FERRONI, Pietro
Di "cittadina ed onorata famiglia", impiegata in cariche civili e forensi (Autobiografia, c. 1), nacque a Firenze il 22febbr. 1745 da Giovanni e da Teresa Stefanelli. Frequentò le scuole degli scolopi di Orsamnichele (inesatta l'indicazione che lo vorrebbe studente nel collegio "Nazareno" di Roma), dove entrò a soli sei anni e ne uscì nel 1760, ammirato da docenti e condiscepoli per le doti intellettuali. La sagace guida del p. E. Audrich, suo maestro negli studi filosofici, gli spalancò il mondo delle scienze esatte, in cui si gettò con passione, divorando i testi dei grandi geometri greci e le opere di G. Galilei, V. Torricelli, E. Viviani.
Altri erano i voleri della famiglia, che cercò di indirizzare il F. verso sbocchi professionali tradizionali, come l'avvocatura. Con una borsa gratuita nel 1760 si recò alla Sapienza di Pisa, intenzionato sì a frequentare le "scuole giuridiche", ma solo per ottenere la "fede" indispensabile all'addottoramento, deciso comunque a seguire il suo "naturale istinto" e a darsi allo studio dell'algebra.
A Pisa si trovava l'inquieto G. M. Del Turco, già intento a meditare le ardue pagine dei Principia di I. Newton: i due strinsero un profondo legame e il F. si giovò della maggiore esperienza di Del Turco, familiarizzando con i più recenti studi matematici. Soprattutto l'amico lo introdusse ai più aperti docenti dello Studio, G. G. De Soria, P. Frisi, C. A. Guadagni, e a Felice Fontana, a Pisa come precettore privato, con il quale il F. avviò un'amicizia che si dimostrò preziosa negli anni successivi. Entrò pure nel cenacolo intellettuale che si riuniva intorno a T. Perelli e approfittò degli insegnamenti e della ricca raccolta libraria dell'astronomo.
Addottoratosi in utroque nel 1764, ritornò a Firenze, dove prese a far pratica "curiale". Oltre a frequentare Pompeo Neri, che gli fu precettore d'eccezione di "pubblica e privata politica", in città ritrovò il Fontana, nel 1766 nominato fisico di corte e incaricato di costituire un museo di fisica. Nelle vicende formative del museo il F. venne investito come consulente informale (W. Bailey, Avanzamento delle arti, delle manifatture e del commercio, Firenze 1774, p. 48, trad. a cura del Ferroni). L'occasione gli permise di frequentare il granduca Pietro Leopoldo, al quale guardò sempre con devozione, avvinto da quell'uomo attivissimo, "conoscitore del giusto e del buono, generoso di mente e di cuore" (Autobiogr.,c. 17). Pietro Leopoldo dal canto suo apprezzò subito la preparazione del giovane, nel quale avrebbe trovato un collaboratore fidato e disinteressato. Il 21 marzo 1770 un non atteso motuproprio attribuiva al F. il titolo di "matematico regio", le cattedre di matematica nello Studio fiorentino e di geometria e geografia nel Casino dei nobili. Tre anni dopo ottenne la cattedra pisana di matematica, ma con l'obbligo di leggere nella capitale. Finalizzata alla formazione di ingegneri e architetti civili, la pluridecennale attività d'insegnamento permise al F. di crescere numerosi allievi - una vera "scuola" ferroniana - che rivestirono incarichi pubblici di rilievo.
Intanto si era unito ai "pochi amici" che stavano rinnovando gli orientamenti del periodico fiorentino Novelle letterarie e collaborò per alcuni anni alla sua redazione con M. Lastri, A. M.Bandini e G. Bencivenni Pelli (M. A. Morelli Timpanaro, Legge sulla stampa e attività editoriale a Firenze nel secondo Settecento, in Rass. degli Archivi di Stato, XIX[1969], pp. 690, 693).
