FERRABOSCO (Farabosco, Ferabosco), Pietro
Nacque nel 1512 o nel 1513 a Laino in Val d'Intelvi (provincia di Como); era probabilmente figlio di un Martino, muratore, e fratello di un altro Martino, anch'egli muratore. Pittore, costruttore e architetto militare, fu al servizio degli Asburgo d'Austria dal 1542 circa al 1588. Inizialmente fu "pittore da campo" presso il comando del conte Nicola Salm; dai documenti risulta che nelle campagne di Ungheria contro i Turchi il suo stipendio ammontava, il 1º febbr. 1548, a 10 zecchini al mese, nel 1551, a 15 e il 21 febbr. 1556 a 24 zecchini.
Stabilita la propria residenza a Vienna (1545), partecipò negli stessi anni ai lavori per la Hofburg e per il castello di Kaiserebersdorf nei dintorni della citta.
Fino al 1555 fu attivo soprattutto come pittore. Nel 1549 decorò con affreschi (perduti) alcuni ambienti nell'ala sud-ovest della Hofburg di Vienna (il 31 dicembre di quell'anno ricevette un compenso di 300 talleri) e nel 1551 il soffitto della sala grande. Nello stesso complesso edilizio, nel 1553 (Schlager, 1850), decorò una porta che è spesso identificata con lo Schweizertor (vedi, tra gli altri, Thieme-Becker, Morpurgo, 1937); vi sono però dipinte grottesche che appaiono vicine piuttosto alla cultura grafica dei Paesi Bassi e vi si legge la firma "Battista Forti 1553" (ma vedi, a proposito di questa scritta, MorPurgo, 1937, p. 119 nota 82, tav. CLXI). L'8 apr. 1555 furono pagati al F. 80 zecchini per avere dipinto e dorato il nuovo "sepolcro pasquale di Cristo" nella cappella della Hofburg. Dal 1552 al 1562 il F. diresse per Ferdinando I i lavori edilizi al castello di Pozsony o Presburgo (oggi Bratislava), trasformato in quegli anni da roccaforte gotica in residenza reale, con caratteri rinascimentali: le quattro ali furono portate alla stessa altezza, le sale furono suddivise in parecchi vani, vennero mutate le finestre gotiche, ma le facciate rimasero compatte come quelle di una fortezza (l'aspetto attuale dell'edificio fu realizzato solo dopo il 1629). Kresák e Žižkovská (1980) attribuiscono al F. (in via ipotetica ma forse non del tutto infondatamente) gli affreschi con grottesche e paesaggi di tipo italiano rimasti in un vano del primo piano (v. anche Presburgo, 1990). A Posonio il F. costruì anche un acquedotto e una cisterna (1566) per il castello, e tra il 1560 e il 1570 provvide alla difesa della città bassa (Maggiorotti, 1936, p. 301).
Nel 1554 decorò a Vienna il palazzo per i figli di re Ferdinando I. Successivamente questi, il 5 dicembre di quell'anno, mandò il "pittore" F., con lo "scalpellino" Bonifaz Wolmut, a Praga per lavori al castello reale, insieme con il costruttore locale Hans Tirol. Ma il suo ruolo a Praga, in queste e in altre occasioni successive, dovette essere soprattutto di consulente tecnico ed esperto (come per es. quando il 30 genn. 1559 fu certamente uno dei due "costruttori italiani da Vienna" che stimarono la nuova sala della Dieta, opera di B. Wolmut, nel castello reale, o quando, nel luglio del 1567, fu incaricato di decidere come dipingere il corridoio di legno nel giardino del castello reale); di fatto non esiste a Praga alcun edificio che gli si possa assegnare su base documentaria.
Il 25 sett. 1556 gli venne concesso da Ferdinando I un titolo nobiliare come ricompensa per averlo servito "i i annos summa cura, industria et diligentia vielfach ac presertim in architectura" (Quellen..., 1890, n. 6482).
