibid. 1993, p. 231; A. Barilaro, P. G., importante documento sugli anni giovanili, San Domenico in Soriano 1982; S.M. Bertucci, G., P., in Dict. d'hist. et de géogr. ecclésiastiques, XX, Paris 1984, coll. 858-860; Catalogus hagiographicus O.P., in Analecta sacri Ordinis fratrum praedicatorum, XCVI (1988), p. 43.