FERRARI, Pietro
Nacque a Spoleto (Perugia) il 4 marzo 1762 da Antonio Maria, architetto, originario di Maslianico, cittadina sul lago di Como, e da Apollonia Resta di Spoleto. Nel 1779, non ancora ventenne, si trasferì a Roma e, sotto la guida di G. P. Simonetti, si dedicò agli studi di architettura, leggendo i trattati di Vitruvio, del Palladio, del Vignola, del Serlio e dello Scamozzi, e interessandosi all'analisi diretta dei monumenti. In seguito integrò la sua formazione con lo studio degli scritti di F. Milizia e di J. B. Séroux d'Agincourt, dai quali apprese il piacere per il "vero bello nella difficile arte che dovea esercitare" (Fontana, 1826).
Nel 1782 venne nominato architetto della Camera apostolica per le province dell'Umbria e il ducato di Spoleto. In questo periodo fu a fianco del padre nella costruzione e nel restauro dell'ala est del palazzo Zacchei-Travaglini di Spoleto: il progetto riprendeva una vecchia proposta redatta nel sec. XVI da V. Zacchei (la costruzione venne demolita nel 1861 per far posto alla "nuova traversa interna"). Sempre con il padre realizzò la nuova sezione nord del palazzo comunale di Spoleto, in quello stile essenziale che aveva appreso dai suoi maestri. Nel 1784, mentre G. Valadier lavorava al restauro del duomo di Spoleto, progettò la nuova chiesa della Madonna della Misericordia a Serviglio, nel comune di Cascia, e la chiesa di Vallestretta, piccolo borgo nel comune di Ussita.
Nel 1786 il F. venne chiamato come tecnico per stimare i danni del terremoto avvenuto l'anno prima nel territorio umbro; in questo periodo scrisse molte relazioni e redasse un gran numero di progetti di restauro.
Si hanno relazioni e stime riferite al castello di Papigno a Temi, al castello di Montefranco alle costruzioni nelle terre di Piediluco, ad Arrona, Polino, Torreargina, Ferentillo, Mamiliani, Morre, Torreorsina, Palombara, Buonacquisto, alla Villa della Castagna. Questo lavoro lo tenne impegnato fino al 1792, quando compilò i progetti e i relativi conti di spesa per il restauro e il consolidamento delle chiese di Papigno e di Stressura, fortemente danneggiate dal terremoto. La proposta di restauro del F. per la chiesa di Papigno prevedeva la demolizione dei muri lesionati e la ricostruzione degli stessi "a regola d'arte", la copertura della chiesa con capriate e l'abbassamento del pavimento per ridare slancio all'edificio. Nella perizia del 31 ag. 1792per la chiesa di Stressura mise in evidenza che quasi tutti i muri erano rimasti lesionati o spaccati del tutto, e propose l'inserimento di alcune catene di ferro sopra il cornicione, lungo tutto il perimetro della chiesa (cfr. Ceradini-Pugliano, 1987).
Nel 1787 si occupò del rifacimento della chiesa e del convento di S. Francesco a Montefalco.
Il F. presentò due proposte, di cui rimangono sette disegni: quattro si riferiscono ad un progetto molto ambizioso e rifiutato dai frati, dove si prevedeva la ricostruzione dell'intero complesso; gli altri tre si riferiscono al progetto realizzato, molto più contenuto (Museo comunale di S. Francesco..., 1990).
Durante gli ultimi anni del sec. XVIII fece parte dell'amministrazione centrale della Municipalità di Spoleto, per l'approvazione di progetti di pubblica utilità. Dal 1802risulta iscritto all'Accademia spoletina degli Ottusi. Qualche anno dopo venne assunto come direttore dei lavori per la costruzione delle strade tra Narni e Todi e tra Terni e Spoleto.
Nel 1805iniziò a lavorare al restauro di villa Redenta a Spoleto. Il suo progetto rispecchia le idee neoclassiche, ormai proprie del F.: un massiccio bugnato come basamento, alte lesene e un'alta mensola come coronamento (Metelli, 1988).
Dopo l'occupazione francese dell'Umbria, nel 1809, il F. venne nominato ingegnere capo "des ponts et chaussées". Progettò allora il ponte sul fiume Nera a Ferentillo; si interessò alla discussione sul prosciugamento del lago Trasimeno; studiò la sistemazione idrica dei laghi di Montepulciano, Chiusi e di tutto il territorio della Val di Chiana; elaborò un piano di ampliamento della città di Spoleto che prevedeva la costruzione di una nuova arteria di penetrazione attraverso la via Flaminia. Il progetto del F., mai realizzato, rispettava l'impianto originario delle strade interne alla città, creando una nuova "traversa" più ampia, con piazze e svincoli. Inoltre egli si occupò di arredo urbano: trasformò in viali alberati le strade consolari, secondo un editto emanato da Napoleone nel 1812. In particolare si interessò alla sistemazione delle aree di sosta, delle pietre miliari, della collocazione degli orologi solari e della scelta delle essenze da piantare (Ceradini-Pugliano, 1987). Sempre in questi anni il F. sviluppò l'idea di un canale navigabile, parallelo al Tevere, tra Orte e Ponte San Giovanni.