Gli viene spesso attribuito (cfr. tra gli altri, Schaller, 1794; Grueber, 1856; Schmidt, 1873) il Belvedere nel giardino reale di Praga, ma quest'opera - esempio importante del Rinascimento mitteleuropeo - era stata ideata e in parte realizzata prima dell'arrivo del F. nell'Europa centrale e, d'altronde, nessun documento cita il suo nome. In base a questa erronea attribuzione è stato ascritto al F. anche il castello di Buchiovice in Moravia, costruito tra il 1567 e il 1583, ma anche in questo caso mancano del tutto le prove documentarie (cfr. Krčálová, 1969), ed è più probabile che l'architetto sia stato lo stesso dei Neugebäude di Vienna, forse Iacopo Strada. E neppure sembra accettabile l'ipotesi che il F. vi abbia affrescato una delle stanze (cfr. M. Lejsková Matyášová, Ktematice nástěnnich maleb Zaječího salu státního zámku v Bučovicich [Iconografia degli affreschi nella sala delle lepri nel castello di Buchlovice], in Umění, VII[1959], pp. 274 s.); non è tuttavia escluso che egli abbia collaborato con lo Strada per quanto riguarda il sistema fortificatorio.
Probabilmente nel 1555 il F. approntò il primo progetto per la fortificazione di Giavarino (Györ, in Ungheria); durante l'esecuzione dei lavori ebbe più di una volta (fino al 1564) l'incarico di ispettore. Tale ruolo fu rivestito dal F. assai frequentemente anche per altre fortificazioni: così nel 1556, insieme al costruttore Francesco da Pozzo, a Tirnavia (oggi Trnava, in Slovacchia: cfr. Maggiorotti, 1936, p. 312) e a Cibinio (Sibiu in Romania, cfr. ibid., p. 176). Fu spesso incaricato di fornire stime e pareri anche per edifici civili: ad esempio, nell'ottobre 1558, con lo Strada e il soprinte , ndente Hermes Schallautzer, valutò il progetto di Benedikt Kölbel per le arcate dell'ospedale di corte a Vienna; nel 1559, di nuovo con lo Strada, consigliò di usare il marmo per i rilievi sulla tomba di Massimiliano I nella chiesa di corte a Innsbruck.
Nel 1559 il F. decorò con affreschi (distrutti), nella Hofburg di Vienna, il nuovo corridoio (Augustinergang) verso la chiesa degli Agostiniani (danneggiato da un incendio nel 1568).
I rapporti del F. con la corte non furono sempre facili, soprattutto a causa dei compensi, sempre corrisposti in ritardo e non adeguati alla qualità e all'importanza dell'opera svolta dall'artista, che era esposto, tra l'altro, ai forti disagi dei lunghi e continui viaggi di trasferimento da una località all'altra dell'Impero. Tant'è che dovette inoltrare più di una petizione per chiedere più eque retribuzioni. Una di queste, scritta nell'ottobre del 1559 (trascritta in Morpurgo, 1937, p. 119 nota 84), è di particolare interesse in quanto fa una sorta di resoconto di tutta la sua attività, dal servizio prestato per "cinque anni con il conte di Salm nei confini di Ungheria alla guerra" ai numerosi lavori di architettura civile e militare; tra l'altro, il F. si lamenta perché "havendo il caricho di fabricare habitazioni et fortificazioni non posso attender alla pittura, con la qual fin'hora mi son intertenuto con la moglie e figlioli in servizio di Vostra Maestà Cesarea".
Nel 1562 partecipò alla costruzione del collegio dei gesuiti a Vienna, ma oggi non è più possibile individuare il suo contributo. Nel 1563 lavorava alle fortificazioni delle città, ma nello stesso anno il suo nome si trova anche in connessione con opere, fatte o da farsi, a Presburgo come quando ricevette del rame per la copertura di una scala al castello (15 aprile) e venne pagato per la costruzione di due porte del ponte sul Danubio (5 agosto). Nel 1564 disegnò un nuovo progetto per la fortezza di Giavarino (Györ) in Ungheria, soprintendendo poi ai lavori fmo al 1566. Nello stesso periodo soprintese anche ai lavori della fortezza di Komárno, in Slovacchia, per la quale aveva disegnato il progetto. Nel 1566 e 1567 fu inviato, con Bartolomeo da Ponte, a Tatu in Ungheria, per trasformare, ammodernandole, le opere difensive, dopo che il fortilizio, già conquistato dal sultano Solimano, era stato ripreso dalle truppe di re Ferdinando.
