GHERARDI, Pietro Ercole
Figlio di Sebastiano, nacque a Modena nel 1687. Allievo di B. Bacchini, conseguita la laurea, fu il primo, nel 1713, ad assumere la cattedra di greco e lingue orientali dell'Università di Modena. Legato ai principi modenesi, che servì per tutta la vita, fu segretario di Gian Federico d'Este prima e precettore dei figli del duca Francesco III d'Este poi, ma prima ancora vicebibliotecario estense. Grazie a questo incarico conobbe L.A. Muratori, che in lui trovò un amico e un prezioso collaboratore, come testimoniano 522 lettere del carteggio muratoriano, oggi nella Bibl. Estense.
Inviate da Bologna, Vienna e Venezia, le lettere del G. rivelano in lui un solerte assistente del grande erudito, per il quale raccolse notizie d'archivio e varie, revisionò gli scritti prima della pubblicazione e addirittura indagò sulle maldicenze che lo riguardavano, tant'è che ci è possibile seguirvi la genesi della produzione del Muratori tra il 1718 e il 1749.
Nel biennio 1723-24 il G. scriveva da Vienna, dove era al seguito di Gian Federico, che però finì per abbandonare, insofferente dell'ambiente di corte. Abituato a intervenire nelle dispute letterarie in cui spesso si trovava coinvolto il Muratori, il G. prima contribuì all'edizione delle muratoriane Osservazioni sopra una lettera intitolata "Il dominio temporale" (s.l. [Modena] 1708), che avvaloravano la tesi dei diritti imperiali contro il preteso possesso pontificio di Comacchio sostenuto da G. Fontanini; poi invocò e ottenne l'intervento dell'imperatore Carlo VI per difendere i Rerum Italicarum Scriptores (Milano 1727-38) dall'ostilità di Roma, che così intendeva vendicarsi del Muratori, sostenitore del diritto imperiale. Negli anni 1734-37, durante la guerra di successione polacca, seguì la corte a Bologna, da dove inviò una fedele ritrascrizione di vario materiale epigrafico, del quale, insieme con quello raccolto durante i soggiorni veneziani, si avvalse il Muratori nella redazione delle Antiquitates Italicae Medii Aevii (ibid. 1738-42). Dalla corrispondenza da Venezia, dove tra il 1742 e il 1749 il G. fu al seguito del duca Francesco III, che vi si era rifugiato con la corte durante la guerra per la successione austriaca, emerge l'immagine di una città culturalmente stimolante, dove il G. continuava a partecipare alle vicende editoriali del Muratori. Nel 1748 caldeggiava la revisione del Della pubblica felicità (Venezia 1749), che però la censura vietò di pubblicare, sotto pena di morte, allo stampatore G. Albrizzi. Sopprimere i brani imputati fu il compromesso che, malgrado la fiera opposizione del G., il Muratori finì per accettare; così come per gli Annali d'Italia (Milano 1744-49), per i quali però l'editore G. Pasquali diede vita a un'edizione speciale, destinata ai rappresentanti del governo. Circa gli scritti religiosi, che a detta di molti avrebbero guadagnato al Muratori la dannazione eterna, il G. non mancò di esortare alla cautela l'amico nel dare alle stampe il De superstitione vitanda (Venezia-Milano 1740) e La regolata divozione (Venezia 1747), di cui poi furono censurati ben sei capitoli. Nonostante l'abnegazione con cui partecipò al lavoro del Muratori, il G. rifiutò ogni riconoscimento, come quando nel terzo volume delle Antiquitates Italicae Medii Aevi (Milano 1740) venne pubblicata una versione latina della Vita di Cola di Rienzo (l'originale è in dialetto romano) che gli fu apertamente attribuita. Si tratta della sua unica opera data alle stampe oltre a una Descrizione de' cartoni disegnati da Carlo Cignani e de' dipinti di Sebastiano Ricci (Venezia 1749), commissionatagli dal proprietario, il bibliofilo e mecenate J. Smith, console inglese a Venezia.
