DINI, Pietro Francesco
Nacque a Lucignano (Siena) il 19 apr. 1661 da Pietro e da Margherita Capea.
La famiglia era originaria di Siena, dove ebbe accesso ai primi gradi di nobiltà. Il D. studiò a Siena e a Pisa, dove si laureò in diritto nel 1681; prese quindi gli ordini ecclesiastici, forse solo quelli minori. Come uomo di legge il D. ebbe una lunga carriera, iniziata esercitando l'avvocatura in Firenze; lavorò poi a Roma nello studio dell'avvocato fiscale e concistoriale G. B. Bottini; ebbe quindi dai duchi Caetani la carica di governatore di Sermoneta. Nel 1688, dopo essere stato, forse solo di passaggio, a Napoli, fu uditore a Benevento. In quell'anno entrò anche nella religione dei padri di S. Pietro d'Alcantara.
Lavorò, quindi, nella prefettura di Norcia, dove fu spesso procuratore di Carlo Barberini per gli affari dell'abbazia di Farfa. Nel 1692 fu uditore di Luigi I principe di Monaco, ma, non gradendo alcuni incarichi di natura militare che pur gli si volevano affidare, si licenziò, ottenendo però dalla sorella del principe un uditorato nei tribunali genovesi per un triennio. Prima della fine del secolo svolse ancora numerosi incarichi di natura giudiziaria in numerose città italiane: Iesi, Rieti, nella legazione di Romagna, Camerino, e fu anche per qualche tempo governatore di Ravenna. Nel 1700 era di nuovo a Roma e fu uno dei giudici dell'uditore di Camera del cardinal vicario G. Carpegna. In seguito lavorò nei tribunali di Perugia, di Bologna e di Lucca.
Nel 1735 era ancora vivo e fruiva di una pensione concessagli dal granduca di Toscana, Giangastone de' Medici. Non conosciamo la data della morte.
Oltre ad essere uomo di legge, il D. fu anche erudito e poligrafo, e la sua produzione letteraria fu molto abbondante, spaziando dalla storia antica alla poesia, dalla storia sacra al diritto. Nel 1686 compose un Poema astronomico rimasto inedito (cit. in Guigues, p. 277) e nel 1696, a Senigallia, pubblicò una prima raccolta di poesie, le Nozze Dandine. Nello stesso anno pubblicò l'opera Antiquitatum Etruriae, seu De situ Clanarum fragmenta historica, deque rebus faeliciter gestis civitatis Aretinae, Clusinae, ac Cortonensis cum Senensibus, Florentinis, Exterisque ... (Senogalliae 1696), dedicata alla storia antica di varie città toscane e umbre; tale opera fu inclusa da J.B. Graeve nel suo Thesaurus antiquitatum Italiae (VIII, 1, Lugduni Batavorum 1723).
Nel 1698 il D. era pretore a Camerino; in seguito alla mancata conferma dell'incarico entrò in contrasto con le autorità cittadine. Partì per Roma e volle vendicarsi scrivendo un libro per demolire una delle glorie locali di Camerino: l'identificazione dei suoi antichi abitanti con i Camerti Umbri, che Quinto Fabio Massimo associò all'alleanza con Roma durante le guerre italiche e le cui coorti ottennero la cittadinanza romana al tempo di Mario. Il D., invece, nel De antiquitatibus Umbrorum, Thuscorumque sede, ac imperio deque Camerio ac Camertibus a Syiia excisis dissertatio historica (Venetiis 1701) identificò gli antichi Camerti con gli abitanti del villagio di Cammoro, nel comune di Sellano. Il libro fu ristampato di nuovo a Venezia nel 1704 e fu anch'esso incluso nella raccolta del Graeve. L'opera suscitò le veementi e sdegnate proteste degli eruditi di Camerino. La polemica si trascinò a lungo, anche perché si inserì in una diatriba di campanile tra Camerino e Macerata. Comunque le accuse e le proteste degli avversari, nonostahte il successo dell'opera, non dovevano essere infondate perché lo stesso L. A. Muratori, vari anni più tardi, così scriveva a uno di essi: "Il Dini era un ciarlatano, nulla vagliono le dicerie ch'egli diede alla luce" (a F. Camerini del 4 apr. 1733, in Epistolario, p. 3119), e già P. Burman, nella prefazione all'opera nella raccolta del Graeve, non aveva risparmiato le sue critiche, scrivendo che "facile lector colliget declamatorem. potius quam historicum egisse, neque elaboratum satis opus esse" (Thesaurus, p. 3).
