GALLI, Pietro
Nacque a Roma il 14 febbr. 1804 da Giovanni e da Teresa Del Bufalo. Ereditò dal padre la passione per la scultura e la tramandò al proprio figlio Alberto, autore di una biografia sul G., pubblicata da Hartmann (1967, pp. 99 s.). Iscritto all'Accademia di S. Luca, riportò onori e premi nei concorsi di studio del nudo e delle pieghe. Agli inizi degli anni Venti, notato da B. Thorvaldsen, cominciò presso di lui l'attività di allievo e poi di collaboratore durata più di vent'anni. Specializzatosi nell'esecuzione di bassorilievi di soggetto mitologico, allegorico, religioso, il G. acquisì l'abilità indiscussa di scultore neoclassico imitatore del "Fidia nordico". Non a caso, quando nel 1838 il Thorvaldsen tornò a Copenaghen, affidò il compimento di molti lavori proprio al G., incaricandolo di fungere da direttore dell'atelier al posto di P. Tenerani e lasciandogli inoltre l'appartamento in via Sistina fino al suo ritorno nel 1841.
Lo studio di scultura di piazza Barberini si basava su una complessa organizzazione, in cui gli svariati apporti specialistici contribuivano a realizzare una produzione di tipo imprenditoriale predisposta per possibili repliche; una produzione sempre più seriale e meno costosa, grazie all'uso del gesso, per favorire l'accesso a un mercato più vasto e competitivo. L'impronta del Thorvaldsen, sempre presente grazie ai modelli disegnati o abbozzati, doveva costituire una sorta di garanzia d'autore per opere pressoché interamente affidate agli allievi.
Nei pieni anni Trenta lo studio thorvaldseniano fu impegnato dalle numerose commissioni di Alessandro Torlonia per il palazzo di piazza Venezia (demolito agli inizi del Novecento) e per la villa di via Nomentana.
Thorvaldsen compose gli schizzi per l'impianto plastico del palazzo e nel 1838 il G. li tradusse in opera: bassorilievi con soggetti tratti dalle Metamorfosi di Ovidio, dai miti di Diana, di Amore e Psiche (alcuni stucchi sono conservati nella ricostruita alcova Torlonia al Museo di Roma); episodi dell'Iliade; scene ispirate alla storia greca e romana; Geni rappresentanti arti e mestieri (al Museo Thorvaldsen di Copenaghen si conservano i calchi dei rilievi, per lo più dispersi in vendite all'asta). Sono del G. anche le statue di Giove e di Apollo che si conservano alla Galleria nazionale d'arte moderna di Roma accanto, come nella collocazione originaria, all'Ercole e Lica di A. Canova e ad altre sculture di divinità pagane eseguite da diversi scultori neoclassici.
Relativamente alla villa Torlonia, il fregio in stucco, bianco e oro, della sala da ballo è forse da attribuirsi al G. (Campitelli, 1997, figg. 61 s.), che nella sala di Alessandro lavorò verosimilmente al ciclo statuario di Apollo e le muse e al fregio marmoreo rappresentante il Trionfo di Alessandro Magno a Babilonia, eseguito tra il 1835 e il 1836 e contemporaneo alla versione in gesso del G. per il Museo Thorvaldsen (qui si conservano altre opere dello scultore, tra cui le statue marmoree del Bacco e il gruppo di Pan e Amore). Una riproduzione parziale dell'opera, ideata dal Thorvaldsen per il palazzo del Quirinale nel 1808 e più volte appunto replicata, fu anche il soggetto di uno dei quattro grandi piatti modellati e fusi in argento dal G. per Alessandro Torlonia, purtroppo dispersi (Hartmann, 1967, figg. 172 s.). Il G. avrebbe inoltre partecipato, nel 1843, alla decorazione plastica del teatro, modellando i tondi a stucco raffiguranti Episodi dell'Iliade (Campitelli, 1997, figg. 259-261) che appaiono repliche in scala minore dei rilievi sempre in stucco eseguiti dallo scultore qualche anno prima per palazzo Torlonia.
Nel 1850 il G. fu nominato scultore della Reverenda Fabbrica di S. Pietro in Vaticano, dove si conservano le sue statue in marmo di S. Francesca Romana e di S. Angela Merici.
Nello stesso anno il G. compì in Vaticano un lavoro di "purificazione", coprendo quelle figure che potevano "fare onta alla naturale onestà" (si veda Scarfone, 1979, p. 547). Furono ritenute meritevoli di "copertura" le statue della Carità dei sepolcri monumentali berniniani di Urbano VIII e di Alessandro VII; il Genio del sepolcro canoviano di Clemente XIII; i Geni del cenotafio eretto, sempre dal Canova, per gli ultimi esponenti della regia famiglia Stuart; i putti sostenenti i medaglioni con i ritratti dei pontefici sui pilastri sorreggenti le arcate delle cappelle voluti da Innocenzo X.
Da Pio IX ebbe inoltre l'incarico di custodire le sculture antiche rinvenute a Roma e di restaurarle per destinarle alle collezioni della S. Sede. Su incarico papale restaurò gli stucchi delle logge di Raffaello e, in particolare, insieme con N. Consoni e A. Mantovani, si occupò dell'impianto decorativo della loggia di Pio IX, ultimato nel 1866-67. Nei bassorilievi di soggetto religioso il G. dimostrò la sua speciale perizia nella plastica in miniatura.
Precedentemente il G. avrebbe inoltre plasmato un grande gruppo, rappresentante Fede, Speranza e Carità, che sormontava il provvisorio arco trionfale sul Quirinale, dove passò Pio IX al ritorno da Gaeta, e il grande bassorilievo in terracotta con figure al naturale rappresentante Pio IX che concede al duca Grazioli la riserva di caccia di Castel Porziano.
