FERRO, Pietro
Nacque a Messina il 29 giugno 1903 da Giuseppe e Matilde Zirilli. Iniziò gli studi musicali al conservatorio "V. Bellini" di Palermo con A. Favara e si trasferì in seguito a Napoli, dove nel 1924 conseguì presso il conservatorio "S. Pietro a Majella" il diploma di violino. Allievo per la composizione di G. Napoli, esordì nel 1928 con l'opera in un atto Foresta d'amore (libretto di E. Moschino) vincendo il Concorso lirico nazionale bandito dal ministero della Pubblica Istruzione, la cui commissione era formata da P. Mascagni, A. Franchetti, A. Casella, F. Alfano, A. Gasco.
Nel 1930 si diplomò in composizione presso il conservatorio "G. Verdi" di Torino (allora liceo musicale pareggiato) ma già dal 1929 le sue opere venivano regolarmente eseguite nelle rassegne nazionali ed internazionali di musica contemporanea di Napoli, Roma, Venezia.
Partecipò, quindi, alla Settimana di musiche italiane svoltasi a Berlino nel 1934 e nel 1935, al festival di Atene nel '37 e a quello di Varsavia nel '39. Il carattere bucolico e contemplativo della Suite agreste (Venezia, 1930) preannunciava i temi della classicità mediterranea verso i quali il F. avrebbe orientato la produzione successiva; nel 1938 fu incaricato dall'Istituto del dramma antico di musicare in forma di melologo due Idilli diTeocrito per le rappresentazioni classiche di Paestum e nel 1942 il mistero coreografico Persefone fu rappresentato al teatro dell'Opera di Roma con la coreografia di A. Milloss.
Parallelamente il F. ricoprì dal 1932 l'incarico di direttore del liceo musicale di Pescara per il quale si adoperò ampliando l'organico delle classi e creando l'Ente concerti allo scopo di fiancheggiare alla vita scolastica un'attività concertistica di rilievo. Nel 1935, anche grazie all'interessamento di G. D'Annunzio, con il quale il F. ebbe diversi incontri, fu ottenuto il "pareggiamento" dell'istituto ai conservatori governativi e nel 1940 ne fu richiesta la statizzazione. La guerra impedì per quegli anni la realizzazione del progetto e ciò indusse il F. a trasferirsi presso il conservatorio di Palermo dove ottenne la cattedra di composizione e dove fu direttore incaricato dal '49 e titolare dal '55.
La sua attività nel capoluogo siciliano fu in quegli anni molto intensa: direttore d'orchestra, critico musicale del quotidiano L'Ora (dal '45 al '49 circa), fondò il Centro per lo studio sulle musiche del Mediterraneo.
Membro della Accademia Cherubini di Firenze e del comitato centrale di vigilanza della RAI (Radio Audizioni Italia), fu collaboratore del Giornale d'Italia e de Il Tempo di Roma, città nella quale risiedeva con la famiglia (dalla moglie Ada Mosca ebbe i figli Ala, Luce, Gabriele) e dove morì prematuramente il 2 febbr. 1960. Il 2 giugno dello stesso anno fu insignito di medaglia d'oro al merito della cultura e dell'arte.
Compositore di forte personalità, dotato di ricchezza inventiva e in possesso di una solida tecnica, il F. seguì un percorso creativo personale: predilesse gli argomenti d'ispirazione classico-mitologica in quanto espressione delle radici più profonde della sua terra d'origine ed elaborò un linguaggio nel quale coesistono moderne acquisizioni armoniche ed elementi tratti dalla etnofonia siciliana.
Particolarmente suggestiva la Suite agreste per flauto, corno inglese, clarinetto, viola, arpa e voce di soprano composta nel 1930 (pubblicata a Milano nel '32), in cui la linea melodica ispirata ai canti della Sicilia viene inserita in un tessuto armonico e timbrico assai raffinato.