Nel 1564 e nel 1566 il F. aveva ottenuto il passaporto per un viaggio in Italia e successivamente gli fu concesso di passare ogni due anni tre mesi invernali in patria.
Il F. elaborò un primo progetto (Maggiorotti, 1936, tav. L) per la fortificazione della città di Canisia (Kanizsa o Nagykanizsa, in Ungheria), subito dopo l'acquisizione di questa, nel 1566, da parte di Massimiliano II. La fortezza divenne poi dominio di Carlo II arciduca dell'Austria Interiore, il che comportò radicali ricostruzioni delle opere difensive.
Furono eseguiti, fino al 1572, anche lavori di ampliamento, nei quali il F. fu coadiuvato da Sallustio Peruzzi (figlio di Baldassarre). Già dal principio egli aveva ideato un grandioso progetto pentagonale, con bastioni, orecchioni, casamatta, il tutto circondato da un fossato; il progetto prevedeva anche lo sfruttamento della palude a sud della fortezza (un secondo disegno del F. del 1577, ill. in Maggiorotti, 1936, tav. LI, mostra lo stato di avanzamento dei lavori).
Nel 1567, oltre che a Praga, il F. si recò in Sassonia, dove, per ordine dell'imperatore, diresse la demolizione del castello di Grimmenstein e delle fortificazioni di Gotha. Nel 1568 lavorò alle mura di Agria (Eger, Ungheria).
Nell'agosto del 1570 disegnò per il castello reale di Graz due progetti, fra i quali l'arciduca Carlo scelse il progetto B (Thiel, 1927, pp. 15 s.; Kohlbach, 1961, pp. 71 s.). Nel 1572, su raccomandazione dell'imperatore Massimiliano II, gli fu conferita la cittadinanza onoraria di Como. Nello stesso anno, in occasione dell'incoronazione di Rodolfo II re d'Ungheria, allestì a Presburgo una tendopoli per l'alloggio dei numerosi inviati. Fra il 1574 e il 1576 partecipò alla costruzione della Cancelleria a Vienna. Nel 1575 si recò in Stiria per ispezioni a vari edifici militari e civili (risulta un pagamento per questo viaggio il 7 apr. 1576). Il 14 nov. 1576 fu chiamato a Linz, insieme con il cassiere di corte David Hag, per discutere con l'imperatore il destino del Neugebäude presso Vienna, ancora in via di costruzione.
Il progetto di questa grandiosa residenza suburbana di Massimiliano Il era un tempo attribuito allo stesso F. (cfr. Thieme-Becker; Morpurgo, 1937, p. 97); ma è stato invece dimostrato (Lietzmann, 1987, pp. 109 s.) che il progetto si deve allo Strada e che perciò il F. fu in quell'occasione soltanto un consulente; è tuttavia possibile che egli abbia eseguito un modello in base al progetto di un altro architetto.
Il 4 ott. 1581 l'imperatore Rodolfo ordinò che gli venissero pagati lavori per l'Amalienburg, nell'area della Hofburg di Vienna, iniziata negli anni 1575-77 e destinata all'arciduca Ernesto, fratello dell'imperatore (ma non è chiaro quale sia stato il contributo del F. alla costruzione). Il 6 marzo 1582 fu posta la prima pietra della chiesa della Madonna del monastero delle clarisse (Königinkloster) a Vienna, di cui il F. fu architetto.
Fondata da Elisabetta II, sorella di Massimiliano II e vedova di Carlo IX di Francia, e una chiesa a una navata con motivi goticheggianti; non si può però stabilire se e in che misura l'aspetto definitivo dell'edificio sia dovuto al gusto del costruttore I. Vivian.