Contemporaneamente ai lavori in S. Pietro, il G. consegnò il bassorilievo della lunetta della cappella di S. Michele Arcangelo in S. Francesco delle Stimmate raffigurante la Vergine assorta nella visione di Dio con Isaia, David e angeli e anche il bassorilievo con la Deposizione (1850) per l'altare della sacrestia di S. Giovanni in Laterano, dove, nella cappella Torlonia, figurano pure i coevi rilievi dei pennacchi raffiguranti gli Evangelisti e quelli montati nel cassettonato delle volte con i Misteri del S. Rosario (qui era stato già collocato il monumento funerario di Giovanni Raimondo Torlonia, completato dal Galli).
Alla collaborazione tra il G. e il Thorvaldsen si deve la realizzazione delle statue di Andrea e Giuda Taddeo, eseguite nel 1842 per la chiesa di Nostra Signora a Copenaghen. Del G. vanno poi menzionati alcuni ritratti, tra cui il busto di marmo di Vittoria Colonna (Campidoglio, Protomoteca) del 1845.
Si ricordano inoltre i rilievi con la Proclamazione del dogma (1857) per la colonna dell'Immacolata Concezione in piazza di Spagna e quello rappresentante il Concilio ecumenico (1873) per il basamento della colonna commemorativa da innalzarsi davanti a S. Pietro in Montorio e oggi conservato nei giardini vaticani; l'acquasantiera (1860) per la basilica di S. Paolo fuori le Mura (circolò l'aneddoto che nella testa di Satana fosse ritratto il segretario di Stato, il cardinale Giacomo Antonelli); i rilievi scolpiti per il coro ligneo dei canonici nel transetto di S. Crisogono (1863), principalmente il pannello centrale dove si ammira la Vergine che appare a s. Felice di Valois e quello superiore con la Trinità.
Il G. fu accademico di merito e professore residente nella classe di scultura nel 1860 e censore per il triennio 1869-71 nell'Accademia di S. Luca; virtuoso di merito e reggente della Congregazione dei Virtuosi al Pantheon; membro onorario della Reale Accademia di Milano, dell'Accademia degli Arcadi, della Commissione di archeologia sacra.
Il G. morì a Roma il 9 maggio 1877.
Fonti e Bibl.: H. Le Grice, Walks through the studii of the sculptors at Rome, Rome 1841, I, p. 39; II, pp. 158-163; G. Checchetelli, Una giornata di osservazione nel palazzo e nella villa di… Alessandro Torlonia, Roma 1842, passim; F. Gasparoni, Nota delle opere di P. G. scultore, in Giornale degli architetti, I (1847), 12, pp. 90 s.; A. Ruffini, Guida di Roma e suoi dintorni, Roma 1857, p. 279; O. Raggi, Della vita e delle opere di Pietro Tenerani…, Firenze 1880, p. 167; J. Arnaud, L'Académie de St-Luc à Rome, Rome 1886, pp. 191 s.; G. Rouchès, L'architecture et la sculpture en Italie de 1789 à 1870, in A. Michel, Histoire de l'art, VIII, Paris 1927, pp. 167-204; M. Mesnard, La basilique de St-Chrysogone à Rome, Città del Vaticano 1935, p. 169; A. Riccoboni, Roma nell'arte…, Roma 1942, pp. XXXI, 357, 359, 361, 368-371, 385 s., 505, fig. 379; G. Hubert, La sculpture dans l'Italie napoléonienne, Paris 1964, ad indicem; F. Sarazani, Roma romanesca, Roma 1966, pp. 238-241; J.B. Hartmann, La vicenda di una dimora principesca romana. Thorvaldsen, P. G. e il demolito palazzo Torlonia a Roma, Roma 1967; Thorvaldsen. Drawings and bozzetti, London 1973, pp. 34, 40 s., nn. 48, 65, 67; F. Bellonzi, Architettura, pittura, scultura dal neoclassicismo al liberty, Roma 1978, p. 133, fig. 1010; G. Incisa della Rocchetta, Le collezioni dei ritratti dell'Accademia di S. Luca, Roma 1979, pp. 77 n. 305, 219, fig. 241; G. Scarfone, P. G. "plasticatore braghettaro" sotto Pio IX, in Strenna dei romanisti, XL (1979), pp. 544-551; B. Thorvaldsen 1770-1844 scultore danese a Roma (catal.), a cura di E. Di Majo - B. Jornaes - S. Susinno, Roma 1989, passim; A. Campitelli, La scuola di Thorvaldsen nelle ville Torlonia di Roma e Castel Gandolfo, in Thorvaldsen. L'ambiente l'influsso il mito…, a cura di P. Kragelund - M. Nykjaer, Roma 1991, pp. 59-76; B. Steindl, Una committenza Torlonia: la cappella Torlonia a S. Giovanni in Laterano, ibid., pp. 77-90; O. Ghiandoni, La decorazione scultorea della villa Torlonia sulla via Nomentana, in Rivista dell'Istituto nazionale d'archeologia e storia dell'arte, s. 3, XVI (1993), p. 76; Villa Torlonia. L'ultima impresa del mecenatismo romano, a cura di A. Campitelli, Roma 1997, pp. 78, 85, 126, 128 s., 212, 222 s., 227, figg. 61 s., 259-261; B. Jornaes, B. Thorvaldsen. La vita e l'opera dello scultore, Roma 1997, pp. 155, 198, 234 s.; U. Thieme - F. Becker, Künstlerlexikon, XIII, pp. 120 s.