Scrittore fecondo e versatile, compose due lettere Sopra il celibato de' ministri ecclesiastici greci, le Notizie genealogiche concernenti la storia di casa Rangoni, una Lettera al conte G. Scalabrini scritta in esplicazione ad alcuni frammenti d'un antico vaso trovati in Modena l'anno 1727, la commedia in versi in dialetto modenese La sposa franzesca.
Queste opere, rimaste manoscritte, sono ora in possesso del conte G. Forni di Modena, dopo essere state nella libreria Pagliaroli fino al 1770 circa. Sempre a Modena, sono conservati presso la Bibl. Estense un Giudizio critico sopra di vari scrittori antichi (ms. alfa.1.32) e la Descrizione di cento pezzi di pitture passanti nell'anno 1746 dalla Galleria Estense in Modena a quella di Federico Augusto III re di Polonia ed elettor di Sassonia pel valore e prezzo di zecchini veneziani centomila (ms. alfa.1.6; una copia autografa presso la Bibl. municipale A. Panizzi di Reggio Emilia, Manoscritti vari, D.122), insieme con la precedente Descrizione delle pitture esistenti nella Ducal Galleria di Modena l'anno 1744 della Bibl. Estense, pubblicato a cura di G. Bonsanti - O. Baracchi, col titolo Descrizione delle pitture esistenti in Modena nell'Estense Ducal Galleria (Modena 1986).
I due manoscritti riguardano la cosiddetta vendita di Dresda, la cessione cioè dei cento pezzi migliori della collezione estense a Federico Augusto III da parte di Francesco III, per il quale il comando affidatogli nell'esercito spagnolo nella guerra di successione austriaca, comportò un notevole impegno in termini economici. Il G., ignaro del fatto che il catalogo sarebbe servito alle trattative per la cessione, lavorò alla Descrizione delle pitture sulla base di un canovaccio recapitatogli a Venezia, su cui erano indicate misure e disposizione delle tele, considerando soprattutto la finalità encomiastica che credeva l'obiettivo del suo intervento. Dunque, se il testo non ha un reale valore critico, le descrizioni dei dipinti, prolisse ma puntuali, rappresentano un significativo documento storico.
Del G. sono nell'Archivio segretoEstense, conservato presso l'Archivio di Stato di Modena, due cronache autografe: De nominibus et temporibus constitutionibus et actibus pontificum Romanorum e Chronica Romanorum pontificum et de persecutionibus eorumdem (Cancelleria, Raccolte e miscellanee, Documenti di Stati e città, b. 23); il Genealogicum stemma Cassiorum (Carteggi e documenti di particolari, f. 299, fasc. Cassi, n. 13); il Catalogo e descrizione delle medaglie della Ducal Galleria delle medaglie antiche del Museo Estense.
Infine gli si attribuisce un Sonetto in lode d'un poeta in una miscellanea della Bibl. comunale di Forlì (Antico Fondo, ms. 15 [359]); mentre sono perdute, oltre al Sinodo diocesano di mons. S. Fogliani, che l'autore volle distruggere, le Observationes ad genealogicum stemma nobilium de Cappellis. Il Vocabolario del dialetto modenese va probabilmente identificato con quello dell'Arch. Muratori di Modena (f. 44, fasc. 22).
Il G. morì il 6 luglio 1752 a Modena, dove fu sepolto in S. Maria Pomposa.
Fonti e Bibl.: L.A. Muratori, Carteggio con P.E. G., a cura di G. Pugliese, Firenze 1982; G. Tiraboschi, Biblioteca modenese, I, Modena 1782, p. 83; II, ibid. 1782, pp. 390-392; L. Vischi, La Società palatina di Milano, in Arch. stor. lombardo, VII (1880), pp. 486, 500; T. Sorbelli, Spigolature dai carteggi di alcuni corrispondenti di L.A. Muratori, in Miscellanea di studi muratoriani, Modena 1933, pp. 192, 233; G. Natali, Il Settecento, I, Milano 1936, p. 385; S. Bertelli, Erudizione e storia in L.A. Muratori, Napoli 1960, pp. 17, 96, 151 s., 167, 192, 286; F. Haskell, Mecenati e pittori, Firenze 1966, pp. 365, 401, 414, 459, 462, 513; F. Vivian, Il console Smith mercante e collezionista, Vicenza 1971, passim.