Sono stati rimaneggiati i due casini di caccia a Hlavenec e a Sadská nei dintorni di Praga, disegnati dal F. nel 1582 per Rodolfo II. In quello stesso anno il F. diresse la costruzione del nuovo arsenale a Vienna e condusse a termine, nella Hofburg, il Sommerhaus con una sala da ballo. Durante l'estate del 1583 ebbe inizio la costruzione della nuova parte, esposta a sud del castello di Linz - la cosiddetta Stallburg - per l'arciduca Mattia, molto probabilmente su disegno del F., che il 13 luglio espresse un parere sulla vecchia torre consigliandone la demolizione e alla stessa data si scusava di non potersi recare subito a Linz perché impegnato nella costruzione dell'Amalienburg, a Vienna, per l'arciduca Ernesto; si può avere un'idea della costruzione distrutta da una veduta di Lucas van Valckenborch.
È opera documentata del F. il castello di Wolf von Rumpf a Weitra (Bassa Austria), eseguito però tra il 1590 e il 1606. Feuchtmüller (1974) attribuisce all'architetto anche la Stallburg nella Hofburg di Vienna, fondata nel 1559 come residenza di Massimiliano II, che presenta caratteristiche analoghe nel cortile con arcate classicheggianti. Sembra invece più logico ritenere che il F. e il suo committente von Rumpf si siano ispirati, per Weitra, al cortile della Stallburg viennese, progettata da un architetto per ora sconosciuto (Lietzmann, 1987) p. 113, propone il nome dello Strada).
Nel marzo 1580 il F. dichiarava di essere al servizio degli Asburgo da 38 anni come costruttore e ingegnere militare; chiedeva che gli si conferisse l'incarico di soprintendente degli edifici o, in alternativa, che gli venisse concessa la pensione e la possibilità di tornare in patria con suo padre, sua moglie e i servitori (Quellen..., 1894, n. 11605). Tale richiesta fu respinta. Il 14 genn. 1588 figura come testimone nel testamento dell'architetto militare Ottavio Baldigara a Vienna. Finalmente, il 29 dicembre 1588 gli fu concessa una pensione di 100 zecchini annui: questa è l'ultima notizia che lo riguarda ed è molto probabile che egli sia tornato a Laino, dove suo figlio Giovanni era notaio.
Non si conoscono né il luogo né la data della morte.
La sua immagine ci è tramandata da una medaglia (recto), creata nel 1575 da Antonio Abondi, con l'iscrizione "Pietro Feraboscho. S[acrae.] C[aesareae]. M[aiestatis]. architectus" e, sul verso, la divisa "usque quo" (Vienna, Minzkabinett: vedi G. F. Hill, Portrait medals of Italian artists of the Renaissance, London 1912, pp. 74 s., tav. XXIX, n. 56).
Il F. fu tra gli artisti più ricercati alla corte di Vienna, stimato e onorato dai committenti. Tuttavia, malgrado il gran numero di notizie rimaste sulla sua attività, non risulta abbastanza chiaro il suo profilo artistico. Le sue opere più documentate sono le fortezze e fortificazioni in Ungheria, Slovacchia, Bassa Austria e Croazia; queste però o non esistono più o furono successivamente trasformate; certo è che per suo merito Komárno, Canisia e Giavarino divennero capisaldi importantissimi per la difesa contro i Turchi.
Fu forse fratello del F. quel Martino, oriundo di Laino in Vai d'Intelvi, nato all'incirca nel 1509, che il 23 sett. 1554, in un protocollo relativo a un processo intentato da Simone Orlando contro gli eredi del suo parente Antonio de Spazio, figura fra i testi e dichiara di avere quarantacinque anni e di lavorare da circa dieci mesi agli edifici del re (Quellen ..., 1886, n. 3575). Il suo nome è citato, assieme a quello di un Domenico Farabosco, fra i maestri che lavoravano alle difese di Giavarino, nella relazione dell'architetto Francesco Benigno (1561; cfr. Maggiorotti, 1936, p. 106).
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