Nell'estate 1771 il F. venne deputato a presiedere ai lavori idrometrici condotti in Valdichiana, il primo di una lunga serie di incarichi che per un ventennio gli avrebbe conferito il ruolo di coordinatore del "governo del territorio" toscano.
L'ampiezza dei suoi impegni è riscontrabile nelle commissioni idrogeologiche e ingegneristiche a lui addossate, oltre che nell'entusiastica partecipazione alla catastazione leopoldina (1778-87):la riedificazione dei Bagni di Montecatini (1773);le bonifiche della Maremma (1775), del padule di Bientina, della Valdinievole, della Valdichiana (1780-85);la riorganizzazione della rete stradale appenninica. In tutte le sue perizie il F. mostrava una notevole modernità di approccio, teso a cogliere la globalità dell'intervento pubblico nei suoi aspetti economici e sociali, alla quale i provvedimenti tecnico-scientifici dovevano armonizzarsi; e sottolineava la necessità di favorire l'iniziativa privata, la libertà di coltivazione e di commercio, e di incentivare l'accesso al possesso fondiario: una visione gradualistica dell'aménagement del territorio che, a fronte della "fame di terra" derivante dalla spinta demografica, nei tardi anni del granducato leopoldino venne accantonata a favore di interventi più radicali (le colmate "integrali") sostenuti dal rivale V. Fossombroni.
Insieme con quella fervida attività il F. andava approfondendo gli studi: con dedica al granduca nel 1782 pubblicò a Firenze Magnitudinum exponentialium logarithmorum et trigonometriae sublimis theoria nova methodo pertractata, la "grand'opera" che lo rese celebre (ampio commento nel pisano Giornale de' letterati del 1783, t. L, pp. 147-84; t. LI, pp. 163-205); e nel 1792 De calculo integralium exercitatio mathematica (Firenze). Il resto dei suoi contributi matematici fu pubblicato nelle Memorie di matematica e fisica della Società italiana, in cui venne ascritto nel 1786: tra di essi va certamente ricordata la ricerca di un certo rilievo L'equilibrio de' cieli conformato afoggia di mezzabotte o di culla e solito usarsi nella costruzione dei ponti, gallerie ...(XVIII [1820], pp. 397-457): dimostrava che la costruzione delle volte era riconducibile a un "caso unico" in base al principio della catenaria. Ma nonostante la vasta conoscenza della produzione scientifica europea e la genialità di talune sue intuizioni, in particolare le ricerche sull'equilibrio delle volte, egli non riuscì a raggiungere la statura del grande matematico, forse a causa sia del continuo e ammirato richiamo allo sperimentalismo galileiano, sia dell'accentuato impegno di tecnico che gli impedì di pervenire a una netta specializzazione scientifica.
La partenza di Pietro Leopoldo da Firenze nel 1790 segnò una cesura nella carriera del Ferroni. Certo, continuò l'impegno culturale e scolastico e a ricevere commissioni nei successivi governi, come i lavori per la rotabile della Valtiberina (1791-94), per l'unificazione di pesi e misure (1808) o quelli nella deputazione per il nuovo catasto a fianco dei maggiori scienziati toscani (1817): ma erano venuti meno la sua funzione di sovrintendente al lavori ingegneristici e il rapporto privilegiato con il "principe", esautorato da una macchina burocratica che gli era ostile ed estranea. La situazione non era mutata con l'arrivo dei Francesi, nonostante il suo entusiasmo per le idee "rivoluzionarie". Anzi questo gli era valso poi, nel 1800, occupata Firenze dagli Austriaci, la detenzione e il processo. Se ancora nel 1819 nei rapporti di polizia era rubricato come "napoleonista e murattiano" (Mangio, I patrioti toscani, p. 409), al di sopra delle convinzioni personali e dei diversi regimi sotto i quali visse, il F. rimase sempre e nell'intimo un fedele servitore dello Stato e un illuminista sostenitore del progresso scientifico e sociale.