Restaurato lo Stato pontificio, nel 1814, il F. riprese l'incarico di architetto canierale. Nel 1816 fu uno dei protagonisti del dibattito circa la costruzione di un canale di collegamento fra il Tirreno e l'Adriatico: le sue idee progettuali sul collegamento dei due mari vennero confutate da alcuni architetti tra cui G. Camporese, V. Nini e A. Antaldi, i quali ritenevano il progetto troppo lungo da realizzare e troppo costoso. Per rispondere a queste opposizioni il F. redasse lo studio Dell'apertura di un canale navigabile che dall'Adriatico, a traverso dell'Italia sbocchi per due parti nel Mediterraneo che fu pubblicato a Roma nel 1825, in cui analizzò particolarmente i vantaggi economici che avrebbe apportato la realizzazione del progetto.
Nel 1817 venne chiamato da Pio VII a far parte della congregazione economica per la stesura di un motu proprio sull'amministrazione delle acque e strade (Ceradini-Pugliano, 1987, p. 12). Nel 1818 venne pubblicato a Spoleto il suo trattato di idraulica: Del regolare le acque della Valle spoletina ed i torrenti in generale e del modo di arrestare le ghiaie fra monti.
Il trattato, che dimostra la vasta conoscenza del F. sia del territorio sia delle principali leggi di idraulica, scaturì da un lungo lavoro di ricerca storica e da un'attenta osservazione sul comportamento, sulla quantità e sulla qualità delle acque e dei detriti che i fiumi trasportavano a valle.
Nel 1819 si stabilì definitivamente a Napoli, chiamatovi dal re Ferdinando I. Qui iniziò a studiare il prosciugamento del lago del Fucino e presentò un progetto, non realizzato perché ritenuto troppo costoso. Durante il soggiorno napoletano presentò al re un disegno per la costruzione della chiesa di S. Francesco di Paola e, nel 1825, ideò un edificio pubblico in stile neoclassico sul modello del Pantheon.
Morì a Napoli il 7 dic. 1825.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Perugia, Sezione di Spoleto, Archivio Fontana, b. III, f. 16; b. IV, ff. 8, 9; Ibid., Parrocchia cattedr. S. Maria. Registro dei battezzati, n. 24, Battesimi 1746, sett. 3-1785, dic- 31, c. 104; P. Fontana, Memorie sulla vita di P. F. architetto e ingegnere, in Giornale arcadico di scienze, lettere ed arti, 1826, pp. 42 s., 45-47, 49; C. A. de Rivera, Progetto della restaurazione dello emissario di Claudio e dello scolo del Fucino, Napoli 1836, pp. V, 81 s.;F. De Boni, Biografia degli artisti, Venezia 1840, p. 354; P. C. de Tournon, Atudès statiques sur Rome et la partie occidentale des Atats romains, II, Paris 1855, p. 201; A. Sansi, Mem. aggiunte alla storia del Comune di Spoleto, in Storia del Comune di Spoleto dal sec. XII al sec. XVII, Foligno 1886, pp. 14, 80, 156; Mem. sulla vita di P. F. architetto e ingegnere, in La Nuova Umbria, III (1881), nn. 1, 2, 3; G. A. Rota, Spoleto e il suo territorio, Spoleto 1920, p. 122; S. Nessi, Storia e arte delle chiese francescane di Montefalco, in Miscellanea francescana, LXII (1962), p. 255; B. Toscano, Spoleto in pietre, guida artistica della città, Spoleto 1963, p. 92; S. Nessi-P. Scarpellini, La chiesa museo di S. Francesco a Montefalco, Spoleto 1972, pp. 13, 75; Il Fucino, storia di un lago senz'acqua, Milano 1977, p. 112; L'Umbria. Man. per il territorio. La Valnerina, il Nursino, il Casciano, Roma 1977, pp. 152, 345; , Spoleto, Roma 1978, pp. 223, 293 s., 595, 609; L. Di Marco, Le due chiese di S. Cristoforo a Poreta, in Spoletium, XXI (1979), p. 30; Architektenzeichnungen 1479-1979 (catal.), Berlin 1979, p. 177, fig. 246; L. Di Marco, La "Traversa nazionale interna" di Spoleto: un intervento urbanistico ottocentesco, Spoleto 1962, pp. 27-31; M. P. Micheli, Tecniche di consolidamento adottate nelle chiese di Papigno e Stressura colpite da terremoti nel 1786 e 1792, in La protezione del patrimonio monumentale dal rischio sismico. Termini del problema, Roma 1983, pp. 4, 6-8, II, 13; V. Rinaldi, Ilvolto della città dal Settecento alla Restaurazione, in Spoleto. Argomenti di storia urbana, a cura di G. De Angelis D'Ossat-B. Toscano, Spoleto 1985, pp. 133, 137, 141, 143, 145 s.; V. Ceradini-A. Pugliano, P. F., architetto camerale (1762-1825), in Spoletium, XXIX (1987), pp. 10-14, 16-21; L. Di Marco, L'attività spoletina di Ireneo Aleandri, ibid., pp. 44, 47; G. Metelli, Un documento per il rinnovamento settecentesco di villa Redenta, ibid., XXX (1988), p. 97; Museo comunale di S. Francescoa Montefalco, a cura di B. Toscano, Milano 1990, ad Indicem;G. Moroni, Diz. di erudiz. storico-ecclesiastica, LXIX, p. 20.