GATTO (Gatti), Pietro
Non si conoscono gli estremi biografici di questo scultore siciliano, attivo a Roma dal 1601 al 1618 e a Madrid dal 1619 al 1628.
L'origine siciliana del G. nonché il nome del padre, Andrea, si desume dai documenti relativi alla Fabbrica di S. Pietro e al Pantheon dell'Escorial; anche il Baglione nella vita dedicata a G.B. Crescenzi menziona "Pietro Gatto Sicilano".
Nulla sappiamo sulla sua giovinezza e formazione artistica. Le prime notizie disponibili sulla sua attività risalgono al 1601, quando il G. risulta impegnato a Roma nei lavori della cappella Clementina in S. Pietro: tra l'agosto di quell'anno e il gennaio dell'anno successivo ricevette alcuni pagamenti per aver eseguito un'arma con lo stemma di Clemente VIII Aldobrandini (Pollak, p. 111; Chappel - Kirwin).
Il rapporto con gli Aldobrandini dovette continuare poiché dal maggio al dicembre 1602 il G. lavorò nella loro villa di Frascati. Per questo edificio realizzò le tre armi con lo stemma familiare che decorano la facciata posteriore e le due poste lateralmente sulla facciata anteriore, ricevendo per ognuna la somma di 70 scudi (D'Onofrio). È dunque probabile che negli anni del soggiorno romano la produzione delle armi con le insegne nobiliari in pietra scolpita sia stata una delle principali specialità di questo artefice.
Al settembre del 1607 risale il contratto stipulato dal G. con il nobile romano G.B. Crescenzi per l'intaglio di mensole e profili delle finestre al secondo piano del palazzo dei Crescenzi alla Rotonda, su disegno dell'architetto valtellinese N. Sebregondi (Pupillo). La maestria dimostrata nella realizzazione di quelle finestre venne lodata, in particolare, da Mola che definì quei "conci di travertino così saldi, e si ben lavorati come se fusse marmo, che in vero non viene paragone".
Il rapporto del G. con Crescenzi, artista dilettante, protettore di giovani talenti, nonché soprintendente alle fabbriche pontificie nei primi anni del papato di Paolo V Borghese, fu determinante per i successivi sviluppi della sua carriera. A tale rapporto deve essere fatta risalire la presenza dell'artista, tra il 1608 e il 1609, alle dipendenze del cardinal nepote Scipione Borghese, per il quale eseguì armi e capitelli destinati a ornare il portale della "vigna" di Porta Pinciana (Antinori; Pupillo, p. 138). La frequentazione dell'entourage dell'aristocratico risulta inoltre confermata dalla presenza del G. nel settembre 1610, in compagnia del Sebregondi, come testimone di un atto notarile stipulato dal pittore G. Celio, altro artista profondamente legato all'ambiente di casa Crescenzi (Pupillo, p. 243).
Negli anni successivi il G. tornò nuovamente a lavorare per la Fabbrica di S. Pietro. Nel gennaio del 1610 fu attivo come intagliatore di capitelli per il portico della basilica (Pollak, p. 117; Francia, p. 131) e dal 1612 lavorò alla nuova facciata, progettata da C. Maderno, per la quale eseguì la monumentale arma pontificia (Francia, p. 136). Sempre per la facciata, nel corso di tutto l'anno successivo, il G. risulta regolarmente impiegato come intagliatore (Pollak, pp. 81-99). Ancora nel 1618 lavorò alla decorazione dei campanili e alla sistemazione delle porte di marmo per il porticato (Francia, pp. 151 s.).
Nel 1617 Crescenzi si trasferì in Spagna come architetto e consulente artistico di Filippo III; due anni dopo, rientrato in Italia per un breve periodo, ingaggiò una serie di artisti, tra i quali il G., per la decorazione in bronzo delle tombe dei reali spagnoli nel Pantheon dell'Escorial conducendoli con sé nella penisola iberica (Baglione; Cean Bermudez). Il G. risulta impegnato in quest'opera dal luglio del 1620 fino al 1628, anni in cui fu il principale collaboratore di Crescenzi, con l'incarico di "maestro de modelos" (Bustamante García, p. 181); egli infatti eseguì i modelli e gli stampi delle opere in bronzo la cui fusione venne poi eseguita da F. Francucci e C. Censore. Per il Pantheon dell'Escorial il G. eseguì ancora i modelli delle targhe per le urne e la decorazione bronzea della cantoria (Martín González, 1959, 1960, 1987; Bustamante García).
Dopo questa data non sono più disponibili dati sull'attività del G., né a Madrid, né in Italia, dove si può supporre abbia fatto ritorno.
Fonti e Bibl.: G. Baglione, Le vite de' pittori, scultori et architetti…, Roma 1642, p. 366; G.B. Mola, Breve racconto delle miglior opere d'architettura, scultura et pittura fatte in Roma… (1633), a cura di K. Noehles, Berlin 1966, p. 127; J.A. Ceán Bermúdez, Diccionario histórico de los mas ilustres profesores de las bellas artes en España, I, Madrid 1800, p. 374; O. Pollak, Ausgewählte Akten zur Geschichte der römischen Peterskirche (1535-1621), in Jahrbuch der Königlich-Preuszischen Kunstsammlungen, XXXVI (1915), Beiheft, pp. 81-99, 111, 117; J.A.F. Orbaan, Der Abbruch Alt-Sankt-Peters 1605-1615, ibid., XXXIX (1919), Beiheft, p. 111; J.J. Martín González, El Panteón de S. Lorenzo de El Escorial, in Archivo español de arte, XXXII (1959), pp. 200, 206-209; Id., Nuevos datos sobre la construcción del Panteón de El Escorial, in Boletín del Seminario de estudios de arte y arqueología, Universidad de Valladolid, XXVI (1960), p. 232; C. D'Onofrio, La villa Aldobrandini a Frascati, Roma 1963, pp. 61 s.; L. Ferrarino, Dizionario degli artisti italiani in Spagna (secoli XII-XIX), Madrid 1972, p. 120; M.L. Chappel - W.C. Kirwin, A Petrine triumph: the decoration of the "Navi piccole" in S. Pietro under Clement VIII, in Storia dell'arte, 1974, n. 21, p. 153; J.J. Martín González, El Panteón de El Escorial y la arquitectura barroca, in Boletín del Seminario de estudios de arte y arqueología, Universidad de Valladolid, XLVII (1981), p. 276; E. Francia, Storia della costruzione del nuovo S. Pietro da Michelangelo al Bernini, Roma 1989, pp. 131, 136, 151 s.; A. Bustamante García, El Panteón del Escorial. Papeletas para su historia, in Anuario del Departemento de historia y teoría del arte, IV (1992), pp. 181, 186, 188 s.; A. Antinori, Scipione Borghese e l'architettura, Roma 1995, p. 74; M. Pupillo, Ricerche sui Crescenzi. Una generazione di nobili romani e il mondo artistico tra Cinque e Seicento, tesi di dottorato di ricerca, Univ. degli studi di Milano, 1996, pp. 137-139, 243.