Del 1700 è una Dissertatio historico critica de translatione et collocatione corporis s. Bartholomaei a Romae in Insula Lycaonia, seu Vindiciae Breviarii Romani adversus dissertationes episcopi Mascambruni, agitur incidenter de translatione corporis s. Benedicti in Galliam, et de monachatu d. Gregorii papae, pubblicata a Venezia (2 ed., 1707), presso l'editore D. Lovisa. Presso lo stesso editore l'anno seguente il D. pubblicò diverse opere: il già citato libro sui Camerti e una nuova opera di storia sacra, Vindiciae Martirologii, ac Breviarii Romani in tres dissertationes discretae, in cui tratta degli "atti" di vari santi, polemizzando sopratutto con D. Papebroch; uscirono due sue nuove raccolte di poesie, una aggiunta alle Poesie liriche di F. Testi, con una Lettera sulla poesia toscana, e l'altra intitolata Fastorum variorumque carminum, in sette libri (ripubbl. ad Assisi nel 1735, in sei libri). Sempre presso lo stesso editore, nel 1704, pubblicò P. Ovidii Nasonis Heroidum epistolae (rist. nel 1712 e nel 1729). Nello stesso anno fu pubblicata Dell'origine, famiglia, patria, e azioni di Caio Mecenate, in cui non mancava di polemizzare con Giusto Lipsio e con l'erudito tedesco H. Meibon; pubblicò ancora il Pontificale romanum Clementis VIII et Urbani VIII... de confirmandis, de ordinibus conferendis, de benedict. et consacratione virginum (Venetiis 1709). Sempre alla stessa data troviamo la sua prima opera di contenuto giuridico: le Decisiones selectissimae (ibid. 1704).
Del 1706 è una sua Lettera a Vincenzo Tramontano sulla nobiltà della famiglia Cini, pubblicata a Venezia nella Galleria di Minerva. Nel 1713 pubblicò a Lucca un'Arspoetica in pluribus dissertationibus comicas, pastoritias, tragicas, tragico-comicas Tassi, Bonarelli, Quinot, Petri Cornelii, Guarini, aliorumque..., che, come ci informa il titolo, tratta della "arte poetica" di vari autori italiani e francesi; e pubblicò anche una nuova opera di storia sacra, la Dejensio auctorum S. Florae, et Lucillae ... (Lucae 1713), e un'altra di diritto: le Decisiones criminales selectissimae auditoris Camerae, Sacrae Consultae, & Legationis Romandiolae ... (ibid. 1713). Di diritto furono le ultime opere pubblicate dal D.: le Decisiones Rotae Bononiensis, Perusinae, Legationis Ravennae, ... in quibus rei fideicommissariae potiores quaestiones resoluntur (ibid. 1714) e le Responsionum iuris in tres partes digestorum (Florentiae 1727). Alcune poesie del D., manoscritte, si conservano nella Biblioteca Angelica di Roma nel fondo Mss. contenuti nei libri a stampa R. R. 6. 17.
Fonti e Bibl.: Firenze, Bibl. naz., Fondo Magliabechiano, cl. IX, cod. 68: G. Cinelli, Toscana letterata, f. 432; ibid., cod. 73: A. M. Biscioni, Giunte alla Toscana letterata, ff. 739, 845-852; Modena, Bibl. Estense, Archivio Muratoriano, filza 62, fasc. 62, ff. 1-3; M. A. Guigues, La sfera geografico-celeste, Roma 1700, pp. 264, 277 s.; Galleria di Minerva, IV, 5, Venezia 1700, pp. 108-114; V, 1, ibid. 1706, pp. 14, 27; V, 2, ibid. 1706, pp. 47 s., 66; Giornale de letterati d'Italia (Venezia), XXXVI (1724), p. 287; F. Camerini, Confutazione di ciò che l'autore De Etruria Metropoli ha scritto intorno agli antichi Camerti umbri, Perugia 1739, pp. 47-51; Novelle letterarie (Firenze), I (1740), p. 647; ibid., XXIII (1762), p. 147; Epistolario di L. A. Muratori, a cura di M. Campori, VII, 1728-1733, Modena 1904, p. 3119; L.A. Muratori, Carteggio (ediz. naz.), XLVI, a cura di A. Burlini Calapaj, Firenze 1975, ad Indicem; F. Brocchi, Collezione alfabetica di uomini e donne illustri della Toscana, Firenze 1832, p. 65; M. Mariani, Intorno agli antichi Camerti umbri. Studi e considerazioni, Camerino 1900, pp. 36 ss.; M. Santoni, Bibliografia storica marchigiana, in Atti e mem. della R. Deput. di storia patria per le province delle Marche, VI (1903), p. 72.