Nella ricordata complessità di approccio al territorio, più che in una pretesa dispersione "erudita", vanno cercate le radici degli scritti economico-agrari che il F. elaborò dagli anni '90 in poi per i Georgofili. Una produzione di alta qualità che, a partire dall'esaltazione della politica leopoldina e del liberismo economico (Meditazioni sull'economia politica del conte P. Verri, Firenze 1796), toccava i principali nodi agronomici toscani del primo Ottocento e si incentrava sulle soluzioni più idonee al rinnovamento tecnico e imprenditoriale dell'agricoltura toscana, una lezione civile non ignota agli intellettuali che diedero vita all'Antologia.
L'esperienza del F. nel campo delle scienze esatte e applicate lo condusse anche ad avvicinarsi all'Accademia della Crusca: ne fu il presidente dal 1812 al 1817 e dall'anno seguente venne deputato alla cura del Vocabolario per la parte concernente la terminologia, tecnica e scientifica.
Il F. morì a Firenze il 4 nov. 1825.
Fonti e Bibl.: Fondamentale l'Autobiografia manoscritta del F. (Firenze, Bibl. Moreniana, Acq. diversi, f 53, ins. I), edita ora, a cura di D. Barsanti, col titolo Discorso storico della miavita naturale e civile dal 1745 al 1825, Firenze 1994. Le ampie fonti citate da Sterpos e Barsanti vanno integrate con: Bologna, Bibl. universitaria, Lettere a Pozzetti, ms. 2087; Lettere a Canterzani, ms. 2096, b. IV; Mss. Canterzani, nn. 4149 (1 lettera), 4173 (1 lett.), 4178; Cortona, Bibl. comun. e dell'Accademia Etrusca, ms. 485; Firenze, Bibl. naz., Targ. 205; Modena, Bibl. Estense, Autografoteca Campori, fasc. P. Ferroni; Arch. di Stato di Milano, Autografi, cart. 126, fasc. 42; C. Ridolfi, Elogio di P. F., in Continuazione degli Atti dell'I. e R. Accademia economico-agraria dei Georgofili, VI (1830), pp. 33-38; A. Lombardi, P. F., in Mem. di matem. e di fisica della Società ital. delle scienze, XXII (1839), pp. XXI-XXXVI; F. Inghirami, Storia della Toscana, XIV, Firenze 1844, pp. 523 s.; A. Mori, Studi, trattative e proposte per la costruzione di una carta geografica della Toscana...,in Arch. stor. ital., s. 5, XXXV (1905), pp. 397-400, 402 s.; D. Sterpos, Porti adriatici e paesi dell'Appennino nel secolo XVIII, Roma 1973, pp. 16 ss.; Id., La barrocciabile casentinese, in L'Universo, LIX (1979), pp. 783 ss.; B. Vecchio, Il bosco negli scrittori ital. del Settecento e dell'età napolconica, Torino 1974, pp. 118-120, 133 s., 229; P. K. Knoefel, F. Fontana. Life and works, Trento 1984, ad Indicem; L.Rombai, P. F. "matematico regio". Ascesa e declino di un territorialista illuminato nella Toscana lorenese, in Riv. di storia dell'agric., XXVIII(1988), pp. 87-43; R. Pasta, Scienza, politica e rivoluzione. L'opera di G. Fabbroni (1752-1822) intellettuale e funzionario al servizio dei Lorena, Firenze 1989, ad Indicem; C.Mangio, Ipatrioti toscani fra "Repubblica etrusca" e Restaurazione, Firenze 1991, ad Indicem; D.Baggiani, Tecnologia e riforme nella Toscana di Pietro Leopoldo. La traduzione del "The advancement of arts, manufactures and commerce" di W. Bailey, in Riv. storica ital., CV (1993), pp. 522, 525 ss.; A.-S. de Montferrier, Diz. delle scienze matematiche pure ed applicate, V,Firenze 1843, pp. 94 s.