Un senso maggiore di inquietudine pervade il mistero coreografico Persefone (Milano 1942) di cui il primo episodio "Premetamorfosi" (Milano 1937) era stato precedentemente composto ed eseguito in concerto come poema sinfonico; ideato secondo una concezione classica in cui poesia, musica e danza concorrono a costituire un'azione drammatica, Persefone si rifà alle Metamorfosi di Ovidio.
L'avvicendarsi delle stagioni e l'atmosfera favolistica del mito vengono espressi attraverso un linguaggio musicale arcaizzante che fa largo uso di melodie modali e di procedimenti armonici pluritonali. Ancora legati al mito di Persefone sono la Danza di offerta a Cerere (Milano 1943) per orchestra di fiati e il balletto Cerere e Demofoonte (Palermo, teatro Massimo, 1957) per orchestra di fiati, celesta, arpe, contrabbassi e batteria, ultima composizione del F. nella quale egli conferma la predilezione per azioni coreografiche che ricalcano nella struttura la tragedia greca.
Per il teatro scrisse: Foresta d'amore (1928, non rappresentata), La Sibilla di Cuma (libretto di V. Viviani, incompleta, non rappr.) e La sacra rappresentazione di S. Rosalia (testo di F. De Maria, Palermo, chiostro di Monreale, 1952); inoltre le musiche di scena per l'Ifigenia in Aulide di Euripide (Palazzolo Acreide, teatro greco, 1953), per il Glauco di Morselli (Scilla 1953), per l'Anfitrione di Plauto (Pompei, teatro romano, 1954) e le colonne sonore dei films Turi della Tonnara e i I cavalieri dalle maschere nere.
Nella produzione cameristica una posizione di rilievo ha la Sonata per violino e pianoforte in do minore (1929, inedita) e con un Adagio "assolutamente splendido per la purezza e la continuità del respiro melodico: una delle migliori pagine dell'attuale letteratura musicale da camera" (G. Rossi Doria).
A queste composizioni giovanili si aggiungono il Divertimento per quattro strumenti ad arco (1931, ined.), l'Aria italiana per violoncello e pianoforte (Milano 1934, pubbl. nel '38 anche nella versione per violoncello e orchestra) e il "balletto da camera" Amphitrion per due flauti, saxofono, saxofono baritono, controfagotto e batteria jazz (Milano 1956) tratto dalle omonime musiche di scena. Fra le composizioni vocali ricordiamo la lirica Invocazione per canto e pianoforte (Napoli 1927), le Liriche dell'estasi e dell'oblio per canto e tredici strumenti (1931, inedite), l'Ode a Sofocle per canto e orchestra (1933, ined.) e un Mottetto per baritono e organo (1942, ined.).
Fonti e Bibl.: Necr. in Il Tempo, 4 febbr. 1960; G. D'Isanto, P. F., in L'Ora d'Italia, 4 giugno 1927; A. Procida, La I Mostra sindacale, in IlMattino, 26-27 luglio 1929; A. Gasco, Il bilancio della Mostra musicale nazionale, in La Tribuna, 3, giugno 1930; E. Diliberti, Conversando con P. F., in L'Ora, 7-8 sett. 1931; H. H. Stuckenschmidt, in Berliner Zeitung am Mittag, 2 maggio 1934; recens. in Rassegna musicale italiana, III(1930), p. 324; VIII (1935), p. 148; IX (1936), p. 247; XV (1942), p. 301; P. Zara, P. F. e il suo balletto Persefone, in L'ora, 16 marzo 1941; Id., Due opere in un atto e un balletto, ibid., 17 marzo 1941; G. Scaglia, L'intrusa, La zolfara e Persefone, in Il Giornale d'Italia, 21 marzo 1941; Musica d'Oggi, XXIV (1942), p. 91; G. Lo Curzio, P. F.,in Conservatorio di musica V. Bellini di Palermo, Annuario 1960-61, pp. 51 s.; C. Schmidl, Diz. univ. dei musicisti, Supplem., p. 302; Diz. Ricordi della musica e dei musicisti, II, p. 472; Encycl. de la musique Fasquelle, II,p. 49; A. Della Corte-G. M. Gatti, Diz. di musica, p. 221; Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, II, p. 747.