CASARETTO, Pietro Francesco
Nacque ad Ancona il 16 febbr. 1810, da famiglia ligure. Intrapresi gli studi nel seminario locale, verso i quindici anni mostrò segni di vocazione monastica, ma solo nel 1827 entrò nel monastero di S. Maria del Monte di Cesena, appartenente alla Congregazione cassinese, ove fece la professione solenne il 27 ag. 1828. Ricevette l'ordinazione sacerdotale nel 1832, fuori del monastero, a causa della salute malferma. Fino al 1842 fu costretto a frequenti trasferimenti che suscitarono in lui la nostalgia per una stabile dimora e per una regolare vita comunitaria, desiderio che poté essere appagato con la destinazione alla parrocchia benedettina di S. Martino di Pegli, presso Genova, dove giunse con il monaco don Raffaele Testa il 20 genn. 1843. Infatti, grazie all'appoggio di Carlo Alberto e del conte Solaro della Margarita, egli ottenne dai superiori di iniziare nel conventino adiacente la parrocchia (dato in uso dai principi Doria Pamphili) un tentativo di vita comune secondo la regola benedettina e le costituzioni cassinesi. Si formò, fin dal 1841, una comunità di dieci persone, di cui il C. fu nominato priore. Poco dopo Carlo Alberto offrì alla comunità i monasteri più ampi e ricchi di S. Giuliano d'Albaro in Genova e di S. Maria di Finale, nei quali i monaci si trasferirono nel 1844.
Nell'ottobre dello stesso anno, nel capitolo generale della Congregazione cassinese, il C. (anche per l'appoggio indiretto di Carlo, Alberto) fu nominato abate a soli trentaquattro anni. Ai suoi monasteri liguri fu riconosciuta larga autonomia rispetto agli organi della Congregazione, anche se la vita che vi si conduceva continuava a svolgersi secondo la regola benedettina e le costituzioni cassinesi. Intanto, però, il C. elaborò un piano di riforma monastica, che nel 1846 presentò alla Congregazione dei Vescovi e Regolari per l'approvazione. Nello stesso tempo, sotto l'influsso predominante di don Vincenzo Pallotti cercò di dare una dimensione missionaria alla sua opera. La realizzazione pratica di un tale disegno fu, nel 1847, l'apertura in S. Giuliano di un collegio per monaci missionari.
Le comunità liguri si erano da poco assestate, quando negli Stati sardi scoppiò la crisi del 1848. Ai monaci venne meno l'aiuto di Carlo Alberto; il monastero di S. Giuliano fu occupato dai militari e la comunità si frazionò. Il C. pensò seriamente di trasferire i suoi monaci fuori d'Italia, tanto più che la crisi aveva coinvolto la maggior parte dei monasteri cassinesi, diffusi in tutti gli Stati italiani. Il progetto non si realizzò, anche perché Pio IX, nell'intraprendere l'opera di restaurazione, pensò di utilizzare i monaci liguri per dar nuova vita alla Congregazione cassinese. Destinò il C. al più sicuro monastero di S. Scolastica in Subiaco, in cui la vecchia famiglia monastica era ormai ridotta a cinque monaci. Nel novembre del 1850 il monastero cominciò ad ospitare parte delle comunità liguri e il Collegio delle missioni. Il diretto intervento della S. Sede provocò tra i monaci del C. e gli altri cassinesi un distacco, che divenne più marcato, quando il 28 maggio 1851 fu emanato il decreto d'erezione dellaprovincia sublacense, costituita non secondo un criterio geografico, ma in base ad una diversa disciplina monastica. Nel 1852 dal capitolo generale, tenutosi a Montecassino, il C., per intervento del papa, fu eletto presidente della Congregazione: ricoprì tale carica dal 1852 al 1858. Questo periodo, che avrebbe dovuto segnare il completo inserimento dell'opera di riforma nelle strutture della vecchia Congregazione, fu invece caratterizzato da notevoli resistenze, per cui il C. finì per curare esclusivamente lo sviluppo della provincia sublacense. Questa nel 1853 ottenne il monastero del Sacro Speco in Subiaco, nel 1854 il grande cenobio di S. Giovanni Evangelista in Parma (ultimo rifugio dei religiosi espulsi dai monasteri liguri, in seguito alle leggi Siccardi), nel 1857 il monastero di Praglia. Nel capitolo generale del 1858, il C., deposta la carica di presidente, fu nominato visitatore della provincia sublacense.
Questa cominciava ad espandere la sua organizzazione anche fuori d'Italia: fu fondata la missione di Ramsgate (1856-61); furono annessi il monastero belga di Termonde (1858), la comunità francese di La Pierre-qui-Vire (1859) e il grande cenobio e santuario spagnolo di Montserrat (1862). La natura internazionale della provincia, con il predominio che andavano assumendo sempre di più i monasteri esteri parallelamente alla crisi dei monasteri italiani, se da un lato salvò l'opera del C., dall'altro la distaccò sempre più dai cassinesi.
Nella dieta del 1867, egli delineò le costituzioni di una nuova Congregazione, che la S. Sede riconobbe, in via sperimentale, per dieci anni. Di questa, chiamata "Congregazione cassinese della primitiva osservanza", il C. fu eletto abate generale. Il periodo di sperimentazione durò soltanto fino al 1872, perché il C., di fronte alla minaccia di soppressione anche dei monasteri dell'antico Stato pontificio, sollecitò e ottenne (9 marzo 1872) il riconoscimento ufficiale della nuova Congregazione.
Nel periodo delle soppressioni il C. aveva dovuto prendere decisioni di competenza degli organi collegiali di governo. Questo fatto alimentò le critiche sia dei cassinesi sia di alcuni monaci sublacensi non favorevoli al distacco precipitoso dalla vecchia Congregazione e dei grandi monasteri fuori d'Italia, che rivendicavano maggiore autonomia. Di fronte all'ostilità crescente, il C., ormai malato, presentò nel 1875 alla S. Sede le dimissioni che non furono accettate. Egli ottenne di ritirarsi temporaneamente con due religiosi a Saint-Laurent d'Eze, presso Nizza. Nel frattempo una commissione cardinalizia, nominata da Pio IX, prese in mano le sorti della giovane Congregazione: accettò le rinnovate dimissioni del C. e sottopose ad inchiesta il suo operato. Quest'ultimo riuscì a dimostrare di aver agito rettamente, ma il suo morale fu scosso e la salute minata.
Il C. morì a Genova il 1º luglio 1878.
Bibl.: G. Fabbri, Il monastero di S. Scolastica in Subiaco durante il Pontificato di Pio IX, in Atti e mem. della Soc. tiburtina di storia e d'arte, IX (1967), pp. 59-174 (con ampia bibl.); G. Lunardi-G. Martinez-P. Carosi-D. Parry-W. Witters, P. C. e gli inizi della Congregazione sublacense, in Studia monastica, XIV (1972), pp. 349-525; I monasteri ital. della Congregazione sublacense (1834-1972), Parma 1972, ad Indicem.